Proletari di tutti i paesi, unitevi!... di Annalisa
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un urlo selvaggio
denso
...un urlo selvaggio denso che io rilancio con tutta
la forza delle ferite
di un amore a brandelli
contro queste ore
di padroni affamati di sangue
di retate
contro le sbarre pesanti dell'emarginazione
contro le foreste di un dolore
e una solitudine senza fine.
Di Annalisa (del 20/02/2008 @ 12:29:30, in Messico, linkato 1556 volte)
La democrazia messicana, dopo le ultime elezioni presidenziali del 2 luglio 2006, vinte per una manciata di voti e in modo poco chiaro da Felipe Calderón Hinojosa, del PAN (Partito di Azione Nazionale) attualmente poggia le sue fragilissime basi proprio su questo contestatissimo e assolutamente poco trasparente processo elettorale che ha lasciato il paese nel dubbio se considerare o meno l’attuale presidente legittimo o espurio (illegittimo).
Qualunque sia la legittimità o meno della presidenza di Felipe Calderón, attualmente il Messico è ben lontano dal poter essere considerato una democrazia.
Segnato da questa debolezza originaria, l’attuale governo ha rafforzato il suo potere e il consenso intorno al suo mandato, avvalendosi dell’appoggio incondizionato delle Forze Armate.
La nomina di Francisco Ramirez Acuña come ministro degli Interni, ne è la dimostrazione.
Sul suo capo pendono infatti circa 640 denunce per tortura e il suo operato quando era governatore dello stato di Jalisco, ha all’attivo centinaia di casi di sparizioni forzate, abuso dell’uso della forza e torture.
Tristemente famoso per la brutale repressione dei manifestanti che protestavano contro il vertice euroamericano del 2004, dove centinaia di giovani furono arrestati arbitrariamente, furono picchiati e subirono violenze di ogni tipo dai reparti di polizia che eseguivano i suoi ordini.
Il Messico sta lentamente tornando così al clima della guerra sucia che ha caratterizzato gli anni ‘70.
La Limeddh (Lega Messicana dei Diritti Umani) denuncia in un lungo e dettagliato informe dal titolo: - Criminalizzazione della protesta sociale, una vecchia nuova grande sfida del campo dei diritti umani -, che “i metodi oggi sono più sofisticati ma la sostanza è la stessa, ...
Di Annalisa (del 17/02/2008 @ 17:43:57, in In Italia, linkato 1991 volte)
Ecco chi sono i talebani del cattolicesimo, sono quelli che stanno tappezzando la capitale di manifesti come questi.
In questi giorni di acceso dibattito sulla legge 194 e sull’aborto, i movimenti più importanti del tradizionalismo cattolico legati all’estrema destra capitolina, stanno invadendo le vie della città di manifesti che uniscono i temi fondamentalisti del cattolicesimo a quelli politici dell’area fascisteggiante e nazista.
E così accanto a questi manifesti di Azione Giovani, Roma è piena di manifesti del movimento politico “Il Trifoglio” di estrema destra, il cui leader è Alfredo Iorio, proveniente dal MSI e che è in ottimi rapporti con Francesco Storace, ex presidente della Regione Lazio e capo della Destra.
E nessuna smentita o presa di posizione per i loro manifesti che utilizzano i dieci comandamenti per fini non propriamente spirituali è giunta dalla Santa sede.
Oggi più che in passato, connivenze e legami tra alcuni settori dell’estrema destra italiana e del cattolicesimo tradizionalista, in modo subdolo e sottile si stanno inserendo nel tessuto sociale del nostro paese per condurlo lentamente verso una deriva clericofascista.
La lotta contro la legge 194 che adesso sta assumendo toni così pubblici ed espliciti a livello nazionale, in molte realtà minori era già portata avanti da questi nuovi “crociati per la fede”, con metodi che ricordano quelli dei militanti antiabortisti americani. Il movimento Con Cristo per la Vita a Verona già dal 2001 al grido di “basta al peccato” organizzava incontri di preghiera settimanali davanti all’ospedale pubblico nei giorni in cui venivano realizzate le IVG, distribuendo volantini con immagini raccapriccianti e apostrofando le donne che si recavano nella struttura con l’epiteto di “assassine!”.
Lo Stato ha il dovere di proteggere i diritti dei suoi cittadini contro quella che sta assumendo i toni di una vera e propria crociata contro la laicità e la libertà, condotta senza nessun rispetto per il prossimo da questi nuovi paladini della fede, talebani del cattolicesimo, esaltati e fautori del ritorno del fascismo nel nostro paese.
