Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Qui si può firmare la lettera, che in versione cartacea verrà spedita ai destinatari nella giornata di lunedì dall'Associacione Colombia Vive!
Presidente de la Republica de Colombia
ALVARO URIBE VELEZ
Fiscal General de la Nación
GUILLERMO MENDOZA DIAGO
Presidente Consejo Superior de la Judicatura
JORGE ANTONIO CASTILLO RUGELES
Signori:
In tutto il mondo, cittadini e cittadine sia della Colombia che di altri Paesi, solidali con le Comunità contadine colombiane che quotidianamente devono sopportare affronti e aggressioni da parte di membri della forza pubblica in opposizione ai loro diritti inalienabili, esprimono indignazione per il modo in cui lo Stato colombiano ha costantemente ostacolato il processo giudiziario tramite il quale si spera di giungere ad una giusta sentenza per gli accusati di crimini di lesa umanità per il massacro compiuto il 21 febbraio 2005 nel quale otto membri della Comunità di Pace di San José de Apartadó sono stati assassinati in modo cruento.
Fin da quando fu commesso il crimine, la comunità internazionale non ha mai cessato di scrivere petizioni e d'inviare comunicati alle autorità colombiane affinchè quell'atroce massacro non rimanesse impunito come è successo invece per altri 197 crimini perpetrati ai danni di questa Comunità di civili i quali, nel portare avanti il loro percorso di resistenza civile e non violenta, le uniche cose che chiedono allo Stato colombiano sono il rispetto della Costituzione e, concretamente, il rispetto per la Vita dei membri della Comunità e il loro Diritto a vivere in Pace. ... Continua a leggere...
di Antonio Moscato
Fonte: Il megafono quotidiano
Il 21 dicembre il sequestro del governatore di Caquetá, ucciso quasi subito, ha inferto un duro colpo alle speranze della chiusura della fase più drammatica della storia insanguinata della Colombia, e ha suscitato non pochi sospetti. Pochi giorni fa dalla Colombia era arrivata una notizia importante e positiva: Le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) e l’ELN (Ejército de Liberación Nacional), le principali formazioni storiche della guerriglia, avevano firmato un importante accordo. FARC ed ELN negli ultimi anni si erano scambiati accuse molte aspre, tra cui quella gravissima di collaborare col regime di Uribe, e in alcuni casi erano arrivati a scontrarsi con le armi in alcune località. Il testo dell’accordo, datato novembre e reso pubblico agli inizi di dicembre, aveva toni decisamente nuovi, e parlava di “riscattare la bandiera della pace in Colombia”, definendolo “un impegno di tutto il continente”.... Continua a leggere...
Il giornalista colombiano residente in Australia Luis Ernesto Almario, corrispondente di Radio Café Stereo, collaboratore dell’ Agencia Bolivariana de Prensa e dell’ Asociación Bolivariana de Periodistas è stato fermato mercoledì scorso all’aeroporto di Los Angeles mentre era in transito diretto a Caracas per partecipare al Congresso Costitutivo del Movimento Continentale Bolivariano (nato dal Coordinamento Continentale Bolivariano) e al primo incontro internazionale di giornalisti e operatori dell’informazione bolivariani che avrebbe dovuto sancire la nascita proprio dell’ Asociación Bolivariana de Periodistas.... Continua a leggere...
Guerra al terrorismo o nuovo maccartismo?
di Annalisa Melandri
Il 18 aprile scorso Hernando Calvo Ospina si trovava sul volo Air France n. 438 partito da Parigi e con destinazione Città del Messico, quando a cinque ore dall’arrivo il comandante dell’aereo informava i passeggeri che su disposizioni degli apparati di sicurezza del governo degli Stati Uniti non erano stati autorizzati a sorvolare lo spazio aereo di quel paese in quanto a bordo si trovava una persona non gradita per “motivi di sicurezza nazionale”. Praticamente un terrorista, secondo l’uso in voga del termine.
