Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
"Suggestione prima" - Foglio colorato dell'artista Roberto Matarazzo
Lungo sentieri di agonie
i dolori giungono in fila
uno dopo l’altro.
Uno ad uno li attende il cuore.
Là risorgono a nuova vita
avvolti da mantelli di tenerezza.
En español
Traduco con piacere questo articolo dell’amico Juan Cristóbal poeta e scrittore di Lima pubblicato su Rodelú nel mese di novembre dello scorso anno.
Sebbene scritto con precisi riferimenti alla realtà letteraria e sociale peruviana in quanto l’autore partecipa attivamente al dibattito culturale del suo paese, in un mondo globalizzato dove tutto si piega alle leggi di mercato e dove tutto, perfino la cultura e la letteratura diventano quantificabili in termini economici e diventano mezzo di potere e se vogliamo anche di affermazione di esso, i suggerimenti di Juan Cristóbal, assumono, se estrapolati dal contesto al quale si riferiscono e applicati, con una visione più allargata del loro significato ad una idea più universale di letteratura, un valore di guida e di indicazione su come debba svolgersi il dibattito letterario in un qualsiasi paese del mondo in cui sia necessario preservare l’identità culturale e letteraria popolare e sociale. Questa nella sua evidente “pluralità” di modalità espressive e mezzi linguistici, va sottratta all’appiattimento culturale che si sta verificando soprattutto nei settori borghesi della società. E ciò vale sia per il Perù sia per ogni altro paese del mondo. Anche per la nostra Italia. Con ciò si afferma quindi il ruolo di grande responsabilità etica dello scrittore, attraverso il quale passa il sentire e l’agire di tutto un popolo e che diventa pertanto portavoce del suo paese, affermando così il carattere politico e sociale della letteratura.
Juan Cristóbal - Il compito dello scrittore socialista
Questi suggerimenti, rivolti ad ogni scrittore impegnato in una visione socialista, di qualsiasi genere essa sia, possono apparire schematici. E lo sono. Perché il socialismo attinge dalle fonti che gli offre la sua stessa società e va costruito rispetto ad essa, come una creazione eroica e non in modo dogmatico o totalitario. Ma si possono anche leggere come suggerimenti per avviare uno scambio di opinioni, ... Continua a leggere...
"Condy, darling, pensaci tu alle preoccupazioni di Vicenza, che a me mi ci scappa da ridere"
"Don't worry be happy, dear Massimo..."
Soundtrack: Dont'worry be happy
Henry Matisse - Le bonheur de vivre
Si concluderà il 4 febbraio la mostra “Matisse e Bonnard. Viva la pittura!” ospitata al Complesso del Vittoriano a Roma.
“Viva la Pittura!” è l’inno con il quale i due amici e colleghi celebrarono sia il loro amore per l’espressione artistica sia la loro amicizia che in questa espressione trovava il naturale punto di arrivo ma anche originariamente quello di partenza. Un’amicizia che durò tutta una vita e che si sviluppò in una lunga e interessantissima corrispondenza tra i due artisti.
Non è necessario essere dei critici d’arte per cogliere la sensibilità e la ricerca cromatica intesa come percorso formativo in cui Matisse e Bonnard si sono incontrati, ma anche poi per riuscire a soffermarsi su quelle che sono state le loro diversità espressive più evidenti. Per questo, basta entrare al Vittoriano con gli occhi di chi è “sedotto dal colore” come diceva di se stesso Pierre Bonnard. Confesso di esserlo sempre stata, fin da bambina. Il colore, i colori, la loro trasparenza o il loro spessore, mi hanno sempre sedotta e quindi pur non essendo critico d’arte sento di aver compreso il senso di quel “Viva la pittura!” che per me è ricerca estetica e forse interiore e che pur dovendo necessariamente far riferimento a una scuola pittorica o di pensiero nel caso di Matisse e Bonnard l’Impressionismo, rimane comunque un “sentire il colore” (e di conseguenza restarne sedotta) che afferma con forza la sua identità libera da qualsivoglia schema formale o di riferimento accademico. ... Continua a leggere...
