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 Proletari di tutti i paesi, unitevi!... di Annalisa
 
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un urlo selvaggio denso ...un urlo selvaggio denso che io rilancio con tutta la forza delle ferite di un amore a brandelli contro queste ore di padroni affamati di sangue di retate contro le sbarre pesanti dell'emarginazione contro le foreste di un dolore e una solitudine senza fine.

Ferruccio Brugnaro
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\\ : Storico : Perù (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Annalisa (del 29/12/2009 @ 12:17:00, in Perù, linkato 1128 volte)
Ricevo dall’ amica e instancabile attivista per la difesa dei diritti umani Diana Avila questo articolo. Sono considerazioni politiche condivisibili e importanti sull’anno che si sta appena concludendo nel Perú di Alan García. E riflessioni amare, su quello che sta iniziando. Illustrato dalle vignette del grande Carlos Tovar (Carlín)
 
Perú, terminando un año difícil
por Diana Avila Paulette                                                                    
publicato en la Revista Ideele Diciembre 2009
 
Finalizamos el año 2009 y ya estamos nuevamente en la campaña electoral 2010 para las elecciones regionales, municipales y las presidenciales el 2011. Alan García, en su segundo mandato tiene solamente quince meses para cumplir sus innumerables “promesas” y dejar el camino libre para que el APRA le asegure un blindaje en el período que viene, contra investigaciones necesarias y cabales frente a la corrupción de su segundo gobierno. ...

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Di Annalisa (del 14/11/2009 @ 22:46:19, in Perù, linkato 1064 volte)
 
di Franca Pesce*
 
Nei giorni scorsi a Roma, nell'ambito del festival del cinema, è stato proiettato il film di Miguel Littin: "Dawson Isla 10".
 
In quest'isola, a cui si era cancellato il nome e che veniva chiamata solo con il numero dieci, dopo il colpo di stato di Pinochet erano stati incarcerati i maggiori collaboratori del presidente Salvador Allende, con l'intento di emarginarli e di annientarli fisicamente e mentalmente.
 
La pellicola presenta la capacità di resistenza dei reclusi ai rigori del clima e della prigionia, la loro fierezza nell'esprimere quella dignità, che altri avrebbero voluto calpestare, la manifestazione dei valori morali, che li avevano portati a operare le loro scelte politiche, la loro determinazione nel coltivare la cultura con lo studio delle lingue e con la collaborazione reciproca in quell'ambiente così difficile ed ostile.
 
Mi ha colpito questa vicenda perché in questo momento in Perù, nazione confinante col Cile, altri uomini stanno vivendo un'esperienza, per alcuni versi, simile a questa.
In varie carceri del Paese i prigionieri politici, molti dei quali professionisti o in possesso di un elevato livello culturale, oltre ad aver partecipato ad attività gestite da operatori al servizio dell'amministrazione carceraria, producendo manufatti di ceramica, di sartoria, di pelletteria, o creando opere di pittura, scultura ecc., da tempo si sono organizzati dando vita a laboratori ed attività di vario tipo. ...

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Alan Garcia

 
In Perù una recente legge promulgata dal presidente della Repubblica Alan García e approvata in tempi record  dalla maggioranza del Congresso,   ha improvvisamente cancellato gran parte dei benefici carcerari di cui godevano tutti i prigionieri politici che da decenni ormai stanno marcendo lentamente (o morendo congelati a seconda di dove sono rinchiusi) nelle carceri del paese.
 
I benefici, che erano stati concessi nel 2003    tramite il Decreto Legislativo n. 927 ai carcerati con condanne per  “terrorismo” e “tradimento alla Patria”,   riguardavano la riduzione di pena per il lavoro svolto, l’educazione, il regime di semilibertà e la libertà condizionale.
 
La mano pesante di Alan García ha riscosso ampio consenso ...

