Il 16 dicembre scorso Ingrid Betancourt è venuta a Bologna per ricevere la cittadinanza onoraria e per partecipare ad una grande iniziativa in suo onore organizzata dal Comitato Betancourt per promuovere la Fondazione Betancourt. Tra gli invitati, oltre ad alcuni cantanti, il giornalista Maurizio Chierici, il presidente di Amnesty International-Italia Paolo Pobbiati, anche il sottoscritto. Un invito gradito e inatteso, perché agli organizzatori erano certamente note le mie idee sul conflitto colombiano e, più in particolare, le mie perplessità su quanto espresso dalla Betancourt dal giorno della sua liberazione. In verità confesso che pensavo di essere estromesso, con una scusa o l’altra, in prossimità dell’evento. Mi sbagliavo.
Il 16 dicembre sono arrivato a Bologna, con la traccia di un intervento della durata calcolata di 9 minuti (come mi fu chiesto, riducendo il tempo dai 15 precedentemente assegnati). Al Palazzo d’Accursio, dov’era previsto il conferimento della cittadinanza da parte del sindaco Cofferati, alla presenza dell’intero consiglio comunale, ho cercato di trovare un alleato nel proposito di ampliare la visione sulla Colombia al di là della vicenda della Betancourt. In assenza di Maurizio Chierici, ho parlato con Paolo Pobbiati, dal quale ho un rifiuto netto: “non è un’occasione adatta”. La domanda “se non adesso quando? me la sono tenuta. Poi, l’anima del Comitato, Federico Bastiani mi ha presentato alla Betancourt. Lei è stata affettuosa. Le ho anticipato che avrei ampliato il discorso sul conflitto colombiano e che, probabilmente, avrei detto cose che avrebbe potuto non condividere. Lei mi ha risposto “benissimo, è importante il dialogo”. La stessa apertura l’ho trovata in Federico Bastiani.
Poi è iniziato l’evento, con mezz’ora di ritardo sul programma che ha spinto gli organizzatori a chiedere di parlare per non più di 5 minuti. Sono costretto a tagliare ulteriormente il discorso.
La sala s.Lucia era occupata in ogni posto. Ci saranno state più di mille persone. Tutto è proceduto tranquillamente, tra un intervento e una canzone di Barbarossa, Baccini, Rei, The Bugs. Quasi alla fine sono stato annunciato dalla presentatrice come un “grande conoscitore della Colombia e delle Farc”. Questo è il mio intervento. E’ andata bene, interrotto due volte dagli applausi, nonostante un po’ di nervosismo e nonostante abbia dovuto all’ultimo momento tagliare il mio intervento.
Dopo di me ancora una canzone, poi il gran finale con l’intervento di Ingrid, che inizia piangendo. Il pubblico applaude. Traduco solo la parte nella quale Ingrid mi risponde:
“Ringrazio la persona che è stata qui parlando di Colombia e mostrando i problemi del mio paese che sono molti. Vorrei affermare il mio pensiero profondo, che quello che è successo a me e succede a molti in Colombia ci deve far riflettere sulle nostre idee, le nostre convinzioni, la nostra religione, i nostri pregiudizi perché molte volte pensiamo che abbiamo la verità, che quello che pensiamo è il giusto, ma io vorrei che noi guardassimo questi pensieri, questa ideologia, questa religione, questo che per noi pare fondamentale, lo guardassimo con molta attenzione perchè non c’è nulla che giustifichi togliere una vita umana, togliere la libertà”.
Alla fine tutti sul palco a salutare il pubblico. Durante un lungo abbraccio con Ingrid, le dico “dobbiamo incontrarci”, lei risponde “già ci siamo incontrati”.
Alla fine molti si avvicinano, anche colombiani, che mi ringraziano. Alcuni mi scrivono.
“Bravissimo Guido, sei stato grande con questo intervento!! Hay fatto molto bene. …..
Tu intervencion, las cosas que has dicho, es lo que muchos quisieramos gritar. Gracias por posibilitar con tu coraje nuestro desahogo.