Stupa di Bodnath
Ringrazio Fabrizio Pecori, fotografo viaggiatore e itinerante, perché accogliendo una mia richiesta, di ritorno dall’India mi ha reso partecipe con questa foto della magia soave e delicata dello sventolare delle lungta, le bandierine votive che trasportano verso il cielo le preghiere dei monaci tibetani. “Il vento, facendo garrire gli stendardi, legge l’invocazione alla divinità; il sole facendo stingere le scritte e la pioggia dilavando le bandiere recitano anch’essi reiteratamente l’invocazione Om mani padne hum! che può essere tradotta Salve o gioiello nel fiore di loto, salve! “. (Mario Fantin)
Lo “stupa” o “monumento spirituale” della fotografia è lo stupa di Bodnath meta di intenso pellegrinaggio fin dal 1400 da ogni parte dell’Asia e sorge a pochi chilometri a nord-est di Kathmandu.
Vi invito a frequentare nei prossimi giorni il blog di Fabrizio (ma sicuramente vale la penna di tenerlo fra i favoriti) perché ogni suo viaggio non si esaurisce al ritorno, ma come è sua consuetudine lo estende delineando con le sue fotografie e i suoi racconti dei particolari percorsi di conoscenza che generalmente occupano uno spazio temporale e visivo molto ampio, come a voler conservare quanto più a lungo possibile negli occhi e nel cuore il fascino del Lontano.
INVITO TUTTI GLI AMICI BLOGGER CHE DOVESSERO AVERE PROBLEMI O INSODDISFAZIONI CONIUGALI DI QUALSIASI GENERE A SCRIVERE LE LORO LETTERE E INVIARLE AL DIRETTORE DI LA REPUBBLICA
Gentile Direttore
Ezio Mauro
Questa mattina ero al bar con quella sfigata della mia amica Giuditta V. con la quale mi incontro tutte le mattine per la consueta colazione e per condividere con lei pene e dolori. La sua vita a partire da quella matrimoniale infatti è un totale disastro. Poverina sa, ha un marito… Leggendo La Repubblica abbiamo trovato però la soluzione a tutti i suoi problemi. Innanzitutto vogliamo ringraziarla per questo, è difficile infatti che un grande giornale mainstream come il suo possa avere a cuore i problemi sentimentali e coniugali di tanti suoi lettori tanto da avere il coraggio di pubblicarli addirittura in prima pagina.
Infatti sicuramente darà questa opportunità anche a Giuditta come già ha fatto questa mattina con la signora Veronica Berlusconi, mi pare si chiami così quella poveraccia di stamattina, così violata nella sua identità di donna…
Voglio dire, con tutto ciò che accade nel mondo: la guerra in Iraq, Vicenza che non ci sta, i neonazifascisti che vogliono riscrivere la storia, i nostri ragazzi in Afghanistan, il riscaldamento del pianeta, gli errori di Bush e in ultimo anche Fidel che sta molto meglio (con buona pace di Omero Ciai) dedicare un paginone ... Continua a leggere...
In Italia la diffamazione a mezzo stampa é punita dall'articolo 595 del Codice Penale che recita: "Se l'offesa é recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicitá, ovvero in atto pubblico, la pena é della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a lire un milione" (da aggiornare ad euro - ndr).
Ció premesso, continuamente su stampa e televisione venezuelana leggiamo ed ascoltiamo notizie false, tendenziose e diffamatorie. Questi media, ripresi dai suoi alleati all'estero, vogliono far apparire Chavez come un dittatore. La scusa, adesso, é la cosidetta Legge Abilitante per la quale il Presidente del Venezuela, in questo caso Hugo Chávez, avrá podestá legilativa in alcune materie.
C''e da dire che queste leggi comunque dovranno essere ratificate dal Parlmento. Inoltre, non c'é assolutamente niente di dittatoriale; noi, in Italia abbiamo la stessa figura: i decreti legge. I decreti legge sono presenti, con nomi differenti (chi ha studiato diritto costituzionale comparato conosce la materia) in tutte le ... Continua a leggere...
