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 Proletari di tutti i paesi, unitevi!... di Annalisa
 
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un urlo selvaggio denso ...un urlo selvaggio denso che io rilancio con tutta la forza delle ferite di un amore a brandelli contro queste ore di padroni affamati di sangue di retate contro le sbarre pesanti dell'emarginazione contro le foreste di un dolore e una solitudine senza fine.

Ferruccio Brugnaro
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\\ : Pubblicazioni
Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 06/10/2007

Mario Casasús, Brecha
24 agosto 2007
 
 
“Uruguay è parola di un uccello, o lingua dell’acqua, è sillaba di una cascata, è tormento di cristalleria”
Pablo Neruda, Canto generale
 
Neruda ha vissuto clandestinamente in Uruguay tra il 1953 e il 1956, a casa di Alberto Mántaras, nella località  balneare di Atlántida.
Testimonianza di questa permanenza è l’erbario progettato per l’ Ode ai fiori di Datitla (testo pubblicato nel Terzo libro delle Odi; Losada 1957), rimasto inedito fino al 2003.
Il suo esilio fu dovuto alla relazione con Matilde Urrutia  a differenza di quello che fu costretto a vivere  quando in Cile dichiararono  illegale il Partito Comunista e la sua carica di senatore fu  revocata: allora attraversò le montagne a cavallo con destinazione Buenos Aires, dove Miguel Ángel Asturias gli prestò il suo passaporto per far sì che a Parigi,  Picasso lo potesse presentare al Congresso Mondiale per la Pace.
La militanza del nostro poeta non è un segreto, di origini comuniste, diplomatico del Frente e della Unidad Popular, si ficcava in ogni pasticcio, come in Messico, quando liberò dal carcere il muralista Siqueiros  o in Spagna, quando fece emigrare 2500 repubblicani sulla nave Winnipeg.
È da tempo che si dice che la morte di Neruda sia avvenuta più per tristezza che per cancro, io credo che il 23 settembre 1973 agirono entrambe le cause in maniera fulminante.
L’erbario fu composto in Uruguay insieme alla poesia  Testamento del Canto Generale:
 
“Lascio ai sindacati
del rame, del carbone e del salnitro
la mia casa sul mare d’Isla Negra.
Voglio che lì riposino i vessati figli
della mia patria, saccheggiata da asce e traditori,
dissipata nel suo sacro sangue,
consumata in vulcanici brandelli”
 
