Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Passa per la tragedia e la morte secondo Cofferati, sindaco di Bologna, l’accettazione, l’integrazione e la legalità di una famiglia di romeni, in cui un bambino di quattro anni ha perso la vita nell’incendio della baracca nella quale viveva.
E così ora Cristinel Draghici, manovale in nero, dovrà paradossalmente essere grato alla morte del suo bambino, Florin 4 anni, perchè con questa si è guadagnato “l’ingresso in società”.
I Draghici “sono brave persone” come dicono i vicini, i bambini andavano tutti a scuola, non vivevano in un campo rom ma in un terreno privato del quale pagavano anche l’affitto, avevano provato ad integrarsi nel vicino quartiere contattando anche gli assistenti sociali della zona, purtroppo il freddo è arrivato prima.
Da un groviglio di fili e cavi allacciati abusivamente alla rete elettrica, che alimentavano stufette e termosifoni per riscaldare la piccola baracca con il tetto in lamiera è partito il cortocircuito che l’ha bruciata, e con essa il piccolo Florin.
Cofferati “spera che l’imprenditore del cantiere dove lavorava il padre del bimbo morto decida di regolarizzare la sua posizione”. Amen.
E’ lecito vivere in una baracca ed è lecito lavorare in nero. Cristinel ha pagato la sua colpa di essere immigrato romeno ed è stato assolto dal volto umano della società italiana.
Non mi va giù.
Non digerisco che nel nome di un partito, quello lanciato in Piazza San Babila a Milano da Silvio Berlusconi e compagnia bella, compaia la parola “popolo”.
A Piazza San Babila, nel cuore della Milano bene, il partito del popolo....
Spero che alla fine lo chiamino Partito della Libertà come era nelle intenzioni originarie del Cavaliere, libertà è una parola che si addice di più al nano di Arcore, in fondo si è preso e ha goduto di molte, moltissime libertà, da quella di farsi le leggi a proprio uso e consumo a quella di ammiccare (e non solo) alla mafia, passando per tantissime altre, tutte costruite, inventate, personalizzate ad hoc per lui, che “crede di essere il re” come dice, adesso che l’idillio è finito, Gianfranco Fini.
Siamo il regno del paradosso e dell’ipocrisia.
Probabilmente a Giovanna Reggiani titoleranno una strada a Sinalunga, suo paese di origine.
Probabilmente sarà una via luminosa e piena di negozi, con i lampioni e le telecamere ai semafori.
Sicuramente non come quella dove è stata ammazzata, senza asfalto, piena di fango e soprattutto BUIA e deserta.
Perchè un lampione può fare la differenza, se non altro fa provare meno paura.
Perchè dove sta scritto che una cittadina, deve farsi 700 metri con il cuore in gola ogni sera tornando a casa, fino a che l’ “orrore”, come lo ha chiamato il sindaco a “mezzo servizio” (prendo in prestito a malincuore l’espressione alla destra, ma è la realtà) non la raggiunge e la ammazza.
Un lampione, una fermata di autobus, un vigilante e una pattuglia un po’ più spesso, questo ha fatto la differenza.
Tanto che già da ieri sera alla stazione di Tor di Quinto, hanno messo il vigilante, hanno acceso i lampioni e ci sono tante, tantissime pattuglie.
(Foto La Repubblica)
Mi associo alla solidarietà espressa anche da Gennaro Carotenuto nei confronti di Barbara Albertoni, meglio conosciuta come Cloro, la quale ha ricevuto nel giro di pochi giorni ben tre gravissime intimidazioni, leggi qui, qui e qui.
Ha ragione Gennaro, Cloro, non chiudere il Blog, non pensarlo nemmeno per un istante anche se i fascisti fanno sempre paura, la tua paura è proprio quello che vogliono e questo li fa sentire più forti.
Se serve a qualcosa, a sentirsi in compagnia, ad aver meno paura, a qualsiasi cosa, io ci sono.
Invito chiunque abbia un blog, uno spazio in rete, una mail list a manifestare solidarietà a Cloro e a far girare la notizia, quello che è successo a lei può accadere a chiunque di noi eserciti il “diritto/dovere civico di fare giornalismo diffuso”, come giustamente lo chiama Gennaro Carotenuto, ma soprattutto a chiunque di noi esercita il diritto/dovere di manifestare liberamente le proprie opinioni.
