|
Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 19/01/2008
Rayen Kvyeh, unica poeta del Cile, ha viaggiato da Temuco a Reggio Calabria, nel dicembre del 2007, per ricevere la Menzione Speciale come seconda classificata del prestigioso Premio di Poesia Internazionale Nosside.
Nosside è un “Progetto che guarda a un mondo senza barriere, dove la poesia vince sugli odi politici e religiosi, sui rancori tra i popoli e sui pregiudizi culturali e razziali”.
La poesia di Rayen Kvyen, pertanto trova il suo spazio naturale in questo contesto, e ancor di più in questo momento in cui il suo popolo, il popolo mapuche, è oggetto di una dura repressione da parte del governo “socialista” di Michelle Bachelet.
La incontro a Roma, tappa finale di questo lungo viaggio che l’ha portata anche in Germania (dove ha vissuto un lungo esilio) e in Austria, pochi giorni prima di far rientro nel suo paese, dove mi dice, sente di poter essere più necessaria al suo popolo, nonostante in questo viaggio abbia contribuito in modo imprescindibile alla diffusione della causa mapuche.
Per questo “parola errante” è il nome con il quale mi piace chiamare il recital e la conferenza stampa che terrà il 25 gennaio presso lo Spazio Odradek a Roma. La parola errante che viaggia e testimonia la voce di un popolo, ma la voce di Rayen, il suo “embrione ribelle” si è annidato nel suo ventre, come lei scrive in una poesia, nei lunghi giorni trascorsi in carcere, all’epoca della dittatura militare di Augusto Pinochet, a causa delle sue opere teatrali critiche del regime.
In quel ventre di donna fiera, torturata e privata della libertà, ha trovato però riparo e protezione in un “bosco di tenerezza”, in quel mondo di albe e di tramonti, di occhi di bambini, di una natura magica e ancestrale che rappresenta il filo conduttore del suo messaggio.
La poesia di Rayen Kvyeh viene dalla terra, perchè Mapuche vuol dire “uomini della terra” e viene dall’amore, che si percepisce in ogni suo verso: amore per il suo popolo, per la natura, per la libertà e per la vita.
E’ poesia lenta e sacra come la storia del popolo mapuche “scritta nel legno, nelle pagine del tempo...”
E’ la voce di Lautaro, figlio della Terra che “parla ai suoi fratelli” attraverso la saggezza degli antichi.
La poesia di Rayen Kvyeh è “terrena” nel senso di essere un vibrante canto di dignità, un potente strumento di lotta, una denuncia toccante e nello stesso momento è “lunare” (Kvyeh vuol dire luna) nel senso di contemplazione rapita e stregata delle montagne, degli “indimenticabili tramonti”, dell’ “aurora con il suo arcobaleno di colori” che apparirà per insegnare chi sono i figli di quella Terra.
L’embrione ribelle denuncia così in versi accompagnati dalla musica rituale del kultrun, la condizione del popolo mapuche che rivendica il diritto a ciò che gli è stato negato da secoli di colonizzazione prima e di sfruttamento selvaggio poi.
La parola errante di Rayen Kvyeh, in questo viaggio in Europa, denuncia il governo cileno e solidarizza con la Chepa Patricia Troncoso a quasi 100 giorni di sciopero della fame, portato avanti nel silenzio della comunità internazionale.
A.M. - Rayen, la tua poesia è vibrante e malinconica allo stesso tempo, racconta di albe e tramonti, ma anche della “voce di un popolo indomito protetta da migliaia di stelle”, del desiderio di non essere “servi e schiavi”, e di recuperare “la pace e la libertà”. Tu stessa da giovane hai subito il carcere e le crudeltà della dittatura sotto il regime di Pinochet. Vuoi raccontarci qualcosa su quei terribili anni?
