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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 09/07/2008
Di Annalisa (pubblicato @ 02:09:50 in Perù, linkato 1373 volte)

I due giorni di sciopero nazionale agrario del 8 e 9 luglio promossi in Perú da varie organizzazioni tra le quali la Confederación General de Trabajadores del Perú (CGTP), la Confederacíon Nacional Agraria (CNA), la Confederación Campesina del Perú (CCP) e la Coordinadora Andina de Organizaciones Indígenas (CAOI) rischiano di paralizzare il paese e di trasformarsi in un momento di rivolta nazionale contro un governo, quello del presidente Alan García. Questo sordo fino a questo momento alle varie voci di protesta che si levavano più o meno isolatamente, si trova ora a fare i conti con un movimento ben organizzato e soprattutto unito. Un movimento contadino e indigeno ben strutturato al quale si sono aggiunti altri settori, come quello dei lavoratori e degli imprenditori dell’attività estrattiva e mineraria, i trasportatori, i lavoratori del settore della pesca. Un movimento oggi forte dell’appoggio internazionale ottenuto anche da varie organizzazioni non governative europee (tra le quali la nostra ASud) soprattutto durante i giorni della Cumbre de los Pueblos, realizzata a Lima tra il 13 e il 16 di maggio di quest’anno, in contrapposizione al vertice istituzionale dei paesi dell’Europa e dell’America Latina e dei Caraibi. Enlazando Alternativas è il nome che è stato dato a questo grande progetto di gemellaggio di intenti e movimenti tra i due continenti.
E nonostante in questi giorni il premier Jorge del Castillo, appoggiato anche da una campagna mediatica non indifferente realizzata attraverso stampa e televisione, abbia cercato di sminuire la portata dell’adesione allo sciopero nazionale, in una conferenza stampa di oggi i portavoce delle maggiori associazioni e cioè Antolín Huascar, presidente della CNA, Melchor Lima della Confederación Campesina del Perú, Mario Palacios di CONACAMI, Miguel Palacín del CAOI, Luis Valer dela CUT-Perú e il Segretario General de la CGTP, Mario Huamán fanno sapere che almeno il 70% degli agricoltori aderisce allo sciopero nazionale. Hanno aggiunto inoltre che a causa del disinteresse dello Stato è aumentata la povertà nelle regioni rurali e agricole del paese e si è nello stesso tempo incrementata la perdita della diversità biologica e culturale nel momento in cui si verificano anche imponenti abbandoni delle terre da parte dei contadini.
Oggi in almeno sei regioni si sono registrate proteste contro le ultime misure adottate dal governo in materia di agricoltura e di redistribuzione della terra. Queste sono: Uyacali, Madre de Dios, Huánuco, Tacna, Puno, Ayacucho e Cusco. Praticamente ogni regione ha da esprimere particolari e peculiari motivi di lotta e di protesta e quello che si profila all’orizzonte è un enorme grattacapo per il governo di Alan García.
La regione amazzonica di Madre de Dios, conosciuta anche come capitale della biodiversità del Perú è completamente paralizzata in ogni settore della vita sociale. Indigeni, agricoltori, imprenditori del settore minerario e del legno, coltivatori di castagne, commercianti, si sono recati in massa e con ogni mezzo verso Puerto Maldonado, il centro più importante.
Non è un caso che in questa zona la protesta sia particolarmente sentita. La terra qui rappresenta praticamente l’unico mezzo di sostentamento per centinaia di comunità indigene e contadine, è la loro stessa casa, la loro madre, la vita stessa, in una sintonia creatasi attraverso i secoli. Le leggi varate dal governo centrale di fatto formalizzano l’espropriazione delle terre che qui vengono coltivate e abitate da generazioni di contadini e di popolazioni indigene. Il DL 994, per esempio, approvato dal governo nel marzo scorso, facilita l’applicazione del Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti e favorisce gli investimenti da parte delle multinazionali straniere nel paese. Soprattutto favorisce gli investimenti privati nei progetti di irrigazione di zone incolte che verrebbero affidati a grandi investitori stranieri sottraendo le terre così ai contadini della zona che potrebbero invece, con incentivi statali coltivare e rendere produttive e che invece sono stati sempre più esclusi nel tempo dalla loro gestione e sfruttamento.