Sono stati questi i versi che posero le basi del progetto che il poeta scelse di chiamare Cantalao: “Fondazione di Beneficenza senza fini di lucro il cui obiettivo sarà la diffusione della letteratura, dell’arte e della scienza, specialmente nella zona compresa nel  litorale tra San Antonio e Valparaíso (...) a) costruzione e messa a disposizione per il bene comune della Fondazione di edifici che avranno lo scopo di essere luogo di incontro per  scrittori, artisti e scienziati nazionali e stranieri così come avranno la funzione di  ospitarli.
L’articolo quinto relativo alla composizione del Consiglio Direttivo ed Esecutivo: questo sarà formato da due rappresentanti di Pablo Neruda, dai rettori dell’Università del Cile, Cattolica e Tecnica dello Stato, da un rappresentante della Centrale Unitaria dei Lavoratori e da un rappresentante della Società degli Scrittori del Cile (documento inedito, datato il 9 maggio 1973, del quale conservo una fotocopia autenticata davanti ad un notaio pubblico).
Dopo il colpo di Stato del 1973, alla vedova Matilde Urrutia furono confiscate le case del poeta, lo stesso fecero al Partito Comunista erede di Isla Negra. Matilde Urrutia accompagnava le madri dei detenuti scomparsi nei commissariati in cerca di un habeas corpus, faceva dichiarazioni alla BBC sulla sistematica violazione dei diritti umani della dittatura, autorizzava antologie di Neruda a paesi amici – per esempio al Fondo della Cultura Economica del Messico, sporgeva denunce nella Spagna franchista quando venivano censurate le fotografie di Neruda con Salvador Allende, ma lei visse solo fino al 1986. Che successe poi con l’eredità di Neruda dopo la morte della vedova? Dove finì il denaro del poeta? È in quel momento che appare Agustín Figueroa, un personaggio sinistro che si impadronì dei diritti del poeta e dell’amministrazione della sua immagine.
Il legame con Neruda lo stabilisce  tramite sua sorella, Aída Figueroa, che su richiesta del Partito Comunista nascose Neruda nel 1948 (periodo nel quale  scrisse in clandestinità il Canto Generale) e con questo gesto riuscì a conquistarsi  la fiducia e l’amicizia del poeta. Una volta morto Neruda e quando molte persone voltarono le spalle a Matilde Urrutia (o i suoi amici si trovavano in esilio), Aída le presentò suo fratello Juan Agustín (che non fu mai amico di Neruda). Matilde accettò il consiglio della sua amica,  senza sapere che fin dalla sua gioventù Figueroa era stato intimo amico e socio del pinochetista Ricardo Claro. Una volta morta Matilde Urrutia,  la dittatura lasciò campo libero  a Juan Agustín Figueroa.
Contravvenendo alla volontà di Neruda, Figueroa consigliò Matilde affinchè nominasse nel Consiglio Direttivo  della Fondazione un gruppo di persone di sua fiducia tra le quali c’erano  sua moglie (QEPD), sua sorella e l’avvocato del suo studio. Vedendo l’amministrazione di Figueroa, il primo a rinunciare fu Jorge Edwards.
Dove finì il denaro del poeta? Ritornando all’epigrafe: “è tormento di cristalleria”: 2.3 milioni di dollari(USD) incassati solo nel 2003 come diritti d’autore delle opere di  Neruda sono stati investiti  in buoni fruttiferi nella Cristalerias Chile, secondo la logica neoliberale per cui è conveniente un investimento di basso rischio con poca speculazione del capitale, vero? Nel 2005 pubblicai in esclusiva l’inchiesta  completa sulla nuova Fondazione Neruda (si è perduto il nome Cantalao così come come l’erbario uruguayo). Cristalerías Chile è di proprietà di Ricardo Claro: questi fu consigliere di Pinochet fin dal 12 settembre 1973, ambasciatore della dittatura dal 1978, responsabile di aver portato in Cile il suo amico Henry Kissinger, quale fu il motivo del suo viaggio se non orchestrare il Plan Condor?
Nel capitolo VI – Centri di detenzione – della Commissione Nazionale sulla Prigione Politica e Tortura presieduta dal vescovo  Sergio Valech (pagine 312/313; Informe Valech, 2004) si elencano le testimonianze delle navi usate come prigioni a Valparaíso, e come riporta il quotidiano La Nación “Ricardo Claro mise a disposizione delle forze di sicurezza due navi di una sua impresa, la Compañia Sudamericana de Vapores, per essere usati come centri di detenzione e tortura. Una di esse, la Maipo, ha portato 380 detenuti da Valparaíso fino a Pisagua. Molti dei suoi “passeggeri” persero la vita. L’altra nave, la  Lebu, era un  carcere galleggiante e più di 2000 persone passarono e per le sue stive e cabine (05.12.2004).
