Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Quando una foto spiega più di mille articoli di fondo. E’ un cacerolazo (manifestazione di protesta, sbattendo pentole che si suppongono vuote) contro il governo di Cristina Fernández de Kirchner. Vi si vede la signora che stringe sotto braccio la mucama (domestica in porteño) deputata a sbattere le pentole per lei. Proprio vero quello che strilla El País di Madrid: la gggente contro il regggime. (da Giornalismo Partecipativo)
Ricevo da Redacción Popular - Raúl Isman
Junio 2008 Editorial extra
El lunes 16 de junio la derecha- ¿será casualidad que en un aniversario del salvaje bombardeo descargado contra el pueblo peronista en 1955?- realizó un cacerolazo “espontáneo”, básicamente en los barrios más acomodados de la Capital Federal y masivo en algunas ciudades del interior. La supuesta espontaneidad resultó desmentida por el hecho que poderosas computadoras- y no teléfonos celulares de propiedad unipersonal- emitían mensajes de texto llamando a la manifestación que alcanzó cierta importancia desde mucho antes. Pero no menos veraz es el hecho que la vocinglería tuvo la finalidad de silenciar varias cuestiones. Ellas son al menos tres: 1) Que los caceroleros al batir sus instrumentos desean que los alimentos cuesten lo mismo en la Argentina que en el primer mundo. Es decir, a más largo plazo evitar una redistribución favorable al pueblo de la riqueza nacional. Que existan destacamentos despistados, ignorantes y francamente ilusos en creer que pueden acceder a situaciones sociales oligárquicas no modifica en absoluto este hecho irrefutable. 2) La persistencia de una Argentina cínica que musitaba “algo habrán hecho”, cuando durante la dictadura las fuerzas del estado desaparecían compañeros, que no le perdona al actual gobierno su tozuda búsqueda de verdad y justicia. En los cacerolazos estaba en pleno y en primer plano la runfla procesista, cosa que los medios se empeñan en ocultar y silenciar. 3) Los rasgos inocultablemente racistas de los caceroleros nucleados centralmente en los territorios más acomodados; para los cuales el peronismo es sinónimo de negritud.... Continua a leggere...
Un premio alla Salgari del giornalismo
Di Margherita D’Amico
Tratto da Il Corriere della Sera del 23/06/08
Fra i giornalisti meritevoli di aver testimoniato conflitti aspri e dimenticati, premiati questo pomeriggio con le Colombe d’Oro per la Pace dell’ Archivio Disarmo stabilite da una giuria presieduta da Rita Levi Montalcini, c’è una valorosa Salgari dell’informazione. Se lo scrittore raccontò luoghi esotici avendo viaggiato solo fra Verona e Torino, la nostra Cecilia Rinaldini del Giornale Radio Rai, esperta di America latina, ha prodotto tanti e autorevoli servizi senza muoversi da Roma. A causa di contratti a tempo determinato, non ha mai potuto essere inviata all’estero, eccettuata un’unica, memorabile spedizione al Forum Sociale Mondiale di Caracas del 2006, da cui poté tornare con una trentina di interviste in tasca. La sola giornalista che abbia seguito qui, e pubblicato online, l’intero processo a militari argentini accusati di crimini contro desaparecidos italiani, in nome delle logiche aziendali ha dovuto ingegnarsi. Grazie a una perfetta padronanza dello spagnolo, si è creata una rete di contatti telefonici e online, arrivando a registrare interviste per interposta persona. Come quella alla celebre signora, all’epoca sprovvista di cellulare, capace di trasformare l’immondezzaio di Guantanamo in una redditizia impresa agricola.
Così vicina e lontana, l’America Latina reca secondo Cecilia l’insegna del rinnovamento sociale, dai movimenti in Bolivia e Uruguay per abolire la privatizzazione delle risorse idriche, alle battaglie in difesa degli indigeni. E le porta oggi un riconoscimento attribuito pure al direttore d’orchestra israeliano Daniel Baremboim, che ha ottenuto la cittadinanza palestinese e organizzato un’orchestra a cavallo fra i due popoli.
Questa la motivazione del premio a Cecilia Rinaldini:
“La Colomba a Cecilia Rinaldini è il premio ad un giornalismo attento e sensibile ai diritti umani, con particolare riferimento a una delle regioni del futuro, quella latinoamericana, troppo spesso trascurata dai mezzi di informazione”
Oltre a Cecilia Rinaldini e Daniel Baremboim (premio internazionale), sono stati premiati anche:
Stefania Maurizi - Il Venerdì/L’Espresso per la sua attenzione ai temi della non proliferazione e del rilancio del processo del disarmo nel settore militare.
Rosaria Capacchione – Il Mattino per il suo impegno civico e professionale di giornalista anticamorra
Comune di Stazzema (premio speciale della Giuria) con l’intento di “mantenere alta l’attenzione alla difesa dei diritti umani e della pace, nella consapevolezza che non c’è riconciliazione senza memoria”.
“Siamo cinquemila, qui/in questa piccola parte della città./Quanta umanità/in preda alla fame, al freddo, alla paura, al dolore,/alla pressione morale, al terrore, alla pazzia./Ma tutti con lo sguardo fisso alla morte./Che spavento fa il volto del fascismo!”