Dopo uno scalo tecnico in Martinica per il rifornimento di carburante, e soltanto dopo essere ripartiti da Fort de France, il sig. Calvo Ospina è stato informato dai membri dell’equipaggio che il “terrorista” sulla cui identità tutti i passeggeri del volo, egli compreso, si stavano interrogando, era proprio lui.
Una volta giunto a Città del Messico, dopo essere stato sottoposto al controllo della sua identità e ad un “interrogatorio”, nel corso del quale gli sono state poste domande sulla propria religione, sul possesso di eventuali armi e sui motivi del suo imminente viaggio in Nicaragua (l’asse del male, ricordate?) è stato lasciato andare.
Qualche mese dopo l’Air France si è comportata più gentilmente con il sig. Ospina. Poche ore prima di salire a bordo dell’aereo diretto a Cuba in partenza da Parigi, Ospina è stato avvisato ... Continua a leggere...
Il trailer del documentario di prossima uscita che racconta il caso colombiano dei crimini di Stato noto come "falsos positivos". Di Simone Bruno e Dado Carillo.
I "falsi positivi" sono vere e proprie esecuzioni extragiudiziali commesse dall'Esercito colombiano per giustificare in termini di numeri e cadaveri la lotta contro il terrorismo.
Le smanie di Uribe per essere rieletto per la terza volta
di Maurizo Matteuzzi
21 agosto 2008
Si vedrà ora quale sarà la reazione dei paesi democratici dell'occidente (America in testa), degli ultrà del liberalismo (alla Vargas Llosa) e dei media della sinistra super-light (tipo il madrileno El País o la nostrana Repubblica) sempre pronti a gridare al lupo quando si tratta di Chávez, di Morales o di Correa. Si vedrà presto cosa diranno di uno dei loro beniamini, il colombiano Álvaro Uribe, che sbava per essere rieletto nel 2010 per un terzo mandato consecutivo - che la costituzione proibisce - e restare altri 4 anni al palazzo Nariño di Bogotá. Naturalmente, anche lui, non per ambizione personale ma «per garantire la continuità della sua politica di sicurezza democratica». Che, facendo della Colombia il (praticamente unico) vassallo degli Stati uniti nel Cono sud - è solo di qualche giorno fa l'annuncio della concessione per 10 anni di ben 7 basi militari agli Usa per combattere «il narco-traffico e il terrorismo» - e facendone quello che Chávez ha definito «l'Israele dell'America latina» rispetto ai paesi dell'area, ha portato a qualche innegabile successo, come la liberazione di Ingrid Betancourt e l'uccisione di Raúl Reyes, il numero due delle Farc (molto indebolite).... Continua a leggere...
C’è molta tensione in questi giorni in Colombia per la nomina del nuovo Fiscal General, il Procuratore Generale della Repubblica, nomina considerata importante quasi quanto quella dello stesso Presidente, soprattutto in vista del fatto che nei prossimi quattro anni (la durata dell’incarico) la magistratura dovrà affrontare nel paese processi importanti, partendo da quelli legati allo scandalo della “parapolitica” per finire a quelli della così detta “Yidispolitica”, la compravendita di voti di parlamentari del Congresso che ha permesso la seconda rielezione di Uribe. ... Continua a leggere...
Jaime Rodriguez, un colombiano che vive in Italia da anni ha lasciato in questi giorni un lungo commento sul sito, raccontando la sua esperienza e la sua vita. E' una testimonianza educata e gentile e che merita rispetto, anche se tuttavia rappresenta per così dire, quella che è la versione filogovernativa della realtà colombiana. Perfino nel tentativo di dare la colpa ai "vicini stati latinoamericani" (leggi Venezuela) della distorsione con cui noi europei ci occupiamo della Colombia. La sua lettera mi ha ricordato la conversazione avuta tempo fa con l'ambasciatore colombiano a Roma Sabas Pretelt de la Vega. Sembra che certi discorsi vadano secondo binari stabiliti e rigidi copioni. Tuttavia non è sempre così semplice e la realtà è mutevole e diversa. So bene che non è facile per nessuno e che ognuno ha le proprie ragioni, che anni di guerra civile hanno portato all'imbarbarimento del conflitto, che è facile far passare delinquenza comune per guerriglia, così come è stato facile per i militari dell'esercito far passare giovani innocenti per “pericolosi terroristi”, ucciderli e mettergli addosso una mimetica con il distintivo delle FARC, ma non sono sicura che il popolo voglia per una terza volta Uribe come dice il nostro amico, non sono sicura che il presidente colombiano abbia l'intero consenso nazionale. Piuttosto bisogna sempre scegliere da che parte stare...
