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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 10/09/2007

Di Annalisa Melandri e Monique Camus
28 Agosto 2007
Lei Senatrice, crede che il Frente riuscirà a rappresentare qualcosa di veramente importante per la difesa dei diritti umani nel paese?
Sì, perché lo è stato già in passato. Anni fa, nel 1979 formammo un Frente che si chiamò Frente Nacional Contra la Represión, il primo Frente, che morì per inedia anni dopo.
Ottenne dei risultati questo primo Frente?
Certo che sì, ottenemmo un’amnistia per 1500 prigionieri e non si portarono a compimento 2000 mandati d’arresto, ritornarono 57 esiliati e riuscimmo ad ottenere la riapparizione in vita di 148 desaparecidos che erano tenuti prigionieri nel Campo Militar n. 1.
Per tutti questi motivi credo che oggi ci sarà una repressione brutale contro questo nuovo Frente che sta nascendo oggi.
Lei è Senatrice e Presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani in Senato, incontra ostacoli all’interno dello stesso Senato nello svolgimento del suo lavoro come attivista per i diritti umani?
Certamente c’è opposizione e molta, ma il fatto di essere stata nominata Presidente della CNDH costituisce un vantaggio e mi concede dei poteri personali come Presidente che faccio valere sempre e in ogni luogo.
Come considera il governo di Felipe Calderón relativamente al tema dei diritti umani?
Come ho detto questa mattina allo Zócalo, commemorando il 29° anniversario dello sciopero della fame delle madri messicane per i loro figli desaparecidos, Calderón ha zero in tutto, il governo attuale sta seguendo la stessa politica repressiva dei governi precedenti e sta anche facendo di peggio.
Nel PAN attualmente c’è molto fermento perché dalle sue fila si starebbe originando un nuovo partito di estrema destra, questo secondo lei, sarebbe un pericolo in più per la battaglia in difesa dei diritti umani o una spinta per la sinistra a impegnarsi maggiormente?
C’ è un detto che dice “dividi e vincerai”, probabilmente divisi avranno meno forza perché sono impegnati al momento nel dibattito in corso, ma come diciamo in Messico “tan malo es el pinto como el colorado” (non vanno bene né il dipinto né il colorato), saranno terribili entrambi e quindi si dovrà lottare contro due nemici e due fronti diversi.
Che appoggio riceve EUREKA come organizzazione per la difesa dei diritti umani e contro la repressione dalla stampa messicana?
Non lo so, non siamo “santitos de su devoción” (non siamo santi della loro devozione) come si dice da queste parti, ma le cose che hanno forza trascendono, per questo chiedo alla gente di incorporarsi al Frente. Il popolo per esempio che ha ottenuto? Che venisse respinta la revoca dell’immunità di AMLO. E’ stata la gente. E’ questo quello a cui devono prestare attenzione al popolo..
Io credo che questo Fronte otterrà quello che ha ottenuto in passato.
Senatrice, lei come vede il futuro del movimento di resistenza civile di AMLO?
Lo vedo bene, di più, chiaro lui è il mio Presidente ed io lo rispetto, lo rispetto molto, ma un giorno gli dissi, ed egli rise perché gli dissi così, “fammi un fischio”, come dice la canzone. E lui mi rispose “perchè?”. Perché dai un fischio a tutti quelli che ti seguono e finiranno gli altri partiti. Lui ha moltissima gente che lo segue, più di due milioni di sostenitori.
Lei crede che sia possibile nuovamente la candidatura di AMLO nel 2012?
Io vorrei che egli si candidasse nuovamente, egli ha l’età per farlo, ha l’età, l’animo e il carisma, ma io ho 80 anni e magari riuscissi a vivere per vederlo, penso che sì riuscirà perché non ha mai sbagliato, invece l’ingegniere Cuauhtémoc Cárdenas (PRD) si accordò con Salinas de Gortari, questo fu un errore, invece di difendere il suo trionfo, perché lui aveva vinto le elezioni nel 1988. AMLO fa ora quello che fece Benito Juarez, quando percorse tutto il paese portando fra le mani la Repubblica del Messico. Questo è quello che sta facendo Andrés Manuel. Sono felice che lo faccia.
L’allontanamento dell’ Ing. Cárdenas ha danneggiato il movimento di resistenza di AMLO?
Credo di no perché molte persone che erano con Cárdenas le vidi nello Zócalo veramente tristi quando ALMLO disse che bisognava andarsene e quando finì tutto. Credo di no. Probabilmente ad AMLO dispiace che non ci sia tutta la forza che era dietro Cárdenas però c’è moltissima gente che ha deciso di seguire Andrés Manuel.
