Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Le violazioni dei diritti umani del popolo mapuche accertate da parte degli organismi internazionali
Facendo buon viso a cattivo gioco, il Cile ha accettato le raccomandazioni di alcuni Stati membri dell’ONU e di alcune ONG rispetto al tema della violazioni dei diritti umani del popolo mapuche, promettendo entro la fine del corrente anno di dare impulso a un programma nazionale volto al rispetto di questi e realizzato in coordinazione con la società civile.
La sessione speciale dell’ONU si è tenuta martedì 12 maggio nell’ambito della riunione dell’ Esame Periodico Universale (EPU), un nuovo meccanismo delle Nazioni Unite che ogni quattro anni esamina la situazione di un determinato paese.
Povertà estrema, educazione, rispetto dei diritti di donne e bambini, fine della repressione, garanzie giuridiche e diritto alla terra. Questi i principali temi affrontati e le richieste di chiarimenti da parte di alcuni paesi membri dell’ONU, ma sono state proposte anche raccomandazioni sul caso dei giornalisti stranieri espulsi dal paese per aver realizzato reportages sui mapuche e la revisione della legge Antiterrorista, alle quali il governo cileno deve rispondere entro il settembre del 2009.
Tuttavia rischia di trasformarsi nel solito balletto vuoto e senza senso di raccomandazioni, fatto di buone intenzioni e promesse mancate, dove tutti sanno quel che accade ma nessuno è seriamente intenzionato a fare bene la sua parte fino in fondo. E soprattutto dal quale è rimasto escluso il diretto interessato e cioè il popolo mapuche. ... Continua a leggere...
Victor Ancalaf “werken” (messaggero) del popolo mapuche è stato in carcere come prigioniero politico in Cile, per cinque anni, dal 2002 al 2007, accusato secondo una legge che risale agli anni della dittatura di Pinochet di incendio terrorista, senza che a suo carico ci siano state prove valide.
E’ stato recentemente in Europa e in Italia, in un lungo viaggio che ha avuto lo scopo di testimoniare ancora una volta, la difficile condizione e la strenua lotta del popolo mapuche per i suoi diritti.
A.M. Victor, sei uscito dal carcere l’anno scorso dopo aver scontato una condanna di cinque anni e un giorno con l’accusa di incendio terrorista. Non si tratta di un capo d’accusa ereditato dalla dittatura di Pinochet?
V.A. Sì, infatti. In Cile abbiamo ancora leggi che risalgono alla costituzione politica degli anni ’80. L’applicazione di questa legge nei processi contro il popolo mapuche è stata sempre sproporzionata. Questo non può configurarsi come atto terroristico perchè non ha mai messo a rischio la vita delle persone. La protesta del popolo mapuche è una protesta senza armi.... Continua a leggere...
“Tener primeramente claro que el valor de la Tierra no tiene precio”.
“Innanzitutto essere consapevoli che il valore della Terra non ha prezzo”
Victor Ancalaf
Probabilmente Victor Ancalaf è venuto al mondo già segnato da un profondo attaccamento alla Terra. Quella che è venuta a mancare alla sua famiglia prima che lui nascesse. Nel 1960 infatti i suoi genitori, che vivevano a Nehuentué, rimasero senza un luogo dove vivere a causa del grande maremoto che inondò e distrusse completamente la costa sud del Cile, conosciuto come il Gran Terremoto del Cile. Egli nacque due anni dopo, nel 1962. Nel 1966 dovettero abbandonare quella zona perchè con tutta la comunità furono trasferiti altrove dallo stato cileno. Desplazados, come si dice in spagnolo, in una parola che difficilmente si riesce a tradurre in italiano. Da allora inizia la sua battaglia per il recupero delle terre del popolo mapuche. “Frei, non dimenticare che sei in terra mapuche” disse nel 1998 al presidente cileno Eduardo Freí Ruiz-Tagle, guardandolo dritto in faccia e interrompendo con altri 15 compagni il suo discorso presidenziale a Mininco, una località a sud del paese. ... Continua a leggere...
Ci rivolgiamo a voi in quanto donne di associazioni per la Pace e per i Diritti Umani, chiedendo il vostro intervento solidale per la situazione delle donne mapuche, appartenenti a un popolo di cultura millenaria che abita il sud del Cile e dell’Argentina ancor prima dell'arrivo degli spagnoli.
Consideriamo la loro situazione drammatica. Molte sono in carcere, perseguitate, minacciate, torturate e criminalizzate perché lottano contro la repressione inflitta dal governo cileno al loro popolo, chiedono la fine dell'occupazione militare delle loro Comunità e il diritto ad una vita degna nella propria Madre Terra.
Il popolo mapuche lotta contro l'etnocidio occultato dal silenzio dei media nazionali e internazionali in tacito accordo con le multinazionali forestali, idroelettriche, minerarie e del salmone.
Con una lettera indirizzata al “suo caro popolo Mapuche” e a tutti coloro che hanno appoggiato con solidarietà, e generosità la sua causa, Patricia Troncoso ha comunicato mercoledì scorso la sua decisione di porre termine allo sciopero della fame che ormai portava avanti da più di 112 giorni.
La decisione è stata presa con l’appoggio e le garanzie della Chiesa Cattolica nella persona del vescovo Alejandro Goic, presidente della conferenza episcopale cilena.
Le notizie dei giorni scorsi erano state altalenanti tra comunicati di conferma e di smentita in merito alla notizia della fine dello sciopero della fame.