R.K. – Ho subito da giovane la prigione politica e la tortura a causa delle opere teatrali che scrivevo e che erano critiche verso la dittatura di Pinochet. Sono stata in carcere una volta nel 1973, poi nel 1976 e poi ancora nel 1979 sono stata una “desaparecida” per 40 giorni e torturata in un carcere clandestino e successivamente nel carcere di rigore di Talcahuano e dopo in quello femminile di Concepción.
A.M. – E’ cambiato qualcosa da allora in Cile?
R.K. – Durante la dittatura la gente spariva o era uccisa con le armi. Oggi ci sono forme più moderne di repressione, per esempio la costruzione delle dighe nel fiume Bío Bío, uno dei più grandi disastri ecologici del paese e lo sfollamento della comunità mapuche-pewenche verso un altro territorio. Per esempio le imprese forestali delle monocolture di pino e di eucalipto, che vogliono dire la desertificazione della Madre Terra, la mancanza d’acqua e la contaminazione con prodotti chimici che si diffondono per via aerea, la costruzione delle grandi strade che distruggono i luoghi sacri e dividono le comunità, la contaminazione a causa delle discariche (il 75% delle discariche sono state installate nelle comunità mapuche e queste contaminano acqua, Madre Terra e ambiente e hanno prodotto malattie nelle persone), la contaminazione dei fiumi e dei mari con gli scarichi delle grandi cartiere e l’industrializzazione delle salmoniere.
Il popolo mapuche è assediato da nord, da sud, da est e da ovest . Non si può pensare forse a una pianificazione del genocidio del popolo mapuche, da parte dello Stato con l’installazione di questi grandi megaprogetti?
Oggi abbiamo minorenni martiri uccisi, e questo si giustifica con l’applicazione della Legge Antiterrorismo al popolo mapuche. I morti sono Mapuche, come si può parlare di terrorismo di un popolo che difende la vita e mentre difende la vita, la Madre Terra e recupera il suo territorio? Perchè invece non parliamo di terrorismo di Stato?
A.M. – Rayen come credi che la poesia possa essere d’aiuto al popolo mapuche?
R.K. - La poesia è il sogno di speranza. Speranza in un futuro migliore. La poesia rompe barriere, attraversa frontiere e difende la vita.
A.M. – Sei arrivata da Temuco alla fine del 2007, unico poeta del Cile, per ricevere il prestigioso Premio Intenazionale di Poesia Nosside dove hai ottenuto una Menzione Speciale (seconda classificata). Hai avuto appoggio dal tuo paese per affrontare questo viaggio?
R.K. – Non ho avuto nessun appoggio dallo Stato cileno. Ho avuto difficoltà a viaggiare per motivi economici, ho presentato richieste di aiuto al governo cileno e al ministro della Cultura e degli Affari esteri, al consiglio della cultura regionale di Temuco, al sindaco di Temuco, ma senza avere nessuna risposta positiva e allora fortunatamente sono riuscita a partire con l’aiuto delle mie amiche.
A.M. – In passato hai fondato a Temuco un’associazione culturale molto importante . Di cosa si trattava?
R.K. – Ho diretto dal 1989 e per quasi 12 anni la Casa di Arte Mapuche a Temuco Mapu Ñuke Kimce Wejin. Fu un progetto di autogestione degli artisiti mapuche. Dall’anno 1990 fino al 1993 le attività culturali della Casa di Arte arte realizzate pubblicamente furono proibite. Successivamente la Casa chiuse per ragioni economiche.
A.M. – Tu vivi a Temuco dove ha vissuto anche Pablo Neruda. Come fu il rapporto tra lui e il popolo mapuche?
R.K. – Pablo Neruda ammirava la storia del popolo mapuche per essere stato un popolo che ha resistito per più di 300 anni alla dominazione spagnola.
A.M. – Che rapporti ci sono tra la fondazione Neruda e i Mapuche?
