Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
MEMORIE DI TEMUCO
parlano le vittime di Alfonso Podlech
Provincia di Roma
Martedì 2 dicembre 2008 - ore 17.00
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere
Via IV Novembre 119/A – Roma
Il 27 luglio 2008 all’aeroporto di Madrid è stato arrestato Alfonso Podlech Michaud, noto avvocato cileno che all’epoca del Golpe di Pinochet era stato nominato Procuratore Militare dell’Araucania. Podlech è stato identificato da molti dei detenuti politici che sono stati da lui interrogati nel carcere Tucapel di Temuco. L’arresto di Podlech, che ora si trova al carcere romano di Rebibbia, è stato eseguito dal giudice spagnolo Baltasar Garzón in seguito alle richieste pervenute dal PM Giancarlo Capaldo, Procuratore Aggiunto di Roma, nell’ambito del procedimento penale riguardante le vittime italiane dell’“Operazione Cóndor”.
Intervengono:
Fresia Cea, vedova del desaparecido Omar Venturelli
Jeremías Levinao, ex detenuto politico mapuche
Tania Levinao, figlia di Jeremías Levinao
Carlos Lopez, ex-detenuto politico nel carcere di Temuco
Ruth Kries, vedova di Hernán Henríquez
Giancarlo Maniga, avvocato di parte lesa
Modera:
Massimiliano Massimiliani, Provincia di Roma
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Domani, mercoledì 3 dicembre alle ore 10 "MEMORIE DI TEMUCO" - Radio Onda Rossa intervista in diretta le vittime di Alfonso Podlech. La trasmissione è ascoltabile in streaming dal sito della radio.
(Uribe y Vicente Fox)
Sin dudas la reciente visita en México del presidente de Colombia Álvaro Uribe, ha sido algo más de lo que ha salido en la prensa del país y de toda América latina.
Formalmente Uribe parece que haya viajado al país centroamericano para pedir a su homólogo Felipe Calderón que solicite a los Estados Unidos la firma del TLC (Tratado de Libre Comercio) con Colombia que está congelada desde meses en el Congreso.
“Todo lo que diga el Presidente Calderón al oído de las autoridades, de los medios de comunicación y del pueblo norteamericano le ayuda mucho a Colombia... le pedí esa ayuda al presidente Calderón” explicó Álvaro Uribe el lunes 10 de noviembre, en su tercer y último día de visitas en el país.
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6 dicembre 2007: strage di 7 operai alla ThyssenKrupp di Torino
6 dicembre 2008: non dimentichiamo tutte le stragi e morti sul lavoro
Nel mezzo altre centinaia di morti, altre migliaia di feriti:
la guerra quotidiana dei capitalisti contro i lavoratori.
Partecipiamo tutti alla manifestazione di Torino del 6 dicembre
Concentramento di fronte allo stabilimento ThyssenKrupp
Corso Regina Margherita 400, ore 09.30
Comunicato redatto da:
Le lavoratrici e i lavoratori delle redazioni di Primomaggio
foglio per il collegamento tra lavoratori, precari, disoccupati
primomaggio.info@virgilio.it
AL LAVORO, NON ALLA GUERRA
Contro il capitalismo, per la sicurezza e la salute dei lavoratori
Ad un anno dalla strage alla Thyssen-Krupp di Torino le morti e gli infortuni sui luoghi di lavoro proseguono; dopo aver versato mille volte “lacrime di coccodrillo” ed aver promesso altre mille volte “ora basta” le istituzioni, i partiti e i sindacati di regime hanno lasciato che tutto continuasse come sempre; questo governo, anzi, si è impegnato da subito nello smantellamento di quel poco che era stato realizzato sull’onda emotiva proprio della strage di Torino ed è verosimile pensare che nella prossima fase le cose peggioreranno ulteriormente perché la crisi che si sta sviluppando diminuisce il lavoro disponibile e fa aumentare il ricatto sui lavoratori.
Nel sistema politico, economico e sociale in cui viviamo - il capitalismo – ciò che “conta” è la realizzazione di profitto; poiché la sicurezza è un costo, questo sistema non esita e non esiterà a mettere a repentaglio la nostra sicurezza, la nostra salute e infine la nostra stessa vita pur di risparmiare e guadagnare. Qualcuno fa finta di scandalizzarsi, qualcuno si scandalizza davvero. ... Continua a leggere...
Appello promosso da: “Legami d’acciao” (ex-operai ThyssenKrupp e familiari delle vittime)
RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
Il 6 dicembre di un anno fa un rogo sprigionatosi all'interno dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino faceva strage di 7 operai. Sette vite bruciate e sette famiglie lasciate nella disperazione.
Forte fu la commozione e l'eco in tutto il Paese. Le massime autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Napolitano, dichiararono che avrebbero fatto l'impossibile affinché stragi come quella di Torino non fossero più avvenute.
