Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La seconda ragione (la prima è il cambio del clima) per cui il prezzo del grano negli ultimi dodici mesi è raddoppiato “ha un nome e un cognome: George Bush. La sua decisione di lanciare una politica di incentivi che prevede di sostituire il 20% del petrolio con biuofuel in dieci anni ha scatenato una corsa a produrre mais...e si tratta di una scelta demenziale sia dal punto di vista economico che da quello del buon senso. Abbiamo problemi enormi per sfamare la popolazione mondiale e decidiamo di dedicare una parte importante del territorio, grandi risorse ed enormi quantità d’acqua per produrre energia per le automobili”.
"Quando vedo gli spot con gli agricoltori che dicono di essere fieri di "coltivare energia" mi vengono i brividi: non si possono usare materie prime sacre per sfamare i Suv."
Non è Fidel Castro in mimetica verde che lo dice ma Guido Barilla, presidente della Barilla SpA in giacca e cravatta da dietro la scrivania del suo ufficio di New York, sicuramente scatenando molte meno polemiche.
Ahi , ahi attento Sig. Barilla...lo ammonisce Mario Calabresi che lo intervista per la Repubblica , “lo sa che la sua posizione somiglia molto a quella di Fidel Castro?
A Miami (e dove sennò?), nei giorni scorsi la SIP (Sociedad Interamericana de Prensa) ha conferito il Premio a la libertad de la Prensa (sic!!) a Marcel Granier, proprietario di RCTV, l’emittente televisiva alla quale il governo venezuelano non ha rinnovato la licenza.
Marcel Granier e la sua RCTV hanno apertamente appoggiato il golpe del 2002 e hanno riconosciuto la presidenza illegittima di Carmona, inoltre quando Chávez riprese il governo, pur di non dare la notizia trasmisero soltanto cartoni animati.
P.S. Chissà i nostri “Miami Boys” (and girls) che così di sovente ci allietano della loro presenza in questo modestissimo blog hanno partecipato...
E’ vergognoso quello che sta accadendo in questi giorni in relazione al viaggio di Michelle Bachelet, la presidente cilena.
Nonostante tutto quello che è accaduto in questo ultimo anno in Cile, proteste represse, prigionieri politici, arresti di massa e qualche morto nel corso delle manifestazioni, l’arrivo della presidente progressista cilena, quella che con la sua elezione avrebbe dovuto ridare lustro alla democrazia cilena, è stato accompagnato dal silenzio di tutta la nostra stampa.
E’ vergognoso che mentre a Roma qualche giorno prima si permettono svastiche e croci celtiche, saluti romani e canti fascisti ad un manifestazione di AN, due donne di mezza età Violeta Valenzuela, cittadina italiana di 50 anni presidente dell’Associazione Wenuykan e Jeannette Paillan 38 anni, mapuche ... Continua a leggere...
Intervista a Violeta Valenzuela e Jeannette Paillan
di Annalisa Melandri
Violeta Valenzuela è la presidente dell'associazione Wenuyakan - Amicizia con il popolo Mapuche e Jeannette Paillan è una giornalista mapuche, nota regista di documentari sulle realtà dei popoli originari nonchè prima donna mapuche produttrice di audiovisivi.
D. Violeta, so che sono diversi mesi che come organizzazione Wenuykan (Amicizia) stavate preparando un’iniziativa pacifica di protesta in occasione della visita in Italia della presidente cilena Bachelet. Quali sono i motivi della vostra protesta?
R. L’idea di organizzare una protesta pacifica è nata ripensando all’intervento della presidente Bachelet a Ginevra quest’anno quando colse l’occasione del suo incontro con la sua omologa svizzera per negare pubblicamente l’esistenza di prigionieri politici Mapuche in Cile. Quella dichiarazione suscitò allora numerose proteste contro la Bachelet. Quando abbiamo saputo che sarebbe venuta in Italia abbiamo pensato di protestare pacificamente per fare in modo che anche qui si conosca la verità e cioè che attualmente in Cile ci sono circa 50 prigionieri politici Mapuche di cui 5 in sciopero della fame nel carcere di Angol.
D. Cosa chiede il popolo Mapuche?
R. Che il governo cileno riconosca nella sua Costituzione l’esistenza dei popoli originari e che ratifichi la convenzione n. 169 ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) per il riconoscimento dei popoli indigeni. Inoltre che venga abolita la legge 18.314 anti-terrorista che fu creata dalla dittatura di Pinochet e che i governi della Concertazione continuano ad applicare in modo razzista soltanto nelle regioni abitate dai Mapuche.... Continua a leggere...