R.K. – Nessun buon rapporto, anzi tutto il contrario. Juan Augustín Figueroa, il presidente della Fondazione Neruda è stato colui che ha criminalizzato le rivendicazioni sociali, culturali e territoriali del popolo mapuche. Mi spiego: non bisogna dimenticare che Juan Augustín Figueroa fu il ministro dell’Agricoltura del governo di Patricio Alwin ed attualmente forma parte della Commissione Costituzionale del Congresso ed quindi ha un enorme potere e influenza politica sul governo cileno. Per le sue azioni contro il popolo mapuche sono stati criminalizzati due lonko tradizionali come Pascual Pinchun e Aniceto Norin i quali hanno scontato cinque anni di carcere.
Inoltre le comunità dove vivono le famiglie dei lonko Temucuicui sono state sgombrate tantissime volte e i carabinieri hanno portato avanti una vera campagna di terrore contro di loro. Questa comunità confina con le terre di Juan Augustín Figueroa.
A.M. – Perchè il popolo mapuche fa tanta paura al governo cileno?
R.K. – Il popolo mapuche non è pericoloso, non ha un esercito armato, nel territorio mapuche non c’è petrolio, non c’è oro, non ci sono risorse materiali che possano rappresentare qualcosa per lo stato del Cile. Il governo cileno è ignorante e non riconosce il popolo mapuche. Lo spaventano le sue legittime rivendicazioni per i diritti ancestrali, la sua cultura, il suo territorio, il suo diritto alla vita e la sua visione del mondo. Il pensiero libertario e la consapevolezza storica di essere una regione autonoma con potere di autodeterminazione è quello che dà più fastidio allo stato cileno, che non ha una vera democrazia ma uno stato con leggi e costituzione politica eredità della dittatura militare. Per questo dico che lo stato cileno è molto retrogrado e molto arretrato nella sua legislazione.
A.M. – Il 13 gennaio è morta Patricia Verdugo, lei con la sua ricerca storica e giornalistica ha contribuito a fare luce su molti dei crimini commessi durante la dittatura di Pinochet. So che stai lavorando a un libro che è una grande opera di ricerca sulla repressione del popolo mapuche ai giorni nostri. Puoi anticiparci qualcosa?
R.K. – Il Cile ha perso una grande lottatrice per la difesa dei diritti umani, per la verità e la giustizia. Rivolgo a lei il mio abbraccio fraterno in quest’ultimo saluto.
Sono cinque anni che assisto ai processi politici dei prigionieri politici mapuche nei diversi tribunali della regione dell’Araucanía. Ho visitato i fratelli e le sorelle in carcere e anche le loro famiglie. Partecipando ad atti, proteste, riunioni e attività per la liberazione dei prigionieri politici mapuche, raccogliendo informazioni giuridiche, storiche, e testimonianze, aiutando a fare chiarezza storica sulle rivendicazioni attuali del popolo mapuche per i diritti culturali, sociali, politici , territoriali.
A.M. – Si parla molto del nuovo corso dell’America Latina, ci sono governi di sinistra come quello di Hugo Chávez e quello di Evo Morales che sono attenti alle realtà dei popoli originari, pensi che questo possa rappresentare una speranza per tutti i popoli originari dell’America Latina?
R.K. – Evo Morales è un fratello, originario dei popoli che sono stati emarginati e discriminati ed è la speranza dei popoli originari del continente americano. Dei popoli con il diritto alla vita, in accordo con la loro visione del mondo, con la loro cultura, con i territori liberi dallo sfruttamento indiscriminato delle multinazionali, con il diritto alla terra e alle sue risorse naturali. Il diritto a vivere, come popolo libero di decidere il futuro e di non essere sommessi alle leggi discriminatorie e razziste per una maggioranza o minoranza occidentale che ha prolungato nei paesi americani i meccanismi di colonizzazione.
Il presidente Chávez merita il mio rispetto, per affrontare con dignità l’imperialismo degli Stati Uniti che ha sottomesso il Cile e il resto dei paesi americani al potere militare ed economico, ha finanziato i colpi di stato intervenendo con questi contro la volontà dei popoli, sottomettendola alla povertà e al vivere sotto leggi senza leggi.