La sua opinione sul personaggio politico controverso Porfirio Muñoz Ledo che attualmente è molto vicino a Andrés Manuel?
Lui è stato vicino a molta gente. Io lo conobbi con Luis Echeverría (fu segretario del governo durante il massacro di Tlatelolco nel 1968), Muñoz Ledo era vicinissimo a lui.
Ma dice il proverbio che “dei pentiti si giova Dio”. Se lui si è pentito può apportare il suo talento, lui è molto intelligente, è molto colto e può apportare molte cose.

Seguono le dichiarazioni e l’intervista rilasciate il 28 agosto al Club de Periodistas, al termine della riunione per la costituzione del Frente contra la Represión, alla stampa e alla televisione messicana da Elvira Arellano di ritorno dall’incontro con il presidente Felipe Calderón e il ministro degli Affari Esteri Patricia Espinosa.
Elvira Arellano fu deportata già altre due volte dagli Stati Uniti, una volta nel 1997, un’altra nel 2002 e l’ultima il 19 agosto 2007.
L’ultima volta è stata quella che ha destato maggiormente l’attenzione dei media e della comunità internazionale.
Forse per questo il presidente Calderón ha deciso di riceverla. Fino a quel momento infatti era una indocumentada (senza documenti) come milioni di altri messicani.
Questa vicenda ha dimostrato però che non tutti i migranti clandestini messicani sono Elvira Arellano, contrariamente a quanto dice lo slogan “todos somos Elvira Arellano” (tutti siamo Elvira Arellano) dell’omonima campagna che sostiene la donna nella sua battaglia favore degli immigrati messicani.
Attualmente secondo il Pew Hispanic Center ci sono circa tre milioni di bambini nati negli Stati Uniti da genitori nelle stesse condizioni di Elvira Arellano, nessuno dei quali è mai stato ricevuto dal Presidente.
E l’interessamento di quest’ultimo lascia perplessi, a un paio di giorni dalla presentazione dell’informe presidenziale, se si tiene conto che nei 40 minuti scarsi di incontro in cui prometteva aiuto alla donna per risolvere la sua situazione, circa 48 messicani venivano espulsi dal territorio americano e che soltanto nel primo semestre del 2007 si sono registrate 1,2 deportazioni di al minuto nella frontiera con gli Stati Uniti (circa 317 mila persone).
“Alle due di oggi pomeriggio ho avuto un’incontro con il presidente Calderón e con il ministro degli Affari Esteri Patricia Espinosa.
Io ho raccontato di quello che sta vivendo la nostra gente e loro mi hanno offerto aiuto. Mi hanno detto di spiegargli in che modo possono aiutarmi e che erano ben disposti a farlo soprattutto per quello che riguarda il mio caso personale.
Io ho detto loro che non ero lì soltanto per me ma che ci sono più di 5 milioni di cittadini messicani che si trovano negli Stati Uniti senza documenti e che hanno bisogno dell’appoggio del nostro governo.
Non sto chiedendo niente per me personalmente, ho tenuto a precisare perché questa è una battaglia per tutti coloro che si trovano nelle mie condizioni.
Una richiesta sì ho avanzato, e cioè la proposta di un incarico diplomatico che mi possa concedere il governo messicano affinché io possa viaggiare negli Stati Uniti come essere umano libero.
Ho il diritto di raccontare la mia storia e quello che ho vissuto.
Potrei essere nominata ambasciatrice di pace, di giustizia e di speranza negli Stati Uniti per molta nostra gente, non soltanto negli Stati Uniti ma in ogni altro paese del mondo”.
Cosa hanno risposto a questa richiesta?
Hanno risposto che avrebbero fatto tutto il possibile per aiutarmi in questo.
Come è possibile se inizialmente le autorità avevano detto che non avrebbero potuto fare nulla?
Io credo che è stata importante la pressione portata avanti negli Stati Uniti perché dopo la mia deportazione il popolo si è sollevato ed ha continuato a lottare. Il sabato infatti a Los Angeles, ci fu una grande manifestazione con più di 10 mila persone con la quale hanno appoggiato a me e mio figlio per dirci che non eravamo soli.
Stiamo lottando per una causa e cioè per cercare mantenere le nostre famiglie unite legalmente.
Io credo che negli Stati Uniti hanno appoggiato la mia situazione perché è la stessa situazione di milioni di famiglie. E’ importante portare alla luce tutto ciò che sta accadendo negli Stati Uniti con la nostra gente ed anche ciò che sta accadendo in Messico con la gente che viene da alti paesi.
Quindi lei scarta l’ipotesi di essere stata usata per fini politici?
