Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ingrid Betancourt abbraccia il generale Mario Montoya il giorno della sua liberazione. Il generale Montoya si è recentemente dimesso dalla sua carica seguito dello scandalo dei "falsi positivi" , cioè persone sequestrate dall'esercito, poi uccise e fatte passare come appartenenti alle FARC. Si parla di migliaia di giovani innocenti.
Probabilmente Guido Piccoli è riuscito ad essere come l’elefante nella cristalleria organizzata dal comitato Con Ingrid Betancourt a Bologna il 16 dicembre scorso per promuovere la candidatura dell’ex senatrice colombiana al Premio Nobel per la Pace e dove Ingrid Betancourt ha ricevuto dal sindaco Sergio Cofferati la cittadinanza onoraria. All’evento hanno partecipato anche il presidente nazionale di Amnesty International, Paolo Pobbiati, l'attrice Margaret Collina, i cantanti Luca Barbarossa, Francesco Baccini e Marina Rei, e il giornalista dell’Unità Maurizio Chierici anche lui impegnato da tempo nella promozione della candidatura di Ingrid Betancourt al premio Nobel.
Qui di seguito la relazione che fa Guido Piccoli della serata, con i link per ascoltare sia il suo intervento che la risposta, (stizzita?) di Ingrid Betancourt...
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di Guido Piccoli:
Il 16 dicembre scorso Ingrid Betancourt è venuta a Bologna per ricevere la cittadinanza onoraria e per partecipare ad una grande iniziativa in suo onore organizzata dal Comitato Betancourt per promuovere la Fondazione Betancourt. Tra gli invitati, oltre ad alcuni cantanti, il giornalista Maurizio Chierici, il presidente di Amnesty International-Italia Paolo Pobbiati, anche il sottoscritto. Un invito gradito e inatteso, perché agli organizzatori erano certamente note le mie idee sul conflitto colombiano e, più in particolare, le mie perplessità su quanto espresso dalla Betancourt dal giorno della sua liberazione. In verità confesso che pensavo di essere estromesso, con una scusa o l’altra, in prossimità dell’evento. Mi sbagliavo.
“La parola d’ordine dei Consigli di fabbrica e del controllo della produzione, cioè l’organizzazione di massa di tutti i produttori per l’espropriazione degli espropriatori, per la sostituzione del proletariato alla borghesia nel governo dell’industria e quindi necessariamente dello Stato” - Antonio Gramsci (“il nostro programma” da L’Ordine nuovo 1924)
E allora se per Gramsci agli inizi del ‘900 l’assalto allo Stato da parte del proletariato partiva dalla conquista dell’industria e delle strutture di produzione, dall’ “espropriazione degli espropriatori”, oggi ha ancora senso immaginare uno scenario simile?
E chi sono oggi gli “espropriatori”?
Si possono ancora identificare con gli industriali? Chi sono oggi gli Olivetti, gli Agnelli e i De Benedetti del 1920?
Così come gli espropriatori di allora hanno significativamente compiuto un balzo in avanti trasformandosi oggi nei centri finanziari di accumulo di denaro e capitale, cuore e motore nevralgico del paese e del suo sviluppo, nella stessa misura tale salto qualitativo dovrebbero compierlo coloro i quali sognano l’assalto allo Stato.
La finanza e i grandi centri finanziari, le banche, le assicurazioni, le borse, sono i punti sensibili dai quali entrare.
Come farlo? E soprattutto chi può farlo?
I rivoluzionari di ieri e anche quelli di oggi, per poter diventare i rivoluzionari di domani dovrebbero smettere gli abiti sdruciti della piazza, le tute delle fabbriche e indossare giacca e cravatta…
Conversamos con los ex presos políticos que estubieron hace unas semanas atrás (1,2, y 3 de Diciembre) en Roma, testimoniando ante el fiscal italiano Giancarlo Capaldo en contra del ex Procurador Militar Alfonso Podlech Michaud, acusado por la magistratura italiana del homicidio y la desapareción, en octubre 1973, bajo la dictadura de Pinochet, del ex sacerdote italo chileno Omar Venturelli.
Alfonso Podlech, contra quien existía una orden de captura internacional, fue detenido el 27 de julio de 2008 en el aeropuerto Barajas de Madrid y extraditado en Italia.
Carlos Lopez Fuentes, ex preso político condenado en Consejo de Guerra por el Fiscal Militar Podlech a 9 años de cárcel, Jeremías Levinao, mapuche, militante del Movimiento Campesino Revolucionario, que en Temuco sufrió la cárcel y las torturas y su hija Tania. Ellos nos cuentan en esta entrevista, que parece más una conversación entre viejos amigos, los primeros días del golpe del 11 de septiembre de 1973 y lo que siguió después, en Temuco en la regíon meridional de Chile llamada Araucanía. Y el rol de Alfonso Podlech Michaud en el aparato represivo chileno.
También nos hablan del exilio en Francia, donde viven actualmente.
A.M. - El martes pasado se encontraron con el fiscal Giancarlo Capaldo. ¿Cómo les pareció el encuentro y qué impresión tuvieron?
