Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
A: Quotidiano Liberazione e Partito della Rifondazione Comunista
CONTRO UNA SENTENZA INIQUA E UNA CENSURA INACCETTABILE
Vogliamo che la voce del giornalista e documentarista Fulvio Grimaldi non venga spenta, come avverrebbe se “Liberazione”, giornale comunista, insistesse nell’esecuzione della sentenza d’appello che ha condannato Grimaldi a restituire a “Liberazione” i 100mila euro avuti in primo grado come risarcimento del danno subito dall’editto bulgaro di Bertinotti che ne ha determinato il licenziamento su due piedi in occasione della pubblicazione di un suo articolo su Cuba nel 2003, non gradito all’allora segretario del PRC.
Di quel licenziamento Grimaldi non ha mai ricevuto né comunicazione né motivazione ufficiali. Alla reazione di protesta di oltre duemila lettori, il giornale ha risposto con spiegazioni non veritiere, negando a Grimaldi il diritto di replica. Grimaldi è un giornalista controverso le cui posizioni a volte non sono condivise da molti, ma volterianamente ne affermiamo il diritto ad esprimerle, oggi come quando le illustrava nel TG3 o le pubblicava sul giornale di un partito che in gran parte le condivideva e che, comunque, affermava nei suoi principi costitutivi la libertà di espressione, il pluralismo delle opinioni, il diritto di critica. Da molti anni questa voce di un’informazione non in linea con il “senso comune” dominante ci ha fatto conoscere realtà di conflitti e popoli in lotta contro l’imperialismo, dal Medioriente all’America Latina, dai Balcani all’Africa e all’Asia, dal terrorismo di Stato a quello ingannevolmente attribuito agli aggrediti e demonizzati, realtà che non avevano diritto di presenza nei media ufficiali. Andando contro una giurisprudenza consolidata, che raramente rovescia una sentenza in materia di diritto di lavoro, il giudice d’appello ha annullato una condanna a chi lo aveva estromesso da “Liberazione”, per cui da cinque anni lavorava con rubriche e reportage dalle aree di crisi, sostenendo in prima persona le spese di quegli impegni. I firmatari di questo appello vogliono continuare a leggere e a vedere i reportage di Grimaldi sulle lotte dei palestinesi, iracheni, jugoslavi, latinoamericani, già visti da migliaia di persone in Italia e fuori. Grimaldi ha proposto una soluzione transattiva che il giornale ha respinto. Ciò significa inesorabilmente la fine di una voce che riteniamo preziosa e insostituibile.
Chiediamo a “Liberazione” e al PRC, che tanto si sono spesi per l’articolo 18 e contro ogni censura, a partire da Santoro, Luttazzi e Biagi, di recedere da un accanimento rivendicativo che ha il sapore della rappresaglia padronale, incompatibile tra soggetti che si definiscono compagni.
per firmare l'appello: qui su Facebook
Adrián Ramírez López presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani - LIMEDDHvenerdì 7 maggio alle ore 17,15 Libreria San BenedettoSalita Santa Caterina 1/1 - Genova si parlerà di diritti umani in Messico e nel resto del mondo, criminalizzazione della protesta sociale, narcotraffico e militarizzazione, solidarietà e militanza attiva sono invitati a partecipare le associazioni che si occupano di diritti umani, di lotte sociali e di lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, giornalisti e mezzi di informazione indipendentii singoli cittadini. info tel 010-8696710, cell 340-1571388 Il Dr. Adrián Ramírez López, medico, dal 1993 ricopre la carica di presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani A.C., organizzazione non governativa affiliata alla Federazione Internazionale dei Diritti Umani, alla Organizzazione Mondiale contro la Tortura e alla Associazione Agir Ensemble pour Les Doits de l?Homme, tutte con statuto consultivo rispetto all?ONU.E? inoltre titolare di cattedra in Medicina Forense nel corso di laurea di Diritto, professore dei corsi di laurea di Infermeria e Psicoologia, professore invitato al corso universitario di Cooperazione per lo Sviluppo nelle Universidades Valencianas, in Spagna.Ha dato conferenze al Colegio de Abogados de Madrid, a la Universidad Autónomade Madrid, a la Comisión Española de Ayuda al Refugiado, al Ilustre ColegioNacional de Doctores y Licenciados en Ciencias Políticas y Sociología.Vanta una vasta esperienza come perito indipendente in medicina forense, in materia di torura ed altre violazioni dei ditritti umani.Ha partecipato a 186 missioni di osservazione dei diritti umani ed ha offerto colleborazione e supporto in materia di diritto umano al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati e al?Assemblea Legislativa del Distretto Federale. E? stato eletto vicepresidente della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), carica ricoperta dal 1997 al 2001.
