Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sono gravissime le ultime dichiarazioni di Francesco Cossiga. Ma credo che sia ancor più grave banalizzare o fare della semplice ironia su di esse o sulla sanità mentale di chi le ha rilasciate. Grave e pericoloso. Giorgiana Masi è morta proprio applicando la “dottrina Cossiga”, un giorno di maggio del 1977. Aveva 19 anni. La stessa età dei ragazzi che in questi giorni stanno riempiendo le strade e le piazze di tutta Italia.
Uccisa per mano di un poliziotto infiltrato in una manifestazione organizzata dal Partito Radicale.
A 31 anni di distanza da quel tragico giorno non si conosce ancora il nome dell’assassino. Noi non lo conosciamo. Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica Italiana, che all’epoca era Ministro dell’Interno, invece sa benissimo come sono andati... Continua a leggere...
Stamattina ci sono stati scontri a Roma, a Piazza Navona e in prossimità del Senato tra studenti antifascisti e studenti del Blocco Studentesco (di destra) che hanno attaccato la testa del corteo.La polizia è intervenuta solo dopo che gli studenti antifascisti sono stati picchiati con bastoni e moschettoni.
Gli studenti stanno tornando in questo momento alla Sapienza dove avrà luogo un’assemblea e una conferenza stampa sull’accaduto.
Da Radio Onda Rossa nelle prossime ore la diretta della conferenza stampa e tutti gli aggiornamenti della situazione anche da altre città.
Intanto il decreto Gelmini è stato firmato.
Bene ha fatto Gennaro Carotenuto a denunciare la bufala dell’attentato sventato a Obama da parte di due “microcefali della supremazia bianca” di 20 e 18 anni. Ho pensato la stessa cosa, quando stamattina ho letto il giornale.
Mi sono chiesta però cosa ci fosse veramente dietro a questa bufala, perchè credo che non tutte le bufale vengono a caso.
Non possiamo sottovalutare il Quarto Potere e forse non si tratta solo del fatto che nelle redazioni nessuno pensa più con la propria testa come dice Gennaro. Probabilmente quelli che non pensano più con la propria testa non si rendono conto di essere complici inconsapevoli di un disegno più grande.
Forse scivolo nel complottismo, ma stamattina non ho potuto fare a meno di notare alcune cose:... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 28/10/2008 @ 17:25:24, in Poesia , linkato 926 volte)
Qulche giorno fa, la mia amica Rosina Valcárcel, nota poetessa peruviana, figlia del grandissimo poeta e compagno Gustavo Valcárcel e dell’instancabile militante comunista Violeta Carnero Hoke, mi ha regalato una grande emozione dedicandomi questa poesia.
Non credo di meritare i suoi versi. Quello che so è che da tempo ci unisce qualcosa di molto forte. Qualcosa di forte e sottile nello stesso tempo, che viene da un libro di suo padre. Un libro che non so bene, né come, né quando, mi ha scelta...
“Obra poética”, tutta la poesia di Don Gustavo Valcárcel dal 1947 al 1987 . L’edizione che gelosamente conservo da tanti anni è la prima, del 1988. Quasi vent’anni dopo, il destino ha voluto che Ros ed io ci incontrassimo lungo quelle strade alle quali conducono l’amore per l’uomo e per il popolo.
“... vengo dal popolo e vado al popolo, al principio e alla fine del vissuto. Potranno dirmi tutto, meno che non ti ho amato con ogni poro della mia pelle. Potranno rinchiudermi, picchiarmi, distruggermi, ma il giorno dopo la mia polvere e la mia parola staranno ancora combattendo”: questo percorso di vita immaginava Don Gustavo Valcárcel. Questa fu la sua vita. E questa è anche la vita di Rosina, sua figlia.
Grazie Ros.
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La traccia dell’arcobaleno
(a Annalisa Melandri)
Dietro i guerrieri che fuggono
Restano dolci mani nude
Le tue mani compagna
E il tuo cuore nobile
In cerca dei carnefici e dei ruffiani che ci governano
Perché non sia la vergogna a seppellirci
Di Annalisa (del 27/10/2008 @ 22:43:48, in Poesia , linkato 1354 volte)
Hace unos días, mi amiga Rosina Valcárcel, reconocida poeta del Perù, hija del gran poeta y camarada Gustavo Valcárcel y de la incansable militante comunista Violeta Carnero Hoke, me conmovió dedicándome este poema.
No creo merecer sus versos. Lo que yo sé es que algo muy fuerte nos une, desde tiempo. Algo muy fuerte y sutil que pasa a través de un libro de su papá. Un libro qué no se bien ni cómo, ni cuando, me escogió... ”Obra poética” , toda la poesía de Don Gustavo Valcárcel desde 1947 hasta 1987. La edición que yo celosamente guardo desde años es la primera de 1988. Casi veinte años después, el destino quiso que Ros y yo non encontráramos en los caminos en los que nos llevan el amor por el hombre y el pueblo, por la mujer y el pueblo...
“... vengo del pueblo y voy al pueblo, al principio y al fin de lo vivido. Podrán decirme todo, menos que no te amé con cada poro. Podrán encerrarme, golpearme, destrozarme, pero al día siguiente mi polvo y mi palabra estarán en el combate” : esa trayectoria de vida dibujaba Don Gustavo Valcárcel. Esa fue su vida. Esa también es ahora la vida de Rosina, su hija.
Gracias Ros.
