Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Questa volta non stiamo parlando del Messico della guerra sucia o quello più vicino a noi di Felipe Calderón dove ancora oggi si registrano casi di sparizioni forzate di persone. Non stiamo parlando dell’Argentina dei 30.000 desaparecidos o del Chile di Pinochet. Quello che segue avviene in Italia.
Il 12 ottobre del 2007 vengono arrestati nella loro casa di "Le Caselle", una frazione di Pietralunga, poco distante da Città di Castello e condotti nel carcere di Perugia, Aldo Bianzino un ebanista di 44 anni e la sua compagna Roberta Radici con l’accusa di spaccio e detenzione di marijuana.
In realtà si trattava di poche piantine ad uso personale e Roberta fu rilasciata dopo due giorni mentre nel casolare in aperta campagna erano stati lasciati soli la madre ultranovantenne di lei e il figlio tredicenne della coppia. ... Continua a leggere...
Lo scorso 7 luglio si è tenuta a San José di Costa Rica presso la Corte Interamericana di Difesa dei Dirtti Umani un’udienza che per il Messico può essere considerata storica.
Per la prima volta nella storia dell’Esercito e del paese, lo Stato messicano si trova al banco degli imputati per la politica repressiva applicata dal governo e dalle Forze Armate durante la così detta guerra sucia. Il caso preso in esame, della sparizione forzata di Rosendo Radilla Pacheco, avvenuta il 25 agosto del 1974 ad Atoyac de Álvarez, stato del Guerrero, e del quale quella del 7 luglio è stata soltanto l’udienza preliminare, è considerato infatti emblematico di centinaia di altri avvenuti in quegli stessi anni, nel decennio compreso tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70, quando la sparizione forzata era una modalità repressiva applicata sistematicamente in Messico con lo scopo di rompere l’unità del tessuto sociale organizzato e di annientare fisicamente qualsiasi forma di protesta e di dissidenza.
Di Rosendo Padilla, arrestato ad un posto di blocco militare mentre viaggiava su un bus ... Continua a leggere...
Constatan violaciones sistemáticas a los derechos humanos
en Honduras con ocasión del golpe de Estado
Misión internacional de observación sobre la situación de los
derechos humanos en Honduras.
Informe Preliminar
Tegucigalpa, 23 de julio de 2009
i. Introducción
Una Misión Internacional de Derechos Humanos compuesta por
quince profesionales independientes (juristas, periodistas,
antropólogos, politólogos, sociólogos y expertos en derechos
humanos) procedentes de Alemania, Argentina, Austria, Bélgica,
Colombia, Costa Rica, Dinamarca, El Salvador, España, Nicaragua,
Perú, Suecia y Uruguay se constituyó en Honduras el 17 de julio
pasado para verificar las violaciones a los derechos humanos
ocurridas en Honduras durante y después del golpe de Estado del
pasado 28 de junio, a fin de presentar observaciones y
recomendaciones al respecto a la OEA, la ONU, la Unión Europea y
(28 luglio 2009)
Esattamente un mese fa, il presidente legittimo della Repubblica dell’Honduras, Manuel “Mel” Zelaya, veniva sequestrato da un commando golpista dando inizio così all’ultimo colpo di Stato nel XXI secolo. Di eversori in America latina continuano ad essercene moltissimi ma, soprattutto dopo la sconfitta del golpe in Venezuela dell’11 aprile 2002 si pensava che la forma golpe, i governi civico-militari, i cadaveri degli oppositori sul ciglio della strada, gli appoggi o i silenzio-assenso da parte dei grandi burattinai fossero cosa del passato.
Mel Zelaya nel corso di questo mese è diventato una sorta di simbolo. Questo non perché rappresenti un politico nel quale meriti necessariamente riconoscersi, ma per l’istituzione democratica che incarna rispetto all’istinto autocratico delle forze golpiste, intorno alle quali sta pascolando la peggior feccia della storia latinoamericana, sicari come Joya Améndola, neonazisti come Peña Esclusa, terroristi ... Continua a leggere...
