NICARAGUA: NOI DONNE LE INVISIBILI
a cura dell’Associazione di amicizia e
solidarietà Italia-Nicaragua
Davide Ghaleb Editore 2009, 13 euro
Non sono state sempre invisibili le donne nicaraguensi. Riuscirono a riscattarsi dalla condizione di estrema sottomissione ed emarginazione in cui erano state definitivamente relegate da decenni di dittatura somozista, combattendo con coraggio, dignità e tenacia per la rivendicazione dei loro diritti durante la rivoluzione sandinista, ottenendo importanti conquiste, a partire dall’ “uguaglianza economica, politica e sociale tra gli uomini e le donne” prevista dal Programma Storico del 1969 del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale e poi sancita definitivamente dall’articolo 48 della Costituzione del 1987 in cui si afferma che “esiste uguaglianza assoluta tra l’uomo e la donna”.
Tuttavia, una società sessista e maschilista come quella nicaraguense e come quella latinoamericana in genere (nonostante in alcuni paesi si stia registrando un notevole miglioramento in tal senso), difficilmente ha accettato nel corso di questi anni che le donne conquistassero spazi generalmente occupati dagli uomini, e che fosse scalzata l’egemonia culturale, sociale ed economica di cui questi godono da sempre. Questi spazi gli uomini in Nicaragua li hanno difesi e li difendono spesso tutt’ora con l’uso della violenza sulle donne. Di questo parla “Nicaragua: Noi donne, le invisibili”.
Tra poesia e cronaca, con l’apporto di numerose testimonianze e interviste, il libro descrive esperienze e realtà in vari ambiti della vita nicaraguense, percorrendo i cammini della solidarietà tra donne di paesi diversi e raccontando a tratti crudamente, i diversi aspetti della violenza sulle donne.
Dall’aborto terapeutico, consentito da almeno un secolo e adesso paradossalmente penalizzato proprio da quel Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale ora al governo, al femminicidio (la donna uccisa in quanto donna), dai racconti delle donne malate per i pesticidi utilizzati nelle piantagioni di banane, alle lavoratrici bambine del settore del tabacco.
E simbolicamente, perchè l’acqua è generatrice di vita e elemento femminile per eccellenza e poiché generalmente sono le donne a condurre le battaglie per la difesa di questo bene sociale, un capitolo a parte e dal titolo “Acqua: L’oro blu, affare del ventesimo secolo” è dedicato alle lotte delle comunità indigene che difendono le loro risorse idriche dallo sfruttamento indiscriminato delle multinazionali.
E’ vero che la libertà di un paese si misura dalla libertà conquistata dalle donne, ma la “resistenza silenziosa e testarda “ che caratterizza le donne nicaraguensi, ha bisogno di nutrirsi anche e soprattutto in questo momento - ad un anno dall’approvazione della legge che vieta ogni tipo di interruzione di gravidanza, trasformando il corpo e la vita stessa delle donne in merce elettorale - di quella solidarietà internazionale che abbia “occhi e cuore di donna”.
Annalisa Melandri
recensione per LE MONDE diplomatique – il manifesto (giugno 2009)