Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Raúl Reyes a Fiumicino con la moglie Olga Marín ed altri leader FARC
Due articoli apparsi uno il 27 luglio sul sito di Radio Caracol e uno due giorni fa sull’edizione online del quotidiano El Tiempo, dichiarano che le autorità colombiane sono a conoscenza dei nomi, saltati fuori dal computer di Raúl Reyes, dei presunti “fiancheggiatori” delle FARC in Europa e che tali informazioni sarebbero state già trasmesse ai governi dei paesi interessati.
Anche l’Italia figura fra questi, il sito di Radio Caracol fa infatti riferimento a un certo “Ramón”, mentre quello di El Tiempo cita due persone che usano gli “alias” di Ramón e “Consolo” e “le cui identità sarebbero già note”.
In Italia la stessa notizia è stata ripresa ieri dal quotidiano La Repubblica a firma del suo latinoamericanista Omero Ciai, che in un ignobile articolo dal titolo “Ecco chi aiuta le FARC dall’Italia”, scrive: “degli Italiani si conoscono solo i “nomi di battaglia” estratti dal computer di Reyes (“Ramon” e “Consolo”) ma, sempre secondo El Tiempo, la polizia italiana ne conosce la vera identità e l’ha già comunicata ai colombiani”.
Si lascia sfuggire una grande occasione Omero Ciai, quella di fare il suo mestiere come andrebbe fatto, e cioè usando la curiosità ma soprattutto la conoscenza dell’argomento trattato, per riportare una notizia in modo corretto e onesto.
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Pubblico qui di seguito un saggio dello scrittore e giornalista Antonio Mazzeo sui presunti finanziatori arabi del Ponte sullo Stretto si Messina, e i loro collegamenti con i traffici d’armi internazionali e l’attentato alle Torri Gemelle di New York ' l’11 settembre 2001.
IL PONTE DELL’11 SETTEMBRE
di Antonio Mazzeo
Non ci sarebbe stata solo la mafia italoamericana a volere investire milioni di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Stando alle indagini della Procura di Roma, una parte dei soldi potrebbe essere stata promessa da misteriosi finanziatori arabi. Giuseppe Zappia, l’ingegnere accusato di associazione mafiosa per i lavori del Ponte, ha rivelato l’identità di uno di essi. Si tratterebbe di uno dei congiunti della casa reale dell’Arabia Saudita. Spuntano così pericolosi trafficanti d’armi e agenti segreti, faccendieri e terroristi internazionali. E il sogno del Ponte s’incrocia con le indagati per gli attentati alle Torre Gemelli di New York, l’11 settembre del 2001…
Dal Canada allo Stretto di Messina via Arabia Saudita[1]
Non ci sarebbe stato solo il boss italo-canadese Vito Rizzuto, fedele alleato del clan dei Cuntrera-Caruana, ad aver dato l’assalto al Ponte sullo Stretto di Messina. Tra le carte dell’inchiesta denominata “Brooklin” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, che ha individuato l’operazione di Cosa Nostra per riciclare cinque miliardi di euro nella realizzazione del Ponte, c’è pure una pista parallela che porta direttamente in Arabia Saudita.
L’ingegnere Giuseppe “Joseph” Zappia, sotto processo con l’accusa di aver fatto da prestanome delle cosche italocanadesi e che aveva partecipato alla gara di pre-qualifica per la progettazione definitiva e la realizzazione del Ponte, si è difeso dando un volto differente ai suoi presunti finanziatori. “Non avevo né ho bisogno del finanziamento della mafia italo-canadese per costruire il ponte sullo Stretto di Messina”, ha dichiarato l’anziano professionista all’Ansa nel febbraio 2005. ... Continua a leggere...
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Quella che doveva essere la smentita alla notizia (denunciata da un articolo di Maurizio Matteuzzi pubblicato sul Manifesto), che almeno una delle grandi interviste, quella al presidente colombiano Álvaro Uribe, realizzate da Jordi Valle e pubblicate dal Venerdì di Repubblica lo scorso 11 luglio era falsa, in realtá ben poco chiarisce su tutta la vicenda.
In particolare, la smentita, preannunciata da una lettera che lo stesso capo redattore del Venerdì, Attilio Giordano, aveva inviato nei giorni scorsi alla sottoscritta in risposta alla richiesta di chiarimenti sulla vicenda, avrebbe dovuto spiegare se Jordi Valle aveva incontrato, dove e come, Álvaro Uribe lo scorso 26 giugno. Incontro che era stato negato dalla stessa presidenza della repubblica della Colombia in un comunicato apparso sul sito ufficiale del governo.
Domenica 27 luglio si è tenuta in Messico la Consulta Ciudadana, con la quale la popolazione è stata chiamata ad esprimersi sulla proposta di completa privatizzazione dell’impresa petrolifera PEMEX presentata da Felipe Calderón, il presidente del paese.
L’85% della popolazione ha detto NO.