Inoltre nel mese di maggio è stato approvato il DL 1015 per il quale “per l’acquisizione di proprietà da parte dei proprietari comunitari sulla terra che possiedono da più di un anno, l’Accordo Generale della Comunità richiederà il voto favorevole di non meno del cinquanta per cento dei comunitari proprietari da più di un anno”. Praticamente i contadini vedranno il loro diritto alla terra essere messo in discussione dal miglior offerente. E questo risulta particolarmente grave soprattutto in determinate zone rurali come la regione di Huancavelica, nella sierra, costituita da 580 comunità contadine riconosciute ufficialmente. Di queste almeno 100 non hanno titoli di proprietà e le loro terre non sono iscritte nei registri pubblici. Lo stesso ministro dell’Agricoltura ha riconosciuto che alla fine del 2007 circa mille comunità contadine non erano in possesso di titolo di proprietà della terra , anche in virtù del fatto che in Perú la trascrizione delle proprietà nei registri pubblici è facoltativa e non obbligatoria. Se venisse applicato il DL 1015 automaticamente queste comunità perderanno ogni diritto su quelle terre, diritto che esercitano ormai da centinaia di anni, di generazione in generazione. Terre che fanno particolarmente gola agli investitori in quanto ricche di materie prime non ancora sfruttate.
Le organizzazioni contadine chiedono inoltre al governo che adegui la legislazione nazionale vigente in materia di diritto del lavoro alle convenzioni internazionali e che vengano rispettate le direttive della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni dell’ONU secondo le quali non devono essere fatte ulteriori concessioni a multinazionali operanti nel settore estrattivo nei territori appartenenti alle comunità contadine ed indigene.
Ad Ayacucho si chiede invece che vengano ritirate le truppe nordamericane dislocate nel territorio nel compimento di azioni umanitarie di vario tipo.
A Trujillo la protesta sarà contro la privatizzazione del porto di Salaverry e così via via in tutto il paese si protesta e si manifesta contro gli innumerevoli e diversi aspetti di una politica neoliberale che sta svendendo le enormi risorse e ricchezze ai capitali stranieri e che sta facendo del Perù uno degli ultimi alunni modello del FMI e della BM della regione.
Si protesta per migliori condizioni lavorative come per diritti sindacali ancora spesso negati, contro attività estrattive in zone ad elevato interesse turistico, così come per il pagamento di prezzi più giusti per le produzioni locali quali ad esempio quella del cotone.
Una protesta a tutto tondo che deve fare particolarmente paura al governo viste le imponenti misure di sicurezza adottate per i prossimi giorni e l’imponente militarizzazione in atto nel paese.
Con la Risoluzione Suprema n. 242-2008-DE pubblicata nella giornata di ieri nel quotidiano “El Peruano” il governo del presidente Alan García ha disposto infatti che sia l’Esercito che la Forza Aerea mettano a disposizione uomini e mezzi per questi due giorni di sciopero nazionale. Un coro di voci unanime si è levato contro la misura disposta dal governo, definita come “incostituzionale” e “pericolosa per la democrazia” da alcuni analisti politici e sociali del paese.
Molti dirigenti sindacali responsabilizzano il governo per qualsiasi episodio di violenza possa accadere nei prossimi giorni in quanto affermano, mettere le Forze Armate per strada “è una provocazione” e una risposta “estremamente sproporzionata” alla una protesta “legale e prevista dalla Costituzione” come ha dichiarato Carmela Sifuentes presidente della CGTP.
La stessa CGTP conferma inoltre che elementi dell’esercito sono infiltrati in tutto il paese. A Trujillo soldati si sono insediati senza previa informazione ai responsabili, nella centrale di distribuzione dell’acqua potabile, lo stesso è avvenuto nelle centrali elettriche e in alcuni aeroporti di altre località.
Si denunciano inoltre infiltrazioni da parte di elementi vicino al partito aprista nell’organizzazione sindacale, con lo scopo di dividerla al suo interno in modo da sabotare l’adesione allo sciopero e le iniziative future.
Quello che è certo è che sembra una guerra sporca che il governo sta conducendo nel peggiore dei modi contro una legittima protesta del popolo che vuole solo ricordare al suo presidente le innumerevoli promesse incompiute della sua campagna elettorale.
