Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In Messico, il principale movimento armato del paese, l’EPR (Esercito Popolare Rivoluzionario), attraverso la diffusione di un comunicato trasmesso il 24 aprile di quest’anno, ha proposto l’avvio di un dialogo con il Governo chiedendo la riapparizione in vita di Edmundo Reyes Amaya e di Gabriel Alberto Cruz Sánchez, due militanti del gruppo ribelle scomparsi dalla città di Oaxaca il 25 maggio del 2007. In realtà esistono prove sufficienti, raccolte da alcune organizzazioni civili per la difesa dei diritti umani e dalla Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) che i due militanti del gruppo insorgente sono stati arrestati da agenti di polizia nel corso di un’operazione svoltasi il 25 maggio 2007 nella città di Oaxaca.
“Ci sono prove del fatto che sono stati arrestati da forze di polizia, e che sono stati torturati negli uffici della Procura, dai quali sono stati poi portati via feriti in autombulanze dell’esercito”, denuncia l’EPR ... Continua a leggere...
Es con el analista político Carlos Montemayor, más que con el escritor de novelas y poemas con quien conversamos en México. “En realidad las personas enfermas que quieren controlar el mundo son gabinetes como los de George Bush” nos dice en esa entrevista esclusiva concedida a Annalisa Melandri. En su casa de Ciudad de México, durante una conversación exquisita y agradable, rodeados de pilas de libros en casi todos lo idiomas del mundo (Carlos Montemayor habla perfectamente cinco idiomas además de el Grieco clásico y modermo y el Latín) él aborda temas importantes y difíciles como el terrorismo y la guerrilla, además de la grave situación colombiana y nos explica porqué cree que “Colombia es un ejemplo de lo que no debe seguir siendo América latina”.
Carlos Montemayor (México, 1947) no solamente es autor de una cantidad infinita de obras narrativas, poéticas y de ensayismo, traducidas en casi todos los idiomas, ganador de premios nacionales e internacionales (Premio internacional Juan Rulfo por Operativo en el Trópico, 1994 y Premio Colima por Guerra en el Paraíso, 1991) e integrante de la Academia Mexicana de la Lengua y de la Real Academia Española. Él es además y sobretodo un profundo conocedor ... Continua a leggere...
"Già una volta c'è stato un tal signore che all'inizio sembrava un democratico e che poi ha fatto quello che ha fatto" . Silvio Berlusconi - Presidente del Consiglio -Italia - riferendosi a Hitler in un discorso tenuto a Parigi il 16 settembre scorso durante un incontro con l'associazione ebraica Keren Hayesod.
Si comincia sempre dall'inizio...poi si assolve il resto. A.M.
E’ il Carlos Montemayor analista politico e sociale, più che lo scrittore di romanzi e novelle che incontriamo in Messico. “In realtà i malati di mente che vogliono controllare il mondo fanno parte dei governi come quello di George Bush”, spiega in questa intervista esclusiva concessa ad Annalisa Melandri. Nella sua casa di Città del Messico, nel corso di una conversazione piacevole e interessante, circondati da montagne di libri in quasi tutte le lingue del mondo (Carlos Montemayor parla perfettamente cinque lingue oltre al Greco classico e moderno e al Latino) affronta temi importanti e difficili come il terrorismo e la lotta armata, oltre alla grave situazione colombiana, spiegandoci perchè secondo lui “la Colombia è l’esempio di quello che non deve continuare ad essere l’America latina”.
Carlos Montemayor (Messico, 1947) non è solo l’autore di un’ opera narrativa, poetica e saggistica infinita e tradotta in quasi tutte le lingue, vincitore di premi nazionali e internazionali (premio internazionale Juan Rulfo con Operativo en el Trópico, 1994 e premio di narrativa Colima con Guerra en el Paraíso, 1991), membro dell’Accademia Messicana della Lingua e della Reale Accademia Spagnola. ... Continua a leggere...