Lo rispetto, per non avere paura di dire la verità e per voler rendere realtà il sogno bolivariano, senza discriminazioni culturali in quest’america morena, dove i popoli devono decidere il suo destino, decidere di essere liberi.
A.M. – Siamo molto in ansia per le notizie che giungono dal Cile di Patricia Troncoso, lei rappresenta il coraggio di tutto il popolo mapuche. Che pensi che il governo della Bachelet parli con il padre di Patricia Troncoso ma nello stesso tempo non avvia una trattativa seria di dialogo per salvarle la vita?
Le rivendicazioni di Patricia Troncoso e dei prigionieri politici mapuche sono la libertà immediata a tutti i prigionieri politici, la revisione dei processi, la dissoluzione della legge antiterrorista, legge fatta da una dittatura che è arrivata al potere con un colpo militar e imponendo il terrore.
E’ incredibile che lo stato, che i governanti, che i politici, che il presidente Bachelet difendano le leggi, che costarono ai popoli dello stato cileno la vita, la tortura e il carcere a migliaia di uomini e donne.
Il governo tace o fa dichiarazioni per far rispettare la legge, una legge che è costata delle vite, che sta costando vite. La vita, vale meno di un dollaro nel mercato internazionale delle multinazionali nel sistema neoliberale. La vita vale meno di un dollaro perchè la legge cilena decide chi ha diritto alla vita.
Sanguina il cuore del padre di Patricia Troncoso, sanguinano le sue lacrime di impotenza, nel vedere come la vita scappa via dal cuore coraggioso di sua figlia, dalla coscienza trasparente delle acque del Bío Bío annidate negli umidi occhi di una donna, che vede come la vita fugge nella desertificazione di una Madre Terra sfruttata dalle imprese forestali nel grido silenzioso delle montagne e delle valli.
Sanguina il cuore del padre di Patricia e la sua imponente disperazione cerca di trattenere l’ultimo alito di vita di sua figlia. Patricia cammina e cammina in terra mapuche con la sua bandiera in alto, gridando libertà.
Rayen Kvyeh, es la única poeta de Chile que ha viajado desde Temuco hasta Reggio Calabria (Italia) en diciembre 2007, para recibir la Mención Especial (segunda clasificada) del prestigioso Premio Internacional de Poesía Nósside.
Nósside es un “Proyecto que mira hacia un mundo sin barreras, donde la poesía vence sobre odios políticos y religiosos, sobre rencores entre pueblos y sobre prejuicios culturales y raciales”.
La poesía de Rayen Kvyeh por tanto encuentra su espacio natural en ese contexto, y todavía más en ese momento en el que su pueblo, el pueblo mapuche, es objeto de una dura represión de parte del gobierno “socialista” de Michelle Bachelet.
Se encuentra en Roma, etapa final de ese largo viaje que la ha llevado también en Alemania (donde vivió un largo exilio) y en Austria, unos días antes de regresar a Chile donde dice sentirse más nacesaria a su pueblo, no obstante en ese viaje haya contribuido en manera imprescindible a la difusión de la causa mapuche.
Poe eso “palabra errante” es el nombre con que me gusta llamar el recital y la rueda de prensa que Rayen tendrà el 25 de enero en el Spazio Odradek en Roma. La palabra errante que viaja y testimonia la voz de un pueblo, pero la voz de Rayen, su “embrión rebelde”, alberga en su vientre, cómo ella escribe en un poema, en los largos días pasados en la cárcel , al tiempo de la dictatura militar de Augusto Pinochet , por sus obras teatrales críticas al régimen.
En aquel vientre de mujer orgullosa, torturada y privada de la libertad, ha encontrado refugio y protección en un “bosque de ternura”, en aquel mundo de amaneceres y atardeceres, de ojos de niños, de una naturaleza mágica y ancestral que representa el hilo conductor de su mensaje.
