Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Annalisa (del 13/12/2007 @ 00:37:09, in Perù, linkato 1265 volte)

E’ iniziato lunedì (casualmente nella stessa data in cui si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti Umani) in Perù il processo ad Alberto Fujimori per violazione dei diritti umani e corruzione.
Rischia quasi 30 anni di carcere e il pagamento di circa 34 milioni di dollari di indennizzo ai familiari delle vittime, in un processo che nel paese è considerato storico per essere la prima volta che un ex capo di stato risponde davanti alla giustizia per reati commessi durante il suo mandato.
Fujimori è accusato del sequestro e assassinio di nove studenti e di un professore dell’Università la Cantuta nel 1992 ed il massacro di altre 15 persone nel 1991 a Barrios Altos a Lima.
L’udienza è stata sospesa perchè l’imputato ha accusato ipertensione dopo avere gridato a gran voce e con le braccia in alto la sua innocenza. Il suo show gli è costato il richiamo all’ordine da parte del giudice César San Martín.
Intanto da Washington arriva un documento della DIA del 1997 che prova l’ordine dato dallo stesso Fujimori di non lasciare vivo nessun prigioniero Tupac Amaru nell’operazione di riscatto Chavín de Huántar, in cui furono uccisi a sangue freddo, nonostante si fossero arresi, i ribelli che tennero in ostaggio per quattro mesi nella sede dell’Ambasciata giapponese a Lima, centinaia di ostaggi.
Di Annalisa (del 06/04/2008 @ 20:07:04, in Perù, linkato 1621 volte)
Il nostro appello sulla Colombia arriva al Parlamento Europeo: 26 eurodeputati scrivono al presidente colombiano Uribe.
Chi è colpevole? Ama gli altri come te stessa. Chiusi gli occhi e vidi il modo come un embrione sul punto di abortire”
Melissa Patiño (dal carcere)
Melissa e gli altri
Melissa Patiño Hinostroza ha 20 anni ed è una giovane poeta peruviana di Lima.
Si trova in carcere dal 29 febbraio scorso, arrestata ad Aguas Verdes, dipartimento di Tumbes, al confine con l’Ecuador, con l’accusa di terrorismo internazionale, mentre faceva rientro in patria dopo aver partecipato al Secondo Congresso della Coordinadora Continental Bolivariana, tenutosi a Quito dal 23 al 27 febbraio. Congresso che rappresenta un importante momento di incontro per tutta la sinistra latinoamericana, per i movimenti sociali e le organizzazioni popolari della regione, e al quale avevano partecipato, insieme a circa 800 delegati di diversi paesi del mondo, anche i tre giovani messicani che si trovavano nel campo delle FARC per motivi di studio e dove hanno perso la vita in seguito all’attacco dell’esercito colombiano in cui è morto il comandate guerrigliero Raúl Reyes, che stava conducendo trattative con la Francia per la liberazione di Ingrid Betancourt.
Insieme a Melissa sono stati arrestati con la stessa accusa e senza nessuna prova, anche altri 6 peruviani che si trovavano con lei sullo stesso autobus messo a disposizione dagli organizzatori del Congresso, durante il viaggio di ritorno dall’Ecuador al Perú e che sono: Roque González La Rosa, Damaris Danitza Velasco Huiza, Armida Esperanza Valladares Jara, Guadalupe Alejandrina Hilario Rivas, María Socorro Gabriel Segura y Carmen Mercedes Asparrent Rivero.... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 26/04/2008 @ 08:59:37, in Perù, linkato 1358 volte)

Dal Perú alcuni amici stanno raccogliendo firme da inviare al presidente Alan García Peréz per chiedere la libertà della giovane poeta Melissa Patiño e degli altri 6 ragazzi detenuti ingiustamente al confine con l’Ecuador mentre rientravano nel loro paese dopo aver partecipato al II Congresso della Coordinadora Bolivariana.