***
L’esecutore testamentario della Fondazione, Juan Agustín Figueroa dichiarò dieci giorni dopo la pubblicazione della mia ricerca: “Neruda sarebbe stato completamente d’accordo” (in merito all’investimento di denaro nella ditta di Ricardo Claro)...”Il mondo di Neruda è finito e dobbiamo aprirci su altri fronti” e “gli utili permetteranno alla fondazione di sopravvivere quando decadranno i diritti d’autore di Neruda nel 2023” (diario La Tercera; 21.08.2005, dove attualmente è editorialista della domenica Henry Kissinger). Un anno dopo,  il quotidiano ufficiale del Cile, riprese la mia inchiesta e le reazioni della Fondazione Neruda non furono diverse: L’avvocato, bibliotecaria e componente del Consiglio Direttivo della Fondazione Neruda, Clara Budnik dichiarò a Javier García del quotidiano La Nación: “Voglio che sappiate che se si è investito in modo da ottenere dei dividendi per l’istituzione, per me non ci sono problemi. Inoltre Ricardo Claro apporta  cultura al nostro paese”. (09.07.2006).
La Fondazione Neruda non ha mai potuto smentirmi, li ho accusati di evasione fiscale (per 140 milioni di pesos cileni e del suo equivalente 249,309.95 USD), di negligenza di fronte alla falsificazione dell’Antologia Popolare 1972 da parte dell’editrice Edaf (legata all’estrema destra del PP spagnolo), di influenza da parte di Juan Agustín Figueroa nel rispolverare le Leggi Antiterroriste contro la comunità mapuche, nemmeno il nostro editorialista del quotidiano La Jornada Noam Chomsky visitando Temuco l’anno scorso per una riunione con i leader mapuche, poteva credere che chi presiede la Fondazione Neruda è l’ideologo della Ley Maldita (Legge Maledetta), per la quale Neruda abbandonò il paese, oggi chiamata Legge Antiterrorista.
***
Juan Agustín Figueroa è amico personale e socio di Ricardo Claro dal 1950, ora è chiaro del perchè  la dittatura gli ha lasciato mano libera nella  Fondazione Neruda dopo la morte della vedova del poeta. Figueroa ha apportato “piccoli cambiamenti agi statuti” creati da Neruda, dei  7 membri originari, ora ce ne saranno solo 5,  “le loro cariche saranno vitalizie, ma potranno cessare per rinuncia, e venendosi a creare un posto vacante, gli altri quattro membri possono scegliere il sostituto. Se rimangono solamente uno o più membri del Consiglio sarà compito di questi  designare il sostituto”. L’attuale Consiglio Direttivo della Fondazione Neruda è composto da:
Aida Figueroa Yávar, sorella del direttore generale; Jorge del Río, socio dello studio degli avvocati di Figueroa; Raúl Bulnes, intimo amico di Figueroa, e con la morte della moglie di Figueroa (che faceva parte anche lei della direzione) si è preparata  la strada a Ignacio Figueroa in qualità di futuro presidente vitalizio, dal momento che suo padre Juan Agustín Figueroa erediterà la Fondazione Neruda... tutto rimarrà in famiglia, niente per gli scrittori, gli universitari o i sindacalisti cileni.
Ho insistito nella necessità di una convocazione della Fondazione Neruda da parte del ministro delle Finanze (imposte interne), ho sollecitato al presidente Bachelet la cancellazione della Personalità Giuridica della Fondazione Neruda, ho intervistato tutti gli amici e biografi del poeta in Spagna, Cuba, Messico, Italia, Germania, Stati Uniti, Uruguay, Argentina e Cile e ho soltanto vinto alcune piccole battaglie: mi hanno concesso le dimissioni di un dirigente esecutivo,(Francisco Torres), l’Agenzia Balcells ha rimproverato l’editrice Edaf per la falsificazione della sua Antologia Postuma 2004 (mentre in realtà è l’Antologia Popular del 1972) , ma la cosa più importante è il caso di  Pascual Pichún, un mapuche di 23 anni che è fuggito attraverso le montagne dopo essere stato accusato di essere un “terrorista” secondo la  logica di Figueroa, in Argentina si deciderà se dovrà essere deportato per la violazione delle leggi migratorie (come avrebbero fatto con Neruda ai tempi della Ley Maldita) e fino a questo momento si trova lì come rifugiato politico, in parte grazie alla mia inchiesta sui diritti di autore di Pablo Neruda investiti nelle aziende di un terrorista di Stato come Ricardo Claro.  
“Cosa penserebbe Neruda di tutto questo?” Cosa scriverebbe nel settimanale Marcha o nel Siglo Ilustrado su Ricardo Claro e Juan Agustín Figueroa? Ricordo una vecchia  foto di Neruda nella redazione di Marcha insieme a Mario Benedetti. La mia editrice Faride Zerán mi dice che il caso Fondazione Neruda “rappresenta la metafora della transizione cilena”.
(Traduzione di Annalisa Melandri)

