Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Ho conosciuto un bambino che era sette bambini.
Abitava a Roma, si chiamava Paolo e suo padre era un tranviere.
Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili.
Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello.
Però abitava anche a Mosca, si chiamava Juri, come Gagarin, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica.
Però abitava anche a Nuova Vork, si chiamava Jimmy e suo padre aveva un distributore di benzina.
Quanti ne ho detti? Cinque. Ne mancano due:
uno si chiamava Ciù, viveva a Shanghai e suo padre era un pescatore; l'ultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva l'imbianchino.... Continua a leggere...

i versi di Gustavo Valcàrcel al parque del Amor, Lima
andremo per porti a vedere che tutto parte
e a vedere che il nostro amore non partirà mai...
(da "Canti dell'amore terrestre" n. IX)
...
HA nacido un poeta al mirarme en tus ojos
y un poema ha nacido al sentirme en tu vida,
porque eres la metáfora de mi niñez humilde
y porque eres la imagen con que soñamos todos.
Tu presencia es la vida, un mar inacabable,
estás en todo el mundo, nace el mundo en tus ojos,
te miro sobre el tiempo y te amo bajo el tiempo
porque eres un instante que nunca pasará.
Remediará el amor nuestros trajes zurcidos,
habrá pan para ti y flores en la alcoba;
iremos a los puertos a ver que todo parte
y a ver que nuestro amor no partirá jamás.
Principio que no acaba, tu mirada me busca
envuelta con la música del mundo que soñamos;
tu voz puebla el espacio donde sembré silencios
y tu nombre me alegra como una flor salvada.
Peregrina invisible de los claros de Luna,
has llegado a mi ser como flor a la rama,
entrando de puntillas tan silenciosamente
que al cerrar yo mis ojos te quesdaste cautiva.
Sí, yo seré el poeta y tú la poesía
desde el momento exacto que termine estos versos,
copiados un domingo al conocer tus ojos,
porque tus ojos son poesía que mira.
Y porque son tus ojos poesía mirada.

Poeti, uscite dai vostri studi, aprite le vostre finestre, aprite le vostre porte, siete stati ritirati troppo a lungo nei vostri mondi chiusi. Scendete, scendete Dalle vostre Russian Hills e dalle vostre Telegraph Hills, Dalle vostre Beacon Hills e dalle vostre Chapel Hills, dalle vostre Brooklyn Heights e dai Montparnasse, giù dalle vostre basse colline e dalle montagne, fuori dalle vostre tende e dai vostri palazzi. Gli alberi stanno ancora cadendo E non andremo più nei boschi. Non è il momento ora di sedersi tra loro quando l'uomo incendia la propria casa per arrostire il maiale. Non si canta più Hare Krishna mentre Roma brucia. San Francisco sta bruciando... Continua a leggere...
qualche nostalgia...
Quizá porque mi niñez sigue jugando en tu playa, y escondido tras las cañas
duerme mi primer amor, llevo tu luz y tu olor por donde quiera que vaya,
y amontonado en tu arena guardo amor, juegos y penas.... Continua a leggere...

Rayen Kvyeh il 25 gennaio presso lo Spazio Odradek
Questa poesia di Rayen Kvyeh, tradotta dal Prof. Antonio Melis, è stata letta in Italia in occasione de La parola errante, recital e conferenza stampa sulla situazione dei prigionieri politici mapuche, che si è svolto a Roma presso lo Spazio Odradek il 25 gennaio scorso.
In Cile è stata assunta come inno e canto di lotta del popolo mapuche.
BALLA LA MORTE
Balla la morte
sulla tavola
dei potenti commensali.
Applaudono e tacciono,
tacciono e applaudono
sotto l’ombra complice

Quiero un planeta de seres humanos con alas.
Para que el adentro de todos acaricie la luz.
Para alzarnos de abismos cotidianos.
Alas para arrullar a los solos, a los pobres,
a los tristes, a los de alma ausente.
Alas para agitar en alborozo de dichas infinitas.
Alas para que la vida de todos sea plenitud y no vacío.
Alas por un Periodismo Sin Máscara.
Por una Vida Sin Máscara.

Mi serve e non mi serve
La speranza così dolce così pulita così triste la promessa cosi' lieve non mi serve
non mi serve così mite la speranza
la rabbia così docile così debole cosi' umile l’ira cosi' prudente non mi serve
non mi serve così saggia tanta rabbia... Continua a leggere...
Cantata Santa María de Iquique - 1 parte (la seconda alla fine del testo)
1. Proclama
Signore e Signori
racconteremo
ciò che la storia
non vuole ricordare.
Accadde nel Grande Nord,
fu Iquique (1) la città.
Il millenovecentosette
segnò la disgrazia.
Là, il povero "pampino"
uccisero tanto per uccidere.
Saremo i narratori,
diremo la verità.
Verità che è la morte amara
degli operai del salnitro(2).
Ricordate la nostra storia
di dolore senza perdono.
Quanto più passa il tempo
non bisogna mai dimenticare.
Ora vi chiediamo
di fare attenzione.
“Sono stato due volte in Cile. Abbiamo avuto l’opportunità di frequentare importanti personalità, tra le quali Luis Corvalán, Segretario Generale del Partito Comunista Cileno, oggi detenuto in ingiustissima detenzione e Pablo Neruda, che avevo già incontrato a Lima, La Habana e Mosca. Abbiamo vissuto la profonda soddisfazione di essere ospiti nelle case di entrambi a Santiago e a Isla Negra, sulla spiaggia di Valparaíso. Il golpe fascista di due anni fa ci segnò l’anima, ma non le speranze; ridusse in ceneri transitorie la nostra illusione cilena, ma non le nostre speranze; ci straziò il cuore ma non la fiducia nell’avvenire.
A Londra apprendemmo della morte di Pablo e del nobile sangue popolare che stavano spargendo Pinochet e i suoi complici della Giunta. Tuttavia, ho dovuto acquietare i miei sentimenti per mesi e mesi, fino alla Settimana Santa di quest’anno, affinché sgorgassero a fiotti – insanguinati, imprecativi- i versi del mio "Pentagramma del Cile antifascista", che dovrebbero essere già stati pubblicati in questi giorni a Mosca , in russo, e nella rivista della Casa delle Americhe, a Cuba, in spagnolo. Domani è l’Anniversario Nazionale del Cile. Confermiamo al suo popolo solidarietà e poesia, i nostri auguri più umani per la sua rinascita nazionale e per il suo futuro socialista.”
Gustavo Valcárcel, Lima settembre 1975
I
PASSO dopo passo, sangue onesto,
frantoio di lacrime, cateratta di ossa,
un coagulo nero nella luce e in gola, nodi
piombo nelle strade e alla Moneda, fumo.
Grumi crescenti, vertici rotondi,
scala di odio, balaustra di agonie
gradinata di sospiri massacrati,
scendiamo un pò, compagni,
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