Di Annalisa (del 16/02/2008 @ 15:35:29, in En español, linkato 959 volte)
a un amigo
Patria
La patria es como el arroz: germina en todas partese, así sea con océanos de por medio.En el exilio uno suele hallar patrias en pedacitos. Recuerdo que hace unos cuantos años, en una modesta taberna de Heidelberg, apareció de pronto un veterano con un acordeón y la emprendió nada menos que con La Cumparsita. Tuve que hacer un denodado esfuerzo para no enfrentar a aquel público germano con un papelón de lágrimas.
La patria es un territorio pero también es un fantasma que se aparece por las noches, ya sean éstas de Atenas, de Sevilla, de Tegucigalpa o de Brasilia. Uno estira los brazos para alcanzarlo, pero el fantasma patrio abre los postigos de sus alas y nos deja extranjero por un largo minuto.
Precisamente entonces puede llegar un rostro tan desconocido como familiar, y uno lo reconoce por sus vivos ojos de Salto o de Tacuarembó, convertidos ahí no más en fanales ...
Cuando sepas que he muerto, no pronuncies mi nombre .
porque se detendrá la muerte y el reposo.
Tu voz, que es la campana de los cinco sentidos, serfa el tenue faro buscado por mi niebla.
Cuando sepas que he muerto di sílabas extrañas. Pronuncia flor, abeja, lágrima, pan, tormenta.
No dejes que tus labios hallen mis once letras. Tengo sueño, he amado, he ganado el silencio.
No pronuncies mi nombre cuando sepas que he muerto desde la oscura tierra vendría por tu voz.
No pronuncies mi nombre, no pronuncies mi nombre, Cuando sepas que he muerto no pronuncies mi nombre.
Roque Dalton Garcia
Roque Dalton fu ucciso da Joaquín Villalobos, dirigente dell’ Esercito Rivoluzionario del Popolo (EPR), organizzazione nella quale entrambi militavano, il 10 maggio 1975. Accusato ingiustamente di far parte della CIA , fu giustiziato a sangue freddo senza nemmeno avergli dato la possibilità di difendersi. Non fu nemmeno seppellito e il suo corpo fu lasciato ai cani e agli avvoltoi. Così morì uno dei più grandi poeti latinoamericani.
L'opinione di Joaquín Villalobos, consigliere di Álvaro Uribe e assassino di Roque Dalton merita secondo Massimo Cavallini di essere citata a sostegno delle sue tesi esposte in questo suo articolo che altro non è che un’apologia della marcia contro le FARC del 4 febbraio scorso.
Cavallini presentandoci Joaquín Villalobos come "ex-guerrigliero, a suo tempo uno dei massimi leader del FMLN salvadoregno", omette due piccoli dettagli: assassino di Roque Dalton e consigliere di Álvaro Uribe..
Che autorevolezza può avere Massimo Cavallini? Che affidabilità può avere un giornalista che a supporto dei suoi articoli cita l’opinione di un volgare assassino che a detta di tutta la sinistra latinoamericana viene definito un “ladrón”, “asesino” y “maldito”?
Si tratta di un vero e proprio attacco mediatico quello che la Val di Susa e il movimento NO TAV stanno subendo in questi giorni.
In realtà i media non si sono mai sbracciati molto per ascoltare la voce della Val di Susa e del suo popolo, che al di là del vero nocciolo della questione e cioè l’opposizione alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità nella tratta internazionale Torino-Lione, stanno dando filo da torcere ad amministrazioni locali, politici e imprenditori soprattutto per aver organizzato una forma di protesta e di partecipazione popolare intorno alle decisioni da prendere. Partecipazione che è stata definita come “democrazia al lavoro” , operazione di vertenza sociale e territoriale”, “fare politica trasversalmente”. Sono tutti modi diversi per dire la stessa cosa. Centinaia di persone, decine di movimenti, partiti politici, sindacati, associazioni, amministrazioni comunali hanno creato un vero e proprio “laboratorio territoriale”, hanno presentato analisi del progetto e progetti alternativi, studi di impatto ambientale, tutto ciò per dire che loro nella Valle il treno non lo vogliono. Un grande movimento in difesa del territorio.
Probabilmente la crisi di governo e l’imminente appuntamento elettorale stanno preparando il terreno, se nel giro di tre giorni,...