Nelle foto, il portone di casa imbratatto da scritte e la bombola di gas trovata sul pianerottolo davanti alla porta.
Aldo Bianzino, 44 una compagna e un figlio di 14 anni, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre viene trovato morto nella cella del carcere di Capanne a Perugia.
Sebbene inizialmente si sia parlato di sucidio, è certo che Aldo in quella cella è stato ammazzato.
Una guardia carceraria è stata iscritta nel registro degli indagati per la sua morte, ma ad oggi non si conoscono le motivazioni di tale provvedimento.
Un ringraziamento particolare a Emanuele Giordana e Lettera 22 per l’impegno e la serietà che stanno mettendo nel diffondere il caso, vergognosamente trascurato da stampa e televisione.
(Foto Il Manifesto)
Intanto, se parla sempre pochissimo, a Ferrara il 19 ottobre è iniziato il processo ai quattro agenti di polizia (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri)accusati della morte di Federico Aldrovandi, 18 anni, avvenuta il 25 settembre 2005. Gli agenti sono formalmente accusati di aver «cagionato o comunque concorso a cagionare il decesso» di Federico. Anche Amnesty International sta preparando un fascicolo sulla morte del giovane.
Nel nome della svolta moderata, della pace sociale, della paura del ritorno di Berlusconi si stanno sacrificando nel nostro paese le istanze migliori della sinistra, quelle innovative e da sempre apportatrici di dialettica e confronto.
In poche parole, nel nome del dio Centro, saggio e moderato, cattolico quanto basta (per non urtare la sensibilità di nessuno) che governa il Paese, si sta massificando la società e regolamentando tempi e modi dei fervori sociali.
La protesta sociale deve esistere ed è lecita, ma paradossalmente il suo esercizio deve essere normalizzato da quegli stessi poteri e dinamiche che essa vorrebbe se non demolire o infiacchire (pena repressione tipo G8 di Genova) almeno essere libera di criticare.
Che si protesti pure ma nel segno del rispetto e soprattutto del compromesso, che tradotto in altri termini vuol dire ricatto.
Un dio Centro ricattatore che vede nell’Unità la sola salvezza del suo spirito malato di conformismo e meschinità.... Continua a leggere...
Il mio personale V affanculo DAY :
Confindustria siciliana decide di espellere tutti gli imprenditori che pagheranno il pizzo o in qualche maniera “collaboreranno" con la mafia.
E vabbè…anche se generalizzare così…
Romano Prodi dice che è un bell’ esempio e si congratula, come per :dire visto che non ci riesce lo Stato, arrangiatevi da soli.
Anche Antonio di Pietro è d’accordo e fondamentalmente anche lui si congratula con la società civile per cercare di reagire alla bell’e meglio a una sicura deficienza dello Stato.
Antonio di Pietro però fa di più chiede anche severità nei confronti di chi paga le tangenti.
Visto che l’iniziativa di Confindustria piace così tanto al governo perché il governo non espelle da se stesso coloro i quali “collaborano" o hanno collaborato con l’illegalità?
Cioè hanno collaborato contro lo Stato?
Questa è la pagina dell’iniziativa Parlamento Pulito diffusa sul blog di Beppe Grillo.
C’è una lista di 25 nomi. Sono 25 delinquenti o ex delinquenti che hanno ricevuto una condanna e che rappresentano il popolo italiano in Parlamento.
Tornando a Confindustria e alla Sicilia il più impresentabile è Cirino Pomicino.
Vergogna! No anzi, VAFFANCULO!!
Un onorevole, due prostitute, d’alto bordo ma sempre prostitute, per intenderci meglio quelle che le paghi (tanto) e te la danno, cocaina, alcol, un albergo.
Nulla di penalmente rilevante.
Una prostituta sta male a causa della droga e viene portata in ospedale.
Nulla di penalmente rilevante.
“Non c’è reato, nessuna denuncia” dicono gli investigatori.
La prostituta che è finita all’ospedale per abuso di cocaina non ha denunciato il parlamentare con il quale si trovava quella sera e quindi non c’è reato.
Non importa se il personaggio è un parlamentare, non importa se lei ha consumato cocaina, non importa se il buon senso o la moralità ravvisano un’infinità di reati ma il reato di fatto non c’è.... Continua a leggere...
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