Los dos días de huelga nacional agraria, 8 y 9 de Julio, en el Perú promovida por diversas organizaciones, entre ellas la Confederación General de Trabajadores del Perú (CGTP), la Confederacíon Nacional Agraria (CNA), la Confederación Campesina del Perú (CCP) y Coordinadora Andina de Organizaciones Indígenas (CAOI) amenazan con paralizar el país y se convierten en un momento de rebelión contra el gobierno del Presidente Alan García. Este se ha mantenido sordo hasta la fecha a las distintas voces de protesta que se levantaban más o menos de forma aislada, y que es ahora –contrariamente- la manifestación de un movimiento bien organizado y, sobre todo, unitario. Un movimiento campesino e indígena bien estructurado al que se añadieron otros sectores, tales como los trabajadores del carbón y la minería, transportistas, trabajadores de la industria pesquera.
Un movimiento que además tiene un fuerte apoyo internacional obtenido por varias organizaciones no gubernamentales europeas (entre las cuales nuestro ASud), especialmente durante los días de la Cumbre de los Pueblos, llevada a cabo en Lima entre el 13 y el 16 de Mayo de este año, en contraposición a la cumbre institucional de los países de Europa y América Latina y el Caribe. Enlazando Alternativas es el nombre que se le dio a este gran proyecto de hermanamiento de intenciones y movimientos entre los dos continentes.
Y aunque en estos días el primer ministro Jorge del Castillo, también apoyado por una campaña mediática a través de la prensa y la televisión, ha tratado de minimizar el alcance de la huelga nacional, en una conferencia de prensa, hoy Antolín Huáscar Melchor, presidente de la CNA Confederación Campesina de Lima de Perú, y portavoz de las mayores asociaciones convocantes, como son:, Mario Palacios de CONACAMI, Miguel Palacín la CAOI, Luis VALER dela CUT-Perú y Secretario General de la CGTP, Mario Huamán, sí sabemos que al menos que el 70% de los agricultores se adhiere a la huelga nacional. También añadió que debido a la ausencia del Estado en las zonas rurales y agrícolas del país se ha incrementado la pobreza y, al mismo tiempo, ha aumentado la pérdida de la diversidad biológica y cultural, produciéndose incluso una impresionante caída de las tierras de los campesinos.
Hoy, por lo menos, en seis regiones se han registrado protestas contra las últimas medidas adoptadas por el gobierno en la agricultura y la redistribución de la tierra. Estos son: Uyacali, Madre de Dios, Huánuco, Tacna, Puno, Ayacucho y Cusco. Prácticamente todas las regiones están dando detalles específicos y motivos de lucha y de protesta contra el gobierno de Alan García. La región amazónica de Madre de Dios, también conocida como capital de la biodiversidad de Perú está totalmente paralizada, en todos los sectores de la vida social. Indígenas, campesinos, empresarios, la minería y la madera, castaña productores, comerciantes, fueron en masa y con todos los medios a Puerto Maldonado, el más importante puerto de la región.
No es casualidad que en ese ámbito regional la protesta se haga sentir de manera especial. La tierra aquí es prácticamente el único medio de subsistencia de cientos de comunidades indígenas y campesinas, es su casa, su madre, la vida misma, en una melodía creada a través de los siglos. Las leyes promulgadas por el gobierno central tienden, realmente, a formalizar la expropiación de tierras que cultivan y habitan -por generaciones- los campesinos y pueblos indígenas. El DL 994, por ejemplo, aprobado por el gobierno en marzo del año pasado, facilita la aplicación del Tratado de Libre Comercio (TLC) con los Estados Unidos y alienta a las inversiones de las multinacionales extranjeras en el país. Especialmente alienta la inversión privada en proyectos de riego de zonas sin cultivar que se confiará a grandes inversores extranjeros, restando las tierras a los campesinos de la zona que podrían, con incentivos para cultivar y hacer productiva la región, y que son cada vez más excluidos en el momento de su gestión y explotación.