La poesía de Rayen viene desde la tierra, porqué Mapuche quiere decir “gente de la tierra” y viene desde el amor, que se percibe en cada verso: amor por su pueblo, por la naturaleza, por la libertad y la vida.
Es poesía lenta y sagrada cómo la historia del pueblo mapuche “escrita en la madera, en las páginas del tiempo...”
Es la voz de Lautaro, hijo de la Tierra, quien “habla a sus hermanos” por medio de la sabiduría de los antepasados.
La poesía de Rayen Kvyeh es “terrena”, en el sentido de ser un vibrante canto de dignidad, un potente instrumento de lucha , una denuncia conmovedora, pero en el mismo tiempo es “lunar” (Kvyeh quiere decir luna) en el sentido de contemplación arrobada y seducida de las montañas, de los “inolvidables atardeceres” , del “aurora con su arcoiris de colores” que irrumpirà enseñando a todos quienes son los hijos de aquella Tierra.
El embrión rebelde denuncia asì en versos acompañados por la música ritual del kultrun, la condición del pueblo mapuche quien reivindica el derecho a lo que le ha negado en siglos de coloniización antes y de explotación salvaje después.
La palabra errante de Rayen Kvyeh, en este viaje en Europa, denucia el gobierno chileno y solidariza con la Chepa Patricia Troncoso que està casi a los 100 días de huelga de hambre, llevado en el silencio de toda la comunidad internacional.
A.M. Rayen, tu poesía es vibrante y melancólica al mismo tiempo, habla de aterdereces y amaneceres pero también de “la voz de un indómito pueblo por miles de estrellas protegida”, del deseo de no ser “siervos y eslavos”, y de “recuperar “la paz y la libertad”. Tú misma en muy joven edad sufriste la cárcel y la dictatura bajo el régimen de Pinochet. ¿Quieres contarnos algo sobre esos años terribles?
R.K. Yo sufrí muy joven la prisión política y la tortura por las obras de teatro que escribía y que eran críticas a la dictadura de Pinochet en 1973 y otra vez en 1976 y luego en 1979 he sido desaparecida por 40 días y torturada en una cárcel clandestina y posteriormente en la cárcel de castigo de Talcahuano y después en la de mujeres de Concepción.
A.M. ¿Hoy día ha cambiado algo desde entonces en Chile?
R.K. Durante la dictatura la gente desaparecía o era ejecutada con las armas. Hoy día hay formas más modernas de reprimir, por ejemplo las represas en el alto Bío Bío , lo que significa uno de los más grandes desastres ecológicos del país y el desalojo de la comunidad mapuche-pewenche hacia otro territorio. Las empresas forestales del monocultivo de pino y eucalipto que significa la desertificación de la Madre Tierra, falta de agua y la contaminación con productos quimicos que se diseminan por vía aérea , la construcción de grandes carreteras que destruyen los lugares sagrados y rompen las comunidades.
La contaminación por los vertederos (el 75% de los vertederos han sido instalados en las comunidades mapuche, y esos contaminan agua, Madre Tierra y medio ambiente y han producido enfermedades en la gente).
La contaminación de los ríos y de los mares con los desagues de las grandes papeleras y la industrialización de las salmoneras.
El pueblo mapuche se encuentra acosado por el norte, el sur , el este y el oeste. ¿Acaso no se puede pensar de una planificación de genocidio del pueblo mapuche, por parte del Estado con la instalación de los grandes megaproyectos?
Hoy día tenemos martires caídos menores de edad y se justifica eso con la aplicación de la Ley Antiterrorista al pueblo mapuche. Los muertos son mapuches ¿cómo se puede hablar de terrorismo a un pueblo que defiende la vida y cuando defiende la vida, la Madre Tierra y recupera su territorio? ¿Porqué no hablamos mejor de terrorismo de Estado?
A.M. Rayen, ¿cómo crees que la poesía pueda ayudar el pueblo mapuche?
