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Traduco con piacere questo articolo dell’amico Juan Cristóbal poeta e scrittore di Lima pubblicato su Rodelú nel mese di novembre dello scorso anno.
Sebbene scritto con precisi riferimenti alla realtà letteraria e sociale peruviana in quanto l’autore partecipa attivamente al dibattito culturale del suo paese, in un mondo globalizzato dove tutto si piega alle leggi di mercato e dove tutto, perfino la cultura e la letteratura diventano quantificabili in termini economici e diventano mezzo di potere e se vogliamo anche di affermazione di esso, i suggerimenti di Juan Cristóbal, assumono, se estrapolati dal contesto al quale si riferiscono e applicati, con una visione più allargata del loro significato ad una idea più universale di letteratura, un valore di guida e di indicazione su come debba svolgersi il dibattito letterario in un qualsiasi paese del mondo in cui sia necessario preservare l’identità culturale e letteraria popolare e sociale. Questa nella sua evidente “pluralità” di modalità espressive e mezzi linguistici, va sottratta all’appiattimento culturale che si sta verificando soprattutto nei settori borghesi della società. E ciò vale sia per il Perù sia per ogni altro paese del mondo. Anche per la nostra Italia. Con ciò si afferma quindi il ruolo di grande responsabilità etica dello scrittore, attraverso il quale passa il sentire e l’agire di tutto un popolo e che diventa pertanto portavoce del suo paese, affermando così il carattere politico e sociale della letteratura.
Juan Cristóbal - Il compito dello scrittore socialista
Questi suggerimenti, rivolti ad ogni scrittore impegnato in una visione socialista, di qualsiasi genere essa sia, possono apparire schematici. E lo sono. Perché il socialismo attinge dalle fonti che gli offre la sua stessa società e va costruito rispetto ad essa, come una creazione eroica e non in modo dogmatico o totalitario. Ma si possono anche leggere come suggerimenti per avviare uno scambio di opinioni, una polemica, altruista, importante e rispettosa con i diversi scrittori e non come quella che si sviluppò in Perù, qualche mese fa , quando si parlò con la maggior semplicità possibile degli “andini” e dei “creoli” senza andare a fondo del problema e senza vedere se nel momento attuale questa distinzione fosse valida e d’altro lato senza riconoscere la sua propria realtà e la sua prospettiva letteraria e sociale. Per questo senza ulteriori preamboli, abbozzo i seguenti suggerimenti.
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Ogni scrittore impegnato nel socialismo deve avere presente la sua realtà, lo sviluppo della sua storia, i suoi conflitti sociali e culturali. Nel caso del Perù la sua formazione sociale è di una “totalità conflittuale” ciò dovuto alla sua disarticolazione, come diceva Antonio Corneo Polar, poiché è plurale, plurilingue e multietnica, ciò che mette in discussione seriamente l’apparente legittimità di “unità”. Per questo JoséCarlos Mariátegui parlava di una letteratura peruviana “non organicamente nazionale”, dal momento che considerava l’esistenza di varie culture e di altri sistemi letterari (quechua, aymara, spagnolo).
2
Il concetto chiave della nostra cultura e quindi della nostra letteratura, è quello della pluralità, visto che si deve riconoscere che sebbene ci sia una cultura ufficiale all’interno del sistema capitalista, le diverse culture oppresse hanno anch’esse il diritto ad essere considerate una diversificazione della cultura. Il concetto di “totalità conflittuale” non annulla le contraddizioni tra di esse, tra quella ufficiale e quelle oppresse, e tra le stesse culture oppresse, ma al contrario le ravviva e si rafforzano, per il fatto che partecipano allo stesso corso storico. Questo concetto di pluralità è riportato fedelmente nell’espressione di Arguedas “todas las sangres” (tutto il sangue, là dove è difficile tradurre in italiano il concetto di sangue al plurale, potremmo dire “tutti i tipi diversi di sangue”)
3
Non si deve dimenticare di riconoscere e nemmeno bisogna sottovalutare la letteratura orale dei nostri popoli. La pluralità è il riconoscimento dei numerosi aspetti della nostra letteratura che hanno una relativa indipendenza fra di essi, persino quando sono fragili o non hanno una influenza decisiva o importante.
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Ricordare l’affermazione marxista: la realtà forma la coscienza e non viceversa.
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Dunque lo scrittore socialista saprà qual è la materia prima del suo lavoro intellettuale, ciò che gli permetterà di avere una possibilità di sicurezza nel suo lavoro letterario. Cioè stiamo parlando di una coscienza che si è formata antecedentemente al suo lavoro creativo, prodotto pertanto dalla sua esperienza sociale e personale, dalla sua educazione, dal suo ambiente e condizione sociale etc.
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Riconoscere che la lotta di classe non è solo sociale e politica. È anche etnica, di costume, letteraria e culturale.