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Francisco SoberónE’ trascorso ormai più di un mese dalla violenta repressione nell’Amazzonia peruviana con la quale il governo di Alan García ha posto fine alla protesta organizzata del movimento indigeno e di ampi settori della società che chiedevano la revoca di alcuni decreti legislativi che minavano profondamente la sovranità indigena su quel territorio ma soprattutto la protezione di uno degli ecosistemi più importanti del pianeta. Al termine di una settimana di scontri violenti che hanno lasciato un saldo di circa 50 morti tra civili e membri di polizia, un numero considerevole di feriti e alcuni casi di persone scomparse, il Congresso ha ritirato due dei decreti legislativi oggetto di contestazione. Si è parlato di vittoria del movimento indigeno, tuttavia resta da far chiarezza sulla sospensione dello Stato di diritto che si è verificata in quei giorni e che ha portato a gravi violazioni dei diritti umani da parte del Governo. Solo da questo si può partire per un dialogo costruttivo tra le parti che al momento è sospeso. Come ci racconta Francisco Soberón, direttore dell’Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) del Perú, nominato insieme ad altri 50 difensori dei Diritti Umani “che stanno cambiando il mondo” da Terry Kennedy Cuomo nel suo libro dal titolo “Dire la verità al potere” edito da Random House nel 2000.
Annalisa Melandri - Durante le giornate della dura repressione a Bagua, in Amazzonia, ci sono state testimonianze di indigeni gettati dagli elicotteri nei fiumi Marañon e Utcubamba. Avete potuto verificare queste notizie?
Francisco Soberón - Sì. Persone che si trovavano in quella zona nel giorno in cui sono avvenuti i fatti hanno testimoniato di aver visto come i cadaveri venivano caricati sugli elicotteri e gettati nei fiumi. Altre persone hanno riferito che alcuni indigeni sono stati uccisi sulle sponde del fiume e poi gettati in acqua.
A.M. - Ci sono casi di persone scomparse a Bagua? Quante denunce avete ricevuto?
F.S. – Si sono verificate molte situazioni irregolari, per esempio rispetto al fatto che nella zona della “Curva del Diablo” e’ stato impedito per 5 giorni ...

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Di Annalisa (del 21/07/2009 @ 06:00:00, in Perù, linkato 1069 volte)
Francisco Soberón Ya ha pasado más de un mes desde la violenta represión en la Amazonía peruana con la que el gobierno de Alan García ha puesto fin a la protesta organizada del movimiento indígena y de amplios sectores de la sociedad que pedían la revoca de unos decretos legislativos que afectaban profundamente la soberanía indígena sobre ese territorio pero sobre todo la protección de uno  de los ecosistemas más importantes del país. Después de una semana de fuertes enfrentamientos que han dejado 50 muertos entre civiles y efectivos de Policía, un número considerable de heridos y algunos  desaparecidos,  el Congreso ha retirado dos de los decretos objeto de contestación.  Antes que celebrarlo cómo una victoria del movimiento indígena hay la necesidad de aclarar sobre la suspensión del Estado de derecho durante toda la represión que ha llevado a graves violaciones de los derechos humanos por parte del Gobierno. Solo así se puede empezar para construir un diálogo constructivo entre las partes que por ahora está suspendido. Esto es lo que nos dice   Francisco Soberón, director de la Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) de  Perú, que fue nombrado junto a otros 50 defensores de Derechos Humanos  “que están cambiando el mundo” por Terry Kennedy Cuomo en su libro  “Decir la verdad al  poder” publicado en  el año 2000 por Random House.
 
Annalisa Melandri - En los días de la violenta represión en Bagua hubo testimonios de fosas comunes en Bagua y de cuerpos de indígenas arrojados desde los helicópteros a los ríos Marañón y Utcubamba. ¿Ustedes pudieron aclarar estas noticias?
 
Francisco Soberón - Sí, fueron testimonios de personas que estuvieron en la zona el día de los hechos y dijeron que vieron cómo se llevaban los cadáveres en helicópteros y los tiraban al río. Otros dijeron que los mataron al margen del río. Y luego los arrojaron al mismo....