Mario Casasús è un giornalista nato in Messico  le cui radici sono “rappresentate da un esilio permanente” come egli stesso scrive parlando della sua famiglia cilena  in una lettera aperta al Subcomandante  Marcos e pubblicata su la Jornada Morelos, quotidiano messicano per il quale lavora.
E’ giovanissimo, è nato a Cuautla nel 1980 e lavora anche per il Clarín del Cile. E’ coraggioso e come i migliori giornalisti è mosso da sincera passione e amore per la verità. Se Julio Scherer è il “periodista incómodo” (giornalista scomodo) del Messico, mi sento di definire Mario “periodista incómodo” del Cile.
Io lo ammiro molto e credo che tutti noi che amiamo Neruda dovremmo essere grati a Mario e al suo lavoro”. A.M.
 
...
ODE AI FIORI DI  DATITLA
Sotto i pini la terra prepara
piccole cose pure:
erbe sottili
dai cui fili
si impennano minuscoli fanali,
capsule misteriose
piene di aria perduta,
ed è diversa lì
l’ombra,
filtrata
e fiorita,
lunghi aghi verdi sparsi
dal vento che attacca e mette in disordine
i capelli dei pini.
Sulla sabbia
capitano
petali frammentari,
calcinate cortecce,
pezzi azzurri
di legno morto,
foglie che la pazienza
degli scarabei
boscaioli
cambia di posto, migliaia
di coppe minime
l’eucaliptus lascia
cadere
sopra
la sua
fresca e fragrante
ombra
e ci sono
erbe
simili a flanella
e argentate
con morbidezza
di guanti,
bastoni
di orgogliose spine,
irsuti padiglioni
di acacia scura
e fiori colore di vino,
stiance, spighe,
cespugli,
ruvidi steli riuniti come
ciuffi nella sabbia,
foglie
rotonde
di ombroso verde
tagliato con forbici,
e tra l’alto giallo
che improvvisamente
alza
una silvestre
circonferenza d’oro
fiorisce la tigridia
con tre
lingue di amore
ultravioletto.

Sabbie di

vicino
all’aperto estuario
de La Plata, nelle prime
onde del grigio Atlantico,
solitudini amate,
non solamente
al penetrante
odore e movimento
di pinete marittime
mi riportaste,
non solamente
al miele dell’amore e alla sua delizia,
ma alle circostanze
più pure della terra:
alla secca e scontrosa
Flora del Mare, dell’Aria,
del Silenzio.
...
L’Ode ai Fiori di Datitla di Pablo Neruda è un erbario che ha una lunga storia, fatto e manoscritto da Pablo Neruda e Matilde negli anni del loro amore clandestino. Quest’opera fu regalata a Alberto Mantarás, amico di Pablo, come ringraziamento dell’ospitalità che ricevettero in casa di lui, nella zona balneare di Atlántida, in Uruguay, (1953-1956). L’ originale dell’Erbario Ode ai Fiori di Datitla si trova nel Museo “Paseo de Neruda” Fundación Fortín de Santa Rosa, Atlántida, Uruguay.
 
 
"Uruguay es palabra de pájaro, o idioma del agua, es sílaba de una cascada, es tormento de cristalería"
Pablo Neruda, Canto general
Mario Casasús, Brecha
24 agosto 2007
Neruda vivió clandestinamente en Uruguay entre 1953 y 1956, en casa de Alberto Mántaras en el balneario de Atlántida. Constancia de ello fue el herbario proyectado para la Oda a las flores de Datitla (texto publicado en el Tercer libro de las Odas; Losada 1957) que permaneció inédito hasta 2003.
Su exilio era ya por amores con Matilde Urrutia a diferencia del comienzo fugitivo cuando en Chile decretaron ilegal al Partido Comunista y a Neruda senador desaforado: cruza la cordillera a caballo con destino porteño, donde Miguel Ángel Asturias le prestaría su pasaporte para que finalmente Picasso lo presentara en París en un Congreso Mundial por la Paz.
La militancia de nuestro poeta no es un secreto, comunista de cepa, diplomático del Frente y la Unidad Popular, se metía en cada quilombo lo mismo en México, al liberar de prisión al muralista Siqueiros o en España al rescatar a 2,500 republicanos en el barco Winnipeg. Hace tiempo que se dice de la muerte de Neruda por tristeza más que por cáncer, yo creo que ambos de manera fulminante el 23 de septiembre de 1973. El herbario compilado en Uruguay junto al poema Testamento del Canto general:
 
"Dejo a los sindicatos
del cobre, del carbón y del salitre
mi casa junto al mar de Isla Negra.
Quiero que allí reposen los maltratados hijos de mi patria, saqueada por hachas y traidores, desbaratada en su sagrada sangre, consumida en volcánicos harapos."
 
