(manifestazione pro-Chávez a Caracas di questi giorni)
La decisione di questi giorni del governo venezuelano di sospendere momentaneamente le trasmissioni via cavo all’emittente Rctv International che trasmette da Miami in Florida, in attesa che si metta in regola con la legge nazionale
Ley Resorte, non poteva non scatenare la solita bagarre mediatica disinformativa su ciò che realmente accade nel paese e sulle politiche adottate dal presidente Hugo Chávez.
Già nel 2007 la decisione del governo, dettata da esigenze di redistribuzione equa dello spazio radioelettrico disponibile, di non rinnovare il contratto all’emittente (che infatti da allora trasmetteva via cavo), aveva scatenato violente proteste da parte dell’opposizione, appoggiate da tutto l’apparato mediatico internazionale, soprattutto statunitense ed europeo, che sostiene e finanzia quegli stessi poteri che già nell’aprile del 2002 avevano tentato di rovesciare Chávez con un colpo di Stato. Proprio nel 2002 si resero evidenti tra l’altro, le complicità esistenti tra le oligarchie nazionali imprenditoriali e commerciali, i mezzi di comunicazione privati (tra cui Rctv) e la Cia (e le sue “agenzie” Ned e Usaid) nella realizzazione del golpe.
Marcel Granier, presidente di Radio Caracas Televisión Internacional (Rctv International) in varie occasioni si è rifiutato di trasmettere dalla sua televisione i messaggi presidenziali e non ha rispettato le regole di programmazione soprattutto relativamente alla tutela delle fasce protette. Credendo di godere piena libertà e autonomia per il fatto di trasmettere via cavo, Rctv deve adeguarsi adesso su indicazioni della Commissione Nazionale delle Telecomunicazioni (Conatel) alla normativa vigente per le emittenti nazionali. Secondo Conatel infatti, l’emittente e con lei un’altra ventina di televisioni private sarebbero tenute al rispetto della normativa nazionale della Ley Resorte per il fatto di essere a tutti gli effetti emittenti nazionali, avendo, come nel caso di Rctv, addirittura una programmazione nazionale di molto superiore al 70% del totale.
Tra le libertà di cui credeva di godere Rctv, c’era evidentemente anche quella di evocare dai suoi schermi a una “soluzione militare” in Venezuela, dichiarazione fatta durante un’intervista dal presidente della Federcámaras (la nostra Confindustria) il 14 gennaio scorso.
Il ministro del Potere Popolare per le Opere Pubbliche e presidente di Conatel, Diosdado Cabello, che per le dichiarazioni del presidente della Federcámaras Noel Alvarez, ha sporto regolare denuncia, ha dichiarato che le televisioni potranno riprendere le loro regolari trasmissioni una volta messe in regola con la normativa vigente, che “comprende anche l’obbligo di trasmettere i discorsi e i comunicati ufficiali del presidente”.
In Venezuela, come accadde due anni fa, l’opposizione ha colto in questi giorni l’occasione per mandare in strada decine di giovani delle università private in mobilitazioni di protesta dirette verso la sede della Conatel. Si sono registrati scontri tra opposizione e militanti chavisti, due dei quali, un ragazzo di 15 anni , appartenente al Psuv (Partito Socialista Unito del Venezuela) e uno studente universitario di 28 anni hanno perso la vita uccisi a colpi di arma da fuoco e 9 agenti di polizia sono rimasti feriti.
Sull’onda delle dichiarazioni apparse sulla stampa venezuelana, per la maggior parte in mano a grossi gruppi imprenditoriali privati e ostili al governo, anche in Italia e in Europa (El País in testa), seguendo il copione di quanto avvenuto nel 2007 in occasione del mancato rinnovo del contratto a Rctv, si è parlato di “chiusura di televisioni”, “censura” e o “il regime”.