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Di Annalisa (del 23/06/2009 @ 00:34:58, in Perù, linkato 1769 volte)


La questione indigena in Perú – una vecchia storia
Il giornalista peruviano Ismael León Arías, in un articolo scritto proprio nei primi giorni di giugno, durante la dura repressione contro le legittime proteste del movimento indigeno che ha causato in Perù circa 50 morti fra nativi (ma che secondo alcune fonti, come vedremo, sarebbero molti di più) ed effettivi di polizia, ricorda ai suoi lettori un episodio avvenuto agli inizi degli anni ‘20 nel suo paese.

Accadde nella zona de La Chorrera, nel Caquetà, allora territorio peruviano oggi appartenente alla Colombia.
Julio César Arana, proprietario della Peruvian Amazon Comp. Limited, che si occupava della lavorazione del caucciù, dette ordine ai suoi uomini di far prigionieri venti indigeni che lavoravano nella sua impresa, di chiuderli dentro sacchi di iuta e di bruciarli vivi, come monito e avvertimento per tutti gli altri loro compagni che stavano protestando per le misere e indegne condizioni di vita e di lavoro.

Allora era presidente del paese Augusto Leguía, ...

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Di Annalisa (del 05/04/2009 @ 23:35:21, in Perù, linkato 1271 volte)

Le poetesse Patricia del Valle (sin), Rosina Valcárcel (centro) e Marcela Pérez Silva (destra) lavando la bandiera del Perú

Un sondaggio realizzato in Perú  dall’agenzia  Ipsos Apoyo rivela che il 42% delle circa mille persone intervistate da questa  agenzia in tutto il paese sono contrarie al Trattato di Libero Commercio  che il presidente Alan García ha recentemente firmato con il Cile e che è operativo ormai dal 1 marzo scorso.
 
La protesta è condotta  dal Partido Nacionalista guidato  dall’ex candidato presidenziale,  Ollanta Humala, che ha minacciato battaglia legale  contro il TLC in virtù del fatto che l’accordo è stato firmato senza la ratifica del Congresso. Inoltre il Partido Nacionalista considera prioritaria la definizione della disputa sui confini marittimi e terrestri con il Cile, attualmente in discussione al  tribunale internazionale dell’Aja.
 
Altri tipi di proteste e manifestazioni si sono realizzate spontaneamente in tutto il paese, come quella organizzata a Lima da alcuni amici, un gruppo di circa 30 poeti ed intellettuali,  ...

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Comité Pro libertad de Victor Poaly
Contro la stigmatizzazione dei prigionieri politici.
Per la solidarietà. Per i nostri connazionali e cittadini: neanche  un giorno più di silenzio.
 
Trasferimento immediato di Victor Polay e dei suoi compagni dalla Base Navale del Callao a un Centro Penitenziario Civile.
 
L’11 settembre del 2005 con il quotidiano La República (Lima,  Perù) è stato pubblicato il Manifesto “Victor Polay: L’America latina chiede un giusto giudizio” firmato da Senatori, Deputati, Sindaci, Governatori e personalità di Argentina, Cile, Colombia, Nicaragua, Uruguay e Venezuela.
 
Successivamente il 17 marzo del 2006 (La República, Lima)  alcuni intellettuali, personalità, professionisti ed operai del nostro paese chiesero inoltre pubblicamente : “Giusto giudizio per Victor Polay”.
 
Nonostante ciò,  nel maggio del 2008, la Corte Suprema ha condannato  Victor Polay a 35 anni di carcere. Questa è di fatto una condanna all’ergastolo , considerate le aspettative di vita di un peruviano medio e il fatto che a Victor Polay restano da scontare ancora 18 anni di carcere.
 