El pasado 28 de marzo, el internacionalista vasco de origen aleman Walter Wendelin fue expulsado por las autoridades venezolanas sin tener ninguna causa pendiente con la justicia española y sin que contra él existiese alguna orden de aprehensión. Walter es un militante del movimiento internacionalista Askapena, la izquierda abertzale y estaba viajando a Venezuela para dar a conocer a políticos y otros internacionalistas el proceso democrático Zutik Euskal Herria iniciado hace unos meses por la Izquierda Independista. “Fue un asunto eminentemente político e irregular detrás del cual está principalmente la mano negra del ejecutivo español” nos explica Walter en esta entrevista en donde además nos da una visión revolucionaria del hecho llamando a no “equivocarse nunca de enemigo” sobre todo tomando en cuenta las dificultades que sufre el proceso revolucionario en Venezuela.
A.M. - ¿Walter puedes contarnos como se desarrollaron los hechos en el aeropuerto de Caracas?
W.W. - Simplemente se presentaron agentes del servicio bolivariano de inteligencia, la antigua DISIP, y me pidieron que les acompañara para responder algunas preguntas después de lo cual me llevarían ellos mismos a mi destino en Caracas. Avisé de esta situación a las personas que me estaban esperando indicándoles que estaría en el Helicoidal, el edificio del SEBIN. Allí tuve varias conversaciones con ellos y con personal del servicio de Inmigración. Por desgracia, finalmente me invitaron a abandonar el país, sin una explicación oficial, me acompañaron a un hotel para pasar la noche y me llevaron al aeropuerto. Ellos se ocuparían del cambio del billete. Intentaron que firmara una declaración de expulsión lo cual no hice porque ni era lo que me dijeron ni eran verdad las razones que expusieron en su escrito. Tampoco hubo problema alguno en que no firmara esta declaración de expulsión. Cómo viajé con mis documentos estaba claro que no era una expulsión en regla y así lo tomaron las autoridades francesas en el aeropuerto de París donde me interrogaron sobre este aspecto durante una hora. Finalmente proseguí mi viaje a Gasteiz.
A.M. - ¿Tienes alguna causa pendiente con la justicia española o tenías alguna orden de detención?
W.W. - Si hubiera tenido algo pendiente con la justicia ya sea venezolana, francesa o española o hubiera alguna orden de la Europol o la Interpol no estaría respondiendo estas preguntas tranquilamente desde la casa.... Continua a leggere...
Fonte: Cobas Pisa
In questi giorni la Grecia è attraversata da scioperi generali che hanno paralizzato il paese e da violenti scontri di piazza.
Quanto accade in Greciapotrebbe ripetersi molto presto in altri paesi Europei, per esempio il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e l’Italia, le nazioni più a rischio del continente a cui vengono chiesti sacrifici economici e sociali tra cui innalzamento dell’età pensionabile, taglio del costo del lavoro e lo smantellamento dello stato sociale.
Il Fondo monetario internazionale e l’Unione Europeahanno imposto al Governo Greco (dopo anni di silenzio sulla nefasta bancarotta del precedente governo di destra) misure di autentica macelleria sociale per ridurre il rapporto tra deficit e Pil secondo i dettami di Maastricht.
Il Fmi e la Banca Europea, i Governi Inglese e Tedesco impongono tagli e sacrifici che metteranno in ginocchio il popolo greco, inaugurando un nuovo modello di Europa a due livelli, quella dei paesi “virtuosi”, “forti e ricchi”, e quella degli “scapestrati”, cioè dei paesi “deboli” e “scialacquoni”. E nei paesi più deboli cresceranno le disuguaglianze sociali ed economiche e i Governanti cercheranno di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri perchè divisi e indeboliti i lavoratori siano ridotti all’impotenza.