Chi può, chi vuole, sarebbe importante aggiungere firme dall’Italia.
Se ne sta occupando la giornalista e poeta argentina Cristina Castello. Si può scrivere per aderire a:
la lettera con le adesioni si può leggere qui: (in spagnolo)
Di Annalisa (del 09/07/2008 @ 02:09:50, in Perù, linkato 1197 volte)

I due giorni di sciopero nazionale agrario del 8 e 9 luglio promossi in Perú da varie organizzazioni tra le quali la Confederación General de Trabajadores del Perú (CGTP), la Confederacíon Nacional Agraria (CNA), la Confederación Campesina del Perú (CCP) e la Coordinadora Andina de Organizaciones Indígenas (CAOI) rischiano di paralizzare il paese e di trasformarsi in un momento di rivolta nazionale contro un governo, quello del presidente Alan García. Questo sordo fino a questo momento alle varie voci di protesta che si levavano più o meno isolatamente, si trova ora a fare i conti con un movimento ben organizzato e soprattutto unito. Un movimento contadino e indigeno ben strutturato al quale si sono aggiunti altri settori, come quello dei lavoratori e degli imprenditori dell’attività estrattiva e mineraria, i trasportatori, i lavoratori del settore della pesca. Un movimento oggi forte dell’appoggio internazionale ottenuto anche da varie organizzazioni non governative europee (tra le quali la nostra ASud) soprattutto durante i giorni della Cumbre de los Pueblos, realizzata a Lima tra il 13 e il 16 di maggio di quest’anno, in contrapposizione al vertice istituzionale dei paesi dell’Europa e dell’America Latina e dei Caraibi. Enlazando Alternativas è il nome che è stato dato a questo grande progetto di gemellaggio di intenti e movimenti tra i due continenti.... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 10/07/2008 @ 12:24:04, in Perù, linkato 928 volte)
Circa 200 persone in stato di arresto e una cinquantina di feriti, questo il saldo dello sciopero nazionale agrario organizzato dalla Central General de Trabajadores del Perú (il quarto durante la presidenza di Alan García), che nella giornata di ieri ha paralizzato il paese.
Il governo aveva disposto imponenti misure di sicurezza e dispiegato notevoli mezzi dell’esercito per le strade, negli aeroporti e in aree giudicate più a rischio come le centrali idriche ed elettriche.
Una sede governativa è stata data alle fiamme e moltissime strade e vie di comunicazione sono state bloccate, in quella che soprattutto nelle zone interne del paese e sicuramente con minor intensità a Lima, si è dimostrata essere una giornata di protesta a tutto tondo contro Alan García.
Nonostante le fonti governative tentino di sminuire l’esito dell’iniziativa, Mario Huamán segretario generale della CGTP, informa che si è trattato di un successo sia a livello organizzativo che di partecipazione. Da da questa grande occasione di ripudio alla politica neoliberale del presidente Alan García è nato inoltre un impegno importante per il futuro sia sul piano di incontro di istanze diverse che su quello prettamente politico in vista delle prossime elezioni del 2011.
E’ stata annunciata infatti per il prossimo 4 novembre, (giorno in cui ricorre la grande rivolta indigena guidata da Túpac Amaru) la costituzione della Asamblea Nacional de Los Pueblos (Assemblea Nazionale dei Popoli) che avrà l’intento di “promuovere cambiamenti” a livello sociale nel paese e che presenterà un fronte politico elettorale per il prossimo appuntamento del 2011.
L’Assemblea Nazionale dei Popoli sarà formata da due grandi sindacati, da settori organizzati della società civile e da diverse realtà regionali dislocate in tutto il paese. ... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 13/08/2008 @ 00:35:12, in Perù, linkato 1387 volte)
La mia amica Rosina Valcárcel, nota antropologa, giornalista, scrittrice e poetessa peruviana, nonché militante battagliera, da tempo porta avanti una campagna in difesa del leader del MRTA (Movimiento Revolucionario Túpac Amaru) Víctor Polay Campos, che conosce da anni.