“donde quieras que estés no dejar de ser humano,
donde vayas, sigas siendo humano
y por lo tanto no seas inhumano
con el que llega contigo”
Dr. Adrián Ramírez
presidente LIMEDDH
Misión FIDH en las zonas fronterizas de México
de 25 de febrero al 13 de marzo 2007
La Federación Internacional de los Derechos Humanos (FIDH) con ocasión del 60° aniversario de la Declaración Universal de los Derechos Humanos, ha realizado en el curso del año 2007, del 25 de febrero al 13 de marzo, una misión en el marco de la Campaña internacional sobre “Migraciones y Derechos Humanos” en las dos zonas fronterizas que actualmente representan los dos lugares más críticos respecto a las violaciones de los derechos humanos que sistemáticamente son cometidos contra la población migrante. Las dos zonas fronterizas donde se desarrolló la misión son la frontera sur de México con Guatemala y la frontera norte entre México y Estados Unidos.
Particularmente la frontera con Estados Unidos representa una “línea de fractura entre una América rica y dominante en los planos económicos y políticos y una América pobre, sometida a las reglas del juego fijadas por el vecino del Norte” se lee en la relación presentada por la FIDH al cumplimento de la misión.... Continua a leggere...
Missione FIDH nelle zone di frontiera del Messico
dal 25 febbraio al 13 marzo 2007
La Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH) in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ha svolto nel corso del 2007, dal 25 febbraio al 13 marzo, una missione nell’ambito della Campagna internazionale su “Migrazioni e Diritti Umani”, nelle due zone di frontiera che al momento rappresentano le due aree più critiche rispetto alle violazioni dei diritti umani che sistematicamente vengono commesse nei confronti dei migranti. Le frontiere sotto esame sono state quelle messicane, a sud del paese al confine con il Guatemala, e a nord, al confine con gli Stati Uniti.
In particolare la zona di confine tra Messico e Stati Uniti segna anche una zona di “frattura tra un’America ricca e dominante nei programmi economici e politici e un’ America povera e sommessa alle regole del gioco stabilite dal vicino Nord”, come si legge nella relazione presentata dalla FIDH, al termine della missione.... Continua a leggere...
La manifestazione sarà seguita in diretta da Radio Onda Rossa
“Fioccolata” di protesta
venerdì 26 settembre, ore 17, da Via Ferraironi (scuola Iqbal Masih) a Largo Agosta
Tempo pieno o tempo vuoto? O, meglio, scuola piena o scuola vuota?
Il decreto 137 del 1 settembre 2008 del ministro Mariastella Gelmini dal prossimo anno vuole una scuola vuota. Vuota di cosa?
v Di insegnamento. Il decreto prevede 24 ore di lezione a settimana, contro le 40 attuali del tempo pieno e le 31 del modulo. E il pomeriggio? Partirà il doposcuola a pagamento. Un parcheggio che sarà attivato solo su richiesta delle famiglie e solo se le singole scuole acconsentiranno. Altrimenti, tutti a casa. Ma con chi se i genitori lavorano?
v Di conoscenza. Il maestro unico insegnerà tutto: italiano, matematica, geografia, storia, inglese (sì, pure inglese), educazione alla cittadinanza, educazione alimentare... Per conoscere bene tutte queste materie ci vorrebbe Leonardo da Vinci. Non lasciamoci ingannare dal fatto che si tratta della scuola primaria o elementare: “elementare” non significa facile, significa “fondamentale”. Anche noi, da piccoli, abbiamo avuto il maestro unico, è vero. Ma non desideriamo sempre che i nostri figli abbiano qualcosa di meglio?
v Di esperienze. I tempi ristretti di insegnamento impediranno un apprendimento con tempi distesi e attraverso l’esperienza diretta. E le gite? Addio! Per ragioni di sicurezza un insegnante non potrà uscire da solo con 25 bambini.
v Di aiuto. Le poche ore a disposizione per l’insegnamento non permetteranno di individuare e risolvere casi di difficoltà nell’apprendimento. Ai nostri tempi chi era “lento” ad imparare veniva considerato poco intelligente e senza speranza di miglioramento. In ogni famiglia c’era un caso del genere. Oggi sappiamo che molti, moltissimi casi di difficoltà possono essere affrontati e risolti. Ma ci vuole tempo.
v Di garanzia. Ogni insegnante si troverà solo di fronte alla classe. Pensiamo al caso di un maestro stanco o alla prima esperienza. I maestri e le maestre italiane sono di ottimo livello, ma anche loro sono uomini e donne, non macchine. E allora? Come faranno i nostri figli?
v Di eccellenza internazionale. La scuola primaria è l’unico grado di istruzione in Italia “promosso” anche dall’ultimo rapporto internazionale annuale dell’Ocse. Perché, allora, cambiare qualcosa che funziona?