Ecco alcuni esempi di questa svolta “rigorista”: blocco degli stipendi fino al 2014, abolizione della tredicesima e quattordicesima mensilità, cancellazione del salario accessorio per i dipendenti pubblici, aumento dell’iva al 23%, età pensionabile a 65 anni e 40 anni di contributi, impossibilità (pur con i contributi) di andare in pensione prima di avere compiuto 60 anni, le pensioni dei nuovi assunti decurtate del 50%, cambierà la legislazione in materia di lavoro ( migliaia di licenziamenti…) vertiginoso sarà l’ aumento del costo della benzina e di tutti i generi di prima necessità.... Continua a leggere...
Il Coordinamento Romano Donne per la Conferenza Mondiale delle Donne di Caracas 2011 partecipa con un proprio striscione oggi alle 18 a Ponte Garibaldi al presidio in memoria di Giorgiana Masi, vittima del Terrorismo di Stato…
UN FIORE A GIORGIANA MASI, VITTIMA DEL TERRORISMO DI STATO
... Continua a leggere...
GIORNI DI NEVE, GIORNI DI SOLE, Fabrizio e Nicola Valsecchi, Marna, 2010, 12 euro
L’ultimo romanzo dei fratelli Fabrizio e Nicola Valsecchi – gemelli con la passione della scrittura che già in passato hanno riscosso un buon successo di pubblico con La Chiromante .Una profezia (2002) e B. e gli uomini senz’ombra (2004) pubblicati dalla casa editrice Marma – si intitola Giorni di neve, giorni di sole.
Questo lavoro, scritto a quattro mani, come i precedenti, e sempre edito da Marna, si avvale della prefazione del premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel. Il romanzo, liberamente tratto dalla vita di Alfonso Mario dell’Orto, italiano emigrato in Argentina nel 1935, racconta il viaggio di ritorno in Italia di quest’uomo ormai anziano e che proprio nel paese dove era andato a cercare fortuna, ha perso sua figlia Patricia, uccisa insieme al marito Ambrosio durante la dittatura dei generali (1976-1983). Grazie alla testimonianza di Julio Lopez, il mandante dell’assassinio dei due giovani (Miguel Osvaldo Etchecolatz, allora commissario della provincia di Buenos Aires) è stato condannato all’ergastolo nel settembre del 2006 (e da allora Lopez scomparve, primo desaparecido della repubblica).... Continua a leggere...
Università degli Studi Roma Tre (Dipartimento di Studi Storici, Geografici, Antropologici) e Terre Madri ONLUS Organizzazione Non Governativa di Cooperazione Internazionale
Organizzano un seminario su
L’ARCHIVIO DEL TERRORE
Il Paraguay tra storia e memoria
martedì 18 maggio 2010, ore 17.00
Aula 18 della Facoltà di Lettere e Filosofia – Roma Tre
Ricordare i fatti accaduti è un regalo alle generazioni che vengono.(Martin Almada)
Nonostante l’America Latina sia al centro di un processo di democratizzazione e inclusione dei gruppi sociali storicamente emarginati, è ancora forte e presente il ricordo delle dittature, delle violazioni dei diritti umani dei decenni precedenti e dell’internazionalizzazione della repressione attraverso la Operación Cóndor. Procedendo tra storia, memoria e attualità incontreremo due testimoni privilegiati: Martin Almada -ex detenuto politico, Premio Nobel Alternativo per la Pace nel 2002, scopritore dell’Archivio del Terrore- María Stella Cáceres -Direttrice del Museo della Memoria: Dittatura e Diritti Umani di Asunción- e ripercorreremo alcune tappe fondamentali della storia paraguayana e latinoamericana.
Introduce e coordina
Maria Rosaria Stabili, Docente di Storia dell’ America latina
Salutano
Stefano Andretta,Direttore del Dipartimento di Studi Storici
Gianni Tarquini, Terre Madri onlus
Intervengono
Martin Almada, Le strategie della repressione e il ruolo degli Stati Uniti in America Latina
Maria Stella Cáceres, Violenza di genere in Paraguay
Facoltà di Lettere – via Ostiense 234-236, Roma (Metro B, Fermata Marconi)
Mons. Oscar Rodríguez Maradiaga arriva in Italia. Il suo attivo sostegno al colpo di Stato non deve passare inosservato
di Giorgio Trucchi
Erano passati pochi giorni dal colpo di Stato che aveva deposto e mandato in esilio il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, quando il cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa, Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, è apparso su tutti i principali canali televisivi del paese, lasciando senza parole buona parte della popolazione.