Come ho già detto questa situazione non è relazionata ad un solo partito. Io ho parlato con i rappresentanti politici di tutti i partiti , io stessa faccio parte di un partito. Ci sono alcune persone che mi hanno proposto di candidarmi come deputata ma io non sto cercando questo, ci sono milioni di famiglie che vorrebbero stare di fronte ad una telecamera per dire “per favore aiutatemi, mi stanno separando dalla mia famiglia, mi stanno deportando” ed io credo che se ho avuto questa possibilità devo portare questo messaggio a i nostri dirigenti, al nostro governo messicano, devo raccontare quello che sta succedendo affinché trovino il modo di appoggiare la nostra gente, affinché trovino soluzioni per poter essere rispettati come esseri umani. Questa è la cosa importante che ho detto al Presidente, che trovi il modo di far capire agli Staiti Uniti che io non sono una terrorista, non sono una criminale, sono una donna di pace che cerca solo di far rispettare i miei connazionali come persone, come esseri umani che sono andati a cercare lavoro in un atro paese che non è il nostro. Che delitto è stato il desiderare un futuro migliore per le nostre famiglie?
Io credo che sia importante dialogare con il nostro Governo come è importante che il nostro Governo dialoghi con i dirigenti di altri paesi.
Che tipo di appoggio economico hanno detto che ti avrebbero dato?
Hanno detto di un aito economico ma come ho già detto prima, ho ribadito che non posso accettare niente per me. Io sono qui per una battaglia, io come madre so che ce la farò con mio figlio. Sono qui cercando di ottenere che il nostro Governo assuma una posizione più forte per poter negoziare con gli Stati Uniti una riforma migratoria. Io quello che sto chiedendo è qualcosa come un visto diplomatico per poter essere ambasciatrice di pace e giustizia, perché non sono una terrorista e perché gli Stati Uniti non devono continuare a vederci come terroristi.
Lei crede che il governo di Calderón abbia fatto il possibile per difendere i migranti o potrebbe fare di più?
Io ero molto conosciuta negli Stati Uniti e avevo molta visibilità per questo il Governo si è impegnato con delle dichiarazioni, credo.
A Tijuana dove mi hanno deportata e a San Isidro, ogni giorno vengono deportate donne, ogni giorno vengono deportati dei bambini e nessuno dice niente perché questa è precisamente la situazione che io ho descritto al Presidente, la situazione che stanno vivendo milioni di famiglie e il nostro Governo deve avere una posizione ferma per far difendere e far rispettare la gente che entra in quel paese.
Lei pensa che questo sia sufficiente?
Io credo che non sia stato fatto il necessario in ambito del sistema migratorio. Come infatti si è negoziato sul Trattato di Libero Commercio tra i due paesi, come si è negoziato per combattere il narcotraffico, perché non negoziare anche una riforma migratoria?
Qual è stato l’impegno e la disponibilità del Presidente per aiutarla? Avete stabilito dei termini per il visto diplomatico?
Fino al 12 settembre quando il Ministro degli Esteri ritornerà da un viaggio non potrò sapere nulla. Il 12 settembre sarò a Tijuana per appoggiare la mobilitazione che ci sarà in tutti gli stati Uniti a favore della riforma migratoria e contro le retate, deportazioni e separazioni di nuclei familiari. Sarò lì con il mio gruppo e mio figlio sarà lì con me.
Quando arriverà suo figlio?
Se Dio vuole arriverà venerdì
Elvira Arellano diventerà allora paladina dei diritti dei migranti?
Io credo che è quello che sto cercando di fare dal 2002.
Credo che non sia stato giusto aver viaggiato illegalmente senza documenti negli Stati Uniti, se li avessi avuti lo avrei fatto in altro modo, come 12 milioni di persone che ne sono sprovvisti.
E’ importante portare alla luce quello che sta accadendo con milioni di famiglie perché questa è un’emergenza che si sta vivendo negli Stati Uniti tutti i giorni.
Esiste un appoggio per le famiglie che vengono rimpatriate?
Fino a questo momento no, io credo si stia facendo qualcosa nelle frontiere da parte di alcuni gruppi come il gruppo BETA. Loro erano lì per soccorrere in alcun modo le persone che vengono deportate.
Mi sono resa conto che esisteva questo gruppo quando sono stata a Tijuana.
Crede che ci sia volontà da parte del governo federale o si tratta solo di parole e di promesse?
Io credo che la parola di un Presidente sia importante, egli si è impegnato e mi ha detto che avrebbe trovato il modo di aiutarmi. Spero in Dio.
Cosa hai provato a non essere alla manifestazione a Los Angeles, vederla per televisione e per la prima volta non essere lì?