Sono alcuni dei versi dell’ultima poesia scritta da Victor Jara prima di essere barbaramente torturato e poi ucciso da 44 colpi di pistola nello stadio Cile ( che oggi porta il suo nome), il 15 settembre 1973, pochi giorni dopo il golpe cileno che in brevissimo tempo gettò speranze, sogni e le stesse vite di milioni di persone in un pozzo nero senza fondo. Il volto terribile del fascismo fu quello del generale Augusto Pinochet e di tutti i militari di vario ordine e grado che interpreti di un delirio al limite della follia omicida, misero in pratica fedelmente ogni passaggio dei più efferati manuali di tortura.
In quello stadio, trasformato in campo di concentramento a cielo aperto, i destini e le storie di cinquemila persone si intrecciarono. Moltissimi morirono, altri scomparvero e non ... Continua a leggere...
E se la paura fosse anche questa sottile inquietudine, questa angoscia che preme in petto ma non ha parole?
E se in alcuni momenti celebrassero il sabba nella mia mente tutti i fantasmi di una vita, gli scheletri dei miei armadi, i miei carnefici e i miei tiranni, le streghe e le arpie che ho incontrato e che a fuoco mi hanno segnata?
E se la poesia fosse soltanto uno sberleffo alla speranza?
Ma ci sono angeli da queste parti?
Quelli che non vedi ma ti sfiorano le braccia.
Quelli che percepisci soltanto per il loro invisibile profumo.
No, quelli finiscono sempre nel buco nero dei se fosse.
Tra il serio e il faceto, con simpatia ai miei lettori:
...
Si è acceso da qualche giorno su questo sito un dibattito (che non aveva nulla a che vedere con l'argomento iniziale del post) assai interessante sul fatto che alcuni di coloro che usufruiscono di questo spazio, lo fanno utilizzando nickname o pseudonimi diversi per commentare nei post pubblicati.
Il loro utilizzo ovviamente non ha nulla a che vedere con il disturbo di natura psichiatrica di ben più grave entità di chi soffre di personalità multipla e quindi a Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, che tempestivamente sono intervenuti, consiglio simpaticamente di non scomodarsi tanto e di dedicare i loro studi e rivolgere le loro diagnosi a casi ben più importanti e seri. Non ho mai detto né suggerito che la “malattia” debba fare il suo corso. Ho solo scritto che faccio fatica a seguirvi in questa discussione, ma è una difficoltà legata esclusivamente al fatto che almeno io quando devo dire qualcosa a qualcuno preferisco dirgliela con nome e cognome o altrimenti sto zitta. Dire a qualcuno per esempio “sei un cretino” utilizzando un nickname è secondo me l’equivalente del tacere. Il qualcuno non saprà mai o non avrà mai la certezza di sapere che sono stata io a dirgli “cretino”. E che gusto c’è?... Continua a leggere...
A Roma è iniziata il 26 giugno la Festa de l’Unità che a differenza dell’anno scorso non si chiama Democratic Party. Per fortuna. Visto che “We can!” non ha funzionato, meglio tornare alle origini. Adesso lo slogan della festa è “Ciao, bella!”, che, come sottolineano i promotori, dovrebbe prendere “spunto della celebre canzone partigiana e dai “ valori della Resistenza e della Costituzione, fondativi del partito che stiamo costruendo”. Intanto c’è da dire che ieri sera a due giorni dall’apertura non si riusciva a trovare da nessuna parte uno straccio di programma su interventi e dibattiti. E’ chiaro che se il dialogo con Berlusconi è sepolto vivo, nel senso che può sempre risorgere, (altrimenti perchè aspettare ottobre per la grande manifestazione nazionale di protesta? perchè fa più fresco?) quello con il popolo di sinistra è ormai proprio morto e sepolto. Gli hanno proprio staccato la spina. Le uniche date certe alla Festa de l’Unità di Roma al momento sono quelle dei concerti. A pagamento. Almeno quelle!. L’altra cosa certa è che se ci andate fatelo con il portafoglio pieno perchè più che a una Festa de l’Unità sembra di stare a Porta Portese. Quindi se sperate di trovare stand informativi, spazi culturali, rassegne di qualsiasi tipo, appunto rassegnatevi perchè non c’è praticamente nulla o quasi di tutto ciò. Invece ci sono collanine, spillette e orribili poster del Che (in un patetico stand cubano), sandali di cuoio fatti a mano e incensi. Questa signori è la sinistra. E non dite che è morta.
P.S. Dimenticavo, l’altro grande assente della festa : lo scontrino fiscale. Praticamente nelle due ore nelle quali sono stata seduta per la cena al ristorante (uno dei tanti, mica si campa di sola cultura d’altra parte!) non ne ho visto emettere nemmeno mezzo da parte dei due solerti cassieri in occhiali adibiti alla riscossione dei conti. Hanno iniziato a farli non appena uno dei ragazzi che serviva ai tavoli gli ha detto che c’era una cliente (io) che stava reclamando per il suo mancato scontrino fiscale.
Temo che abbiano pensato: ma non eravamo tutti compagni?
Santo subito!
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