Fonte: Cobas Pisa
In questi giorni la Grecia è attraversata da scioperi generali che hanno paralizzato il paese e da violenti scontri di piazza.
Quanto accade in Greciapotrebbe ripetersi molto presto in altri paesi Europei, per esempio il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e l’Italia, le nazioni più a rischio del continente a cui vengono chiesti sacrifici economici e sociali tra cui innalzamento dell’età pensionabile, taglio del costo del lavoro e lo smantellamento dello stato sociale.
Il Fondo monetario internazionale e l’Unione Europeahanno imposto al Governo Greco (dopo anni di silenzio sulla nefasta bancarotta del precedente governo di destra) misure di autentica macelleria sociale per ridurre il rapporto tra deficit e Pil secondo i dettami di Maastricht.
Il Fmi e la Banca Europea, i Governi Inglese e Tedesco impongono tagli e sacrifici che metteranno in ginocchio il popolo greco, inaugurando un nuovo modello di Europa a due livelli, quella dei paesi “virtuosi”, “forti e ricchi”, e quella degli “scapestrati”, cioè dei paesi “deboli” e “scialacquoni”. E nei paesi più deboli cresceranno le disuguaglianze sociali ed economiche e i Governanti cercheranno di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri perchè divisi e indeboliti i lavoratori siano ridotti all’impotenza.
Ecco alcuni esempi di questa svolta “rigorista: blocco degli stipendi fino al 2014, abolizione della tredicesima e quattordicesima mensilità, cancellazione del salario accessorio per i dipendenti pubblici, aumento dell’iva al 23%, età pensionabile a 65 anni e 40 anni di contributi, impossibilità (pur con i contributi) di andare in pensione prima di avere compiuto 60 anni, le pensioni dei nuovi assunti decurtate del 50%, cambierà la legislazione in materia di lavoro ( migliaia di licenziamenti…) vertiginoso sarà l’ aumento del costo della benzina e di tutti i generi di prima necessità....

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Di Annalisa (del 08/05/2010 @ 23:08:14, in En español, linkato 832 volte)
El pasado 28 de marzo, el internacionalista vasco de origen aleman Walter Wendelin fue expulsado por las autoridades venezolanas sin tener ninguna causa pendiente con la justicia española y sin que contra él existiese alguna orden de aprehensión. Walter es un militante del movimiento internacionalista Askapena, la izquierda abertzale y estaba viajando a Venezuela para dar a conocer a políticos y otros internacionalistas el proceso democrático Zutik Euskal Herria iniciado hace unos meses por la Izquierda Independista. “Fue un asunto eminentemente político e irregular detrás del cual está principalmente la mano negra del ejecutivo español” nos explica Walter en esta entrevista en donde además nos da una visión revolucionaria del hecho llamando a no “equivocarse nunca de enemigo” sobre todo tomando en cuenta las dificultades que sufre el proceso revolucionario en Venezuela.
 
A.M. - ¿Walter puedes contarnos como se desarrollaron los hechos en el aeropuerto de Caracas? 
W.W. - Simplemente se presentaron agentes del servicio bolivariano de inteligencia, la antigua DISIP, y me pidieron que les acompañara para responder algunas preguntas después de lo cual me llevarían ellos mismos a mi destino en Caracas. Avisé de esta situación a las personas que me estaban esperando indicándoles que estaría en el Helicoidal, el edificio del SEBIN. Allí tuve varias conversaciones con ellos y con personal del servicio de Inmigración. Por desgracia, finalmente me invitaron a abandonar el país, sin una explicación oficial, me acompañaron a un hotel para pasar la noche y me llevaron al aeropuerto. Ellos se ocuparían del cambio del billete. Intentaron que firmara una declaración de expulsión lo cual no hice porque ni era lo que me dijeron ni eran verdad las razones que expusieron en su escrito. Tampoco hubo problema alguno en que no firmara esta declaración de expulsión. Cómo viajé con mis documentos estaba claro que no era una expulsión en regla y así lo tomaron las autoridades francesas en el aeropuerto de París donde me interrogaron sobre este aspecto durante una hora. Finalmente proseguí mi viaje a Gasteiz.
 
A.M. - ¿Tienes alguna causa pendiente con la justicia española o tenías alguna orden de detención?
W.W. - Si hubiera tenido algo pendiente con la justicia ya sea venezolana, francesa o española o hubiera alguna orden de la Europol o la Interpol no estaría respondiendo estas preguntas tranquilamente desde la casa....

