GIORNI DI NEVE, GIORNI DI SOLE, Fabrizio e Nicola Valsecchi, Marna, 2010, 12 euro
L’ultimo romanzo dei fratelli Fabrizio e Nicola Valsecchi – gemelli con la passione della scrittura che già in passato hanno riscosso un buon successo di pubblico con La Chiromante .Una profezia (2002) e B. e gli uomini senz’ombra (2004) pubblicati dalla casa editrice Marma – si intitola Giorni di neve, giorni di sole.
Questo lavoro, scritto a quattro mani, come i precedenti, e sempre edito da Marna, si avvale della prefazione del premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel. Il romanzo, liberamente tratto dalla vita di Alfonso Mario dell’Orto, italiano emigrato in Argentina nel 1935, racconta il viaggio di ritorno in Italia di quest’uomo ormai anziano e che proprio nel paese dove era andato a cercare fortuna, ha perso sua figlia Patricia, uccisa insieme al marito Ambrosio durante la dittatura dei generali (1976-1983). Grazie alla testimonianza di Julio Lopez, il mandante dell’assassinio dei due giovani (Miguel Osvaldo Etchecolatz, allora commissario della provincia di Buenos Aires) è stato condannato all’ergastolo nel settembre del 2006 (e da allora Lopez scomparve, primo desaparecido della repubblica).
La postfazione di Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale permanente dei Popoli contestualizza la storia all’interno di quello che viene definito «il laboratorio di repressione» dell’America latina (30.000 persone scomparse). La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e nella fattispecie il Tribunale permanente dei popoli che ne è diventato strumento, ha istituito invece un «laboratorio di memoria», inteso come «stagione permanente» di ricerca ma anche di denuncia delle responsabilità materiali e morali, per quel crimine verificatosi con il concorso dei grandi poteri economici, con la complicità dei mezzi di informazione occidentali e della «comunità internazionale».
Alfonso Maria dell’Orto torna in Lombardia a trent’anni dalla morte di sua figlia Patricia per far conoscere i suoi ideali di libertà e giustizia sociale. Un viaggio che esplicita tutta la potenza taumaturgica del «ritorno a casa», un «ritorno nel ventre materno». Passato e presente si intrecciano, le presenze di allora e quelle di oggi si assomigliano e paiono fantasmi inseguiti dalla vita, che scorre in mezzo a loro «signora senza volto e senza pietà».
Una nota di speranza, tuttavia, domina l’intero romanzo. Patricia – pensa il padre mentre fa ritorno in Argentina – vive nel ricordo e negli affetti. La piccola Marianna, figlia di Patricia e Ambrosio, incredibilmente sopravvissuta al sequestro dei genitori, ogni 5 novembre – giorno del loro rapimento – scrive una poesia ai genitori. Ai giorni di neve, seguono giorni di sole.
ANNALISA MELANDRI
Recensione per Le Monde Diplomatique – Il Manifesto aprile 2010