La Corte Suprema nella sua sentenza non ha tenuto conto che per un decennio Victor Polay è stato torturato e sottoposto a condizioni di vita disumane come riportato dalle relazioni della Croce Rossa Internazionale e come ha ben descritto il poeta Tomas Borge: “E’ vero,  ogni giorno di carcere trascorso in quel periodo  dovrebbe valere cento giorni. Non è ammissibile tenere un prigioniero in quelle condizioni e chi lo ha tenuto così è stato un maledetto codardo e merita di essere punito” (Caretas, 4 agosto 2005).
La Corte non ha nemmeno accolto quanto segnalato dalla Commissione di Verità e Riconciliazione del Perù (CVR): “... a differenza di  Sendero, ... l’MRTA rivendicava le sue azioni e i suoi membri usavano dei distintivi per differenziarsi dalla popolazione civile, l’MRTA si è sempre astenuto dall’attaccare la popolazione inerme e in alcune occasioni ha mostrato intenzione di essere disposto  a trattative  di pace...”
 
Nonostante che  Victor  nel 2003 abbia ammesso come guerrigliero e in veste di ...

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La mia amica Rosina Valcárcel, nota antropologa, giornalista, scrittrice e poetessa peruviana, nonché militante  battagliera, da tempo porta avanti una campagna  in difesa  del leader del MRTA (Movimiento Revolucionario Túpac Amaru) Víctor Polay Campos, che conosce da anni.
Victor Polay, figlio di Victor Polay Prisco, fondatore del Partito Aprista Peruviano, fondò l’MRTA nel 1982 . Nel 1993 fu condannato all’ergastolo dai così detti  “giudici a volto coperto” della dittatura fujimorista.. Questa sentenza  fu poi  annullata in seguito alla pressione degli organismi internazionali in  difesa dei Diritti Umani.
A marzo di quest’anno la Corte Suprema del Perù lo ha condannato invece a 35 anni di carcere per terrorismo.
Victor Polay si trova da ormai circa 17 anni nel carcere di massima sicurezza della Base Navale del Callao, la nuova condanna quindi equivale ad un ergastolo.
Rosina Valcárcel crede che Alan García non lascerà mai uscire dal carcere Victor Polay per il  fatto che l’affascinante leader del Movimento Túpac Amaru in gioventù ebbe  in passato una relazione con Pilar Nores, prima che questa diventasse la moglie del presidente peruviano.
Lo ha dichiarato in un’intervista al programma radiofonico del giornalista César Hildebrandt.
 
 
 
Di Annalisa (del 10/07/2008 @ 12:24:04, in Perù, linkato 950 volte)
Circa 200 persone in stato di arresto  e una cinquantina di feriti, questo il saldo dello sciopero nazionale agrario organizzato dalla Central General de Trabajadores del Perú (il quarto durante la presidenza di Alan García), che nella giornata di ieri ha paralizzato il paese.
Il governo aveva disposto imponenti misure di sicurezza e dispiegato notevoli mezzi dell’esercito per le strade, negli aeroporti e in aree giudicate più a rischio come le centrali idriche ed elettriche.
Una sede governativa è stata data alle fiamme e moltissime strade e vie di comunicazione sono state bloccate, in quella che soprattutto nelle zone interne del paese e sicuramente con minor intensità a Lima,  si è dimostrata essere una giornata di protesta a tutto tondo contro Alan García.
Nonostante le fonti governative tentino di sminuire l’esito dell’iniziativa, Mario Huamán segretario generale della CGTP,  informa che si è trattato di un successo sia a livello organizzativo che di partecipazione. Da da questa grande occasione di ripudio alla politica neoliberale del presidente Alan García è nato inoltre un impegno importante per il futuro sia sul piano di  incontro di istanze diverse che su quello prettamente politico in vista delle prossime elezioni del 2011.
E’ stata annunciata infatti per il prossimo 4 novembre, (giorno in cui ricorre la grande rivolta indigena guidata da Túpac Amaru) la costituzione della Asamblea Nacional de Los Pueblos (Assemblea Nazionale dei Popoli) che avrà l’intento di “promuovere cambiamenti” a livello sociale nel paese e che presenterà un fronte politico elettorale per il prossimo appuntamento  del 2011.
L’Assemblea Nazionale dei Popoli sarà formata da due grandi sindacati, da settori organizzati della società civile e da diverse realtà regionali dislocate in tutto il paese. ...

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