Fueron estos versos los que colocaron las bases de lo que el poeta eligió llamar Cantalao: "Fundación de Beneficencia sin fines de lucro cuyo objetivo será la propagación de las letras, las artes y las ciencias, en especial en el litoral comprendido entre San Antonio y Valparaíso (…) a) construcción y habilitación en el bien raíz que se aporta para la Fundación de edificaciones que se destinaran a sitios de reuniones de escritores, artistas y científicos nacionales y extranjeros como así mismo para su alojamiento (...) En el artículo Quinto relativo a la Composición del Consejo Directivo y Ejecutivo: ‘Se compondría de dos representantes de Pablo Neruda, de los rectores de las universidades de Chile, Católica y Técnica del Estado, por un representante de la Central Unitaria de Trabajadores y un representante de la Sociedad de Escritores de Chile’" (documento inédito, fechado el 9 de mayo de 1973, del que conservo una fotocopia certificada ante notario público).
Después del golpe de Estado de 1973, a la viuda Matilde Urrutia se le confiscaron las casas del poeta, lo mismo al Partido Comunista heredero de Isla Negra. Matilde Urrutia acompañaba a las madres de detenidos desaparecidos a las comisarías en busca de un hábea corpus, hacía declaraciones en la BBC sobre la sistemática violación de los derechos humanos de la dictadura, autorizaba antologías de Neruda a países amigos -por ejemplo al Fondo de Cultura Económica mexicano-, se querellaba en la España franquista cuando censuraban las fotos de Neruda junto a Salvador Allende, pero ella sólo sobrevivió hasta 1986. ¿Qué pasó con la herencia de Neruda luego de la muerte de la viuda? ¿A dónde fue a parar la plata del poeta? Es entonces cuando aparece Juan Agustín Figueroa, un personaje siniestro que se irá adueñando de los derechos del poeta y del manejo de su figura.
La conexión le llega por su hermana, Aída Figueroa, que a petición del Partido Comunista escondió a Neruda en 1948 (tiempo en el que escribiría en la clandestinidad el Canto general), y con ello se ganó la confianza y amistad del poeta. Una vez muerto Neruda y cuando mucha gente le dio la espalda Matilde Urrutia (o vivían el exilio sus amigos), Aída le presentó a su hermano Juan Agustín (que nunca fue amigo de Neruda). Matilde acepta el consejo de su amiga, pero sin saber que desde su juventud Figueroa era íntimo y socio del pinochetista Ricardo Claro. Una vez muerta Matilde Urrutia la dictadura dejó trabajar sin problemas a Juan Agustín Figueroa.
Desobedeciendo la voluntad de Neruda, Figueroa asesoró a Matilde para que nombrase en el directorio de la fundación a un grupo de personas dóciles a sus intereses entre los que estaba su propia esposa (QEPD), su hermana y el abogado de su despacho. Al ver la administración de Figueroa, el primero en renunciar fue Jorge Edwards.
¿A dónde fue a parar la plata del poeta? Vólviendo al epígrafe: "es tormento de cristalería": 2.3 millones de dólares (USD) generados sólo en 2003 por derechos de autor de Neruda se invierten mediante bonos bursátiles en Cristalerías Chile, bajo la lógica neoliberal está bien una inversión de bajo riesgo con poca especulación de capitales ¿cierto? Lo Claro, es que en 2005 publiqué en exclusiva la investigación completa sobre la nueva Fundación Neruda (se perdió el nombre Cantalao como el herbario uruguayo) Cristalerías Chile es propiedad de Ricardo Claro: asesor de Pinochet desde el 12 de septiembre de 1973, embajador de la dictadura hasta 1978, responsable de traer a Chile a su amigo Henry Kissinger ¿A qué viajó sino a orquestar el Plan Cóndor?
En el Capítulo VI -Recintos de detención- de la Comisión Nacional sobre Prisión Política y Tortura presidida por el obispo Sergio Valech (páginas 312 a 313; Informe Valech, 2004) acopia los testimonios de los buques usados como prisión en Valparaíso, como resume el diario La Nación "Ricardo Claro puso a disposición de las fuerzas de seguridad dos barcos de otra de sus empresas, la Compañía Sudamericana de Vapores, para ser usados como centros de detención y tortura. Uno de ellos, El Maipo, trasladó a 380 detenidos desde Valparaíso hasta Pisagua. Muchos de sus ‘pasajeros’ perdieron la vida. El otro, El Lebu, cumplió el rol de cárcel flotante y más de dos mil personas pasaron por sus bodegas y camarotes" (05.12.2004).