Per chi non lo conosceva bene o comunque aveva poca dimestichezza con le vicende honduregne, il cardinale Rodríguez era salito alla ribalta internazionale per essere stato segnalato come uno dei papabili dopo la morte di Giovanni Paolo II. E l’idea di un Papa centroamericano aveva fatto correre la fantasia di molti.
Il discorso del Cardinale non aveva invece stupito gli honduregni. L’atteggiamento apertamente favorevole al colpo di Stato e al governo di fatto di Roberto Micheletti, le insinuazione sui presunti reati commessi da Zelaya e l’invito rivolto a quest’ultimo a non cercare di rientrare nel paese “per evitare un bagno di sangue”, non erano state infatti solamente parole profetiche.... Continua a leggere...
"La povertà e l'ingiustizia sociale sono le veri armi di distruzione di massa". Sul sito di Caritas Internationalis, il presidente dell'istituzione Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga accoglie i visitatori con questa frase. Peccato che lo stesso Maradiaga, aricvescovo di Tegucigalpa, capitale dell'Honduras, non abbia condannato il colpo di Stato militare che il 28 giugno scorso ha rovesciato il governo democraticamente eletto nel Paese centroamericano. Adesso Maradiaga è stato invitato nel nostro Paese dalla Comunità di Sant'Egidio e dall'Istituto Italo-LatinoAmericano; le due istituzioni hanno ricevuto una lettera firmata da decina di realtà dalla società civile italiana, e da singoli cittadini. Un modo per dichiarare pubblicamente che Maradiaga, in Italia, è "persona non grata". Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, il cardinale dell'Honduras, arcivescovo di Tegucigalpa, presidente della Conferenza episcopale honduregna e della Caritas Internazionale, è invitato a Roma a partecipare in un incontro pubblico dalla Comunità di Sant'Egidio e dall'Istituto Italo-LatinoAmericano il prossimo 20 maggio alle ore 18.00 presso la sede dell’IILA in Piazza Benedetto Cairoli 3. Nel novembre scorso il “CardiMale”, come è stato ribattezzato in Honduras, era stato invitato a Parigi dall'Istituto Cattolico per ricevere una Laurea Honoris Causa insieme all'ex presidente del Fondo monetario internazionale, Michel Camdessus. Ma la cerimonia era stata annullata per le forti proteste di vasti settori dell'opinione pubblica francese ed internazionale. Parigi ha infatti condannato il violento colpo di Stato militare e confindustriale che il 28 giugno del 2009 ha rovesciato il governo legittimo. Viceversa il cardinale Maradiaga prendeva da subito posizione a favore del golpista Roberto Micheletti, mentre il Presidente Costituzionale Manuel Zelaya era sequestrato dai militari ed espulso dal suo Paese. Immediata la condanna dell’ONU, dell OEA (Organizzazione degli Stati Americani), di UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane), e di numerosi organismi di difesa dei Diritti Umani oltre che della stessa Unione Europea. L’ALBA (Alleanza Bolivariana delle Americhe), il SICA (Sistema d'Integrazione Centroamericana), ed il Gruppo di Rio hanno anche approvato sanzioni contro le autorità illegittime dell’Honduras. L'Italia, per bocca del ministro degli Esteri Frattini ha parlato di una "grave violazione della legalità e delle regole democratiche". Nei giorni seguenti al golpe, come portavoce della Conferenza Episcopale Honduregna, Maradiaga appare in televisione, a reti unificate, per leggere un comunicato in cui invitava Zelaya a non intraprendere "azioni precipitose come un ritorno in patria" per evitare di "scatenare