Patricia Troncoso chiedeva al governo cileno un documento scritto ed un impegno formale ad accogliere le sue richieste. Di fatto fino a mercoledì il documento non era ancora arrivato e non sarebbe mai arrivato, aveva fatto sapere il ministro dell’Interno cileno, Edmundo Pérez Yoma.... Continua a leggere...
Rayen Kvyeh, unica poeta del Cile, ha viaggiato da Temuco a Reggio Calabria, nel dicembre del 2007, per ricevere la Menzione Speciale come seconda classificata del prestigioso Premio di Poesia Internazionale Nosside.
Nosside è un “Progetto che guarda a un mondo senza barriere, dove la poesia vince sugli odi politici e religiosi, sui rancori tra i popoli e sui pregiudizi culturali e razziali”.
La poesia di Rayen Kvyen, pertanto trova il suo spazio naturale in questo contesto, e ancor di più in questo momento in cui il suo popolo, il popolo mapuche, è oggetto di una dura repressione da parte del governo “socialista” di Michelle Bachelet.
Cile, la rivolta dei detenuti mapuche
Il caso di uno studente ucciso dalla polizia fa riesplodere la protesta della minoranza indigena
Geraldina Colotti
Il Manifesto, 13 gennaio 2007
Torna in scena la questione Mapuche in Cile. Alla morte del giovane studente Matias Katrileo Quezada, 22 anni, sepolto domenica scorsa, ucciso dai proiettili di un carabinero, potrebbe aggiungersi quella di Patricia Troncoso, da 90 giorni in sciopero della fame e ricoverata all'Hospital Angol di Temuco in condizioni disperate. Altri quattro mapuche, detenuti nel carcere di Angol a Temuco, hanno invece sospeso lo sciopero della fame con cui chiedevano la revisione del processo e il riconoscimento dei loro diritti. Ieri il risultato delle perizie ordinate dal giudice istruttore che ha messo sotto inchiesta il sottufficiale dei carabinieri cileni Walter Ramirez Espinoza, ha confermato che a uccidere lo studente è stato il proiettile di un'arma di ordinanza. Le associazioni per i diritti umani hanno chiesto garanzie perché il procedimento non venga affidato a un tribunale militare, come già accaduto in un caso analogo recente. ... Continua a leggere...
“Wenuykan” – amicizia con il popolo Mapuche
presenta:
La parola errante
recital di poesie musicate con il tamburo rituale mapuche “kultrun” e conferenza stampa sulla situazione dei prigionieri politici Mapuche in Cile
Rayen Kvyeh – poetessa Mapuche
Libreria Odradek
Via Dei Banchi Vecchi n. 57 – ROMA
25 gennaio – h. 18
partecipano:
Rayen Kvyeh – poetessa mapuche
Geraldina Colotti – Il Manifesto
Giuseppe De Marzo – Associazione A Sud
Gavino Puggioni - Associazione Wenuykan, wenuykan@gmail.com
La poesia di Rayen Kvyeh viene dalla terra, perchè Mapuche vuol dire “uomini della terra” e viene dall’amore, che si percepisce in ogni suo verso: amore per il suo popolo, per la natura, per la libertà e per la vita.... Continua a leggere...
Sono trascorsi più di 80 giorni dal 10 ottobre quando i prigionieri politici mapuche:
Jaime Marileo Saravia,
Patricia Troncoso Robles,
Juan Millalen Milla,
Héctor Llaitul Carrilanca,
José Huenchunao Mariñan
nel carcere di Angol iniziarono lo sciopero della fame a oltranza.
A questa azione si sono uniti il Lonco Iván Llanquileo nel carcere di El Manzano e Waikilaf Cadin Calfunao nel carcere di massima sicurezza di Santiago.
Il 9 novembre 2007, è stato scarcerato Iván Llanquileo. I giudici avevano preso atto della totale assenza di prove per i reati a suo carico, ma nel dubbio gli sono state applicate alcune misure cautelative tra cui la libertà vigilata. ... Continua a leggere...
I prigionieri politici mapuche del carcere di Angol si trovano ormai al loro 56° giorno dello sciopero della fame.
Lo rendono noto in un comunicato, il sesto, del 30 novembre 2007, con il quale confermando la loro ferma decisione di continuare lo sciopero della fame ad oltranza, reiterano anche la loro richiesta per la libertà di i tutti i prigionieri politici mapuche che si trovano in differenti carceri del paese nonché la smilitarizzazione delle zone nelle quali vivono le comunità e la fine della repressione verso il popolo mapuche.
Lo stato di salute dei prigionieri si aggrava giorno dopo giorno ed è ormai in una fase critica, tanto che il tribunale di Temuco ha ritenuto necessario trasferire alcuni prigionieri in un ospedale dove applicare la nutrizione forzata.
Nel comunicato tuttavia, essi confermano la loro volontà di rimanere uniti e di resistere ad ogni imposizione riguardo ad una nutrizione forzata, “con la ferma decisione di portare avanti questo sciopero fino ad ottenere quello che chiediamo”.
Questi prigionieri stanno scontando in carcere condanne per 10 anni più giorno per l’accusa di tentato incendio di una foresta appartenente alla Forestal Mininco S.A. Sono stati inoltre condannati a pagare 425 milioni di pesos come risarcimento danni. L’applicazione di condanne così eccessive viene fatta in base alla legge antiterrorista n. 18.314 in vigore fin dalla dittatura di Pinochet e per la quale si può essere accusati e condannati per terrorismo anche per atti di protesta o rivendicazioni sociali.
L’applicazione della legge antiterrorismo è stata duramente condannata da Human Right Watch, da Amnesty International, dalla Federazione dei Diritti Umani (FIDH) e dal Comitato dei Diritti Umani dell’ ONU. ... Continua a leggere...
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