R.K. La poesía es el sueño de esperanza . Esperanza de un futuro mejor. La poesía rompe barreras, atraviesa fronteras y defiende la vida.
A.M. En diciembre de 2007 llegaste a Italia desde Temuko, siendo la única poeta chilena en recibir la Mención Especial del prestigiado Premio Internacional de Poesía Nósside ¿Tuviste respaldo del gobierno de tu país para enfrentar ese viaje?
R.K. No tuve apoyo por el Estado Chileno. Tuve dificultades para salir del país por razones económicas, presentè las solicitudes de apoyo al gobierno chileno y al ministerio de la cultura y de las relacciones exteriores, al consejo de cultura regional de Temuko, al alcalde de Temuko pero sin tener respuesta positiva y entonces afortunadamente viajé con el apoyo de mis amigas.
A.M. Fundaste en el pasado una asociación cultural muy importante en Temuko, de qué se trataba?
R.K. Yo dirigì desde 1989 durante 12 años la Casa de Arte Mapuche en Temuko Mapu Ñuke Kimce Wejiñ. Fue un projecto de autogestión de los artistas mapuches. Desde el año 1990 hasta el 1993 las actividades culturales de la Casa de Arte realizadas publicamente fueron reprimidas y prohibidas. Luego la Casa se tuvo que cerrar por razones económicas.
A.M. Tú vives en Temuko donde vivió también Pablo Neruda. ¿Cómo fue la relacción entre él y el pueblo mapuche?
R.K. Pablo Neruda admiraba la historia del pueblo mapuche, por ser un pueblo que resistió más de 300 años a la colonización española.
A.M. ¿Que relación hay hoy día entre la Fundación Neruda y los Mapuches?
R.K. No hay ninguna relacíon positiva, todo lo contrario. Juan Agustín Figueroa , el Presidente de la Fundación Neruda ha sido quien ha criminalizado las reivindicaciones sociales, culturales y territoriales del pueblo mapuche. Me explico: no hay que olvidar que Juan Augustín Figueroa fue ministro de agricultura del gobierno de Patricio Alwin y actualmente forma parte de la Comisión Constitucional del Congreso y tiene un enorme poder e influencia politíca el el gobierno chileno. Por su accíón contra el pueblo mapuche han sido criminalizados dos lonko tradicionales cómo Pascual Pinchun y Aniceto Norin quienes estubieron cinco años en la cárcel.
Además la comunidad donde viven las familias de los lonko Temucuicui han sido innumerables veces allanados y los carabineros han hecho una verdadera labor de terror contra las familias de estas comunidaes. Esa comunidad conlinda con el fundo de Juan Augustín Figueroa.
A.M. ¿Porqué el gobierno chileno le tiene miedo al pueblo Mapuche?
R.K. El pueblo mapuche no es peligroso, no tiene un ejercito armado, en el territorio del pueblo mapuche no hay petroleo, no hay oro, no hay recursos materiales que puedan significar un bien material para el estado de Chile. El gobierno chileno es ignorante, no conoce al pueblo mapuche . Le atemorizan las legítimas reivindicaciones por los derechos ancestrales, a su cultura, a su territorio, a su derecho a la vida con su cosmovisión. El pensamiento libertario y la jerencia historica de ser una región autónoma con poder de autodeterminación es lo que molesta al estado chileno, que no tiene una verdadera democracia sino un estado con las leyes y la constitución politíca jerencia de la dictatura militar. Por eso digo que el estado chileno es muy retrogrado y muy atrasado en su legislación.
A.M. El 13 de enero ha fallecido Patricia Verdugo, ella con su investigación historica y periodistica contribuyò a la aclaración de muchos crimines cometidos durante la dictatura de Pinochet. Se que estás trabajando a un libro que es una grande obra de investigación sobre la represión del pueblo mapuche hoy día. ¿Puedes adelantarnos algo?
R.K. Chile ha perdido una gran luchadora por los derechos humanos, por la verdad y la justicia en Patricia Verdugo. Vaya para ella mi abrazo fraterno en su última despedida.