***
El albacea de la Fundación, Juan Agustín Figueroa declaró a 10 días de publicada mi investigación: "Neruda habría estado totalmente de acuerdo" (con la inversión en la empresa de Ricardo Claro)… "El mundo de Neruda se acabó y tenemos que abrirnos a otros lados" y "Las ganancias permitirán a la fundación subsistir cuando caduquen los derechos de autor de Neruda, en 2023" (diario La Tercera; 21.08.2005, donde actualmente es columnista dominical Henry Kissinger). Un año después el diario oficialista de Chile retomó mi investigación y las reacciones de la Fundación no fueron distintas: La abogada, bibliotecóloga e integrante del directorio de la Fundación Neruda, Clara Budnik declaró a Javier García del diario La Nación: "Quiero que sepas que si se invirtió en términos de que dé dividendos a la institución, yo no veo problemas. Por lo demás, Ricardo Claro ha aportado a la cultura de nuestro país" (09.07.2006).
La Fundación Neruda nunca ha podido desmentirme, los he acusado de evasión fiscal (por 140 millones de pesos chilenos o su equivalente 249,309.95 USD), de negligencia ante la falsificación de la Antología Popular 1972 por parte de la editorial Edaf (ligada a la extrema derecha del PP español), de tráfico de influencias por parte de Juan Agustín Figueroa al desempolvar Leyes Antiterroristas contra la comunidad mapuche, ni nuestro columnista del diario La Jornada Noam Chomsky al visitar Temuco el año pasado para reunirse con líderes mapuches podía creer que quien preside la Fundación Neruda sea el ideólogo de la actualización de la Ley Maldita (por la que Neruda salió de su país) ahora llamada Ley Antiterrorista.
***
Juan Agustín Figueroa es amigo personal y socio de Ricardo Claro desde 1950, ahora tiene sentido que la dictadura lo dejara trabajar al frente de la Fundación Neruda a la muerte de la viuda. Figueroa hizo ‘pequeños cambios a los estatutos’ creados por Neruda: de 7 integrantes, ahora sólo serán 5 "Sus cargos serán vitalicios pero podrán cesar por renuncia, producida alguna vacante los otros cuatro miembros elegirán al reemplazante. si sólo quedase uno o más miembros del Consejo a éstos corresponderá designar a los reemplazantes" El actual directorio de la Fundación Neruda lo integran:
Aída Figueroa Yávar, hermana del director general; Jorge del Río, miembro del estudio de abogados de Figueroa; Raúl Bulnes, íntimo amigo de Figueroa, y con la muerte de la esposa de Figueroa (que también estaba en el directorio de la Fundación) le preparan el camino a Ignacio Figueroa como futuro presidente vitalicio, ya que su padre Juan Agustín Figueroa le heredará la Fundación Neruda... todo quedará en familia, nada para los escritores, universitarios o sindicalistas chilenos.
He insistido en la necesidad de una auditoria a la Fundación Neruda por parte del Ministerio de Hacienda (impuestos internos), le he solicitado a la presidenta Bachelet el Desconocimiento de la Personalidad Jurídica de la Fundación Neruda, entrevisté a todos los amigos y biógrafos del poeta en España, Cuba, México, Italia, Alemania, Estados Unidos, Uruguay, Argentina y Chile; y sólo he ganado pequeñas batallas: me concedieron la renuncia de un directivo ejecutivo (Francisco Torres), la Agencia Balcells regañó a la editorial Edaf por la falsificación de su Antología Póstuma 2004 (cuando en realidad es la Antología Popular 1972), pero lo más importante es el Caso Pascual Pichún, un mapuche de 23 años que escapó por la cordillera acusado de ‘terrorista’ bajo la lógica de Figueroa, en Argentina se decide si lo deportan por violar leyes migratorias (como lo hiciera Neruda en tiempos de la Ley Maldita) y hasta ahora está en calidad de refugiado político, en parte por mi investigación sobre los derechos de autor de Neruda invertidos en un terrorista de Estado como Ricardo Claro.
¿Qué pensaría Neruda de todo esto? ¿Qué escribiría en el semanario Marcha o El Siglo Ilustrado sobre Ricardo Claro y Juan Agustín Figueroa? Recuerdo una vieja foto de Neruda en la redacción de Marcha junto a Mario Benedetti. Mi editora Faride Zerán me dice que el Caso Fundo Neruda ‘es la metáfora de la transición chilena’.
...
“Mario Casasús es un periodista nacido en Mexico cuyas raices son representadas por un exilio permanente” cómo él mismo escribe refiriendose a su familia chilena en una carta abierta al Subcomandante Marcos publicada en la Jornada Morelos, periodico de Mexico, por el, cual trabaja.
Es muy joven, nació en Cuautla en 1980 y escribe también por El Clarín de Chile. Es valiente y cómo los mejores periodistas trabaja por pasión sincera y amor por la verdad. Si Julio Scherere es el “periodista incómodo” de Mexico, estoy segura que puedo llamar Mario “periodista incómodo” de Chile.
Yo lo admiro mucho y todos los que amamos Pablo Neruda deberiamos agradecer Mario por su valiente trabajo". A.M.
...
Oda a las flores de Datitla

