Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
MOBILITAZIONE CONTRO IL COLPO DI STATO IN HONDURAS
MARTEDI’ 30 GIUGNO DALLE 18,00-18,30
DI FRONTE AMBASCIATA DELL’HONDURAS
VIA GIANBATTISTA VICO 10 (Zona Metro Flaminio)
Promuovono:
Membri italiani de La Red de la
Redes en Defensa de la
Humanidad (NUESTRA AMERICA, RADIO CITTA’
APERTA, CONTROPIANO,
LABORATORIO EUROPEO PER LA CRITICA SOCIALE.
NATURA AVVENTURA,) ;
COMITATO CARLOS FONSECA – ROMA, CONFEDERAZIONE
COBAS – ITALIA, RETE
DEI COMUNISTI, SPAZIO SOCIALE EX-51 ROMA ,
COORDINAMENTO CITTADINO DI
LOTTA PER LA CASA, FEDERAZIONE NAZIONALE
RDB, ASSOCIAZIONE ITALIA
NICARAGUA “CIRCOLO LEONEL RUGAMA”,
ASSOCIAZIONE LA VILLETTA; COMITATO
PALESTINA NEL CUORE; CENTRO
INFORMAZIONE, RICERCA E CULTURA,
INTERNAZIONALE (C.I.R.C.
INTERNAZIONALE); COORDINAMENTO GIOVANI IN
LOTTA, FORUM PALESTINA,
CIRCOLO COMUNISTA STEFANO CHIARINI
INOLTRE ATTENZIONE AGLI ACQUISTI! L'HONDURAS ESPORTA BANANE E CAFFE'! L'ISOLAMENTO ECONOMICO PUO' MOLTO IN QUESTI CASI.
Tito Pulsinelli - Selvas Non si tratta di una sfida, é scacco matto ai golpisti civili, ai loro gorilla, e alle illusioni ritardatarie delle elites neocoloniali. Il Presidente Zelaya ha annunciato il suo ritorno -accompagnato dal segretario della OEA e da altri presidemti latinoamericani- per "concludere il mio periodo di governo che scade a gennaio del prossimo anno".
L'annuncio é stato fatto a Managua, dove erano riuniti i Paesi del Gruppo di Rio, quelli centroamericani del SICA, l'ALBA e i paesi caraibici del Caricom. Oltre alla condanna morale del golpe, é stata sancita l'inammissibilita' di qualsiasi avventura autoritaria e liberticida, percepita come un attentato alla sicurezza e alla democrazia di ogni nazione americana.
Il Brasile, Messico, Venezuela, Nicaragua, Ecuador, Cuba e Bolivia avevano richiamato i rispettivi ambasciatori. Il Guatemala, Salvador e Nicaragua interrompono il flusso commerciale con l'Honduras, e il sistema bancario del SICA sospende qualsiasi programma economico e i prestiti. Il Venezuela blocca l'invio delle forniture di petrolio.
A questo punto -buoni ultimi- gli Stati Uniti parlano finalmente in modo chiaro e univoco per bocca di H. Clinton: non riconosceranno nessun governo che non sia quello di Zelaya.
In mattinata, l'assemblea generale dell'ONU aveva chiuso ogni spiraglio ai golpisti; non c'e' nessun margine di manovra per guadagnare tempo. All'unisono risuona coralmente un solo monito: Zelaya e' il presidente costituzionale, non ci saranno contatti con altre autorita''.
La giornata di protesta in tutto il territorio dell'Honduras, con la paralisi delle attivitá' produttive che si estendeva a macchia d'olio, i blocchi dellla rete stradale , l'interruzione dei trasporti e la chiusura degli stessi uffici pubblici, mostrava che il golpe non si consolidava e cominciava a disarticolarsi. Arrivava anche la notizia della sollevazione di un battaglione della regione dell'Atlandida: il golpisti non hanno il controllo su tutta la forza armata. ... Continua a leggere...
militari in strada a Tegucigalpa
In queste ore i media italiani e stranieri hanno trattato in modo molto superficiale la questione del referendum che si sarebbe dovuto tenere ieri a Tegucigalpa, in Honduras, e che è stato la causa del colpo di Stato che ha deposto il presidente legittimo Manuel Zelaya.
Praticamente tutti all’unanimità hanno scritto che il referendum avrebbe praticamente garantito la seconda candidatura di Zelaya. In realtà la strada che avrebbe dovuto percorrere Zelaya per ottenere la seconda rielezione era ancora lunga e costellata da troppi condizionali.