Spenti pian piano i riflettori dei mass-media, la questione della sicurezza sul lavoro è sparita dall'agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da quella – montata ad arte - della "sicurezza" nelle città, della psicosi dell'immigrato stupratore, rapinatore, pirata della strada o altro, dimenticando che secondo studi della stessa UE, le città italiane sono le più "sicure" d'Europa…
Ma tant'è, si mandano forze di polizia e militari nelle città, ma non si fa un passo per garantire incolumità e sicurezza a chi vive di lavoro. La strage di Torino non è stata la prima e, purtroppo, non è stata l'ultima: i circa 4 morti al giorno nei luoghi di lavoro dovrebbero suonare come un sonoro schiaffo per qualsiasi società che abbia la presunzione di definirsi "civile". Ma in Italia no: qui non solo si continuano a varare provvedimenti assolutamente insufficienti, soprattutto dal punto di vista delle azioni di contrasto e di sanzione nei confronti delle aziende, come da quello dei poteri e delle agibilità degli RLS e degli ispettori INPS o INAIL (come il nuovo Testo Unico, Legge 81/2008), ma a questi si affiancano leggi e decreti come quello sulla detassazione degli straordinari (Legge 126/24 del luglio 2008), quello sulla deregolamentazione del mercato del lavoro (Legge 133 del 5 agosto 2008), la direttiva del Ministero del Lavoro che indebolisce i servizi ispettivi del ministero stesso e dell'INPS (settembre 2008), e, ultimo solo per tempo, il ddl 1441 quater, ... Continua a leggere...
L’ Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) ha presentato il 3 dicembre il suo rapporto sugli scontri avvenuti a Pando in Bolivia lo scorso mese di settembre, dove almeno 30 persone furono uccise e dove si registrarono numerosi feriti e casi di persone scomparse a causa della violenza dei gruppi di separatisti legati all’ex prefetto Leopoldo Fernández, attualmente in carcere a La Paz con l' accusa di omicidio, terrorismo e associazione a delinquere.
I leader dei paesi che aderiscono all’Unione delle Nazioni Sudamericane, dopo i violenti scontri si riunirono infatti straordinariamente in Cile, paese al quale spetta la presidenza di turno dell’Unione, e confermando l’appoggio incondizionato al presidente boliviano Evo Morales dichiararono, in quella che è nota come la Dichiarazione della Moneda, di voler dar vita a una commissione investigativa che potesse far luce sugli avvenimenti di Pando. ... Continua a leggere...
Por Dax Toscano Segovia
08/12/08
El 30 de noviembre de 2008, la colombo-francesa Ingrid Betancourt inició una gira por diversos países de América Latina con los propósitos de, según la ex candidata presidencial, “agradecer a los presidentes latinoamericanos que participaron de una u otra forma en su liberación” y de “llegar a constituir un gran frente multinacional para facilitar la liberación de los rehenes que aún permanecen en manos de las FARC-EP; así como presionar a ésta organización para que dejen las armas y busquen el camino de la democracia”. Betancourt parece desconocer la historia cuando las FARC-EP, a través de la Unión Patriótica participaron en la vida política colombiana, siendo asesinados más de 5 mil líderes de esa agrupación política por el Estado oligárquico-paramilitar, entre ellos muchos guerrilleros. Tras su arribo a diversos países, Ingrid Betancourt hizo evidentes los verdaderos objetivos de su viaje. En Brasil calificó a las FARC-EP como una “organización de terroristas” y dio su respaldo a las acciones militares del gobierno de Uribe contra la guerrilla. En Bolivia volvió arremeter contra las FARC-EP al calificarlas de “cartel de la droga”. ... Continua a leggere...
Sicuri che possa essere per voi, almeno per un breve istante, comprensibile la lotta,chiara l’amarezza,condivisibile la rabbia che nasce dall’aver constatato, dopo 60 anni di ipocrite celebrazioni che non è vero che “tutti gli uomini nascono liberi”, che "tutti sono uguali in dignità e diritti” e che “tutti devono agire verso gli altri in spirito di fratellanza e giustizia” .
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L’11 dicembre del 2008 è stato consegnato all’Ambasciata colombiana a Roma dalla sottoscritta, il bolletino n. 4 “Cada uno por la Justicia” (Ognuno per la Giustizia), realizzato da varie associazioni messicane tra le quali la Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani (LIMEDDH) , la Fondazione Diego Lucero e l’Associazione dei Genitori e Familiari delle Vittime di Sucumbíos tra le altre, per ricordare i 4 giovani messicani morti a Sucumbíos in Ecuador durante l’attacco al campo delle FARC del 1 marzo 2008.
Il bollettino è stato consegnato contemporaneamente nelle sedi diplomatiche colombiane di : Argentina, Canada, , Chile, Spagna, Ecuador, Francia, Italia, Nicaragua e Venezuela.
Questi gli argomenti trattati in questo numero:
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