Si tratta di un vero e proprio attacco mediatico quello che la Val di Susa e il movimento NO TAV stanno subendo in questi giorni.
In realtà i media non si sono mai sbracciati molto per ascoltare la voce della Val di Susa e del suo popolo, che al di là del vero nocciolo della questione e cioè l’opposizione alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità nella tratta internazionale Torino-Lione, stanno dando filo da torcere ad amministrazioni locali, politici e imprenditori soprattutto per aver organizzato una forma di protesta e di partecipazione popolare intorno alle decisioni da prendere. Partecipazione che è stata definita come “democrazia al lavoro” , operazione di vertenza sociale e territoriale”, “fare politica trasversalmente”. Sono tutti modi diversi per dire la stessa cosa. Centinaia di persone, decine di movimenti, partiti politici, sindacati, associazioni, amministrazioni comunali hanno creato un vero e proprio “laboratorio territoriale”, hanno presentato analisi del progetto e progetti alternativi, studi di impatto ambientale, tutto ciò per dire che loro nella Valle il treno non lo vogliono. Un grande movimento in difesa del territorio.
Probabilmente la crisi di governo e l’imminente appuntamento elettorale stanno preparando il terreno, se nel giro di tre giorni, dal Corriere della Sera, a Tgcom al Tg5 di lunedì sera si stanno passando tutti la stessa notizia. Secondo il quotidiano di via Solferino, da sempre vicino agli industriali del nord, il movimento no-Tav sarebbe addirittura sulla via del pentimento. Tutti in fila a chiedere venia e pregare per i peccati commessi negli anni scorsi. Da quel 15 dicembre 1991, quando con il nome di HABITAT si formò il primo comitato in difesa della Valle, avanti negli anni, passando per gli “ecoterroristi valsusini” , per i “lupi-grigi valsusini” attraverso la manifestazione del maggio 2003 fino alle manganellate prese al Seghino nell’ottobre del 2005, per lo sciopero generale del mese successivo, (ottantamila persone ...tutte a chiedere perdono adesso?) fino ai movimentati primi giorni di dicembre, sempre di quell’anno, con le ruspe a buttare giù il presidio e “l’ immacolata ribellione” dell’8 dicembre con la liberazione di Venaus dal presidio delle forze dell’ordine. Ricordiamo inoltre il grande forum del 17/18/19 febbraio del 2006 che ha visto la partecipazione di più di tremila persone. Questo solo per citare alcune delle tappe più significative di un grande movimento che da 8 anni difende il suo territorio. E’ bastata una pagina sul Corriere della Sera del 4 febbraio scorso, a firma di Alessandra Mangiarotti già nota ai valsusini, come conferma Chiara Sasso (la “cronista” dalla valle del settimanale Carta), per essere colei che “affonda non per la prima volta in malo modo il coltello” nel movimento.
Ebbene a detta delle autorevolissime voci di una barista, un benzinaio e un edicolante secondo il Corriere della Sera, “ora i no-Tav si pentono”.
Non bastano queste testimonianze, al coro si aggiunge anche un’immobiliarista che critica le strumentalizzazioni che ci sono state nella protesta e un’albergatrice che dice: “voglio la Torino-Lione e vi dico il perchè: ci porterà il lavoro”. Il nocciolo è infatti il lavoro. Secondo i valsusini intervistati dalla giornalista, che probabilmente poco hanno a che vedere con l’anima e il cuore del movimento, adesso in Val di Susa “della Tav c’è bisogno” perchè in Valle la disoccupazione dilaga e bisogna pensare a dar da mangiare ai figli. Non più no-Tav dunque ma un forte e deciso si-Tav. Ma fa di più la giornalista, oltre a dare voce a una decina di persone incontrate per strada e che probabilmente con il movimento non hanno nulla a che vedere, altera completamente il senso delle parole addirittura di Antonio Ferrentino, che da presidente della Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia, degrada al rango di “capopolo”. Praticamente gli fa dire, a lui, leader storico della rivolta, che: “anch’io non scenderei più in piazza. E centinaia di persone me lo vengono a dire.”ho marciato, ora non marcerei”. Il perchè? E’ finito il tempo di urlare moriremo tutti d’amianto ora si parla di ragioni vere, di priorità.”
“Operazione molto brutta”, ha definito lo scopo dell’articolo della Mangiarotti proprio Antonio Ferrentino, che insieme ad altri sostenitori del movimento si sono affrettati a pubbliacare su Carta una smentita a quanto scritto sul Corriere della Sera.
“La giornalista che l’ha scritto ha fatto una personale ricostruzione delle mie parole. Di parte direi, e con un obiettivo ben specifico – dice – Ho risposto a domande precise, come quella in cui mi si chiedeva se fossero previste altre manifestazioni in Valle alla quale ho risposto che al momento non sapremmo come e contro chi manifestare perché stiamo cercando di fare emergere, dal confronto con l’Osservatorio, quelle che sono le nostre osservazioni e la nostra contrarietà a quest’opera. È esattamente quello stiamo facendo all’interno di un tavolo di confronto. Sulle questioni tecniche ho detto poi che noi siamo d’accordo al potenziamento della linea storica, al nodo di Torino, e che il tunnel non è la priorità, se ne discuterà nei prossimi 10-15 anni. La cosa molto brutta è che la giornalista ha fatto emergere la sensazione che in Valle tutti abbiano cambiato idea. Nessuno di noi ha cambiato idea. Chi era favorevole è rimasto favorevole, chi era contrario è rimasto contrario. Nell’articolo però si possono leggere solo le valutazioni di chi è favorevole, non c’è nessun contrario all’opera. Mi sembra un’ operazione un po’ squallida. Si vuole lanciare il messaggio che in Valle non esiste più l’opposizione alla Tav, cosa totalmente falsa. È una operazione molto brutta».
Maurizio Piccioni, responsabile del Comitato Spinta dal Bass, da me contattato, invece mi ha confermato che in Valle si è molto discusso di questo articolo. “Naturalmente questa continua ad essere una Valle no TAV, purtoppo siamo sotto un attacco mediatico di enormi proporzioni: dopo il Corriere, ecco seguire il Tg5 delle 20.00 di lunedì e il Tgcom”.
Mi conferma che in Val di Susa si stanno preparando risposte e mobilitazioni e una grossa assemblea per discutere del problema si è già tenuta ieri sera, mentre per il 13 febbraio prossimo è previsto un presidio in concomitanza con il tavolo politico di Roma.
La Valle fa sentire la sua voce e risponde con veemenza alla propaganda mediatica volta a denigrare una delle voci più importanti della partecipazione popolare in Italia, ma soprattutto volta a spianare il terreno ai prossimi giochi di potere.
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