Scrive Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 4 gennaio scorso, che il silenzio del mondo arabo rispetto all’attacco prima, e all’invasione poi della Striscia di Gaza da parte di Israele, potrebbe essere spiegato secondo la logica per cui onde evitare che ... (avanzi il fondamentalismo islamico, l’Iran acquisti un ruolo di egemonia in Medio Oriente, etc etc) si accetta che... (i palestinesi vengano sterminati e Gaza sia ridotta ad un cumulo di macerie).
In effetti, sebbene appaia come un agire cinico dinanzi al quale è difficile rimanere indifferenti, questo spiegherebbe anche perchè l’Egitto mantiene e ha mantenuto in passato chiuso il valico verso la Striscia da dove potrebbero passare invece cibo e medicinali per gli abitanti di Gaza ridotti allo stremo dal blocco israeliano.
Questo silenzio avrà conseguenze storiche catastrofiche, preannuncia Uri Avnery, scrittore e attivista pacifista israeliano.
Come si spiega invece il silenzio dei governi occidentali?
Angelo Panebianco, analizzando proprio questo ma anche l’esplicito consenso all’azione bellica israeliana del mondo occidentale va ben al di là delle ragioni più o meno politiche, anche se condannabili, che lo determinano.
Egli azzarda la teoria secondo la quale il consenso generale di questi giorni da parte della comunità internazionale all’attacco israeliano sarebbe dettato anche da un “diverso valore attribuito dai contendenti alla vita umana”. In pratica, poiché secondo il Panebianco, per “gli uomini di Hamas, come per Hezbollah in Libano, la vita (anche quella degli appartenenti al proprio popolo) vale talmente poco che essi non hanno alcun problema a usare i civili, compresi i bambini e donne, come scudi umani”... bene fanno gli israeliani allora a sterminarli tutti.
Questa è la conclusione logica alla quale si sovviene terminando di leggere il periodo fuoriuscito dalla mente contorta di Angelo Panebianco . Invece no. Egli non è così stolto. Ma disonesto lo è di sicuro e quindi conclude che : Israele “cerca di limitare le ingiurie alla popolazione civile, anche se naturalmente la natura del conflitto esclude che essa non sia coinvolta”.
I numeri, ovviamente a Panebianco dicono ben poco, perchè se ad oggi possiamo contare più di 700 morti palestinesi, per la maggior parte civili, donne e bambini e più di 3.000 feriti, metà dei quali destinati a morire per mancanza di medicinali (e anche di ospedali, visto che vengono bombardati anche quelli) e soltanto 6 soldati israeliani, evidentemente di guerra non si tratta. Possiamo e dobbiamo chiamarlo genocidio.
E già questo potrebbe di per sé bastare a far comprendere il pensiero di Angelo Panebianco: chi ha valori morali diversi da noi merita lo sterminio. Perchè non sterminare a questo punto tutti i tossicodipendenti invece di curarli, o gli zingari che non si piegano a vivere come noi? Invece qualche riga più in là l’editorialista del Corriere della Sera affonda completamente nella palude dei suoi ragionamenti, accusando addirittura Richard Falk, “relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi” dell’ONU, di “star usando la sua carica e le sue sponsorizzazioni per fare propaganda pro-Hamas e antiisraeliani ”.
Mi ha ricordato Uribe, il presidente colombiano quando accusa i difensori dei diritti umani in Colombia di essere membri delle Farc e poi gli spara addosso.
Così ha fatto Israele ieri, uccidendo con la complicità di tutti gli Angelo Panebianco del mondo due addetti palestinesi, due terribili terroristi di Hamas appartenenti all’ Unrwa -- l'Agenzia dell'Onu che si occupa dei profughi a Gaza, mentre guidavano un convoglio che portava aiuti umanitari.
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