También en mayo se aprobó el DL 1015 de que "para la adquisición de bienes de la Comunidad a los propietarios de las tierras que poseen más de un año, el Acuerdo General de la Comunidad requerirá el voto favorable de no menos del cincuenta por ciento de la Comunidad." Prácticamente los agricultores consideran que su derecho a la tierra va a ser impugnada por el mejor postor. Y esto es especialmente grave sobre todo en algunas zonas rurales como la región de Huancavelica, en la sierra, que tiene 580 comunidades campesinas reconocidas oficialmente. De éstas al menos 100 no tienen la propiedad de sus tierras por no estar inscritas en los registros públicos. El mismo Ministro de Agricultura ha reconocido que a finales de 2007 alrededor de un millar de comunidades campesinas no estaban en posesión de título de propiedad de la tierra, ello debido al hecho de que en el Perú la transcripción de la propiedad en los registros públicos es voluntaria y no obligatoria. Si se aplica automáticamente el DL 1015 esas comunidades perderán todos los derechos sobre esas tierras, que han ejercido durante cientos de años, de generación en generación. Tierras que son ricas en materias primas aún no explotadas.
Las organizaciones también piden al Gobierno la adaptación de la legislación nacional vigente en el ámbito de la legislación laboral con los convenios internacionales y que cumplan con las directrices de la Declaración de los Derechos de los Pueblos Indígenas, especialmente de la segunda en la que se establece que no deberían hacerse más concesiones a las multinacionales que operan en la minería en los territorios pertenecientes a comunidades campesinas y nativas.
En Ayacucho se pide que EE.UU. retire las tropas desplegadas en su territorio para llevar a cabo acciones diz que humanitarias. En Trujillo la protesta será contra la privatización del puerto de Salaverry, la misma que está proyectada a hacerse de manera gradual en todo el país, lo cual manifiesta que el paro es una protesta contra los innumerables y diversos aspectos de una política neoliberal que vende la enorme cantidad de recursos y la riqueza al capital extranjero y que está haciendo de Perú uno de los últimos alumnos modelo del FMI y del BM en la región. Se protesta por mejores condiciones de trabajo como de los derechos sindicales que todavía se siguen negando; contra las actividades mineras en zonas con alto interés turístico, así como el pago de precios justos para los productos locales como el algodón.
Una protesta que todos debemos hacer, sobre todo por el temor que existe de que el gobierno ha implementado una serie de medidas de seguridad adoptadas de imponente militarización en el país. Con la Resolución Suprema No 242 a 2008-ED publicada ayer por el diario "El Peruano" el gobierno del presidente Alan García ha ordenado que tanto el Ejército como la Fuerza Aérea debe poner a disposición recursos humanos y materiales para estos dos días de huelga nacional. Un coro unánime de voces se ha levantado en contra de la medida dispuesta por el gobierno, que se define como "inconstitucional" y "peligroso para la democracia" por algunos analistas políticos y sociales del país.
Muchos dirigentes sindicales responsabiliza al gobierno de cualquier episodio de violencia que pueda ocurrir en los próximos días, señalando que un Estado que pone las Fuerzas Armadas en la calle "es una provocación" y una respuesta "muy desproporcionada" en contra de una protesta "jurídica y prevista por la Constitución", dijo Carmela Sifuentes secrtaria de CGTP. La CGTP también confirma que elementos del ejército se infiltraron en todo el país. En Trujillo grupos de soldados fueron impuestos, sin información previa, a los dirigentes de la central de distribución de agua potable; y lo mismo ha ocurrido en las centrales eléctricas y aeropuertos en otros lugares del país. Asimismo se informó de la infiltración de elementos próximos al partido aprista en el sindicato, con el objetivo de dividir al interior y con el fin de sabotear la adhesión a la huelga y las iniciativas futuras. Lo que es cierto es que parece una guerra sucia que el gobierno está llevando a la peor forma posible en contra de una protesta legítima del pueblo que sólo quiere recordar a su presidente que ha olvidado las innumerables promesas de su campaña electoral.

“Si usted me quema el carro, y después salva a mi papá, yo le agradezco que lo haya salvado, pero sí le digo que se portó como un cerdito al quemar mi carro”.
Juan Carlos Lecompte, esposo di Ingrid Betancourt hablando de Àlvaro Uribe en una entrevista de esos días.
Fotografie del 09/07/2008
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