Bajo los pinos la tierra prepara
pequeñas cosas puras:
hierbas delgadas
desde cuyos hilos
se suspenden minúsculos faroles,
cápsulas misteriosas
llenas de aire perdido,
y es otra allí
la sombra,
filtrada
y floreada,
largas agujas verdes esparcidas
por el viento que ataca y desordena
el pelo de los pinos.
En la arena
suceden
pétalos fragmentarios,
calcinadas cortezas,
trozos azules
de madera muerta,
hojas que la paciencia
de los escarabajos
leñadores
cambia de sitio, miles
de copas mínimas
el eucaliptus deja
caer
sobre
su
fría y fragante
sombra
y hay
hierbas
afraneladas
y plateadas
con suavidad
de guantes,
varas
de orgullosas espinas,
hirsutos pabellones
de acacia oscura
y flor color de vino,
espadañas, espigas,
matorrales,
ásperos tallos reunidos como
mechones de la arena,
hojas
redondas
de sombrío verde
cortado con tijeras,
y entre el alto amarillo
que de pronto
eleva
una silvestre
circunferencia de oro
florece la tigridia
con tres
lenguas de amor
ultravioleta.

Arenas de Datitla
junto
al abierto estuario
de La Plata, en las primeras
olas del gris Atlántico,
soledades amadas,
no sólo
al penetrante
olor y movimiento
de pinares marinos
me devolvéis,
no sólo
a la miel del amor y su delicia,
sino a las circunstancias
más puras de la tierra:
a la seca y huraña
Flora del Mar, del Aire,
del Silencio.

 
ODA A LAS FLORES DE DATITLA DE PABLO NERUDA, es un herbario que tiene una larga historia, hecho y manuscrito por Pablo Neruda y Matilde en los años de su amor clandestino. Esta obra fue regalada a Alberto Mántaras, amigo de Pablo, en agradecimiento a la hospitalidad que recibieron en la casa de aquél, en el balneario de Atlántida en el Uruguay (1953 - 1956).
El original del herbario Oda a las Flores de Datitla, se encuentra en el Museo “Paseo de Neruda”. Fundación Fortín de Santa Rosa, Atlántida, Uruguay.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un italiano è stato arrestato, un altro è stato denunciato, per aver fatto il saluto nazista a Monaco durante l'Oktoberfest. Nel primo caso un uomo, di 32 anni di Lucca, è stato denunciato a piede libero ed allontanato dalla festa, dopo aver pagato una cauzione di 500 Euro. Nel secondo caso un trentenne di San Donà di Piave (TV) si è rifiutato di pagare la cauzione ed è stato così arrestato per essere giudicato in direttissima dal competente giudice di Monaco. (Fonte La repubblica)
Mica come da noi....
 