Questa è la risposta che ho scritto ieri sera a Jaime e di seguito c'è il suo commento, tanto per riflettere e discuterne, nessuno di noi pretende di avere la palla di vetro o l'elisir della saggezza...
Caro Jaime, ti ringrazio per l’attenzione e per la sincerità e la delicatezza con la quale mi hai raccontato alcune cose della tua vita.
Non ho motivo per dubitare di quanto tu racconti. Tuttavia permettimi di dirti che le storie che giungono dalla Colombia, anche da quello stesso popolo che tu giustamente chiami in causa, sono molto diverse.
So di persone che se ne sono dovute andare perchè minacciate e costantemente in pericolo di vita per il loro lavoro e per il loro impegno.
So di tanti sfollati che hanno dovuto lasciare le loro terre perchè semplicemente gli sono state sottratte dai paramilitari.
Ho conosciuto Aida Quilcué , leader del CRIC, in Italia poche settimane dopo che l’esercito gli ha ammazzato a bruciapelo il marito. ... Continua a leggere...
L’ex ambasciatore colombiano nella Repubblica Dominicana, Juan José Chaux , è stato arrestato ieri all’aeroporto di Bogotá El Dorado per presunti vincoli con gruppi paramilitari che, secondo le accuse, avrebbero sostenuto la sua candidatura (poi ottenuta) come governatore del dipartimento del Cauca.
Il capo paramilitare Herbert Veloza García, conosciuto come “HH”, attualmente in carcere negli Stati Uniti ha dichiarato che in più di un’ occasione Juan José Chaux si riunì con i vertici delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) come Salvatore Mancuso, “Don Berna” e “El Alemán”.
Chaux rassegnò le sue dimissioni da ambasciatore nel 2008, quando fu accusato dal paramilitare Antonio López, alias “Job” di aver partecipato a una riunione con lui nella Casa de Nariño, sede della Presidenza.
Chaux è stato recentemente sostituito a Santo Domingo, dall’ex capo dell’Esercito colombiano, Mario Montoya, dimessosi per lo scandalo dei “falsi positivi”.
Di rimpasto in rimpasto, di criminale in criminale...
Della nomina di Mario Montoya ne avevamo parlato qui
Il comitato “Colombiani e Colombiane per la Pace” promosso dalla senatrice Piedad Córdoba e che ha tra i suoi membri Iván Cepeda (figlio di Manuel Cepeda il senatore dell’Unidad Patriótica ucciso il 9 agosto del 1994 dai paramilitari) e portavoce del MOVICE, Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato, ha dal mese di settembre 2008 avviato una corrispondenza epistolare con la guerriglia colombiana delle FARC-EP, volta alla liberazione degli ostaggi ma anche alla costruzione di una soluzione pacifica del conflitto colombiano.
Il dialogo tra il Comitato e le FARC ha già dato risultati positivi e questa importante iniziativa fa ben sperare per il futuro, infatti nel mese di febbraio scorso la guerriglia ha liberato unilateralmente 6 ostaggi e ha promesso la liberazione senza condizioni del soldato Pablo Moncayo, prigioniero da oltre 11 anni.
Il governo colombiano invece sembra essere il grande assente in questa mediazione, anzi in più di un’ occasione ha respinto ... Continua a leggere...
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