Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Si incontreranno la settimana prossima con il pubblico ministero romano Giancarlo Capaldo per essere sentiti nell’ambito dell’inchiesta sull’ex procuratore militare di Temuco, Alfonso Podlech Michaud, i testimoni cileni che dovrebbero chiarire alcuni aspetti sulle sue dirette responsabilità nella scomparsa del sacerdote italiano Omar Venturelli.
Alfonso Podlech,73 anni, indagato insieme ad altre 139 persone dalla procura di Roma nell’inchiesta su 25 desaparecidos di origine italiana, scomparsi nell’ambito delle operazioni del Plan Condor, il piano criminale messo in atto dalle polizie segrete dei vari paesi latinoamericani guidate e coordinate dalla CIA con lo scopo di annientare l’opposizione a quei regimi dittatoriali negli anni 70, si trova ancora in carcere a Rebibbia. Era stato arrestato in Spagna grazie a un mandato di cattura internazionale emesso dalla magistratura romana nel luglio scorso, e proprio un mese fa il gip del tribunale di Roma, Sante Spinaci, sentito il parere contrario del procuratore Capaldo ha respinto una richiesta di scarcerazione presentata dall’ avvocato della difesa Mauro Cusatelli.
La delegazione cilena, accompagnata da Fresia Cea Villalobos, moglie di Omar Venturelli Leonelli, l’ex sacerdote italiano professore di pedagogia all’Università Cattolica di Temuco e della cui sparizione è accusato proprio Alfonso Podlech, è composta da Ruth Kries, vedova del Dr. Hernán Enriquez Aravena, militante del Partito Comunista, capo del Servizio Nazionale Sanitario delle Province di Malleco e Cautín, da Carlos Lopez Jara, ex prigioniero politico condannato da Podlech, da Jeremias Levinao, mapuche,... Continua a leggere...
Seminario intermacional sobre libertad de prensa y derechos humanos en Colombia. 20, 21 y 22 de noviembre Barcelona, España. Col·lectiu Maloka Colòmbia
hanno partecipato tra gli altri Guido Piccoli, William Parra, Hollman Morris, Hernando Calvo Ospina. Programma qui
Voglio segnalarvi le splendide fotografie del popolo Nasa di Fabio Cuttica per l'agenzia Contrasto
Foto di Simone Bruno
Simone Bruno è un fotoreporter italiano e da cinque anni vive a Bogotá. E’ corrispondente dalla Colombia per Peace Reporter, quotidiano online legato all’agenzia giornalistica MISNA (Missionary Service News Agency) e all’ organizzazione umanitaria Emergency.
In queste settimane ha seguito la marcia della Minga, la grande mobilitazione indigena e contadina che è giunta fino a Bogotá chiedendo rispetto per i popoli originari e diritto alla terra e alla vita e prospettando un progetto di partecipazione politica allo sviluppo del paese.
Simone Bruno ha testimoniato nei suoi articoli di quei giorni, soprattutto i violenti scontri avvenuti nella localià La María – Piendamó (Cauca) dove si sono registrati due morti e più di 70 feriti e dove è stato dimostrato che lo Escuadrón Móvil Antidisturbios (ESMAD) ha utilizzato armi non convenzionali contro gli indigeni. Le fotografie di Simone sono state pubblicate in tutti i più importanti quotidiani italiani e nei maggiori spazi informativi di Internet.
Per questo egli ha ricevuto alcuni giorni fa nella sua pagina Facebook minacce di morte con il seguente messaggio: "comunistello di merda ti stai impicciando con forze che ti schiacceranno molto coraggioso lanciando pietre ed aggredendo agenti dello stato a la maria se vuoi fare il martire sará un piacere realizzare il tuo desiderio prega stronzo") da un utente sconosciuto di nome Sol Dussant. In questa intervista ci spiega ciò che rappresenta il movimento indigeno in Colombia e le sue potenzialità rispetto a un cambiamento del paese.
A.M. – Simone, tu vivi ormai da cinque anni in Colombia. Hai avuto prima di questo momento minacce a causa del tuo lavoro?
S.B. – No, mai, questa è la prima volta in assoluto.
A.M. – Hai denunciato le minacce alle autorità? Che appoggio hai ricevuto?
S.B. – Ho sporto denuncia tramite il Consolato italiano dove ho trovato persone molto gentili e che mi hanno aiutato molto. Ho ricevuto appoggio anche da parte dell’ambasciatore in Italia, Sabas Pretelt de la Vega che in un comunicato stampa ha respinto le minacce che ho ricevuto. ... Continua a leggere...
