In Messico, il principale movimento armato del paese, l’EPR (Esercito Popolare Rivoluzionario), attraverso la diffusione di un comunicato trasmesso il 24 aprile di quest’anno, ha proposto l’avvio di un dialogo con il Governo chiedendo la riapparizione in vita di Edmundo Reyes Amaya e di Gabriel Alberto Cruz Sánchez, due militanti del gruppo ribelle scomparsi dalla città di Oaxaca il 25 maggio del 2007. In realtà esistono prove sufficienti, raccolte da alcune organizzazioni civili per la difesa dei diritti umani e dalla Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) che i due militanti del gruppo insorgente sono stati arrestati da agenti di polizia nel corso di un’operazione svoltasi il 25 maggio 2007 nella città di Oaxaca.
“Ci sono prove del fatto che sono stati arrestati da forze di polizia, e che sono stati torturati negli uffici della Procura, dai quali sono stati poi portati via feriti in autombulanze dell’esercito”, denuncia l’EPR nel suo comunicato, nominando come intermediari nel dialogo con il Governo alcune figure di spicco della società civile messicana e cioè l’arcivescovo Samuel Ruiz, lo scrittore Carlos Montemayor, l’avvocato e giornalista Miguel Ángel Granados Chapa, l’antropologo Gilberto López y Rivas e il Fronte Nazionale Contro la Repressione rappresentato dalla senatrice Rosario Ibarra de Piedra.
Il Governo ha chiesto che il gruppo armato ponga fine ad ogni azione di violenza o di sabotaggio e che le trattative siano volte anche alla smilitarizzazione futura dell’EPR. L’EPR invece, oltre ovviamente alla riapparizione in vita di Edmundo Reyes Amaya e di Gabriel Alberto Cruz Sánchez, ha chiesto che lo Stato cessi ogni azione di provocazione e di violenza contro i loro militanti e i loro familiari, così come contro i familiari dei due desaparecidos. Tuttavia le trattative e i dialoghi si sono arenati a questo punto, soprattutto di fronte alla evidente mancanza di volontà politica da parte del Governo di assumersi le responsabilità della scomparsa dei due uomini.
Pertanto, la Commissione di Mediazione in una lunga relazione presentata il 14 agosto scorso, dopo aver raccolto diverso materiale, frutto di ricerche e di interviste effettuate a organizzazioni, istituzioni, simpatizzanti dell’EPR e militanti, nonché ai familiari stessi delle due persone scomparse (materiale raccolto poi in un dossier formato da 39 punti e da un annesso tecnico), rende noto che sono chiare le intenzioni del Governo messicano di non rispondere alle questioni e alle domande sollevate dalla Mediazione tempo prima, e che oltre alla dimostrazione palese della mancanza di volontà politica dello stesso, risulta evidente che alcuni organi dello Stato sono a conoscenza di elementi e di notizie sui due scomparsi che non sono stati messi a disposizione della stessa Commissione.
Da tali incontri ed interviste e anche in seguito a un incontro svoltosi con la Commissione Nazionale dei Diritti umani, è risultato chiaramente alla Commissione di Mediazione che si tratta questo di un caso di desaparición forzada (sparizione forzata) e non di sequestro come è stato prospettato fin dall’inizio dal Governo messicano.
La sparizione forzata, come ricordano e sottolineano gli stessi membri della Commissione, nell’allegato tecnico presentato alle parti il 14 agosto scorso, è un crimine contro l’umanità, che è stato lungamente applicato in passato “come un metodo per ottenere governabilità attraverso la paura che tale pratica produce nella popolazione. E questo nonostante il Messico abbia firmato diversi trattati internazionali che ripudiano questo crimine”. Purtroppo in Messico è ancora una pratica tristemente attuale
C’è da dire che il 14 agosto, giorno in cui la Commissione di Mediazione informava le parti della sospensione dei dialoghi in attesa di atti chiari ed inequivocabili a dimostrare l’intenzione delle istituzioni messicane di dare notizie certe sulla sorte di Edmundo Reyes Amaya e di Gabriel Alberto Cruz Sánchez, giungeva un comunicato stampa da parte del di Governo, scarno e affrettato nei contenuti e nella forma, che informava le parti che la Procura Generale della Repubblica sta svolgendo indagini per il reato di sparizione forzata di persona.
Tuttavia sia Carlos Montemayor, membro della Commissione di Mediazione, che Pablo Romo, membro di SERAPAZ, associazione civile che sta seguendo da vicino le trattative, assicurano in interviste rilasciate a chi scrive (qui e qui) che si tratta di un comunicato che non aggiunge nulla a quanto già noto, dal momento che a Oaxaca il Procuratore di Giustizia dello Stato medesimo, aveva già aperto d’ufficio un’indagine preliminare per sparizione forzata e due agenti di polizia che erano stati in carcere preventivo con questa accusa. Praticamente pertanto è solo lo Stato federale del Messico che non riconosce la sparizione forzata dei due membri dell’EPR e che continua a non dare significativi segnali di voler rendere noto cosa ne è stato di loro. Accettare che si tratti di un caso di desaparecion forzada sarebbe infatti un passo di rilevanza “politica, sociale e democratica” storico nel paese, che getterebbe le basi per una visione diversa di quanto accaduto in passato e di quanto accade tutt’ora in Messico e che farebbe traballare pesantemente i concetti stessi di impunità e corruzione, sui quali si basa gran parte del sistema giudiziario del paese.
L’Esercito Popolare Rivoluzionario al momento, ha confermato la volontà di non compiere azioni armate fintanto che non giungano segnali importanti, ma la tregua potrebbe durare ben poco. Ricordiamo che l’EPR, nato inizialmente dalla fusione del PROCUP – PDLP ( Partido Revolucionario Obrero Clandestino Unión del Pueblo - Partido de los Pobres) è alla testa di altri 4 gruppi armati minori che secondo il Centro di Investigazione e Sicurezza Nazionale (CISEN) possono “colpire la pace sociale e la sicurezza nazionale”.
L’EPR, movimento di stampo socialista, nazionalista e fortemente contrario alle privatizzazioni delle risorse del paese, proprio un anno fa si rese protagonista di una serie di attentati ai danni della PEMEX, l’azienda petrolifera di Stato, che sebbene non abbiano causato vittime tra la popolazione civile sicuramente provocarono ingenti danni economici. Ne rivendicarono la paternità in un comunicato, minacciando di compierne ulteriori fino alla riapparizione in vita di Edmundo Reyes Amaya e di Gabriel Alberto Cruz Sánchez. Adesso l’EPR ha intrapreso la via della mediazione e delle trattative, dimostrando di essere in grado di trattare politicamente e civilmente con il Governo. Che tace e non risponde.
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