un bagno di sangue". Nel suo comunicato non spende una sola parola per condannare la repressione che ha accompagnato il golpe, eppure le cifre delle violenze fanno paura. Secondo il COFADEH (Comitè de Familiares de Detenidos Desaparecidos en Honduras) durante il colpo di stato ci sono stati 16 esecuzioni, più di 500 feriti, 1046 arresti. Nel periodo da giugno 2009 ad aprile 2010 risultano 47 persone assassinate per militanza politica e 7 per conflitti legati alla terra. Di notte vige un coprifuoco non dichiarato e chi lo viola si espone al rischio serio di aggressioni, rapimenti, stupri. Il Presidente della Conferenza Episcopale honduregna non pronuncia una parola sulla soppressione dei diritti civili e sulla chiusura dei media che non hanno appoggiato il golpe, come ad esempio Radio Progresso che pure è animata da gesuiti. Niente sulle minacce di morte ai giornalisti, le intercettazioni telefoniche e il blocco degli accessi ad Internet. Viceversa, su Zelaya il cardinale dichiara: “l’iniziativa apparentemente meritevole di Zelaya, tenere gli incontri del governo in diverse cittadine in tutto il Paese, aveva in realtà lo scopo di istillare odio tra le classi”. Nonostante gli anni trascorsi, dal Cile di Pinochet, dall'Argentina di Videla, dal Perù di Fujimori, l'atteggiamento della Chiesa ufficiale non cambia, benché esistano numerose voci anche al suo interno che si levano contro il golpe e la repressione in Honduras. Una spiegazione può essere stata l’ingresso dell’Honduras nell’ALBA il 26 agosto 2008 ed il progressivo avvicinamento di Zelaya a Hugo Chavez, visto dal cardinale honduregno e dalla gerarchia cattolica venezuelana come il “diavolo in persona”. Per Maradiaga, infatti l'Honduras era un banco di prova per il tipo di politica che ha permesso a Chavez di vincere le elezioni in Venezuela e forse la destituzione violenta di Zelaya, per il cardinale, era il male minore. Di certo, nella vicenda permangono parecchi punti oscuri, tra cui l'allusione ad una lettera di dimissioni che Zelaya avrebbe preparato, cosa da questi smentita. Il copione si ripete: come era successo in Venezuela nel golpe del 2002 contro Chavez, un alto prelato citava una lettera di dimissioni del Presidente mai esistita. E negli anni ‘80, il cardinale si distinse per aver denunciato i sacerdoti che simpatizzavano con le lotte dei popoli salvadoregno e nicaraguense, denunce che hanno comportato torture, morti ed espulsioni. In Honduras, nel gennaio 2010 si sono tenute elezioni “riparatrici” sotto ferreo controllo militare e seppur con un astensione record del 70% si è voluto garantire la continuità del Colpo di Stato. Il nuovo governo di Porfirio Lobo, ha premiato e promosso infatti i suoi principali autori materiali ed intellettuali, alcuni addirittura presso le Nazioni Unite. I protagonisti del golpe permangono nella Corte Suprema di Giustizia senza alcun processo ne revisione da parte del nuovo parlamento. La cosiddetta Commissione della Verità istituita dal nuovo presidente che tenta così di rompere l’isolamento internazionale, è composta da personaggi affini al golpe e non imparziali, come non potranno esserlo, d’altronde, le sue possibili conclusioni. Questi solo alcune delle ragioni, più che sufficienti, che ci motivano a chiedere cosa abbia ispirato non solo l'IILA, ma soprattutto la Comunità di Sant’Egidio ad invitare in Italia un simile controverso personaggio ed esigere la cancellazione di questa iniziativa. Da parte nostra, lo dichiariamo persona non grata.