Non hanno nemmeno finito di redarre il loro rapporto sul clima che gli esperti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) probabilmente dovranno affrontare ancora un altro problema.
Secondo il The Guardian, l'American Enterprise Institute (AEI), think-tank fondato dalla ExxonMobil e strettamente relazionato con George W. Bush, avrebbe inviato delle lettere ad economisti e scienziati offrendo circa 10.000 dollari ciascuno affinchè discreditino detto rapporto.
L'AEI contribuirà inoltre profumatamente a spese di viaggio e ad altre spese accessorie affinchè vengano redatti e pubblicati studi volti a dimostrare l'infondatezza di tale rapporto.
Vale la pena di ricordare che l'AEI ha ricevuto piu' di 1,6 milioni di dollari dalla compagnia petrolifera statunitense e piu' di 21 persone del suo effettivo hanno lavorato precedentemente come consulenti per l'attuale governo della Casa Bianca. L'ex presidente della Exxon Mobil Lee Rymond è attualmente il vice presidente del centro studi dell' AEI.
Secondo Ben Stewart di Greenpeace, l'American Enterprise Institute è qualcosa di piu' di un gruppo promotore di idee come vuole apparire, dal momento che agisce come la "cosa nostra" intellettuale dell'amministrazione Bush.
Ricordiamo che nel quarto rapporto sul clima redatto in questi giorni a Parigi il 90% degli studiosi riuniti nella capitale francese è d'accordo sul fatto che esiste una relazione diretta tra l'attività dell'uomo (cioè l'immissione dei gas ad effetto serra nell'atmosfera) e il riscaldamento terrestre.
"Si ladran los perros es señal de que avanzamos"
Come è accaduto già per il Messico, quando con l'amica Monique di Oaxaca abbiamo tenuto una sorta di "diario messicano", in cui raccontarvi quanto accadeva in quel paese nei "giorni caldi" di Oaxaca, cosi' per la Bolivia e Cochabamba con l'amico Rafael Rolando Briancon cercheremo di tenere teso un filo di solidarietà verso quel paese e verso il popolo boliviano.
Nei giorni scorsi a Cochabamba ci sono stati violenti scontri tra i rappresentanti dei movimenti sociali e coloro che a gran voce chiedevano le dimissioni del prefetto Manfred Reyes Villa e i fascisti di Juventud Democratica da lui stesso fomentati e sobillati.
L'11 gennaio scorso, negli ultimi scontri si sono avuti due morti e centinaia di feriti.
Molto accomuna Oaxaca e Cochabamba, in ambedue i casi la popolazione ha reclamato a gran voce le dimissioni di un rappresentante del governo, in ambedue i casi tale figura è stata appoggiata e sostenuta dalla destra piè reazionaria e dal suo braccio armato, cioò i paramilitari.
Gentile redazione di Fahrenheit, sono indignata per le affermazioni false e tendenziose del giornalista Rocco Cotroneo, ospite della vostra trasmissione di venerdì in merito alla Chiesa cattolica brasiliana e alle relazioni tra i presidenti Lula e Chávez.
Ci sono 130 milioni di cattolici in Brasile, e in gran parte (purtroppo) vivono in favelas, e le relazioni tra Lula e Chávez sono così buone che il primo ha partecipato alla campagna elettorale dell'ultimo.
Vi sarei molto grato se per amore di verità rettificaste pubblicamente le "inesattezze" di Cotroneo.
Mi capita inoltre proprio oggi di leggere queste parole del vescovo di Lugano Mons. Pier Giacomo Grampa in merito alla realtà della chiesa cattolica in Brasile: "Non è possibile raccontare nel breve spazio di una colonna, di un paese vasto, complesso contrastato e contraddittorio come il Brasile e nemmeno della sua Chiesa con le sue 269 diocesi, 434 vescovi, di cui 135 emeriti, circa 130 milioni di cattolici e la presenza di oltre 400 tra movimenti ecclesiali e nuove comunità... ... Continua a leggere...
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