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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 21/10/2008

Nell'immagine cartolina postale a cura dell' Ufficio propaganda della milizia spedita da Littoria il 3 aprile 1936. La cartolina riporta la frase di Mussolini: "in Africa vi è posto e probabilmente gloria per tutti"
"Faccetta nera": i crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d'Africa sarà l'argomento della trasmissione “più scheletri che armadi per nasconderli” condotta ogni mercoledì da Salvatore Ricciardi in onda su Radio Onda Rossa domani 22 ottobre, ore 11, con la partecipazione della saggista Nicoletta Poidimani e con la collaborazione di Gavino Puggioni
E' possibile parlare di crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d'Africa?
Certamente sì, se per crimini sessuali si intendono tanto le forme di rappresentazione delle donne africane e del loro sfruttamento sessuale – legittimate dal fascismo per coartare forza-lavoro maschile nelle colonie – quanto l'estremo dello stupro coloniale, in certo modo autorizzato da quelle stesse rappresentazioni. Ma non solo: anche il rovesciamento di queste rappresentazioni, conseguente alla proclamazione dell'Impero nel maggio del '36, e la legge del 1937 sulle “Sanzioni sui rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi” vanno letti in questo senso, oltre a portare alla luce il nesso tra politiche sessuali e politiche razziali del colonialismo fascista.
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Simone Bruno
A María-Piendamó, ne cuore del Cauca, si sono concentrati 20.000 indigeni tra cui moltissimi bambini, donne e anziani e in maniera collettiva hanno deciso di occupare la Carretera Panamericana per attirare l’attenzione internazionale e nazionale sulla loro situazione. Questa strada unisce Cali a Popayan e la Colombia con L’Ecuador ed è di vitale importanza.
Il bastone della pace. I Nasa non usano armi, ma sono protetti da una Guardia Indigena munita di un simbolico bastone colorato simbolo di comando, che da sempre fa parte della loro cultura. Guardia possono essere tutti: bambini, donne, uomini, vecchi e giovani. Solo con questo si sono riversati in due punti equidistanti dall’ entrata della Maria per bloccare la strada. Dopo pochi minuti sono arrivati gli Esmad (squadroni antisommossa della polizia) che hanno attaccato con gas e manganelli. Gli indigeni hanno resistito eroicamente fino a quando la polizia ha cominciato a usare fucili a pallettoni e granate non convenzionali composte da polvere da sparo, schegge, chiodi e pezzi di vetro.
Due morti e settanta feriti. Il bilancio solo nel primo giorno di scontri è di settanta feriti e due morti, tra cui Ramos Valencia il cui cranio è stato trapassato da parte a parte da un proiettile. Insieme al piombo sono piovute le accuse presidenziali, echeggiate dal governatore del Cauca Guillermo González Mosquera e dal capo della polizia Oscar Naranjo Trujillo (ex zar antidroga, costretto alle dimissioni dopo che suo fratello è stato arrestato per narcotraffico in Germania), secondo le quali gli indigeni erano armati e istigati dalla guerriglia, mentre l’ Esmad non aveva armi da fuoco.
Le verità. I mezzi di comunicazione colombiani, dimenticando una cosa elementare come verificare le notizie, hanno subito stigmatizzato la protesta facendo da eco alla rabbia presidenziale. Nella Maria non c’è stata istigazione, ma un processo decisionale che viene dal basso e di cui i governatori indigeni non sono che portavoce. Gli indigeni non avevano armi da fuoco, che invece impugnavano i poliziotti, come dimostrano i morti e i feriti, come dimostra il cranio esploso Ramos Valencia e la carne lacerata di altre decine di persone.
Colpa delle Farc. La criminalizzazione della protesta è un esercizio molto comune in Colombia, dove le Farc si trasformano nella scusa perfetta per attaccare i movimenti sociali. Per il presidente i guerriglieri sono: gli studenti, i tagliatori di canna, i giudici, i trasportatoti, i professori, gli Indigeni e i contadini. Se davvero fosse così allora vorrebbe dire che la sua politica di seguridad democratica è un fallimento totale dato che la guerriglia si sarebbe infiltrata in tutto il paese.
Reali sono altre cose. Chi accusa il movimento indigeno è un governo che conta 60 parlamentari coinvolti nello scandalo della Parapolitica. Scandalo che lo stesso governo cerca di insabbiare come confessa José Miguel Vivanco direttore per le Americhe di HRW che ha dichiarato: “L’esecutivo è arrivato a estremi non conosciuti in America Latina per screditare una corte (Corte Suprema di Giustizia) che sta processando a più di 60 congressisti, quasi tutti del governo, per paramilitarismo”. Oppure l’ex governatore del Cauca Juan José Chaux Mosquera, che era uso criminalizzare gli indigeni Nasa e che alla fine del suo mandato è stato premiato dal presidente Uribe con l’ambasciata della Repubblica Domenicana. Incarico a cui è stato costretto a rinunciare una volta rese note alla opinione pubblica le sue frequentazioni. L’ex governatore si incontrava nel palazzo di Narì (nomignolo con il quale nelle intercettazioni telefoniche i paramilitari si riferiscono, mostrando una certa familiarità, al palazzo di Nariño, sede presidenziale) con esponenti di noti paramilitari per contrattare il loro silenzio.
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Sul sito di ASud invece continui aggiornamenti, anche in Italiano sulla situazione
Fotografie del 21/10/2008
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