Foto di Simone Bruno
Simone Bruno es un fotoreportero italiano y desde hace cinco años vive en Bogotá. Es corresponsal por el diario online Peace Reporter, relacionado a la agencia de noticias MISNA (Missionary Service News Agency) y a la asociación humanitaria Emergency. En estas semanas cubrió la marcha de la Minga, la mobilitación indígena y campesina que llegò hasta Bogotá, pidiendo respecto por los pueblos originarios y derecho a la tierra y a la vida y planteando un proyecto de participación politíca al desarrolllo del país.
Simone Bruno estubo testimoniando sobretodo los violentos enfrentamientos ocurridos en en La María-Piendamó (Cauca), donde se registraron dos muertos y más de 70 heridos, y donde se demostró que el Escuadrón Móvil Antidisturbios (ESMAD) utilizó armas non convencionales contra los indígenas. Las fotografías de Simone han sido publicadas en todos los más importantes diarios italianos y en los mayores espacios de información en Internet.
Por eso recibió hace unos días en su pagína de Facebook amenazas de muerte con el siguiente texto: ("mamertico de mierda se esta metiendo con fuerzas que lo van a aplastar muy valiente tirando piedras y agrediendo agentes del estado en la maria si quiere ser un martir con mucho gusto le cumplimos el deseo rece malparido") desde un usuario desconocido de nombre Sol Dussant. En esa entrevista nos explica qué representa el movimiento indígena en Colombia y sus potencialidades por un cambio en el país.
A.M. – Simone, tu vives desde hace 5 años en Colombia. ¿Tuviste antes de ahora problemas de amenazas o de hostigamiento relacionados en tu trabajo?
S.B. - No nada, esta es la primera vez en absoluto.
A.M. - ¿Denunciaste las amenazas a las autoridades? ¿Qué respaldo tuviste?
S.B. - La denuncia la hice a través del consulado Italiano en donde encontré personas muy gentiles y que me ayudaron mucho. Recibí también apoyo por parte del embajador en Italia, Sabas Pretelt de la Vega, que en un comunicado de prensa rechazó las amenazas que recibí. ... Continua a leggere...
Traduciamo e diffondiamo una lettera inviata da stimati e riconosciuti intellettuali all'insorgenza colombiana delle FARC-EP, in merito allo scambio umanitario dei prigionieri di guerra in mano alle due parti belligeranti.
A seguire la risposta delle FARC-EP.
LETTERA DI INTELLETTUALI ALLE FARC
mercoledì, 17 settembre 2008
Signori membri del Segretariato:
La soluzione della crisi che investe in diverse forme la società e lo Stato colombiano richiede una attenta riflessione, nonché la partecipazione dei diversi settori espressione della società civile e degli attori impegnati nel conflitto interno armato, sociale e politico che opprime il paese, con l'obiettivo di evitare danni alle istituzioni e propiziare la costruzione di una democrazia piena con giustizia sociale e pace, alla quale tutti si sentano di appartenere.
In virtù di tutto ciò, la nostra aspirazione è di lavorare per sbloccare i cammini che conducano alla concretizzazione di un Accordo Umanitario che permetta la liberazione dei sequestrati in potere all'insorgenza armata delle Farc e, allo stesso tempo, la libertà dei prigionieri di questa guerriglia sotto la giurisdizione dello Stato.
Siamo consapevoli del fatto che una soluzione diversa dall'intesa politica, per celebrare un Accordo Umanitario e facilitare un'uscita negoziata al conflitto, comporterebbe la sofferenza di importanti settori della popolazione, l'imminente pericolo per la vita dei prigionieri che stanno nella selva, la degradazione della guerra, e lo stimolo alla militarizzazione e all'autoritarismo e alla debilitazione istituzionale del processo politico nazionale.
L'escalation del conflitto ha travalicato la geografia nazionale e coinvolge territori di paesi fratelli con diversi atti di violenza istituzionale che hanno posto in difficoltà le relazioni diplomatiche del nostro paese. ... Continua a leggere...
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE SABATO 24 NOVEMBRE 2007 - ORE 14
...
LA FAMIGLIA UCCIDE PIU' DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA
...
Dividendo stanze, letti e sogni
incubi e desideri
con uomini bambini
spaventati dalla vita.
...