Non ho potuto vederla nemmeno per televisione, solo per telefono ho parlato con la gente dicendole che per me era importante che il popolo si ribellasse, che era importante sentire l’unità che c’era in questa manifestazione perché tutti i leader delle comunità e religiosi, tutti i gruppi che sono a favore di una riforma migratoria, erano andati a manifestare.
E’ importante la parola di un presidente illegittimo?
Quello che è importante è quello che possono fare per difendere la nostra gente, questo non ha a che vedere con i partiti ed io non voglio che questo venga associato ad uno o ad un altro partito.
Credo che l’unità è ciò che sia più importante per difendere il mio popolo.
La segreteria del Ministero degli Affari Esteri ti ha obbligato ad incontrare il Presidente?
Non c’ è stato nessun obbligo, io sono qui solo per continuare a lottare per la nostra gente.
Ma tu non volevi andare..
Chi ha detto che io non volevo andare? Chi ha detto questo? Non ho mai detto questo, in nessun momento, mi hanno fatto un invito ed io ho deciso di accettare.
In merito alla borsa di studio per tuo figlio di cui parla il Ministro degli Esteri, allora non la accetterai?
Sempre la stessa domanda, la stessa e la stessa. Il motivo per cui io ho detto che non accetterò un aiuto personale è che io sono qui per una lotta per tutti i messicani che stanno vivendo negli Stati Uniti e che la posizione che il nostro governo assume è importante. Sia benedetto Dio, ho due braccia, sono forte, sana e posso tirare avanti mio figlio da sola e adesso per favore scusatemi, devo andare.
Il 28 agosto nel Club de Periodistas di Città del Messico si è tenuta la prima assemblea del Frente Nacional contra la Represión, (Fronte Nazionale Contro la Repressione) organizzata da moltissime associazioni civili tra cui il comitato EUREKA (per la Difesa dei Prigionieri, Perseguitati, Desaparecidos ed Esiliati Politici del Messico) fondato dalla senatrice Rosario Ibarra de Piedra (PT Partido del Trabajo) che presiede anche la Commissione Nazionale dei Diritti Umani in Senato.
Alla riunione hanno partecipato associazioni civili per la difesa dei diritti umani, la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca, el Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra de San Salvador Ateneo, il Consejo para la Defensa de Los Derechos Humanos e la LIMEDDH tra gli altri.
La necessità di unire le forze e convocare un Fronte Nazionale contro la repressione si è fatta urgente in quanto ormai in Messico si sta assistendo ad una progressiva militarizzazione dello Stato e il governo federale già precedentemente con Fox e ora con l’attuale presidente Calderón sta portando avanti una politica di sistematica repressione di ogni manifestazione di protesta civile dei movimenti popolari, di cui Atenco e Oaxaca hanno rappresentato soltanto l’espressione più visibile e più internazionalmente conosciuta di quanto sta accadendo nel paese. Di fatto l’intolleranza e la repressione serpeggiano e il Messico sta lentamente scivolando verso una deriva di violenza che viene spesso mascherata dalla crociata contro il narcotraffico e la delinquenza intrapresa da Felipe Calderón , ma che in realtà colpisce sempre e comunque i contadini, gli indigeni, le donne e i più indifesi come sempre.
Particolarmente preoccupante è la situazione della violenza alle donne, vere e proprie vittime di un’espressione criminale “in uniforme”.
In Messico si dice che si sta assistendo ad un ritorno della “guerra sucia” degli anni 60/70, gli ultimi due casi di desaparecidos risalgono infatti appena a maggio di quest’anno e si tratta di Raymundo Rivera Bravo e Edmundo Reyes Amaya due militanti dell’EPR (Esercito Popolare Rivoluzionario) scomparsi da Oaxaca.
La necessità quindi di unire le forze di tutte le espressioni di lotta civile organizzata che qui nel paese sono molteplici e diversissime fra loro (perché su vari fronti si compiono qui le violenze dei diritti umani), in un unico grande Frente Nacional Contra la Represión, dal carattere plurale e democratico.
Alla costituzione del Frente è stata chiamata a partecipare il comitato EUREKA fondato dalla storica militante Rosario Ibarra de Piedra, varie volte candidata al Premio Nobel per la Pace, candidata presidenziale in passato e attualmente senatrice e presidente della Commissione dei Diritti Umani in Senato, ma
soprattutto madre di Jesús Pietra Ibarra, scomparso nel 1974. Rosario Ibarra de Piedra da allora si dedica con energia e coraggio alla difesa delle cause civili e dei diritti dei prigionieri ed esiliati politici, contro la sparizione forzata e la tortura.