Victor Polay, figlio di Victor Polay Prisco, fondatore del Partito Aprista Peruviano, fondò l’MRTA nel 1982 . Nel 1993 fu condannato all’ergastolo dai così detti “giudici a volto coperto” della dittatura fujimorista.. Questa sentenza fu poi annullata in seguito alla pressione degli organismi internazionali in difesa dei Diritti Umani.
A marzo di quest’anno la Corte Suprema del Perù lo ha condannato invece a 35 anni di carcere per terrorismo.
Victor Polay si trova da ormai circa 17 anni nel carcere di massima sicurezza della Base Navale del Callao, la nuova condanna quindi equivale ad un ergastolo.
Rosina Valcárcel crede che Alan García non lascerà mai uscire dal carcere Victor Polay per il fatto che l’affascinante leader del Movimento Túpac Amaru in gioventù ebbe in passato una relazione con Pilar Nores, prima che questa diventasse la moglie del presidente peruviano.
Lo ha dichiarato in un’intervista al programma radiofonico del giornalista César Hildebrandt.
Di Annalisa (del 25/10/2008 @ 00:31:53, in Perù, linkato 2874 volte)

Comité Pro libertad de Victor Poaly
Contro la stigmatizzazione dei prigionieri politici.
Per la solidarietà. Per i nostri connazionali e cittadini: neanche un giorno più di silenzio.
Trasferimento immediato di Victor Polay e dei suoi compagni dalla Base Navale del Callao a un Centro Penitenziario Civile.
L’11 settembre del 2005 con il quotidiano La República (Lima, Perù) è stato pubblicato il Manifesto “Victor Polay: L’America latina chiede un giusto giudizio” firmato da Senatori, Deputati, Sindaci, Governatori e personalità di Argentina, Cile, Colombia, Nicaragua, Uruguay e Venezuela.
Successivamente il 17 marzo del 2006 (La República, Lima) alcuni intellettuali, personalità, professionisti ed operai del nostro paese chiesero inoltre pubblicamente : “Giusto giudizio per Victor Polay”.
Nonostante ciò, nel maggio del 2008, la Corte Suprema ha condannato Victor Polay a 35 anni di carcere. Questa è di fatto una condanna all’ergastolo , considerate le aspettative di vita di un peruviano medio e il fatto che a Victor Polay restano da scontare ancora 18 anni di carcere.
La Corte Suprema nella sua sentenza non ha tenuto conto che per un decennio Victor Polay è stato torturato e sottoposto a condizioni di vita disumane come riportato dalle relazioni della Croce Rossa Internazionale e come ha ben descritto il poeta Tomas Borge: “E’ vero, ogni giorno di carcere trascorso in quel periodo dovrebbe valere cento giorni. Non è ammissibile tenere un prigioniero in quelle condizioni e chi lo ha tenuto così è stato un maledetto codardo e merita di essere punito” (Caretas, 4 agosto 2005).
La Corte non ha nemmeno accolto quanto segnalato dalla Commissione di Verità e Riconciliazione del Perù (CVR): “... a differenza di Sendero, ... l’MRTA rivendicava le sue azioni e i suoi membri usavano dei distintivi per differenziarsi dalla popolazione civile, l’MRTA si è sempre astenuto dall’attaccare la popolazione inerme e in alcune occasioni ha mostrato intenzione di essere disposto a trattative di pace...”
Di Annalisa (del 05/04/2009 @ 23:35:21, in Perù, linkato 1245 volte)

Le poetesse Patricia del Valle (sin), Rosina Valcárcel (centro) e Marcela Pérez Silva (destra) lavando la bandiera del Perú
Un sondaggio realizzato in Perú dall’agenzia Ipsos Apoyo rivela che il 42% delle circa mille persone intervistate da questa agenzia in tutto il paese sono contrarie al Trattato di Libero Commercio che il presidente Alan García ha recentemente firmato con il Cile e che è operativo ormai dal 1 marzo scorso.