Pochi lo sanno ma nel gruppo di giornalisti di diversi paesi che hanno accompagnato ieri il presidente Mel Zelaya nel suo viaggio da Managua fin dentro al territorio honduregno, c’è il giornalista italiano freelance Federico Mastrogiovanni, fondatore di Andinamedia.
Questo è il suo blog e questa la diretta con Radio Tra Mondo da Managua qualche ora prima della partenza verso Las Manos.
No se puede aceptar un golpe de Estado en el siglo XXI!
Roma, 21 luglio 2009
La Presidenza dell' Unione Europea in data odierna ha confermato il suo appoggio politico al legittimo presidente dell’ Honduras Manuel Zelaya e ha sostenuto la mediazione in Costa Rica del presidente Oscar Arias. Tuttavia oltre alla sospensione del dialogo poltico e dello sviluppo dei Trattati bilaterali in discussione, non è riuscita a prendere iniziative più coraggiose rispetto al governo golpista di Roberto Micheletti, quale per esempio la sospensione del Sistema di Preferenze Generalizzate (SPG) che permette ai paesi in via di sviluppo di beneficiare di un accesso più agevole ai mercati dei Paesi Industrializzati e che è vincolato al rispetto delle 27 principali convenzioni internazionali in materia di Democrazia e di Diritti Umani.
Il Comitato Pro Zelaya, costituitosi spontaneamente il 28 giugno scorso, nelle stesse ore in cui avveniva il colpo di Stato in Honduras, chiede pertanto che iniziative più importanti in campo economico vengano intraprese contro il governo golpista ... Continua a leggere...
Ieri si è tenuta a Roma l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio di Podlech, il gendarme cileno braccio destro di Pinochet accusato di atrocità e massacri quando era gerente del carcere di Temuco.
Al termine dell'udienza la giudice ha deciso per il rinvio a giudizio. Il processo (per i reati di strage, sequestro a scopo di estorsione e omicidio plurimo aggravato) inizierà nel novembre prossimo.
Una volta tanto, incredibilmente, la giustizia italiana sembra aver dato risposta alle aspirazioni di giustizia delle vittime.
Per quanti non conoscessero i pregressi: Il pm italiano Capaldo iniziò anni fa l'indagine sul Plan Condor e i desaparecidos di origine italiana.. Tra essi l'italo-cileno Omar Venturelli, ucciso da Podlech a Temuco. In base alle indagini venne emesso ordine di cattura internazionale anche contro Podlech, che fu fermato l'anno scorso in Spagna dove si era recato nientepopodimeno che in vacanza (in Cile gode di assoluta immunità). La moglie Fresia Cea e la figlia Maria Paz Venturelli si sono costituite parte civile assieme al comune di Pavullo (paese di origine di Venturelli) e alla regione Emilia Romagna.
Di Annalisa (del 21/07/2009 @ 06:42:09, in Perù, linkato 1292 volte)
E’ trascorso ormai più di un mese dalla violenta repressione nell’Amazzonia peruviana con la quale il governo di Alan García ha posto fine alla protesta organizzata del movimento indigeno e di ampi settori della società che chiedevano la revoca di alcuni decreti legislativi che minavano profondamente la sovranità indigena su quel territorio ma soprattutto la protezione di uno degli ecosistemi più importanti del pianeta. Al termine di una settimana di scontri violenti che hanno lasciato un saldo di circa 50 morti tra civili e membri di polizia, un numero considerevole di feriti e alcuni casi di persone scomparse, il Congresso ha ritirato due dei decreti legislativi oggetto di contestazione. Si è parlato di vittoria del movimento indigeno, tuttavia resta da far chiarezza sulla sospensione dello Stato di diritto che si è verificata in quei giorni e che ha portato a gravi violazioni dei diritti umani da parte del Governo. Solo da questo si può partire per un dialogo costruttivo tra le parti che al momento è sospeso. Come ci racconta Francisco Soberón, direttore dell’Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) del Perú, nominato insieme ad altri 50 difensori dei Diritti Umani “che stanno cambiando il mondo” da Terry Kennedy Cuomo nel suo libro dal titolo “Dire la verità al potere” edito da Random House nel 2000.