Un Abrazo ”
Mi scrivono anche gli organizzatori, niente affatto risentiti per il mio intervento. Anzi, il giorno dopo mi mandano messaggi d’apprezzamento e di scuse per aver dovuto ridurre il mio intervento:
“ciao guido
ti volevo ringraziare ancora infinitamente per la tua
presenza a Bologna, hai dato un tocco alla serata molto importante
apprezzato da tutti.
non sai quando email ho ricevuto di apprezzamento
per te!!
ti manderemo delle foto della serata, a presto
Federico”
“Gentilissimo Guido,
sono Michael dei Bugs (www.theBugs.it), nonché membro del comitato Con Ingrid Betancourt.
Ti scrivo perché mi preme ringraziarti moltissimo per la tua disponibilità e desidero farti i complimenti per il tuo intervento che, come avrai sentito dagli applausi, è stato estremamente apprezzato.
Desidero anche scusarmi a nome di tutto il comitato per i problemi legati alla ristrettezza dei tempi, problemi che ci hanno colto alla sprovvista e che, ti assicuro, non sono dipesi dalla nostra volontà.
E’ stato un vero peccato perché tutti quelli con i quali abbiamo parlato avrebbero voluto che il tuo intervento fosse durato di più. Ci dispiace sinceramente.
Ti ringrazio ancora e ti saluto caramente: in attesa che ci preparino un cd/dvd con foto e video (che naturalmente ti invieremo: a quale indirizzo?) ti mando in allegato una foto del tuo incontro con Ingrid.
Michael
PS: ieri mattina Ingrid ci ha scritto ringraziandoci tutti per la “indimenticabile serata”
Indimenticabile serata, dice la Betancourt.
Lo scrive durante il viaggio verso il Messico dove ha annunciato che “se aislará del público por un año” e che “me voy a reunir con mi familia y voy a empezar una etapa de mi vida que va a ser muy importante, de reconstrucción personal; voy a aislarme y no me van a volver a ver por un tiempo”……
La Betancourt è in realtà molto più apprezzata fuori dalla Colombia che nel suo paese: basta la lettura di qualunque giornale o di qualunque sito colombiano per rendersene conto.
Innanzi tutto, se il suo dramma non commuoveva più di tanto quando lei era prigioniera, adesso commuove ancora meno una popolazione che soffre tragedie ben maggiori delle sue, e totalmente ignorate dal mondo.
Lo stesso giorno dell’iniziativa a Bologna, il giornale del potere, “El Tempo”, ospita in prima pagina un editoriale durissimo intitolato “Las torpezas de Betancourt” che comincia: “No sé si es ingenuidad o estupidez, pero Íngrid Betancourt adolece de un severo problema de enfoque”. E’ una critica “da destra” per il suo viaggio latinoamericano, durante il quale ha visitato dei presunti nemici di Uribe, da Correa a Chávez e Morales.
Ancora più pesanti le critiche “da sinistra”, che posso concentrare in un frammento di lettera che mi è arrivata:
“Muchos colombianos estamos cansados de ver a esta mujer andar por toda parte navegando en una inmerecida fama de luchadora y recibiendo cuanto premio existe, mientras que oculta (porque lo suyo es una voluntad de ocultamiento) todos los crimenes y escandalos del presidente que ladinamente ella respalda. Uno siente mucha impotencia. Pero de todos modos su actuacion es solo una confirmacion de lo que siempre ha sido. Pudiendo esta mujer haberse convertido en la conciencia etica, en la voz de denuncia de la gravisima situacion de colombia ante el mundo, lo que hace es aprovechar la imagen que le han creado para tender con su silencio un velo sobre casi todos los problemas del pais. Gran favor le esta haciendo a Uribe, a la parapolitica, al paramilitarismo, al narcotrafico, a la impunidad y a la continuacion de la guerra. Ella, la aceptica, la humanitaria, la adalid de la paz”