Qualche mese fa la presidente del Cile Michelle Bachelet a Ginevra negò la presenza di prigionieri politici Mapuche nelle carceri del suo paese. “I prigionieri Mapuche sono persone che hanno cercato di risolvere le cose in modo che non è né democratico né pacifico. “Hanno commesso delitti e incendiato proprietà”. Questo diceva in una conferenza stampa durante il suo viaggio in Svizzera, aggiungendo che in Europa c’é una visione distorta sulla situazione dei prigionieri Mapuche e sottolineando che non si tratta di prigionieri politici ma di detenuti comuni che hanno commesso dei crimini.
Vale la pena ricordare che uno dei punti più importanti della sua campagna elettorale ... Continua a leggere...
La data del 12 ottobre 2007 per l’inaugurazione del primo tratto, detto Transguajiro, del Gasdotto del Sud, era stata già anticipata lo scorso mese di agosto durante una conferenza stampa tenutasi nei giardini di Hato Grande, residenza presidenziale di Álvaro Uribe, in occasione di un importante incontro tra il presidente colombiano ed il suo omologo venezuelano. E infatti, ieri, 12 ottobre, Hugo Chávez, Álvaro Uribe e Rafael Correa come testimone, a Punta Ballenas, nella Guajira colombiana hanno inaugurato i primi 225 Km. del gasdotto Transoceanico Antonio Ricaurte. L’opera, alla quale hanno lavorato 1.378 persone sia di nazionalità colombiana che venezuelana, e che è stato portato a compimento dalla PDVSA e dalla colombiana Ecopetrol, “apre immense possibilità di trasformare in realtà quello che abbiamo sempre sognato in materia di integrazione energetica” come ha sottolineato Rafael Ramírez, presidente di PDVSA nonché ministro del Potere Popolare per l’Energia ed il Petrolio. Il progetto è stato oggetto di un investimento di 335 milioni di dollari, ha una lunghezza di 224 Km. di cui 88 in territorio colombiano e permetterà per i primi quattro anni di portare il gas dalla Guajira Colombiana fino al lago Maracaibo in Venezuela, e successivamente in senso inverso. ... Continua a leggere...
Attenzione, fascisti in giro oggi...
Per parlare di Pace non si può non parlare di guerra e si conoscerà la Pace e si ripudierà la guerra solo se saremo informati sulle guerre. Il “mio” premio Nobel della Pace lo conferisco “al giornalista ucciso nello svolgimento della sua professione”. E penso a Brad Will, Anna Politkovskaja, Ilaria Alpi, Hrant Dink, Enzo Baldoni, al giornalista giapponese ucciso in Birmania poche settimane fa e ovviamente a tanti altri meno conosciuti. A loro il mio debito morale perchè sono morti per darci uno strumento fondamentale di ripudio della guerra: l’informazione.
La difesa dell’ambiente è importante, il cambiamento climatico è un problema urgente ed è giusto che la soluzione venga trovata urgentemente, ma la soluzione non può essere un premio Nobel. C’è un protocollo al quale circa 170 paesi del mondo hanno aderito per la soluzione di un problema comune. Gli Stati Uniti, l’Australia e il Kazakistan no. Perchè più coerentemente non applicare le sanzioni internazionali ai paesi che non contribuiscono a salvare l’ambiente?
per rispondere ad alcuni commenti..
Il Manifesto a fasi alterne mi accompagna da quando avevo 17 anni.
Proprio per questo motivo non riesco ad immaginare il panorama informativo in Italia senza il Manifesto in edicola e chissà forse per questo pretendo il meglio da quello che considero un po’ anche il “mio” giornale.
Ho trepidato quando nel giugno dello scorso anno, in copertina ho letto “Via Tomacelli, abbiamo un problema...” e mi sono detta “oh no ancora”... e ho creduto anche io come tanti, che fosse importante contribuire anche se con poco al “nostro” giornale.
Noam Chomsky scomodandosi dagli Stati Uniti fece sapere al Manifesto che “in un’epoca in cui assistiamo ai processi di fusione e annessione alle grandi corporations dei media e un degrado dei loro contenuti, abbiamo ancor più bisogno di voci indipendenti di alta qualità (12/7/2006).
Richard Falk (professore di Diritto Internazionale applicato, Università di Princenton) scriveva il 15 luglio 2006 :“è importante che sopravviva come presenza giornalistica vitale, nell’interresse del giornalismo di qualità e per contrastare le numerose tendenze reazionarie, in Europa e altrove, fra le quali vanno incluse le crescenti fusioni degli organi di informazione e opinione sotto il controllo di un numero ristretto di magnati dei media appartenenti alla destra”.
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