Annalisa Melandri - Durante le giornate della dura repressione a Bagua, in Amazzonia, ci sono state testimonianze di indigeni gettati dagli elicotteri nei fiumi Marañon e Utcubamba. Avete potuto verificare queste notizie?
Francisco Soberón - Sì. Persone che si trovavano in quella zona nel giorno in cui sono avvenuti i fatti hanno testimoniato di aver visto come i cadaveri venivano caricati sugli elicotteri e gettati nei fiumi. Altre persone hanno riferito che alcuni indigeni sono stati uccisi sulle sponde del fiume e poi gettati in acqua.
A.M. - Ci sono casi di persone scomparse a Bagua? Quante denunce avete ricevuto?
F.S. – Si sono verificate molte situazioni irregolari, per esempio rispetto al fatto che nella zona della “Curva del Diablo” e’ stato impedito per 5 giorni ... Continua a leggere...
Di Annalisa (del 21/07/2009 @ 06:00:00, in Perù, linkato 1148 volte)
Ya ha pasado más de un mes desde la violenta represión en la Amazonía peruana con la que el gobierno de Alan García ha puesto fin a la protesta organizada del movimiento indígena y de amplios sectores de la sociedad que pedían la revoca de unos decretos legislativos que afectaban profundamente la soberanía indígena sobre ese territorio pero sobre todo la protección de uno de los ecosistemas más importantes del país. Después de una semana de fuertes enfrentamientos que han dejado 50 muertos entre civiles y efectivos de Policía, un número considerable de heridos y algunos desaparecidos, el Congreso ha retirado dos de los decretos objeto de contestación. Antes que celebrarlo cómo una victoria del movimiento indígena hay la necesidad de aclarar sobre la suspensión del Estado de derecho durante toda la represión que ha llevado a graves violaciones de los derechos humanos por parte del Gobierno. Solo así se puede empezar para construir un diálogo constructivo entre las partes que por ahora está suspendido. Esto es lo que nos dice Francisco Soberón, director de la Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) de Perú, que fue nombrado junto a otros 50 defensores de Derechos Humanos “que están cambiando el mundo” por Terry Kennedy Cuomo en su libro “Decir la verdad al poder” publicado en el año 2000 por Random House.
Annalisa Melandri - En los días de la violenta represión en Bagua hubo testimonios de fosas comunes en Bagua y de cuerpos de indígenas arrojados desde los helicópteros a los ríos Marañón y Utcubamba. ¿Ustedes pudieron aclarar estas noticias?
Francisco Soberón - Sí, fueron testimonios de personas que estuvieron en la zona el día de los hechos y dijeron que vieron cómo se llevaban los cadáveres en helicópteros y los tiraban al río. Otros dijeron que los mataron al margen del río. Y luego los arrojaron al mismo.... Continua a leggere...
L’Interpol, su richiesta del governo colombiano, ha emesso nei giorni scorsi una così detta ficha roja, un mandato di cattura internazionale contro Lucía Morett, la giovane messicana sopravvissuta ma rimasta gravemente ferita, nel bombardamento effettuato dall’Esercito colombiano contro un accampamento delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, avvenuto il 1 marzo 2008 a Sucumbíos, in territorio ecuadoriano, dove oltre al numero due delle FARC, Raúl Reyes e altri 25 guerriglieri, hanno perso la vita quattro suoi connazionali, gli studenti Verónica Velázquez Ramírez, Juan Gonzáles del Castillo, Fernando Franco Delgado e Soren Ulise Avilés Angeles.
Alla Procura Generale della Repubblica del Messico tuttavia ad oggi non è stata notificata nessuna richiesta ufficiale di arresto contro la giovane, volta ad una sua eventuale estradizione in Colombia.
I legali di Lucía Morett stanno preparando due ricorsi, uno da presentare in Colombia e uno in Messico, mentre verrà anche chiesto l’intervento della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) affinchè consideri Lucía Morett come perseguitata politica del governo di Álvaro Uribe e possa pertanto offrirle protezione adeguata. ... Continua a leggere...
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