La protesta è condotta dal Partido Nacionalista guidato dall’ex candidato presidenziale, Ollanta Humala, che ha minacciato battaglia legale contro il TLC in virtù del fatto che l’accordo è stato firmato senza la ratifica del Congresso. Inoltre il Partido Nacionalista considera prioritaria la definizione della disputa sui confini marittimi e terrestri con il Cile, attualmente in discussione al tribunale internazionale dell’Aja.
Altri tipi di proteste e manifestazioni si sono realizzate spontaneamente in tutto il paese, come quella organizzata a Lima da alcuni amici, un gruppo di circa 30 poeti ed intellettuali, ... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 23/06/2009 @ 00:34:58, in Perù, linkato 1737 volte)

La questione indigena in Perú – una vecchia storia Il giornalista peruviano Ismael León Arías, in un articolo scritto proprio nei primi giorni di giugno, durante la dura repressione contro le legittime proteste del movimento indigeno che ha causato in Perù circa 50 morti fra nativi (ma che secondo alcune fonti, come vedremo, sarebbero molti di più) ed effettivi di polizia, ricorda ai suoi lettori un episodio avvenuto agli inizi degli anni ‘20 nel suo paese.
Accadde nella zona de La Chorrera, nel Caquetà, allora territorio peruviano oggi appartenente alla Colombia. Julio César Arana, proprietario della Peruvian Amazon Comp. Limited, che si occupava della lavorazione del caucciù, dette ordine ai suoi uomini di far prigionieri venti indigeni che lavoravano nella sua impresa, di chiuderli dentro sacchi di iuta e di bruciarli vivi, come monito e avvertimento per tutti gli altri loro compagni che stavano protestando per le misere e indegne condizioni di vita e di lavoro.
Allora era presidente del paese Augusto Leguía, ... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 21/07/2009 @ 06:00:00, in Perù, linkato 1038 volte)
Ya ha pasado más de un mes desde la violenta represión en la Amazonía peruana con la que el gobierno de Alan García ha puesto fin a la protesta organizada del movimiento indígena y de amplios sectores de la sociedad que pedían la revoca de unos decretos legislativos que afectaban profundamente la soberanía indígena sobre ese territorio pero sobre todo la protección de uno de los ecosistemas más importantes del país. Después de una semana de fuertes enfrentamientos que han dejado 50 muertos entre civiles y efectivos de Policía, un número considerable de heridos y algunos desaparecidos, el Congreso ha retirado dos de los decretos objeto de contestación. Antes que celebrarlo cómo una victoria del movimiento indígena hay la necesidad de aclarar sobre la suspensión del Estado de derecho durante toda la represión que ha llevado a graves violaciones de los derechos humanos por parte del Gobierno. Solo así se puede empezar para construir un diálogo constructivo entre las partes que por ahora está suspendido. Esto es lo que nos dice Francisco Soberón, director de la Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) de Perú, que fue nombrado junto a otros 50 defensores de Derechos Humanos “que están cambiando el mundo” por Terry Kennedy Cuomo en su libro “Decir la verdad al poder” publicado en el año 2000 por Random House.
Annalisa Melandri - En los días de la violenta represión en Bagua hubo testimonios de fosas comunes en Bagua y de cuerpos de indígenas arrojados desde los helicópteros a los ríos Marañón y Utcubamba. ¿Ustedes pudieron aclarar estas noticias?
Francisco Soberón - Sí, fueron testimonios de personas que estuvieron en la zona el día de los hechos y dijeron que vieron cómo se llevaban los cadáveres en helicópteros y los tiraban al río. Otros dijeron que los mataron al margen del río. Y luego los arrojaron al mismo.... Continua a leggere...
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