Innanzitutto il referendum di domenica scorsa, che non era obbligatorio (come lo è invece il voto in Honduras) ma facoltativo, era in realtà una sorta di sondaggio (dal momento che la consulta referendaria in Honduras non esiste) per chiedere al popolo se fosse favorevole o meno al fatto che a novembre nei seggi già predisposti per le elezioni presidenziali, legislative e amministrative, venisse installata una “quarta urna” per la designazione di un’assemblea Costituente... Continua a leggere...
FAQ per capire i retroscena di quanto sta avvenendo in queste ore
Perché i militari hanno voluto il golpe in Honduras?
Ecco perché è stato tentato il colpo di stato. Al centro c'è la questione della rielezione del presidente Zelaya che si è "spostato" troppo a sinistra per i gusti della locale ricca oligarchia, complice per decenni di violenze, soprusi e regimi reazionari.
Militare golpista in Honduras
Fonte: ANSA
Come si chiama il presidente dell'Honduras che i militari hanno voluto destituire con un colpo di stato?
Si chiama Manuel Zelaya, ha 56 anni ed è in carica dal gennaio 2006.
Quali sono le scelte politiche e sociali del presidente Zelaya? ... Continua a leggere...
Spett.le
Ambasciata dell’HONDURAS
alla c.a dell’Ambasciatore
Roberto Ochoa Madrid
Tel. +39-06-3207236
Fax +39-06-3207973
Noi cittadini, esponenti della società civile e politica italiana, giornalisti e uomini di cultura, difensori dei diritti umani, viste le gravi notizie che giungono dall’Honduras di un colpo di stato in atto in queste ore, condannato anche dall’Unione Europea, abbiamo sentito la necessità di costituirci autonomamente e spontaneamente in un Comitato provvisorio di solidarietà al presidente legittimo dell’Honduras Manuel Zelaya.
Condanniamo pertanto fermamente quanto sta avvenendo a Tegucigalpa ed esprimiamo grande preoccupazione per la situazione dei diritti umani, civili e politici del popolo hondureño, dal momento che circolano voci di militari armati per le vie della città e della presenza di francotiratori e chiediamo inoltre l’immediato ritorno di Manuel Zelaya alla presidenza del paese e il ripristino dell’ordine costituzionale.
portavoce
Ho conosciuto un bambino che era sette bambini.
Abitava a Roma, si chiamava Paolo e suo padre era un tranviere.
Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili.
Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello.
Però abitava anche a Mosca, si chiamava Juri, come Gagarin, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica.
Però abitava anche a Nuova Vork, si chiamava Jimmy e suo padre aveva un distributore di benzina.
Quanti ne ho detti? Cinque. Ne mancano due:
uno si chiamava Ciù, viveva a Shanghai e suo padre era un pescatore; l'ultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva l'imbianchino.... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 23/06/2009 @ 00:34:58, in Perù, linkato 1843 volte)
La questione indigena in Perú – una vecchia storia Il giornalista peruviano Ismael León Arías, in un articolo scritto proprio nei primi giorni di giugno, durante la dura repressione contro le legittime proteste del movimento indigeno che ha causato in Perù circa 50 morti fra nativi (ma che secondo alcune fonti, come vedremo, sarebbero molti di più) ed effettivi di polizia, ricorda ai suoi lettori un episodio avvenuto agli inizi degli anni ‘20 nel suo paese.
Accadde nella zona de La Chorrera, nel Caquetà, allora territorio peruviano oggi appartenente alla Colombia. Julio César Arana, proprietario della Peruvian Amazon Comp. Limited, che si occupava della lavorazione del caucciù, dette ordine ai suoi uomini di far prigionieri venti indigeni che lavoravano nella sua impresa, di chiuderli dentro sacchi di iuta e di bruciarli vivi, come monito e avvertimento per tutti gli altri loro compagni che stavano protestando per le misere e indegne condizioni di vita e di lavoro.
Allora era presidente del paese Augusto Leguía, ... Continua a leggere...
Queste le altre date della proiezione del video:
26/06 – FERMO - PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI E RIFONDAZIONE
COMUNISTA, Sala Multimediale (davanti al Comune), ore 21.30
26/06 – BUSSOLENO (TO), ASS. “LA CREDENZA” PRC sez. di Bussoleno
Via Fontan 16, ore 21.00
24/07 – CAMPEGGIO NO TAV, VENAUS (TO), Presidio NO TAV, ore 21.00
per info Associazione Nuova Colombia nuovacolombia@yahoo.it www.nuovacolombia.net
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