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La nostra cultura e letteratura abbracciano fondamentalmente due punti di vista: quello nazionale e popolare e l’antinazionale che rappresenta interessi lontani da quelli nazionali e popolari. Tra queste dobbiamo ricordare la cosiddetta “letteratura light”, la quale non solo si occupa di storie indecenti e superficiali, ma il suo ruolo principale consiste nel deideologizzare e descoscientizzare il popolo, suggerendo che è possibile trattare ogni argomento senza l’approfondimento necessario. La letteratura nazionale e popolare si realizzeranno più compiutamente nel socialismo. Ma si deve tenere in conto che anche in queste letterature possono esistere elementi antipopolari e antinazionali, ciò dovuto alla grande repressione che hanno subito gli i scrittori e il paese.
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La produzione di un libro è sì importante ma anche l’agire lo è, e a volte lo è di più. È più fondamentale vivere e lottare come scrittore che essere solamente uno scrittore.
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Il confronto letterario con quelli dell’altro versante si riassume non solo nel dibattito retorico dei meccanismi, delle tecniche e delle proposte letterarie, ma nel contenuto ideologico della proposta, nelle tecniche e metodi utilizzati, senza omettere il riconoscimento dell’importanza della qualità letteraria della stessa. Questo approfondimento deve essere prioritario e costante, utilizzando tutti i mezzi possibili di espressione.
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Lo scrittore non solo deve realizzare ed avere una responsabilità di alto livello estetico rispetto alla sua opera, ma anche una posizione etica di fronte alla realtà nella quale questa si svolge e fluisce.
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Quindi non si deve fare distinzione tra cittadino e scrittore, tra politica e letteratura. La sua posizione di cittadino e opinionista politico o politico non lo allontana dalla sua posizione di scrittore, al contrario, lo responsabilizza.
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Di fronte allo sviluppo aggressivo e aggressore e alla spinta culturale e ideologica dell’imperialismo nordamericano e delle multinazionali, in questa epoca di globalizzazione selvaggia, lo scrittore deve studiare e riscattare la sua cultura ancestrale e sviluppare la sua identità nazionale e non solo in termini etnici, ma anche di classe. Questa costruzione dell’identità e la sua accettazione, dipenderà dal rapporto di forze nella lotta di classe e nel confronto ideologico letterario.
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Il nazionale non è incompatibile con le esperienze culturali e letterarie internazionali. Al contrario interagiscono e si arricchiscono. Ciò che è da notare è che il nazionale si forma in condizioni di subordinazione alla cultura ufficiale , e quindi cerca di essere liquidato ed emarginato sia dallo sviluppo della cultura borghese, sia dalla globalizzazione di ciò che è originario e popolare. Pertanto è indispensabile il suo arricchimento costante.
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Il sistema globalizzato manipola ed emargina i suoi scrittori oppositori con tutti i mezzi possibili. Nonostante ciò bisogna conquistare e sviluppare tutti gli spazi che possono essere dominati.
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La cultura e la letteratura socialista possono alimentare le lotte popolari solo quando il potere politico si socializza, quando esiste una vera democrazia diretta dei lavoratori della cultura e del paese e quando la solidarietà e il rispetto per l’essere umano e la sua libertà creativa e personale passano dal discorso ideologico alla pratica della vita quotidiana.
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Finalmente si deve tenere in conto il ruolo e il complotto delle grandi case editrici e delle istituzioni pubbliche o private che danno la priorità al marketing degli autori.
Ciò significa che non si deve lottare solo per la pubblicazione delle opere degli scrittori dell’ animo popolare, ma anche di scrittori che, appoggiando gli interessi borghesi, fanno una buona letteratura.
Note sull’autore:
Nato a Lima nel 1941. Le sue opere hanno ottenuto i seguenti riconoscimenti:
Premio Nazionale di Poesia nel 1971
Primo Premio Juegos Floreales de la Universidad Nacionl Mayor de San Marcos , 1973
Menzione Onorifica della Poesia nel Concorso Casa de la Américas (Cuba) 1973
Secondo Premio nel Concorso Poesía y Canto para El Salvador, organizzato dalla Radio Venceremos 1981
Menzione Onorifica nel Concorso di racconto organizzato dalla Asociación Peruano-Japonesa con il libro “Aguita’e Coco”.
Terzo premio nel Concorso Premio Copé organizzato da Petroperú nel 1997.
Si è distinto come professore all’Università San Marcos, facoltà di Educazione, all’Università San Martín de Porres, facoltà di Scienze della comunicazione.
Ha tenuto il corso di “Introduzione alla Letteratura e Letteratura peruviana del secolo XIX” presso l’Università privata “María Inmaculada”.
Attualmente è professore nel laboratorio di poesia dell’ Istituto Culturale José Carlos Mariáteguí.
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