Al Direttore di Repubblica
Ezio Mauro
Al caporedattore del Venerdì di Repubblica
Attilio Giordano
Alla Direzione
del Gruppo Editoriale l’Espresso SPA
All’Ordine dei Giornalisti
Un articolo di Maurizio Matteuzzi, pubblicato il 20 luglio scorso sul Manifesto, denuncia che una serie di importanti interviste pubblicate dal suo giornale nel supplemento Il Venerdì a personaggi del calibro di di Fidel Castro, Gabriel Garcìa Màrquez, Álvaro Uribe, Hugo Chávez e per ultima quella al capo delle FARC, Alfonso Cano, a firma del vostro collaboratore Jordi Valle sarebbero false.
Particolarmente per una, quella al presidente colombiano Álvaro Uribe, pubblicata l’11 luglio 2007, esiste la smentita ufficiale pubblicata sulla pagina web del governo della Colombia che può essere letta qui: (http://web.presidencia.gov.co/sp/2008/julio/18/11182008.html)
Dove si legge anche che la direzione di Repubblica è già stata informata dal governo colombiano lo stesso giorno della pubblicazione dell’intervista.
Dopo la pubblicazione dell’articolo di Maurizio Matteuzzi sul sito annalisamelandri.it, inoltre decine di persone hanno lasciato sullo stesso (http://www.annalisamelandri.it/dblog/articolo.asp?articolo=613)
la loro testimonianza relativamente a truffe e raggiri di varia entità che avrebbero subito proprio dal signor Jordi Valle.
Tutto ciò configura un caso gravissimo di violazione di ogni deontologia professionale da parte non semplicemente del sig. Valle, ma da parte del suo giornale dal quale i lettori si attendono un ben altro livello di professionalità e di rispetto per i lettori. Visto che la notizia dei falsi scoop è oramai di rilevanza nazionale internazionale e suscita dibattito e preoccupazione, stride il suo silenzio e quello del suo giornale, per il quale, in quanto lettrice dello stesso mi attendo un chiarimento pubblico.
Contro la così detta “Direttiva di Ritorno” e cioè il pacchetto di normative approvate il 18 giugno scorso dal Parlamento Europeo, si sono espressi in vario modo già il presidente venezuelano Hugo Chávez, quello ecuadoriano Rafael Correa e il presidente della Bolivia Evo Morales, nonché tutto il Mercosur.
Particolarmente dure sono state le parole di Hugo Chávez che ha minacciato di sospendere la fornitura di petrolio a quei paesi che ratificheranno le nuove misure adottate.
Il 24 luglio, anche il governo delle Repubblica Dominicana, ha reso noto attraverso i maggiori mezzi di comunicazione del paese, la posizione ufficiale rispetto alla “Direttiva di Ritorno”.
Portavoce del governo in questa materia si è fatto il CONDEX (Consejo Nacional para las Comunidades Dominicanas en el Exterior) e cioè il consiglio Nazionale per le Comunità Dominicane all’Estero, un ente la cui costituzione è stata prevista all’interno della legge CONDEX, approvata all’inizio dell’anno in corso dallo stesso presidente della Repubblica Dominicana, Leonel Fernández.... Continua a leggere...
Da leggere e diffondere. Inevitabilmente viene da ridere ma il fatto è gravissimo.
VENERDÌ DI REPUBBLICA
Gli scoop di Jordi La nostra invidia
Maurizio Matteuzzi
Chapeau a la Repubblica, anzi al Venerdì di Repubblica. In metà anno ha fatto una serie di scoop strabilianti. In sequenza: il 18 gennaio un incontro-intervista con Gabriel Garcia Marquez a Cartagena, notoriamente non facile da avvicinare; il 9 maggio un'intervista al venezuelano Hugo Chavez nel palazzo di Miraflores a Caracas; il 6 giugno un'intervista «in un luogo segreto della foresta amazzonica» con i due leader massimi delle Farc dopo la morte di Tirofijo, Alfonso Cano e Mono Jojoy; l'11 luglio incontro-intervista, in un luogo imprecisato di Bogotá, forse lo stesso palazzo presidenziale di Nariño, con il presidente colombiano Alvaro Uribe, l'eroe della cinematografica liberazione della Betancourt di qualche giorno prima (il 2 luglio), un altro che per avvicinarlo bisogna sputar sangue; il 18 luglio in un luogo imprecisato della selva forse in Colombia forse in Ecuador, un nuovo incontro-intervista con Alfonso Cano nel giro di un mese. Straordinario, considerato che mezzo mondo cerca Cano, a cominciare dagli efficientissimi reparti anti-guerriglia di Uribe. E che, a quanto si sa Cano sono (erano) 8 anni che non dava interviste. ... Continua a leggere...
Montenegrina – Questa giovane ragazza, fotografata prima della cattura, era sospettata di essere una collaboratrice dei partigiani. Fu uccisa schiacciandole la testa con una pietra: c'era l'ordine di non sprecare pallottole nelle esecuzioni dei “ribelli”.