 
Il 29 settembre scorso, agenti del DAS accompagnati da circa 50 soldati hanno perquisito la sede dell’Associazione Contadina della Valle del fiume Cimitarra (ACVC) e hanno arrestato quattro  suoi attivisti. Si tratta di Andrés Gil, Oscar Duque, Evaristo Mena e Mario Martínez.
Al momento  non sono state rese note le accuse  mosse contro di loro.
Il presidente Alvaro Uribe in passato aveva accusato spesso l'ACVC, che rappresenta una delle associazioni di contadini più importanti in Colombia, di essere il “braccio politico” della guerriglia e i suoi attivisti sono stati oggetto di minacce e atti intimidatori. Gli attivisti arrestati  già erano stati perseguiti in ragione del loro impegno come attivisti sociali a favore delle comunità di contadini del Magdalena Medio.
Oscar Duque fu arrestato arbitrariamente nell’ottobre del 2006 e rilasciato dopo pochi giorni grazie alla pressione internazionale e nazionale.
Tutto questo, non casualmente, poco prima della Mobilitazione Nazionale Agraria e Popolare promossa dal Coordinamento Nazionale delle Organizzazioni Agrarie e Popolari della Colombia  per la difesa del territorio e della sovranità nazionale, l’autodeterminazione del popolo colombiano e l’accordo umanitario e per un governo democratico di ampia partecipazione popolare.
 
Intanto la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH) pubblica in questi giorni, dopo due anni di lavoro, la sua relazione sull’applicazione della Legge di Giustizia e Pace, per la smobilitazione dei paramilitari.
Secondo questa relazione, le organizzazioni paramilitari nel corso della loro esistenza hanno commesso circa 60.000 crimini di lesa umanità o gravi violazioni dei diritti umani. Gli sfollati sono circa un milione,  a causa della strategia di terrore e delle minacce da parte degli stessi paramilitari. La Colombia è il secondo paese al mondo per numero di sfollati.
Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, il numero degli sfollati in Colombia è stato di 45.000 persone nel 2005, di 67.000 persone nel 2006 e si presume che arriverà a 72.000 nel 2007, nonostante la presunta smobilitazione dei gruppi paramilitari.
Solo nel 2007 più di 770 civili sono stati assassinati o sono stati vittime di sparizione forzate, inoltre alla fine del 2006 erano state scoperte più di 80 fosse comuni.
La FIDH conclude la sua relazione affermando che la Legge di Giustizia e Pace è stata istituita con il proposito di sottrarre i capi del paramilitarismo dalla giurisdizione della Corte Penale Internazionale e inoltre ricorda, come già altre volte in passato, che il governo del presidente Uribe dovrebbe ritirare la dichiarazione fatta in base all’art. 124 dello Statuto di Roma , che sottrae alla competenza della CPI i crimini commessi dai gruppi armati in Colombia.
Inviare proteste a:
Presidencia de la República
Dr. Álvaro Uribe Vélez, Presidente de la República
Cra 8 # 7-26, Palacio de Nariño, Bogotá D.C.
Fax: 57 1 566 2071
Vicepresidencia de la República
Dr. Francisco Santos, Vicepresidente de la República
Cra 8ª # 5-57, Bogotá D.C.
Programa presidencial de Derechos Humanos y de Derecho Internacional Humanitario.
Dr. Carlos Franco, Director
Cll 7 # 5-54, Bogotá D.C.
Teléfono: 565 97 97 ext. 744
Fiscalía General de la Nación
Dr. Mario Hernán Iguarán Arana. Fiscal General de la Nación
Diagonal 22B # 52-01, Bogotá D.C.
Defensoría Nacional del Pueblo
Dr. Volmar Pérez Ortiz. Defensor Nacional del Pueblo
Teléfono: 314 73 00
Procuraduría General de la Nación
Dr. Edgardo José Maya Villazón. Procurador General de la Nación
Teléfono: 336 00 11
Oficina del Alto Comisionado de Naciones Unidas para los Derechos Humanos en Colombia.
Teléfonos 658 33 00
Programa de Derechos Humanos de la Policía Nacional
Coronel Efraín Oswaldo Aragón. Director
Teléfono: 315 94 38
Oficina de Derechos Humanos del Ejército Nacional
Coronel Enrique Garay Saleg. Director
Teléfono: 266 03 16
 

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