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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 30/06/2009
MOBILITAZIONE CONTRO IL COLPO DI STATO IN HONDURAS
MARTEDI’ 30 GIUGNO DALLE 18,00-18,30
DI FRONTE AMBASCIATA DELL’HONDURAS
VIA GIANBATTISTA VICO 10 (Zona Metro Flaminio)
Promuovono:
Membri italiani de La Red de la
Redes en Defensa de la
Humanidad (NUESTRA AMERICA, RADIO CITTA’
APERTA, CONTROPIANO,
LABORATORIO EUROPEO PER LA CRITICA SOCIALE.
NATURA AVVENTURA,) ;
COMITATO CARLOS FONSECA – ROMA, CONFEDERAZIONE
COBAS – ITALIA, RETE
DEI COMUNISTI, SPAZIO SOCIALE EX-51 ROMA ,
COORDINAMENTO CITTADINO DI
LOTTA PER LA CASA, FEDERAZIONE NAZIONALE
RDB, ASSOCIAZIONE ITALIA
NICARAGUA “CIRCOLO LEONEL RUGAMA”,
ASSOCIAZIONE LA VILLETTA; COMITATO
PALESTINA NEL CUORE; CENTRO
INFORMAZIONE, RICERCA E CULTURA,
INTERNAZIONALE (C.I.R.C.
INTERNAZIONALE); COORDINAMENTO GIOVANI IN
LOTTA, FORUM PALESTINA,
CIRCOLO COMUNISTA STEFANO CHIARINI
INOLTRE ATTENZIONE AGLI ACQUISTI! L'HONDURAS ESPORTA BANANE E CAFFE'! L'ISOLAMENTO ECONOMICO PUO' MOLTO IN QUESTI CASI.

Tito Pulsinelli - Selvas Non si tratta di una sfida, é scacco matto ai golpisti civili, ai loro gorilla, e alle illusioni ritardatarie delle elites neocoloniali. Il Presidente Zelaya ha annunciato il suo ritorno -accompagnato dal segretario della OEA e da altri presidemti latinoamericani- per "concludere il mio periodo di governo che scade a gennaio del prossimo anno".
L'annuncio é stato fatto a Managua, dove erano riuniti i Paesi del Gruppo di Rio, quelli centroamericani del SICA, l'ALBA e i paesi caraibici del Caricom. Oltre alla condanna morale del golpe, é stata sancita l'inammissibilita' di qualsiasi avventura autoritaria e liberticida, percepita come un attentato alla sicurezza e alla democrazia di ogni nazione americana.
Il Brasile, Messico, Venezuela, Nicaragua, Ecuador, Cuba e Bolivia avevano richiamato i rispettivi ambasciatori. Il Guatemala, Salvador e Nicaragua interrompono il flusso commerciale con l'Honduras, e il sistema bancario del SICA sospende qualsiasi programma economico e i prestiti. Il Venezuela blocca l'invio delle forniture di petrolio.
A questo punto -buoni ultimi- gli Stati Uniti parlano finalmente in modo chiaro e univoco per bocca di H. Clinton: non riconosceranno nessun governo che non sia quello di Zelaya.
In mattinata, l'assemblea generale dell'ONU aveva chiuso ogni spiraglio ai golpisti; non c'e' nessun margine di manovra per guadagnare tempo. All'unisono risuona coralmente un solo monito: Zelaya e' il presidente costituzionale, non ci saranno contatti con altre autorita''.
La giornata di protesta in tutto il territorio dell'Honduras, con la paralisi delle attivitá' produttive che si estendeva a macchia d'olio, i blocchi dellla rete stradale , l'interruzione dei trasporti e la chiusura degli stessi uffici pubblici, mostrava che il golpe non si consolidava e cominciava a disarticolarsi. Arrivava anche la notizia della sollevazione di un battaglione della regione dell'Atlandida: il golpisti non hanno il controllo su tutta la forza armata.
A questo punto, Zelaya e' piu' consapevole che mai che i suoi nemici sono in un vicolo cieco e -forte dell'appoggio non simbolico o di facciata degli organismi continentali e regionali- decide di andare a sfidare apertamente i gorilla sul loro terreno. Muove e da scacco matto.
E' una decisione storica che lo catapulta ad un rango molto piú elevato di leader politico popolare ed amato dalla maggioranza. Oggi Zelaya assurge al ruolo di guida carismatica del progetto di rinnovamento a fondo del suo Paese. I suoi nemici, che conoscono solo il linguaggio della forza bruta, sono stati sconfitti dall'intelligenza politica e dalla lungimiranza e dalla sovranita' popolare che hanno sempre calpestato..
Ora Zelaya e' parte rilevante dell'ondata di rinnovamento che scuotae la latitudine sociale latinoamericana. Ha la forza per ricondurre nella gabbia i gorilla e per smantellare i privilegi neocoloniali dei loro mandanti.

militari in strada a Tegucigalpa
In queste ore i media italiani e stranieri hanno trattato in modo molto superficiale la questione del referendum che si sarebbe dovuto tenere ieri a Tegucigalpa, in Honduras, e che è stato la causa del colpo di Stato che ha deposto il presidente legittimo Manuel Zelaya.
Praticamente tutti all’unanimità hanno scritto che il referendum avrebbe praticamente garantito la seconda candidatura di Zelaya. In realtà la strada che avrebbe dovuto percorrere Zelaya per ottenere la seconda rielezione era ancora lunga e costellata da troppi condizionali.
Innanzitutto il referendum di domenica scorsa, che non era obbligatorio (come lo è invece il voto in Honduras) ma facoltativo, era in realtà una sorta di sondaggio (dal momento che la consulta referendaria in Honduras non esiste) per chiedere al popolo se fosse favorevole o meno al fatto che a novembre nei seggi già predisposti per le elezioni presidenziali, legislative e amministrative, venisse installata una “quarta urna” per la designazione di un’assemblea Costituente
L’Assemblea Costituente avrebbe poi provveduto alla riscrittura della Costituzione, modificando alcune cose (la cui natura sarebbe importante approfondire) tra le quali proprio la possibilità della seconda candidatura per il presidente in carica. Manuel Zelaya, che da novembre non sarebbe stato più presidente dell’Honduras, ammesso e non concesso che avesse avuto voglia di ricandidarsi (e tra l’altro ha sempre negato di avere tale intenzione) lo avrebbe potuto fare soltanto tra quattro anni. E sarebbe diventato ancora presidente solo e soltanto se il popolo lo avesse eletto ancora una volta.
Sarebbe bene iniziare a chiedersi, signori giornalisti mainstream, quali siano le vere motivazioni del colpo di Stato in Honduras.
Fotografie del 30/06/2009
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