Desde hace cinco anos, he estado asistiendo a los procesos de los prisioneros políticos mapuche.En los diferentes tribunales de la región de la Araucanía. He estado visitando a las hermanas y hermanos en las cárceles y también a sus familias.Participando en los actos y protestas, reuniones y actividades por la liberación de los prisioneros políticos mapuche.
Recopilando información jurídica,histórica,testimonios en fin, lo que ayude a un esclarecimiento histórico en el momento actual de las reivindicaciones del pueblo mapuche por los derechos culturales,sociales,políticos,territoriales.
A.M. En Europa se habla mucho del nuevo curso de América Latina y los gobiernos de izquierda en Venezuela con Hugo Chávez y Bolivia con Evo Morales ambos están atentos a las realidades de los pueblos originarios, ¿Piensas que pueden eso puede ser una esperanza para todos los pueblos originarios de latinoamerica?
R.K. Evo Morales es un hermano ,originario de los pueblos que han sido marginados y discriminados y es la esperanza de los pueblos originarios del continente americano. De pueblos con el derecho a la vida de acuerdo a su cosmovisión a su cultura ,con territorios libres de la explotación indiscriminada de las trasnacionales, con el derecho a la tierra y a sus recursos naturales. El derecho a vivir ,como pueblos libres y decidir el futuro y no ser sometidos a leyes discriminatorias y racistas por una mayoría o minoría occidental que han prolongado en los paíces americanos los mecanismos colonizadores.
El presidente Chavez, merece mi respeto ,por enfrentar con dignidad al imperialismo de Estados Unidos, que ha sometido a Chile y al resto de los paíces americanos al poder militar , económico ,ha financiado los golpes de estado interviniendo la voluntad de los pueblos con los golpes militares, sometiendola a la pobreza y virir bajo leyes sin leyes.
Le tengo respeto, por no tener miedo de decir las verdades y querer hacer realidadel sueño bolivariano, sin discriminaciones culturales en esta américa morena, donde los pueblos deben decidir su destino, decidir ser libres.
A.M. Estamos muy pendientes por las noticias que llegan desde Cile de Patricia Troncoso, ella representa la valentía de todo el pueblo mapuche. ¿Qué opinas que el gobierno de Bachelet hable con el padre de Patricia Troncoso pero al mismo tempo no abre una mesa de dialogo seria para salvarle la vida?
R.K. Las reivindicaciones de Patricia Troncoso y de los prisioneros políticos mapuche , de libertad inmediata a todos los prisioneros políticos, la revisión de los procesos , la disolución de la ley antiterrorista, ley hecha por una dictadura militar, que llegó al poder con un golpe militar, imponiendo el terror.
Es increíble,que el estado, que los gobernantes, que los políticos ,que la Presidenta Bachelet defiendan las leyes, que costaron a los pueblos del estado chileno, la vida, la tortura y la cárcel de miles de mujeres y hombres.
El gobierno calla o hace declaraciones de respetar la ley, una ley que costó vidas, que está costando vidas.La vida , no vale nada, vale un dólar en el mercado internacional de las trasnacionales en el sistema neoliberal. La vida ,vale menos que un dólar, porque la ley chilena decide, quien tiene derecho a la vida.
Sangra el corazón del padre de Patricia Troncoso, sangran sus lágrimas de impotencia, de ver como la vida se escapa del corazón valiente de su hija de la conciencia transparente de las aguas del Bío Bío anidadas en los húmedos ojos de una mujer,que ve como la vida se escapa en la desertificación de una madre tierra explotada por las forestales en el grito silencioso de las montanas y valles .
Sangra el corazón del padre de Patricia y en su impotente desesperación busca retener el último álito de vida de su hija. Patricia camina y camina por el territorio mapuche con su bandera en alto, gritando libertad.
Fotografie del 19/01/2008
Nessuna fotografia trovata.
|