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La huella del arco iris (A Annalisa Melandri)
Tras los guerreros que escapan Quedan dulces manos desnudas Tus manos camarada Y tu corazón muy alto Tras los verdugos y rufianes que nos gobiernan Que no sea la vergüenza la que nos entierre Despiertas Altivas hemos de seguir la huella del arco iris La de nuestros compañeros torturados Por no apartarse de la luz violeta Tratemos de callar al silencio... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 25/10/2008 @ 00:31:53, in Perù, linkato 2958 volte)
Comité Pro libertad de Victor Poaly
Contro la stigmatizzazione dei prigionieri politici.
Per la solidarietà. Per i nostri connazionali e cittadini: neanche un giorno più di silenzio.
Trasferimento immediato di Victor Polay e dei suoi compagni dalla Base Navale del Callao a un Centro Penitenziario Civile.
L’11 settembre del 2005 con il quotidiano La República (Lima, Perù) è stato pubblicato il Manifesto “Victor Polay: L’America latina chiede un giusto giudizio” firmato da Senatori, Deputati, Sindaci, Governatori e personalità di Argentina, Cile, Colombia, Nicaragua, Uruguay e Venezuela.
Successivamente il 17 marzo del 2006 (La República, Lima) alcuni intellettuali, personalità, professionisti ed operai del nostro paese chiesero inoltre pubblicamente : “Giusto giudizio per Victor Polay”.
Nonostante ciò, nel maggio del 2008, la Corte Suprema ha condannato Victor Polay a 35 anni di carcere. Questa è di fatto una condanna all’ergastolo , considerate le aspettative di vita di un peruviano medio e il fatto che a Victor Polay restano da scontare ancora 18 anni di carcere.
La Corte Suprema nella sua sentenza non ha tenuto conto che per un decennio Victor Polay è stato torturato e sottoposto a condizioni di vita disumane come riportato dalle relazioni della Croce Rossa Internazionale e come ha ben descritto il poeta Tomas Borge: “E’ vero, ogni giorno di carcere trascorso in quel periodo dovrebbe valere cento giorni. Non è ammissibile tenere un prigioniero in quelle condizioni e chi lo ha tenuto così è stato un maledetto codardo e merita di essere punito” (Caretas, 4 agosto 2005).
La Corte non ha nemmeno accolto quanto segnalato dalla Commissione di Verità e Riconciliazione del Perù (CVR): “... a differenza di Sendero, ... l’MRTA rivendicava le sue azioni e i suoi membri usavano dei distintivi per differenziarsi dalla popolazione civile, l’MRTA si è sempre astenuto dall’attaccare la popolazione inerme e in alcune occasioni ha mostrato intenzione di essere disposto a trattative di pace...”
uno dei due giovani indigeni assassinati martedì
Álvaro Uribe è stato costretto ad ammettere ieri che la polizia ha usato armi da fuoco contro la folla, di fronte al video della CNN che mostra inequivocabilmente un poliziotto della ESMAD (Escuadrón Móvil Antidisturbios) nell’atto di sparare contro un obiettivo non ben identificato durante la protesta di martedì scorso organizzata dalle comunità indigene e contadine nel sud del paese. Il CRIC ( Consejo Regional Indígena del departamento del Cauca ) ha denunciato la morte di due indigeni di etnia Paez avvenuta durante la marcia che si stava svolgendo lungo la strada Panamericana e indicando come responsabili degli omicidi proprio i membri della Polizia che si trovavano sul luogo.... Continua a leggere...
Nell'immagine cartolina postale a cura dell' Ufficio propaganda della milizia spedita da Littoria il 3 aprile 1936. La cartolina riporta la frase di Mussolini: "in Africa vi è posto e probabilmente gloria per tutti"
"Faccetta nera": i crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d'Africa sarà l'argomento della trasmissione “più scheletri che armadi per nasconderli” condotta ogni mercoledì da Salvatore Ricciardi in onda su Radio Onda Rossa domani 22 ottobre, ore 11, con la partecipazione della saggista Nicoletta Poidimani e con la collaborazione di Gavino Puggioni
E' possibile parlare di crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d'Africa?
Certamente sì, se per crimini sessuali si intendono tanto le forme di rappresentazione delle donne africane e del loro sfruttamento sessuale – legittimate dal fascismo per coartare forza-lavoro maschile nelle colonie – quanto l'estremo dello stupro coloniale, in certo modo autorizzato da quelle stesse rappresentazioni. Ma non solo: anche il rovesciamento di queste rappresentazioni, conseguente alla proclamazione dell'Impero nel maggio del '36, e la legge del 1937 sulle “Sanzioni sui rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi” vanno letti in questo senso, oltre a portare alla luce il nesso tra politiche sessuali e politiche razziali del colonialismo fascista.
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Leggi il saggio completo di Nicoletta Poidimani
Simone Bruno
A María-Piendamó, ne cuore del Cauca, si sono concentrati 20.000 indigeni tra cui moltissimi bambini, donne e anziani e in maniera collettiva hanno deciso di occupare la Carretera Panamericana per attirare l’attenzione internazionale e nazionale sulla loro situazione. Questa strada unisce Cali a Popayan e la Colombia con L’Ecuador ed è di vitale importanza.
Il bastone della pace. I Nasa non usano armi, ma sono protetti da una Guardia Indigena munita di un simbolico bastone colorato simbolo di comando, che da sempre fa parte della loro cultura. Guardia possono essere tutti: bambini, donne, uomini, vecchi e giovani. Solo con questo si sono riversati in due punti equidistanti dall’ entrata della Maria per bloccare la strada. Dopo pochi minuti sono arrivati gli Esmad (squadroni antisommossa della polizia) che hanno attaccato con gas e manganelli. Gli indigeni hanno resistito eroicamente fino a quando la polizia ha cominciato a usare fucili a pallettoni e granate non convenzionali composte da polvere da sparo, schegge, chiodi e pezzi di vetro. ... Continua a leggere...
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