Raúl Reyes a Fiumicino con la moglie Olga Marín ed altri leader FARC
Due articoli apparsi uno il 27 luglio sul sito di Radio Caracol e uno due giorni fa sull’edizione online del quotidiano El Tiempo, dichiarano che le autorità colombiane sono a conoscenza dei nomi, saltati fuori dal computer di Raúl Reyes, dei presunti “fiancheggiatori” delle FARC in Europa e che tali informazioni sarebbero state già trasmesse ai governi dei paesi interessati.
Anche l’Italia figura fra questi, il sito di Radio Caracol fa infatti riferimento a un certo “Ramón”, mentre quello di El Tiempo cita due persone che usano gli “alias” di Ramón e “Consolo” e “le cui identità sarebbero già note”.
In Italia la stessa notizia è stata ripresa ieri dal quotidiano La Repubblica a firma del suo latinoamericanista Omero Ciai, che in un ignobile articolo dal titolo “Ecco chi aiuta le FARC dall’Italia”, scrive: “degli Italiani si conoscono solo i “nomi di battaglia” estratti dal computer di Reyes (“Ramon” e “Consolo”) ma, sempre secondo El Tiempo, la polizia italiana ne conosce la vera identità e l’ha già comunicata ai colombiani”.
Si lascia sfuggire una grande occasione Omero Ciai, quella di fare il suo mestiere come andrebbe fatto, e cioè usando la curiosità ma soprattutto la conoscenza dell’argomento trattato, per riportare una notizia in modo corretto e onesto.
Per chi fosse infatti appena dentro le vicende colombiane (come dovrebbe esserlo il latinoamericanista di un grande quotidiano nazionale) non era difficile immaginare che “Ramón” e “Consolo” non erano affatto degli “alias” come riporta El Tiempo e tanto meno dei “nomi di battaglia” come inventa Omero Ciai colorando il suo articolo con un tocco di fantasia.
Ramón e Consolo sono in realtà Ramón Mantovani e Marco Consolo, il primo ex parlamentare del Partito di Rifondazione Comunista, il secondo dirigente del gruppo, da anni impegnati per il raggiungimento di un accordo di pace nel conflitto che da circa mezzo secolo insanguina la Colombia.
Chi segue le vicende colombiane sa benissimo che sia Ramón Mantovani che Marco Consolo con Raúl Reyes e sua moglie Olga Marín ( figlia di Tirofijo) intrattenevano rapporti di amicizia oltre che di collaborazione in virtù di uno scambio di prigionieri tra le FARC e il governo colombiano. Raúl Reyes e sua moglie vennero in Italia invitati da Rifondazione Comunista una prima volta nel 1997 e in quell’occasione furono ricevuti anche dalla Farnesina. “Noi facemmo in modo che venissero ricevuti dalla Farnesina. Era utile che il governo italiano conoscesse le intenzioni delle FARC circa un eventuale processo di pace. Venne deciso che FARC e governo italiano avrebbero intrattenuto una relazione stabile presso l’ambasciata italiana in un paese terzo”. Questo scriveva Ramón Mantovani in un suo articolo pubblicato il 6 marzo scorso su Liberazione, appena tre giorni dopo la morte di Raúl Reyes, avvenuta in seguito ad un’ incursione illegale in territorio ecuadoriano da parte dell’esercito colombiano, nella quale morirono oltre a lui e sua moglie, altre venti persone.
Quell’incontro tra il governo italiano e quello che era il portavoce delle FARC portò alla liberazione unilaterale di un prigioniero che si trovava nelle mani della guerriglia colombiana.
Successivamente Reyes ebbe modo di incontrare, grazie alla mediazione di Ramón Mantovani, anche la Commissione Esteri della Camera dei Deputati e la Segreteria di Stato Vaticana, mentre numerosi furono i viaggi dei due politici italiani in Colombia organizzati e attuati completamente alla luce del sole e in accordo con l’ambasciata italiana a Bogotá, come gli stessi Mantovani e Consolo hanno reso noto in una conferenza stampa realizzata oggi stesso presso la sede di Rifondazione Comunista di Via del Policlinico a Roma.
Raú Reyes, e questo Omero Ciai dovrebbe saperlo, in qualità di “ministro degli Esteri” delle Farc ha sempre viaggiato tantissimo, ha incontrato politici e intellettuali in vari paesi europei e li ha ricevuti nella sua tenda in Colombia nella selva. Incontri volti esclusivamente al raggiungimento di accordi di pace tra le parti di quella che forse è una delle guerre civili più lunghe ancora in corso. Quando il dialogo e gli accordi di pace erano ancora ipotizzabili forse in una Colombia sì martoriata ma non ancora messa nelle mani armate della politica di sicurezza democratica di Álvaro Uribe. Incontri pubblici come quando nel 2000 in Spagna Reyes fu invitato e ricevuto con tutti gli onori insieme all’Alto Commissario colombiano per la Pace Víctor Ricardo, come dimostra la foto,dall’allora dirigente del Partido Popular e presidente della Generalidad Valenciana, Eduardo Zaplana.
Temendo la possibilità di un riaccendersi del dibattito circa il conferimento dello status di belligeranza alle FARC, Álvaro Uribe nel mese di gennaio di quest’anno, ha organizzato un viaggio in Europa per sferrare un’ “offensiva diplomatica” alla guerriglia colombiana, incontrando alcuni capi di stato europei e denunciando il “carattere terrorista” delle FARC e dell’ELN, l’atro gruppo ribelle che combatte da anni in Colombia e richiamando l’attenzione dei suoi omologhi sui presunti “legami internazionali”delle FARC.
Si è prestato bene quindi alla politica del governo colombiano il nostro latinoamericanista.
Dopo i combattenti Ramon e Consolo, tira in ballo nel suo articolo anche l’Associazione Nuova Colombia, colpevole di organizzare pubblicamente dibattiti e cene.
In conclusione del suo articolo un fugace riferimento alla “relazione, citata dal procuratore Pietro Grasso, tra alcune organizzazioni criminali italiane legate alla camorra e alla ‘ndrangheta e le Farc”. Ricordiamo a Omero Ciai che l’esempio più noto di vincolo tra ‘ndrangheta e Colombia è rappresentato da quel Salvatore Mancuso, capo indiscusso delle Auc, Autodefensas Unidas de Colombia, gruppo paramilitare di estrema destra, estradato negli Stati Uniti poco tempo fa perchè in Colombia stava parlando troppo sui vincoli tra potere politico e paramilitarismo e il cui computer a differenza di quello di Reyes, recuperato intatto dopo un bombardamento aereo, è invece “sparito” dalla sua cella prima del suo trasferimento all’aeroporto.
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