Mentre Televideo (Rai) riporta che “Rctv nel 2007 era stata esclusa dalle trasmissioni in chiaro per non aver trasmesso un discorso ufficiale del presidente Chávez”, La Stampa, unisce la disinformazione e l’ignoranza in materia alla malafede. Nella versione online del giornale torinese il titolo dell’articolo senza firma : “Venezuela, scontri per le tv oscurate muore uno studente di 15 anni” e il sottotitolo: “S'è dimesso il vicepresidente, era pure ministro della Difesa” fanno pensare che le due notizie siano in qualche modo collegate.
Innanzitutto va ribadito che il ragazzo morto era un militante del partito governativo chavista Psuv, quindi non un dettaglio trascurabile e che è stato ucciso dai manifestanti dell’opposizione. Il titolo de La Stampa invece lascerebbe supporre che sia stato ucciso dalla polizia. Inoltre le dimissioni del vicepresidente e ministro della difesa Ramón Carrizales (e quelle di sua moglie che era ministro dell’Ambiente) non sono legate, come lo stesso Carrizales ha dichiarato, a dissapori con la politica del presidente Chávez. Anche se fonti anonime assicurano che sono dovute alla decisione del presidente di includere tra gli alti vertici delle Forze Armate militari cubani, sicuramente però nulla hanno a che vedere con la vicenda Rctv e ancora meno con la morte del giovane 15enne come farebbe credere invece l’articolo pubblicato su La Stampa.it.
Le altre agenzie di notizie non sono da meno: AGI: “Opposizione in strada, muore un 15enne”; TGCOM: “Venezuela oscurata TV anti – Chávez, Rctv non ha trasmesso i suoi discorsi”; ANSA: “Venezuela sospesa tv di opposizione”; Rai News 24: “Chávez mette il bavaglio alle TV”.
Rilevando che nessuno fa notare che per le emittenti televisive esiste in qualsiasi paese al mondo l’obbligo di trasmettere i discorsi o le comunicazioni presidenziali, sappiamo che a ben vedere in Italia siamo messi molto peggio: esiste infatti una sezione specifica della RAI che si chiama Struttura Rai Quirinale e che si occupa delle informazioni e delle trasmissioni che provengono direttamente dal palazzo del Quirinale e che riguardano il Presidente della Repubblica.
Tale struttura è posta sotto la supervisione del Direttore Generale della RAI.
In tale caos disinformativo che diventa quasi consuetudine quando si tratta di vicende legate al presidente Hugo Chávez, sorprende questa volta il silenzio dei due principali quotidiani nazionali, la Repubblica e il Corriere della Sera.
La Repubblica, che si è sempre distinta in passato con i suoi articoli a firma Omero Ciai fortemente critici contro il governo Chávez, soprattutto due anni fa in occasione del mancato rinnovo del contratto a Rctv, adesso stranamente tace.
Nessun articolo su Chávez “dittatore” o “populista”, nessun articolo sulla mancanza di libertà in Venezuela, nessun articolo che parli di “censura” o “televisioni oscurate”.
Nemmeno nessun articolo sia sul cartaceo che sulla versione online del Corriere della Sera.
Il motivo è presto chiarito. Già da oggi infatti le agenzie battono la notizia di un mega investimento di Eni in Venezuela. Un accordo “storico” lo ha definito addirittura Paolo Scaroni, amministratore delegato della ditta italiana.
L’Eni investirà in Venezuela almeno 7 miliardi di dollari in progetti che vanno dalle estrazioni nei giacimenti di greggio pesante nella fascia dell’Orinoco, alla costruzione di centrali elettriche, alla costituzione di imprese miste con Pdvsa (la compagnia petrolifera statale venezuelana).
Chi ha ancora il coraggio di parlare di libertà di stampa nel nostro paese? Chi crede ancora alle falsità opportunistiche raccontate da giornalisti come Omero Ciai al soldo di un giornale a sua volta servo del potere? E vogliamo ancora credere che a muovere l’informazione sia il potere politico? Non è piuttosto ancora una volta il potere economico, quello delle multinazionali o delle grandi lobby a dettare le regole e a pagare gli stipendi ai giornalisti?
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