Una donna è poesia
eterea e sottile
la vedi e già non c’è più;
un uomo è il vento
che disperde nell’aria i versi di lei e le sue parole
e mette lucchetti ai sogni.
Una donna sogna il futuro
godendo del presente;
un uomo muore nel presente
negando il futuro.
L’uomo solo
ha paura di un verso incancellabile.
Un verso è genesi dell’epopea dell’amore.
...
Uomini bambini
spaventati dalla vita,
assassini delle donne.
(Annalisa Melandri)
...
La violenza contro le donne viene attribuita alla devianza di singoli, mentre avviene principalmente all'interno del nucleo familiare dove si strutturano i rapporti di potere e di dipendenza. L'aggressività maschile è stata riconosciuta (dati Onu) come la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo.
"Sono 6.271.000 le italiane che hanno subito dal partner violenze fisiche, sessuali o psicologiche in casa. Si tratta, spesso, di violenze ripetute (fra 2 e 10 episodi per il 46,1%): le violenze più gravi riguardano 1.572.000 donne, nel 95,9% dei casi è violenza fisica, ma è frequente che sia accompagnata anche da quella sessuale. E 2.077.000 donne per l'Istat sono state oggetto di stalking da parte di ex fidanzati o ex mariti, succubi di comportamenti persecutori (dalle telefonate agli appostamenti, dalle minacce alle e-mail) che impediscono loro di mettere definitivamente il punto ad una storia d'amore ormai finita."
Foto di Simone Bruno
esprimo la mia solidarietà a Simone Bruno, con un profondo apprezzamento per il suo lavoro svolto in Colombia. Annalisa Melandri
"Ti stai intrufolando dove non devi con troppa forza e verrai schiacciato. Se vuoi diventare un martire con molto piacere soddisferemo il tuo desiderio".
Simone Bruno, il nostro corrispondente dalla Colombia, è stato oggi minacciato di morte attraverso la sua pagina di Facebook. Detta così, nel nostro Paese dove il social network si usa quasi solo per svago, potrebbe sembrare una cosa da poco.
Ricevere minacce in un paese come la Colombia invece è una cosa molto seria. Negli ultimi dieci anni sono stati uccisi 120 giornalisti, colpevoli di aver denunciato le ingiustizie sociali in una terra stretta tra la brutale repressione del governo e la violenza della guerriglia.
Simone si era recato nello stato del Cauca, nella città di María-Piendamó, per documentare la protesta degli indigeni con le sue splendide foto e i suoi racconti.... Continua a leggere...
Ormai cadono dalle impalcature come le foglie dagli alberi in autunno.
Uno, due, tre al giorno, mentre l’Italia sta a guardare.
Preoccupata dal mercato dell’auto che crolla, dalla crisi che finalmente adesso chiamiamo recessione, dalla schizofrenia da poltrona di Villari.
E così questi operai che silenziosi come le foglie d’autunno, cadono dal loro luogo di lavoro e muoiono, sono un po’ il paradosso amaro e nascosto di questo paese e di questo momento.
Ma, se con maggior fragore e attenzione crollano le borse e i mercati, arretrano gli indici e precipitano le azioni, in silenzio cadono e precipitano nel vuoto i nostri operai. Giovanissimi ma non solo, italiani o anche immigrati irregolari, lontani dalle Piazze Affari, dal PIL, ignari delle grandi cifre che in un solo giorno si bruciano nel paese, ultima, dimenticata rotellina di un ingranaggio sempre più vicino alla rottura. ... Continua a leggere...
Ante la más reciente vista del presidente de Colombia Alvaro Uribe Vélez a México (del 7 al 11 de noviembre de 2008), los Padres y Familiares de los jóvenes mexicanos asesinados en Sucumbíos, Ecuador, manifestamos nuestro repudio a su vista y exigimos no sólo se le declare persona non grata, sino que se le juzgue por el asesinato confeso de Verónica Velásquez Ramírez, Fernando Franco Delgado, Soren Aviles Angeles y Juan González del Castillo, así como por las heridas y el daño causado a Lucía Morett Alvarez.
Con preocupación vemos como esta visita es la tercera que Uribe Vélez realiza a nuestro país en el 2008, quedando clara la cercanía y complicidad que ha mantenido el gobierno mexicano con el colombiano, al no condenar el asesinato de cuatro connacionales y no proceder jurídicamente como corresponde contra Uribe, quién reconoció abiertamente desde un inicio la autoría de la masacre de Sucumbíos y el asesinato de nuestros hijos.... Continua a leggere...
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