Primi firmatari:
Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Osservatorio Informativo sulle Americhe - Selvas.org, CICA (Collettivo Italia - Centro America ), Coordinamento Associazione Italia-Nicaragua, Associazione A SUD-ONLUS, Rete dei Comunisti, Radio Città Aperta, Associazione e rivista Nuestra America, Centro Studi Cestes-Proteo, Associazione La Villetta per Cuba, Casa Editrice Natura Avventura, Lucia Agrati, Gruppo di Roma e Coordinamento nazionale Rete Radiè Resch, Gabriella Bentivoglio Gruppo Rete Radiè Resch Macerata, Fernanda Bredariol Gruppo Rete Radiè Resch (Lancenigo-Maserada-Spresiano) , Antonio Vermigli Gruppo Rete Radiè Resch (Quarrata, Pistoia) , Maria Teresa Gavazza Gruppo Rete Radiè Resch (Alessandria) , Giuliano Ciapetti, Amig@s MST- Italia (Firenze) Serena Romagnoli, Claudia Fanti, Benedetta Malavolti, Marta Gomes, Amig@s MST-Italia (Roma), Ettore Zerbino, Renata Ilari, Franco Fuselli, Marina Criscuoli, Ambretta Tasso, GianCarlo Corazza, Pierugo Bertolino, Arianna Sale, Dario Rossi, Luisa Devena, Alessandro Leni, Gabriella Barresi, Giovanna Savoldi, Roberto Masciadri, Amig@s MST-Italia (Milano), Annalisa Melandri,
Firme internazionali: Redes-Amigos de la Tierra (Uruguay), Oficina Ecumenica Monaco (Germania), Coordinacion Internacionalismo Buko (Germania), ALBA-Austria, IGLA, (Austria), Guatemala Solidaritat (Austria), France Amerique Latine (Francia), Alianza Social Continental Centro America, Movimiento Social Nicaraguense Otro Mundo es Posible, Alianza Social Continental, Instituto Rosa luxemburg (Brasile-Germania)
War on Want (Gran Bretagna), Ecologistas en accion (Spagna), Asociacion de solidariedad Bolivariana (Spagna), Omal-Paz con dignidad (Spagna), Informationsburd Nicaragua; Wuppekel (RFA), Casa del Mundo, Monaco (Germania), Venezuela Avanza, Monaco (Germania), Alianza antiguerra y racismo de Monaco (Germania), Observatorio de la deuda en la globalizacion (Spagna), Fundacion Mundubat, Pais Vasco (Estado Espanol), Ecuador Decide, Comision Intereclesial Justicia y Paz (colombia), Parti de Gauche (Francia),
E nominalmente: Nora Cortinas, Madres de Plaza de Mayo, Linea Fundadora (Argentina), Lourdes Palacios, Diputata FMLN (El Salvador), Marina Sosa, FMLN (El Salvador)
inviare a:
Att. Ambasciatore Paolo Bruni Segretario Generale IILA seg.generale@iila.org
Att. Comunità di Sant' Egidio info@santegidio.org m2000@santegidio.org
internazionale.ambrosiana@caritas.it, segreteria@caritasitaliana.it europa.ambrosiana@caritas.it, caritas.ambrosiana@caritas.it caritas.ambrosiana@caritas.it, stampa.ambrosiana@caritas.it territorio.ambrosiana@caritas.it,
e una copia in CCN per americalatina@rifondazione.it
Alla Comunità di Sant’Egidio
Roma
fax 06.580.01.97
Roma, 17 maggio 2010
Siamo venuti a conoscenza soltanto ora dell’invito rivolto al Mons. Oscar Rodríguez Maradiaga, cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) da parte della Comunità di Sant’Egidio e dall’Istituto Italo-Latino Americano, per tenere la conferenza che si svolgerà presso la sede dell’ILA a Roma il 20 maggio prossimo sul tema: “Oltre la violenza e la povertà. Proposte di cambiamento per l’America latina”.
Sappiamo che il Mons. Maradiaga, fin dai giorni immediatamente successivi al colpo di Stato avvenuto in Honduras il 28 giugno dell’anno scorso, con il quale è stato deposto e cacciato dal paese il presidente legittimamente eletto Manuel Zelaya, si è distinto per le sue posizioni apertamente schierate con il governo golpista di Roberto Micheletti e contrarie al ritorno di Manuel Zelaya nel paese.
Il Mons. Maradiaga, e la gerarchia cattolica honduregna, avevano d’altra parte espresso già prima del golpe, forte perplessità e opposizione verso il progetto, portato avanti dal governo Zelaya, di installare una Quarta Urna nelle sedi elettorali, progetto che avrebbe condotto ad un’Assemblea Costituente in un paese dove vige tutt’ora la Costituzione scritta dal dittatore Policarpo Paz nel 1982. Un’Assemble Costituente che avrebbe restituito finalmente un po’ di sovranità popolare ad un paese, L'Honduras, uno dei più poveri del mondo, con una mortalità infantile del 48% fino al 5° anno di età, con una disparità tra classi ricche e classi povere tra le più alte in assoluto. Un paese dove vige un sistema sociale in cui una decina di famiglie possiede la totalità della ricchezza e del potere, controlla le istituzioni politiche e giudiziarie e, in combutta con le gerarchie militari ed ecclesiastiche, gestisce ogni aspetto della vita sociale ed economica.... Continua a leggere...
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