“La storia d’Italia conservata nelle case” è il titolo di una trasmissione che andrà in onda a Radio Onda Rossa domani, 23 luglio alle ore 11.
Sarà diretta da Salvatore Ricciardi e si avvalerà della collaborazione dell’amico Gavino Puggioni, esperto e studioso di storia orale e scrittura popolare, che interverrà telefonicamente.
La trasmissione, alla quale seguiranno altre iniziative sia editoriali che in rete, ha per oggetto proprio lo studio della storia orale del nostro paese, fatta e scritta da coloro i quali l’hanno vissuta in prima persona.
Nel corso della prima trasmissione sarà presente Davide Conti, autore del libro: L’occupazione italiana dei balcani – Crimini di guerra e mito Della brava gente (1940-1943). Ed. Odradek.
"La trasmissione di mercoledì 23 parlerà del Regio Esercito durante l'occupazione italiana dei Balcani negli anni 1940-1943.
Occupazione caratterizzata da una lunga serie di crimini di guerra, di cui una testimonianza sono le quattro fotografie, (di cui pubblicata su questo sito) scattate a Niksic in Montenegro da un soldato italiano tra il maggio e il novembre 1942. Delle quattro fotografie racconteremo le loro origini, il loro ritrovamento e le ricerche che ne sono seguite per raccontare la storia, le storie, di cui sono viva testimonianza." (Gavino Puggioni)
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Qui la registrazione della trasmissione di Radio Onda Rossa
Ascolta l'intervista di Cecilia Rinaldini a Adolfo Pérez Esquivel al GR1.
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Il premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel, presiederà a Bogotà il prossimo 23 luglio l’ultima udienza del Tribunale Permanente dei Popoli, sezione Colombia.
Verranno emesse in questa udienza finale le condanne a carico delle multinazionali straniere e delle imprese nazionali colombiane che hanno commesso violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità verso tutte le popolazioni indigene e verso le comunità di contadini che si trovano nei territori dove queste operano e lavorano.
Il processo, iniziato a Berna due anni fa, conclude questa sua prima fase di indagine nella quale sono stati esaminati gli impatti delle politiche delle multinazionali sui territori e sulle comunità particolarmente nelle zone in cui maggiore è la loro attività e cioè quelle più ricche di risorse petrolifere e minerarie.
Sono state tenute davanti alla sezione Colombia del Tribunale Permanente dei Popoli 17 udienze preliminari nazionali e internazionali e sei udienze specifiche relative a questi settori: agroalimentario, petrolifero, minerario, della biodiversità, dei servizi pubblici e dei crimini contro le comunità indigene.
Le multinazionali accusate sono la Coca Cola, Nestlé, Chiquita Brands, BP, OXI, Repsol, Drummond, Cemex, Holcim, Muriel, Glencore-Xtrata, Anglo American, Bhp Billington, Anglo Gold, Monsanto, Smurfit Kapa – Cartón de Colombia, Multifruits S.A. – Delmonte, Pizano S.A e la sua filialel Maderas del Darién, Urapalma S.A, Dyncorp; Unión Fenosa, Aguas de Barcelona, Canal Isabel II, Endesa, Telefónica y TQ3, nonché i governi dei paesi dove queste aziende hanno sede e il governo colombiano per aver permesso lo sfruttamento delle sue ricchezze e per essere stato complice silenzioso nei crimini che tali multinazionali hanno compiuto nel corso di questi anni contro il suo popolo.
Alcune di esse, avvalendosi infatti dell’appoggio di gruppi armati vincolati in maniera piu o meno evidente con lo Stato hanno commesso crimini che vanno dallo sfollamento di intere comunità., agli omicidi contro dirigenti sindacali ed attivisti politici, alla sparizione forzata.... Continua a leggere...
Pubblico questa riflessione giuntami dall'amico Raffaele Mangano, autore tra gli altri di "Il mio amico Abdul" recensito qui.
"Praticamente si pranzava sul marciapiede. Il cameriere andava avanti e indietro, sudato e accaldato, scusandosi per il ritardo del cuoco che doveva cucinare solo riso, verdure e un orribile pollo bollito. Ad un tratto un uomo cencioso attraversò la strada barcollando. Giunto nei pressi della locanda, stramazzò a terra. Giusto un brusio, poi gli avventori ripresero a darsi da fare con le portate. Sapevo già tutto, ma rimasi lo stesso turbato. Il poveretto era un paria, un intoccabile. Sarebbe morto e poi un carro della municipalità di Calcutta avrebbe rimosso il corpo, come se fosse un cane randagio.
Due bambine rom muiono sulla spiaggia. I bagnanti rimangono stesi sui lettini, bevono bibite fresche, fanno il bagno, leggono riviste di gossip.
Insomma ci siamo arrivati anche noi. La nuova Italia non ha più nulla da invidiare a nessuno. Evviva"
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