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Di Annalisa (del 06/05/2010 @ 17:10:31, in Appuntamenti, linkato 714 volte)

Adrián Ramírez López presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani - LIMEDDHvenerdì 7 maggio alle ore 17,15 Libreria San BenedettoSalita Santa Caterina 1/1 - Genova si parlerà di diritti umani in Messico e nel resto del mondo, criminalizzazione della protesta sociale, narcotraffico e militarizzazione, solidarietà e militanza attiva sono invitati a partecipare le associazioni che si occupano di diritti umani, di lotte sociali e di lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, giornalisti e mezzi di informazione indipendentii singoli cittadini. info tel 010-8696710, cell 340-1571388 Il Dr. Adrián Ramírez López, medico, dal 1993 ricopre la carica di presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani A.C., organizzazione non governativa affiliata alla Federazione Internazionale dei Diritti Umani, alla Organizzazione Mondiale contro la Tortura e alla Associazione Agir Ensemble pour Les Doits de l?Homme, tutte con statuto consultivo rispetto all?ONU.E? inoltre titolare di cattedra in Medicina Forense nel corso di laurea di Diritto, professore dei corsi di laurea di Infermeria e Psicoologia, professore invitato al corso universitario di Cooperazione per lo Sviluppo nelle Universidades Valencianas, in Spagna.Ha dato conferenze al Colegio de Abogados de Madrid, a la Universidad Autónomade Madrid, a la Comisión Española de Ayuda al Refugiado, al Ilustre ColegioNacional de Doctores y Licenciados en Ciencias Políticas y Sociología.Vanta una vasta esperienza come perito indipendente in medicina forense, in materia di torura ed altre violazioni dei ditritti umani.Ha partecipato a 186 missioni di osservazione dei diritti umani ed ha offerto colleborazione e supporto in materia di diritto umano al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati e al?Assemblea Legislativa del Distretto Federale. E? stato eletto vicepresidente della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), carica ricoperta dal 1997 al 2001.

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A: Quotidiano
Liberazione e Partito della Rifondazione Comunista

CONTRO UNA SENTENZA INIQUA E UNA CENSURA INACCETTABILE

Vogliamo che la voce del giornalista e documentarista Fulvio Grimaldi non venga spenta, come avverrebbe se “Liberazione”, giornale comunista, insistesse nell’esecuzione della sentenza d’appello che ha condannato Grimaldi a restituire a “Liberazione” i 100mila euro avuti in primo grado come risarcimento del danno subito dall’editto bulgaro di Bertinotti che ne ha determinato il licenziamento su due piedi in occasione della pubblicazione di un suo articolo su Cuba nel 2003, non gradito all’allora segretario del PRC.


Di quel licenziamento Grimaldi non ha mai ricevuto né comunicazione né motivazione ufficiali. Alla reazione di protesta di oltre duemila lettori, il giornale ha risposto con spiegazioni non veritiere, negando a Grimaldi il diritto di replica. Grimaldi è un giornalista controverso le cui posizioni a volte non sono condivise da molti, ma volterianamente ne affermiamo il diritto ad esprimerle, oggi come quando le illustrava nel TG3 o le pubblicava sul giornale di un partito che in gran parte le condivideva e che, comunque, affermava nei suoi principi costitutivi la libertà di espressione, il pluralismo delle opinioni, il diritto di critica. Da molti anni questa voce di un’informazione non in linea con il “senso comune” dominante ci ha fatto conoscere realtà di conflitti e popoli in lotta contro l’imperialismo, dal Medioriente all’America Latina, dai Balcani all’Africa e all’Asia, dal terrorismo di Stato a quello ingannevolmente attribuito agli aggrediti e demonizzati, realtà che non avevano diritto di presenza nei media ufficiali. Andando contro una giurisprudenza consolidata, che raramente rovescia una sentenza in materia di diritto di lavoro, il giudice d’appello ha annullato una condanna a chi lo aveva estromesso da “Liberazione”, per cui da cinque anni lavorava con rubriche e reportage dalle aree di crisi, sostenendo in prima persona le spese di quegli impegni. I firmatari di questo appello vogliono continuare a leggere e a vedere i reportage di Grimaldi sulle lotte dei palestinesi, iracheni, jugoslavi, latinoamericani, già visti da migliaia di persone in Italia e fuori. Grimaldi ha proposto una soluzione transattiva che il giornale ha respinto. Ciò significa inesorabilmente la fine di una voce che riteniamo preziosa e insostituibile.

Chiediamo a “Liberazione” e al PRC, che tanto si sono spesi per l’articolo 18 e contro ogni censura, a partire da Santoro, Luttazzi e Biagi, di recedere da un accanimento rivendicativo che ha il sapore della rappresaglia padronale, incompatibile tra soggetti che si definiscono compagni.

(per i particolari della vicendawww.fulviogrimaldicontroblog.info)

Chi lo desidera può inviare il testo della petizione al quotidiano Liberazione all'indirizzo segreteria@liberazione.it.

per firmare l'appello: qui
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