“La parola d’ordine dei Consigli di fabbrica e del controllo della produzione, cioè l’organizzazione di massa di tutti i produttori per l’espropriazione degli espropriatori, per la sostituzione del proletariato alla borghesia nel governo dell’industria e quindi necessariamente dello Stato” - Antonio Gramsci (“il nostro programma” da L’Ordine nuovo 1924)
E allora se per Gramsci agli inizi del ‘900 l’assalto allo Stato da parte del proletariato partiva dalla conquista dell’industria e delle strutture di produzione, dall’ “espropriazione degli espropriatori”, oggi ha ancora senso immaginare uno scenario simile?
E chi sono oggi gli “espropriatori”?
Si possono ancora identificare con gli industriali? Chi sono oggi gli Olivetti, gli Agnelli e i De Benedetti del 1920?
Così come gli espropriatori di allora hanno significativamente compiuto un balzo in avanti trasformandosi oggi nei centri finanziari di accumulo di denaro e capitale, cuore e motore nevralgico del paese e del suo sviluppo, nella stessa misura tale salto qualitativo dovrebbero compierlo coloro i quali sognano l’assalto allo Stato.
La finanza e i grandi centri finanziari, le banche, le assicurazioni, le borse, sono i punti sensibili dai quali entrare.
Come farlo? E soprattutto chi può farlo?
I rivoluzionari di ieri e anche quelli di oggi, per poter diventare i rivoluzionari di domani dovrebbero smettere gli abiti sdruciti della piazza, le tute delle fabbriche e indossare giacca e cravatta…
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