Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Si Peter Pan Viniera....
“Crescere, crescere e dimenticare ciò che siamo stati. rinunciare alle utopie. Ai sogni che abbiamo avuto da bambini. Dimenticarsi dell’Isola che non ‘c’è e trasformarsi in un perfetto idiota. Questo è il tradimento di Wendy. Per alcuni una legge naturale, per noi marginale.Accendi la luce. Così che Peter Pan non si spaventerà….” I.S.
...
“Crecer. Crecer y olvidar lo que fuimos. Renunciar a las utopías. A los sueños que de pequeños tuvimos. Olvidarse de NuncaJamás y convertirse en un completo idiota. Esta es la traición de Wendy. Para algunos una ley natural.
Para nosotros innecesaria. Así que enciende la luz. Que Peter Pan no se asustará….” I.S.
Si Peter Pan viniera a buscarme una noche azul, que me sorprenda a oscuras. Por favor, que no dé la luz, no vaya a descubrir que suelo mentir cuando juro ser aún ese niño. Quién le va a contar que la gran ciudad no dejó ninguno ninguno, ni uno vivo. ... Continua a leggere...
Alvarado, con artigli e coltelli,
piombò sulle capanne, distrusse
il patrimonio degli orefici,
rapì alla tribù la rosa nuziale,
aggredì razze, poderi, religioni,
fu il ricco forziere di tutti i predoni,
fu il falco clandestino della morte.
Verso il gran fiume verde, il Papaloapan,
Fiume delle Farfalle, andò più tardi e portò sempre sangue il suo stendardo.
L’austero fiume vide i suoi figli
morire o sopravvivere schiavi,
vide bruciare, nei fuochi accanto all’acqua,
razza e prigione, teste giovanili.
Ma i patimenti non finirono
quando egli volse il passo indurito
verso nuove regioni.
San Juan Chamula
Miguel Martínez, cura de San Juan,
de soledad se hartó en su iglesia,
sin ruido de plata en su canasto,
moría su anhelo de poder.
Lleno de coraje caminó a Tsajaljemel
Con bravura de cónico hombres.
Trató de oscurecer la conciencia iluminada,
despedazando los símbolos sagrados,
acusando que eran obras del demonio,
y así menguar ese eco de unidad:
“Estas figurillas de Cuscat
son símbolo de maldad y muerte,
es un acto de idolatría y sacrilegio”,
Fui soldato di Francisco Villa
di quell’ uomo di fama immortale
che anche se andava montando una sella
non invidiava la poltrona presidenziale (*)
Ora vivo laggiù sulla riva
ricordando quel tempo immortale,
ora vivo laggiù sulla riva
ricordando Villa laggiù a Parral.
Io fui uno di quei decorati
che con il tempo divenne maggiore
nella lotta restammo feriti
difendendo patria ed onore.
Oggi ricordo i tempi andati
in cui combattemmo contro l’invasore,
oggi ricordo i tempi andati
Sono felice di pubblicare qui la poesia dell’amico Azor Jaime, Nostalgia a Montevideo.
Nostalgia a Montevideo
Nostalgia de los terratenientes (dei latifondisti)
Nostalgia delle 500 famiglie padrone del paese
Nostalgia di quando un peso valeva un dollaro
Nostalgia delle prime lotte studentesche del 60
Nostalgia delle mirabolanti azioni tupamare
contro una oligarchia corrotta ed autoritaria
Nostalgia di un paese produttore di cultura
di scrittori come Onetti, di poetesse come Vilarinio
“Sono stato due volte in Cile. Abbiamo avuto l’opportunità di frequentare importanti personalità, tra le quali Luis Corvalán, Segretario Generale del Partito Comunista Cileno, oggi detenuto in ingiustissima detenzione e Pablo Neruda, che avevo già incontrato a Lima, La Habana e Mosca. Abbiamo vissuto la profonda soddisfazione di essere ospiti nelle case di entrambi a Santiago e a Isla Negra, sulla spiaggia di Valparaíso. Il golpe fascista di due anni fa ci segnò l’anima, ma non le speranze; ridusse in ceneri transitorie la nostra illusione cilena, ma non le nostre speranze; ci straziò il cuore ma non la fiducia nell’avvenire.
A Londra apprendemmo della morte di Pablo e del nobile sangue popolare che stavano spargendo Pinochet e i suoi complici della Giunta. Tuttavia, ho dovuto acquietare i miei sentimenti per mesi e mesi, fino alla Settimana Santa di quest’anno, affinché sgorgassero a fiotti – insanguinati, imprecativi- i versi del mio "Pentagramma del Cile antifascista", che dovrebbero essere già stati pubblicati in questi giorni a Mosca , in russo, e nella rivista della Casa delle Americhe, a Cuba, in spagnolo. Domani è l’Anniversario Nazionale del Cile. Confermiamo al suo popolo solidarietà e poesia, i nostri auguri più umani per la sua rinascita nazionale e per il suo futuro socialista.”
Gustavo Valcárcel, Lima settembre 1975
I
PASSO dopo passo, sangue onesto,
frantoio di lacrime, cateratta di ossa,
un coagulo nero nella luce e in gola, nodi
piombo nelle strade e alla Moneda, fumo.
Grumi crescenti, vertici rotondi,
scala di odio, balaustra di agonie
gradinata di sospiri massacrati,
scendiamo un pò, compagni,
Cantata Santa María de Iquique - 1 parte (la seconda alla fine del testo)
1. Proclama
Signore e Signori
racconteremo
ciò che la storia
non vuole ricordare.
Accadde nel Grande Nord,
fu Iquique (1) la città.
Il millenovecentosette
segnò la disgrazia.
Là, il povero "pampino"
uccisero tanto per uccidere.
Saremo i narratori,
diremo la verità.
Verità che è la morte amara
degli operai del salnitro(2).
Ricordate la nostra storia
di dolore senza perdono.
Quanto più passa il tempo
non bisogna mai dimenticare.
Ora vi chiediamo
di fare attenzione.
Mi serve e non mi serve
La speranza così dolce così pulita così triste la promessa cosi' lieve non mi serve
non mi serve così mite la speranza
la rabbia così docile così debole cosi' umile l’ira cosi' prudente non mi serve
non mi serve così saggia tanta rabbia... Continua a leggere...
Quiero un planeta de seres humanos con alas.
Para que el adentro de todos acaricie la luz.
Para alzarnos de abismos cotidianos.
Alas para arrullar a los solos, a los pobres,
a los tristes, a los de alma ausente.
Alas para agitar en alborozo de dichas infinitas.
Alas para que la vida de todos sea plenitud y no vacío.
Alas por un Periodismo Sin Máscara.
Por una Vida Sin Máscara.
Rayen Kvyeh il 25 gennaio presso lo Spazio Odradek
Questa poesia di Rayen Kvyeh, tradotta dal Prof. Antonio Melis, è stata letta in Italia in occasione de La parola errante, recital e conferenza stampa sulla situazione dei prigionieri politici mapuche, che si è svolto a Roma presso lo Spazio Odradek il 25 gennaio scorso.
In Cile è stata assunta come inno e canto di lotta del popolo mapuche.
BALLA LA MORTE
Balla la morte
sulla tavola
dei potenti commensali.
Applaudono e tacciono,
tacciono e applaudono
sotto l’ombra complice
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