Il 28 agosto è una data importante per le madri messicane, si commemorano infatti i 29 anni dello storico sciopero della fame organizzato nel 1978 per chiedere la riapparizione in vita dei loro figli davanti alla Cattedrale nello Zócalo di Città del Messico. Allora si costituì, al grido di “vivos los dejamos, vivos los queremos!” (vivi li abbiamo lasciati e vivi li vogliamo!) il comitato Eureka e il primo Frente Contra la Represión che ottenne un’aministia per 1500 prigionieri politici e la riapparizione in vita di 148 desaparecidos.
Il nuovo Fronte che si è costituito invece il 28 agosto di quest’anno, propone:
- la libertà di tutti i prigionieri politici
- la riapparizione in vita di tutti i desaparecidos
- la cancellazione dei mandati di cattura e la fine della persecuzione degli attivisti sociali
- porre un freno alla militarizzazione crescente del paese e alla criminalizzazione delle proteste sociali
- un battaglia contro l’impunità e per la condanna dei responsabili della repressione e dei crimini contro il popolo
Il Fronte si propone pertanto di portare avanti denunce sistematiche contro l’operato dell’attuale governo di Felipe Calderón ed è opinione comune a tutte le organizzazioni che hanno preso parte all’assemblea che il suo è un governo illegittimo che cerca di governare il paese solo con l’uso della forza.
E’ stato entusiasmante percepire lo spirito rivoluzionario e l’ardente desiderio di giustizia che hanno animato la riunione, sentire la solidarietà tra i suoi partecipanti. Giovani, vecchi, donne e bambini, singoli individui e associazioni, rappresentanti di sindacati e di comunità indigene, ognuno con la sua storia e le sue proposte, tutte regolarmente annotate e registrate dagli organizzatori.
Tutti insieme per gridare NO – BASTA CON LA REPRESSIONE!
Ed è stato un grido unanime che si è levato varie volte nella sala del Club de Periodistas.
C’era il magistrato Roberto Laza Hernandez che ha posto la sua esperienza e quella di un nutrito gruppo di suoi collaboratori al servizio del Frente.
Un rappresentante di Sonora ha esposto il problema degli alloggi della città, mentre un rappresentante di un movimento sociale ha esposto il programma del suo gruppo per organizzare il 15 settembre il “controgrito”, opposto a quello del presidente “espurio”, perché ha spiegato, “il grito è stato dato originariamente e storicamente dal popolo messicano contro i dominatori”.
Si è alzata una donna che ha fatto notare come stia diventando sistematica e quindi “politica” la violenza sulle donne, indigene, contadine e prigioniere politiche.
Una donna di Atenco ha preso la parola e ha raccontato in un sentito intervento di come ringrazi Dio tutti i giorni perché “io e i miei figli siamo vivi, dopo quello che è successo l’anno scorso ad Atenco, spaventati ma vivi”. “Non riesco ad immaginare – ha aggiunto – il dolore di avere un figlio desaparecido”. Rosario Ibarra, al tavolo sul piccolo palco, visibilmente commossa, ha abbassato lo sguardo.
“Quello che ci da la forza –ha continuato- è sapere che noi di Atenco non siamo soli e mai ci siamo sentiti soli dopo quello che è successo”
“No están solos” , non siete soli, un grido si è alzato ancora in sala, ripetuto decine di volte.
Il Frente nacional serve anche a questo.
Serve a dar voce al compañero Manuel, 102 anni, ferroviere, che sebbene dica che la situazione non sia molto cambiata rispetto a quando lui era più giovane, mette a disposizione le sue energie.
Si raccolgono firme ed adesioni, ci si scambia inviti, indirizzi e numeri di telefono, c’è molto da fare e si appronta una fitta agenda di appuntamenti: la marcia dal El Ángel (il monumento all’Indipendenza, simbolo della città) fino allo Zócalo del 31 agosto al grido di “libertad para los presos politicos y aparición de los desaparecidos” (libertà per i prigionieri politici e apparizione degli scomparsi) e soprattutto la grande giornata commemorativa del 2 ottobre quando nell’anniversario della Strage di Tlatelolco verrà dato vita ufficialmente al Frente Nacional Contra la Represion.
Poco prima del termine dell’assemblea, è arrivata anche Elvira Arellano, di ritorno dall’udienza con il presidente Felipe Calderón, la quale ha rilasciato queste dichiarazioni alla stampa nazionale presente.
Invece la Senatrice Rosario Ibarra de Piedra per il blog annalisamelandri.it ha concesso questa intervista esclusiva.
Fotografie del 10/09/2007
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