Non svuotiamo la scuola.
Contatti:
Non so quanti eravamo, ho poca dimestichezza con i numeri, so che eravamo in tanti, tante mamme, tantissimi bambini e tante maestre, perchè nonostante si continui a parlare di "maestro unico" , nella scuola elementare insegnano quasi esclusivamente maestre.
Una manifestazione allegra e colorata che ha paralizzato e coinvolto un'intero quartiere e quello che sta offrendo in questi giorni la Iqbal Masih un bellissimo esempio da seguire: una scuola che resiste.
«No a Gelmini» La Iqbal Masih scende in strada
Eleonora Martini
ROMA
Un corteo così gaio, festoso e pieno di vita non lo avevano ancora mai visto, nelle strade della periferia est di Roma. Attorno all'ormai famosa scuola elementare Iqbal Masih, capofila da due settimane della protesta contro il decreto 137, si sono riuniti ancora una volta una quarantina di istituti della capitale e insieme hanno portato la Scuola («quella con la S maiuscola, quella che la ministra Gelmini vuole distruggere», dicono) nel quartiere. Dopo una settimana di occupazione senza interruzione della didattica e una di presidio del plesso, durante le quali gli abitanti del quartiere Casilino sono entrati per la prima volta nella struttura e hanno preso contatto con il luogo dove cresce la generazione futura, ieri la visita è stata ricambiata. Con centinaia di bambini provenienti da ogni parte della città che, dalla scuola intitolata ad un loro coetaneo pakistano ucciso per essersi ribellato allo sfruttamento, hanno attraversato alle cinque della sera chiassosi e felici, assieme a genitori e maestre, le vie dei quartieri limitrofi. ... Continua a leggere...
E’ stato ritrovato il 24 settembre scorso, nello Stato di Oaxaca, Messico, il corpo senza vita di Marcela Salli Grace Ellier, cittadina statunitense, 21 anni, attivista da tempo impegnata in quella zona in difesa dei diritti umani e in solidarietà delle donne vittime di violenze e persecuzioni politiche. Ultimamente si stava occupando dei prigionieri politici e delle donne, mogli, compagne, madri, sorelle, figlie dei detenuti e delle persone scomparse o assassinate.
Salli aveva raccontato poco tempo fa di aver ricevuto minacce di morte e di essere controllata per questa sua attività che svolgeva unicamente per spirito di solidarietà senza fini economici o politici.
E’ stata violentata prima di essere barbaramente torturata e poi uccisa. Il suo corpo, trovato in una zona rurale nei dintorni di San José del Pacífíco, a circa 170 chilometri dalla città di Oaxaca, era irriconoscibile e in avanzato stato di decomposizione. E’ stato identificato da una amica solo grazie ad un tatuaggio.
Alcune organizzazioni femministe e sociali, tra le quali la APPO, oggi hanno realizzato un sit-in di fronte alla Procura della Giustizia dello Stato di Oaxaca chiedendo giustizia e che le indagini vengano effettuate velocemente e seriamente.
In realtà queste organizzazioni hanno espresso timori per il fatto che questo omicidio potrebbe essere relazionato con la repressione sempre più evidente contro i movimenti sociali della zona, ... Continua a leggere...
L’ho letto da Bogotalia, sembrerebbe che la Procura di Roma abbia aperto un’inchiesta sulla presunta “rete” italiana di appoggio alle FARC.
I nomi ovviamente sono quelli di Marco Consolo, Ramón Mantovani e Nuova Colombia. Le prove ormai le conosciamo tutti, le e-mail conservate nel magico computer di Raúl Reyes.
L’ambasciata colombiana e l’ambasciatore Sabas Pretelt de la Vega, passano le informazioni ora a la Repubblica ora al Corriere della Sera.
Il corrispondente di El Tiempo dall’ Italia invece è Néstor Pongutá Puerto, che poi altro non è che l’addetto stampa e pubbliche relazioni di Via Pisanelli, il quale tempo fa ci dette questo “pessimo esempio” di come fare giornalismo.
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