Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Nuova ordinanza comunale approvata dalla giunta di centro destra riservata a bar e ristoranti : «Non è ammessa l'attivazione di esercizi di sommini-strazione, la cui attività sia riconducibile ad etnie diverse ».
Nello stabilimento FIAT di Pomigliano d' Arco la crisi e' piu' dura che negli altri. Ricevo e pubblico volentieri due comunicati al riguardo, quello di Gerardo Giannone, segretario PDCI e quello dei Cobas relativo al licenziamento di Mimmo Mignano e all'istituzione della Cassa di Resistenza.
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LA FIAT A POMIGLIANO FARA' UN MESE DI CASSA INTEGRAZIONE IN PIU' RISPETTO AGLI ALTRI SITI.
SI RITORNA IN FABBRICA IL 9 FEBBRAIO ANZICHE IL 12 GENNAIO.
dichiarazione stampa del segretario del PdCI Fiat GIANNONE GERARDO:
Il sito industriale di Pomigliano ( Fiat ) si estende su 6Km quadrati conta ben 8000 dipendenti tra diretti e indiretti. Insomma ogni comune della provincia napoletana ha almeno un abitante che lavora alla Fiat. Inoltre quel sito nel bilancio consuntivo del 2007 ha prodotto circa 175mila auto per un valore commerciale di quasi 3,5 miliardi di euro.
I dipendenti della Fiat di Pomigliano versano mensilmente circa 12 milioni di euro nell'economia locale attraverso le spese di rutin ( cibo, vestiario, bar, ristoranti, giochi, telefonia, acqua, luce, gas, spazzatura, mutuo, fitto etc..) inoltre gli stessi versano mensilmente per quanto concerne l'IRPEF REGIONALE circa 184mila euro e circa 80mila euro nelle casse dei vari comuni come addizionale comunale IRPEF.... Continua a leggere...
Pubblico qiui di seguito l'adesione dei compagni e delle compagne di A Sud. Una splendida sintesi di quella che è la situazione nel nostro paese e dei motivi per cui non si deve abbassare la guardia nè domani, nè in futuro...
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A Sud ha deciso di aderire e di sostenere lo sciopero generale indetto dalla CGIL e dai sindacati di base. La nostra non è solo una scelta dettata dalle necessità di promuovere politiche di sostegno alla piena occupazione (alla quale l'intero sistema economico e politico ha rinunciato come se fosse fisiologico e naturale una situazione di sfruttamento e precarietà), di sostegno al reddito, di sostegno e di rafforzamento del welfare, di difesa dei beni comuni e dei saperi, a partire dall'acqua e dalla scuola pubblica. Non ci sono solo queste necessità che ci porteranno in piazza domani, di per se già fondamentali, né tantomeno la crisi economica e sociale che spinge il paese sempre più in basso facendolo retrocedere fin nei suoi istinti di pancia.
Quello che domani ci porterà in piazza è più di ogni altra cosa la necessità urgente di difendere la democrazia nel nostro paese, ormai fortemente a rischio. Un paese sempre più anormale in cui il presidente del consiglio pidduista attraverso il suo incontenibile potere economico e mediatico sta disarticolando le basi sulla quali la Repubblica è stata fondata, smontando pezzo a pezzo quel senso comune che permette ad un paese di farsi patria per motivi più alti dei colori di una bandiera. ... Continua a leggere...
Appello promosso da: “Legami d’acciao” (ex-operai ThyssenKrupp e familiari delle vittime)
RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
Il 6 dicembre di un anno fa un rogo sprigionatosi all'interno dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino faceva strage di 7 operai. Sette vite bruciate e sette famiglie lasciate nella disperazione.
Forte fu la commozione e l'eco in tutto il Paese. Le massime autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Napolitano, dichiararono che avrebbero fatto l'impossibile affinché stragi come quella di Torino non fossero più avvenute.
Spenti pian piano i riflettori dei mass-media, la questione della sicurezza sul lavoro è sparita dall'agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da quella – montata ad arte - della "sicurezza" nelle città, della psicosi dell'immigrato stupratore, rapinatore, pirata della strada o altro, dimenticando che secondo studi della stessa UE, le città italiane sono le più "sicure" d'Europa…
Ma tant'è, si mandano forze di polizia e militari nelle città, ma non si fa un passo per garantire incolumità e sicurezza a chi vive di lavoro. La strage di Torino non è stata la prima e, purtroppo, non è stata l'ultima: i circa 4 morti al giorno nei luoghi di lavoro dovrebbero suonare come un sonoro schiaffo per qualsiasi società che abbia la presunzione di definirsi "civile". Ma in Italia no: qui non solo si continuano a varare provvedimenti assolutamente insufficienti, soprattutto dal punto di vista delle azioni di contrasto e di sanzione nei confronti delle aziende, come da quello dei poteri e delle agibilità degli RLS e degli ispettori INPS o INAIL (come il nuovo Testo Unico, Legge 81/2008), ma a questi si affiancano leggi e decreti come quello sulla detassazione degli straordinari (Legge 126/24 del luglio 2008), quello sulla deregolamentazione del mercato del lavoro (Legge 133 del 5 agosto 2008), la direttiva del Ministero del Lavoro che indebolisce i servizi ispettivi del ministero stesso e dell'INPS (settembre 2008), e, ultimo solo per tempo, il ddl 1441 quater, ... Continua a leggere...