Carlos Lopez Fuentes - Yo personalmente pienso que el encuentro con Capaldo fue positivo, porque son testimonios y elementos nuevos que no estaban en el proceso contra Podlech y que pueden acelerar el juicio contra él.
Jeremías Levinao - De hecho fue positivo porque pienso que en mi caso, yo entregué elementos de cómo se utilizaba la tortura durante la dictadura después del golpe y demostré que Podlech era el que ordenaba el castigo de los prisoneros.
A.M. - ¿En tu caso, Jeremías, puedes afirmar que la represión era más cruel contra el pueblo mapuche, y que muy diferente a la que se llevó en contra de todos los demás prisioneros políticos?
J.L. - Yo pienso que la represión fue la misma para todo el mundo, pero creo que fue masificada contra el pueblo mapuche por haber participado, de una manera destacada, en la profundización del proceso de la reforma agraria implementada por el gobierno de Salvador Allende. La reforma agraria afectaba al latifundio chileno de la zona y una gran parte de los latifundistas fueron beneficiados después del golpe con la recuperación de las tierras que habían sido expropiadas legalmente por el gobierno de la Unidad Popular.Y es por eso, que pienso que hubo una venganza de la parte de los terratenientes que participaron en la represión. ... Continua a leggere...
questo articolo è stato scritto prima dell'invasione di terra della Striscia e pubblicato da Il Manifesto il 4 gennaio scorso, mi sembra comunque un'ottima analisi politica della situazione.
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di Uri Avnery
Prima di demonizzarlo e bombardarlo a Gaza, Hamas è stato appoggiato da Tel Aviv, per contrastare l'Olp. E con i raid di oggi, lo Stato ebraico, non farà che rafforzare il movimento islamico
Appena dopo la mezzanotte, l'emittente araba di Al Jazeera stava trasmettendo le notizie degli eventi di Gaza. Improvvisamente la telecamera ha inquadrato in alto, verso il cielo scuro. Lo schermo era nero fondo, non si riusciva a distinguere niente. Ma c'era un suono che si poteva sentire: il rumore degli aerei da guerra, uno spaventoso, terrificante boato. Era impossibile non pensare alle decine di migliaia di bambini di Gaza che stavano sentendo, nello stesso momento, quel suono, paralizzati dalla paura, in attesa delle bombe dal cielo. «Israele deve difendersi dai razzi che stanno terrorizzando le nostre città del sud», ha spiegato il portavoce israeliano. «I palestinesi devono rispondere alle uccisioni dei loro combattenti nella Striscia di Gaza», ha dichiarato il portavoce di Hamas. Per essere esatti, nessun cessate il fuoco è stato interrotto, perché nessun cessate il fuoco era mai iniziato. Il requisito principale di ogni cessate il fuoco nella Striscia di Gaza deve essere l'apertura dei passaggi. Non ci può essere vita a Gaza senza un flusso costante di rifornimenti. Ma le frontiere non sono state aperte, ... Continua a leggere...
Un proverbio arabo recita che, una menzogna ripetuta per tante volte, diventa realtà. La grande bugia è che la Palestina fosse una terra disabitata e, perciò data a un "popolo" senza terra, il che è una altra menzogna. in quanto la religione ebraica è una religione: trasformarla in una nazione è una bizzarria.
Il petrolio, come fu un tempo per la via della seta, presuppone anche il controllo delle vie di comunicazione. La Palestina non ha il petrolio, ma la sua posizione la rende indispensabile per il controllo delle ricchezze petrolifere da parte dell'imperialismo mondiale e di Israele. Una entità statale antiaraba nel cuore di questa regione ha significato destabilizzazione, divisione, guerre e povertà per il mondo arabo che paga carissimo questa strategia: la maggior parte dei paesi produttori di petrolio sono arretrati e sottosviluppati. La loro ricchezza, per colpa dei loro governanti. è nelle mani delle grandi compagnie petrolifere occidentali. Con il pretesto dello stato di guerra con Israele, la maggior parte delle entrate vengono spese per l'acquisto di armamenti - sempre dal l'occidente che si è alleato con regimi feudali e antidemocratici. Queste armi sono usate contro ogni ribellione popolare o contro i movimenti di opposizione a questi regimi. In nome della Palestina sono stati fatti colpi di stato, rovesciati governi, sono stati repressi nel sangue partiti comunisti e movimenti progressisti.
I palestinesi continuano a resistere in una giungla di fucili puntati contro di loro. sia dall'esercito israeliano, sia dai regimi arabi. L'ingenuità di essersi fidati dei nemici americani e israeliani, li ha portati ad accettare piani e a firmare ingiuriosi accordi.
Dopo la caduta dell'Urss la supremazia sul mondo era nelle mani della potenza americana, alleata di Israele e con l'attentato dell' 11 settembre la nuova strategia americana della guerra preventiva ha peggioratola situazione dei palestinesi.... Continua a leggere...