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6 dicembre 2007: strage di 7 operai alla ThyssenKrupp di Torino
6 dicembre 2008: non dimentichiamo tutte le stragi e morti sul lavoro
Nel mezzo altre centinaia di morti, altre migliaia di feriti:
la guerra quotidiana dei capitalisti contro i lavoratori.
Partecipiamo tutti alla manifestazione di Torino del 6 dicembre
Concentramento di fronte allo stabilimento ThyssenKrupp
Corso Regina Margherita 400, ore 09.30
Comunicato redatto da:
Le lavoratrici e i lavoratori delle redazioni di Primomaggio
foglio per il collegamento tra lavoratori, precari, disoccupati
primomaggio.info@virgilio.it
AL LAVORO, NON ALLA GUERRA
Contro il capitalismo, per la sicurezza e la salute dei lavoratori
Ad un anno dalla strage alla Thyssen-Krupp di Torino le morti e gli infortuni sui luoghi di lavoro proseguono; dopo aver versato mille volte “lacrime di coccodrillo” ed aver promesso altre mille volte “ora basta” le istituzioni, i partiti e i sindacati di regime hanno lasciato che tutto continuasse come sempre; questo governo, anzi, si è impegnato da subito nello smantellamento di quel poco che era stato realizzato sull’onda emotiva proprio della strage di Torino ed è verosimile pensare che nella prossima fase le cose peggioreranno ulteriormente perché la crisi che si sta sviluppando diminuisce il lavoro disponibile e fa aumentare il ricatto sui lavoratori.
Nel sistema politico, economico e sociale in cui viviamo - il capitalismo – ciò che “conta” è la realizzazione di profitto; poiché la sicurezza è un costo, questo sistema non esita e non esiterà a mettere a repentaglio la nostra sicurezza, la nostra salute e infine la nostra stessa vita pur di risparmiare e guadagnare. Qualcuno fa finta di scandalizzarsi, qualcuno si scandalizza davvero. ... Continua a leggere...
Ormai cadono dalle impalcature come le foglie dagli alberi in autunno.
Uno, due, tre al giorno, mentre l’Italia sta a guardare.
Preoccupata dal mercato dell’auto che crolla, dalla crisi che finalmente adesso chiamiamo recessione, dalla schizofrenia da poltrona di Villari.
E così questi operai che silenziosi come le foglie d’autunno, cadono dal loro luogo di lavoro e muoiono, sono un po’ il paradosso amaro e nascosto di questo paese e di questo momento.
Ma, se con maggior fragore e attenzione crollano le borse e i mercati, arretrano gli indici e precipitano le azioni, in silenzio cadono e precipitano nel vuoto i nostri operai. Giovanissimi ma non solo, italiani o anche immigrati irregolari, lontani dalle Piazze Affari, dal PIL, ignari delle grandi cifre che in un solo giorno si bruciano nel paese, ultima, dimenticata rotellina di un ingranaggio sempre più vicino alla rottura. ... Continua a leggere...
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Ieri la sentenza sul massacro a freddo della scuola Diaz, durante il G8 di Genova, ha ribadito che lo Stato, quando s'impegna, dimostra di essere una organizzazione a delinquere, peggiore delle raffazzonate mafie, 'ndranghete e camorre: la magistratura può anche mostrarsi libera e indipendente nei confronti dell'uomo più potente d'Italia, libera nei confronti dell'esecutivo, ma quando si tratta di difendere il cuore profondo dello Stato, anche quello scuro "di tenebre", perde ogni pudore.
Oltre a lanciare un messaggio rassicurante di impunità a chiunque indossi un'uniforme (il terrorista Cossiga docet), la sentenza che i giudici Barone, Dellopreite e Maggio si sono assunti la responsabilità di emettere è anche un insulto alla ragione. Credere e far credere che il pestaggio, le umiliazioni, le false prove siano fatte da un gruppo di manigoldi sadici che si sono lasciati prendere la mano (non in piazza, come poteva essere comprensibile, anche se non giustificabile), ma a freddo nella notte... ebbene che tutto questo non abbia registi e mandanti non lo può credere nessuno. Una domanda: chi gliel'ha fatto fare a Barone e alle Dellopreite e Maggio di macchiarsi di tanta ignavia? Qual'è il loro tornaconto? ... Continua a leggere...
Per sodomizzare un paese vengono applicate generalmente le tecniche più disparate.
Quando poi neanche queste sono sufficienti si arriva alla militarizzazione, all’uso della forza e via via più su, fino ai colpi di Stato che sono un po’ la soluzione finale.
In Italia occorre molto, molto meno di un colpo di Stato. A un certo punto se ulteriori dottrine non bastano, ci accontentiamo della “dottrina Cossiga”.... Continua a leggere...
Sono gravissime le ultime dichiarazioni di Francesco Cossiga. Ma credo che sia ancor più grave banalizzare o fare della semplice ironia su di esse o sulla sanità mentale di chi le ha rilasciate. Grave e pericoloso. Giorgiana Masi è morta proprio applicando la “dottrina Cossiga”, un giorno di maggio del 1977. Aveva 19 anni. La stessa età dei ragazzi che in questi giorni stanno riempiendo le strade e le piazze di tutta Italia.
Uccisa per mano di un poliziotto infiltrato in una manifestazione organizzata dal Partito Radicale.
A 31 anni di distanza da quel tragico giorno non si conosce ancora il nome dell’assassino. Noi non lo conosciamo. Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica Italiana, che all’epoca era Ministro dell’Interno, invece sa benissimo come sono andati... Continua a leggere...
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