Scrive Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 4 gennaio scorso, che il silenzio del mondo arabo rispetto all’attacco prima, e all’invasione poi della Striscia di Gaza da parte di Israele, potrebbe essere spiegato secondo la logica per cui onde evitare che ... (avanzi il fondamentalismo islamico, l’Iran acquisti un ruolo di egemonia in Medio Oriente, etc etc) si accetta che... (i palestinesi vengano sterminati e Gaza sia ridotta ad un cumulo di macerie).
In effetti, sebbene appaia come un agire cinico dinanzi al quale è difficile rimanere indifferenti, questo spiegherebbe anche perchè l’Egitto mantiene e ha mantenuto in passato chiuso il valico verso la Striscia da dove potrebbero passare invece cibo e medicinali per gli abitanti di Gaza ridotti allo stremo dal blocco israeliano.... Continua a leggere...
del Gennaio 2009
LIMEDDH - Lega Messicana Per la Difesa dei Diritti Umani
Associazione dei genitori e familiari delle vittime di Sucumbíos - Ecuador
- Los Buenos deseos para el Año Nuevo
- El regreso de Lucía Morett por Carlos Fazio
- Oficial colombiano niega existencia de correos en laptop de Raúl Reyes
- El viaje de Álvaro Uribe a México por Annalisa Melandri
- Naciones Unidas: Términos duros contra Colombia, por Gustavo Capdevilla IPS
- Retorna a México Lucía Morett luego de medio año de virtual asilo en Nicaragua
Por Blanche Petrich
- Presuntos malos tratos en detención/temor por seguridad y por integridad personal
- Momentos de la vida
Di Paolo Maccioni
Il coccodrillo dell’AGI ne parla come di un uomo saggio e pio, come il suo nome promette. Arriva a scrivere: “dal ‘76 all’ ‘80 nunzio in Argentina (dove i suoi tentativi di mitigare la durezza della dittatura militare furono criticati fino all’accusa di connivenza con i sanguinari generali)” …
Chi conosce la storia dell’ultima dittatura argentina, chi ha letto i libri di chi ha conservato la memoria di quell’orrenda stagione (parecchi dei quali usciti pure in italiano) sa che il comunicato dell’AGI restituisce una storia fallace, inaccettabile. Il 27 aprile 1995 il cardinale Laghi dichiarava: “come potevo supporre che stavo trattando con dei mostri, capaci di buttare persone dagli aerei e altre atrocità simili? Mi si accusa di delitti spaventosi per omissione di aiuto e di denuncia, quando il mio unico peccato era l’ignoranza di ciò che veramente capitava …”
Eppure il nunzio apostolico Laghi (all’epoca non ancora cardinale) disse:“Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi che fronteggiano i germi: così nasce la violenza. I soldati adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara all’amore per Dio”. Questo fu il manifesto d’appoggio al genocidio espresso dal nunzio apostolico Pio Laghi, intimo nonché compagno di tennis preferito dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera (tessera P2 numero 478) uno degli alti gradi del triumvirato (con i generali Jorge Rafael Videla e Orlando Ramón Agosti) che instaurò la dittatura col golpe silenzioso del 24 marzo 1976.Continua a leggere qui...
Il codice a barre israeliano inizia con 729
Qui un volantino da copiare, stampare e diffondere il più possibile...
Israele : boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni - 10/01/09
di Naomi Klein
È ora. Un momento che giunge dopo tanto tempo. La strategia migliore per porre fine alla sanguinosa occupazione è quella di far diventare Israele il bersaglio del tipo di movimento globale che pose fine all'apartheid in Sud Africa.
Nel luglio 2005 una grande coalizione di gruppi palestinesi delineò un piano proprio per far ciò. Si appellarono alla «gente di coscienza in tutto il mondo per imporre ampi boicottaggi e attuare iniziative di pressioni economiche contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica all'epoca dell'apartheid». Nasce così la campagna “Boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni” (Boycott, Divestment and Sanctions), BDS per brevità.
Ogni giorno che Israele martella Gaza spinge più persone a convertirsi alla causa BDS, e il discorso del cessate il fuoco non ce la fa a rallentarne lo slancio. Il sostegno sta emergendo persino tra gli ebrei israeliani. Proprio mentre è in corso l'assalto, circa 500 israeliani, decine dei quali artisti e studiosi rinomati, hanno inviato una lettera agli ambasciatori stranieri di stanza in Israele. La lettera chiede «l'adozione immediata di misure restrittive e sanzioni» e richiama un chiaro parallelismo con la lotta antiapartheid. «Il boicottaggio del Sud Africa fu efficace, Israele invece viene trattato con guanti di velluto.... Questo sostegno internazionale deve cessare.»
Tuttavia, molti ancora non ci riescono. Le ragioni sono complesse, emotive e comprensibili. E semplicemente non sono abbastanza buone. Le sanzioni economiche sono gli strumenti più efficaci dell'arsenale nonviolento. Arrendersi rasenta la complicità attiva. Qui di seguito le maggiori quattro obiezioni alla strategia BDS, seguita da contro-argomentazioni. ... Continua a leggere...
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