Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Luciano Perugini di AN, consigliere comunale di Soriano del Cimino (VT) è contrario alla proposta di intitolare un parco pubblico a Pier Paolo Pasolini perchè “era ricchione” ...
Nella frazione di Chia, dove comunque, nonostante l’omofobia del consigliere Perugini (al quale la carica dovrebbe essere revocata) il parco si farà, Pasolini ha girato “Il vangelo secondo Matteo”, uno dei suoi capolavori ed ha vissuto gli ultimi anni della sua vita.
Foto AP
Ha vinto il NO.
Qualcuno mi ha detto che “ha vinto il popolo”.
E’ una vittoria popolare quella ottenuta con una differenza di 124.962 voti su circa nove milioni?
Chávez ha elogiato quello che ha definito “un esercizio della democrazia”.
Non sono d’accordo nemmeno con lui.
Che esercizio della democrazia può essere mai quello in cui si vota più in base alle paure indotte che non alle speranze e ai bisogni reali?
Ha vinto il NO perchè ha vinto la paura. Alimentata, fomentata e finanziata anche e soprattutto dall’esterno del Paese. Paradossalmente hanno vinto, possiamo dire, le paure di buona parte del mondo e di pochissimi venezuelani.
Una campagna elettorale che il delirio mondiale ha trasformato quasi in una campagna per le presidenziali, basata su tutta una serie di ipotesi, e di suggestioni: “una probabile” dittatura, un “futuro” Fidel Castro, “possibili” detenzioni arbitrarie, “ipotetiche” limitazioni di ogni libertà, e via dicendo, ipotesi, illazioni, fino al probabile bagno di sangue se avesse vinto il NO...
Questa per me non è una vittoria.
Non dirò cose del tipo: “ha vinto la democrazia”, “esempio di democrazia”, “Chávez ha dimostrato di non essere un dittatore” etc, etc. Non ha vinto la democrazia, per me ha vinto la paura. In Venezuela la democrazia già c’era e il paese non aveva bisogno di dimostrarlo.Chávez non era un dittatore e se questo risultato,(e il bagno di sangue che non c'è stato) fanno tirare un respiro di sollievo a tanti, anche a tanti suoi simpatizzanti (suvvia diciamocelo...), questo risultato serve solo a dimostrare che l'opposizione seminando paure, ha vinto...
Quando il voto non esprime più la volontà popolare, ma un sentimento di paura indotto, un voto dato perchè “se non lo faccio, forse...”, per me non è un voto libero, ma un voto condizionato da una dittatura.
La vera dittatura in Venezuela è quella dell’opposizione.
Mi chiedo quale sarebbe stato il risultato elettorale senza la pressione costante dei media d’opposizione, senza la pressione costante della stampa estera, senza i soldi arrivati a fiumi dagli Stati Uniti, senza gli studenti usati e martirizzati ad arte, senza quel fascista di Peña Esclusa e i suoi rivoltanti comizi davanti ad un altare, ma con la libertà vera di decidere...
Pascual Serrano è un giornalista e scrittore spagnolo. Tra i fondatori di Rebelión, da tempo svolge un attento e minuzioso lavoro di denuncia di quella che è la disinformazione che passa nei mezzi di comunicazione, con particolare riferimento al Venezuela perchè è verso il governo di questo paese che i media stanno ultimamente stanno dando il peggio di sè.
Molto critico con El País sempre più schierato a destra, per lo meno per quanto riguarda la politica latinoamericana, si è visto recapitare dal quotidiano spagnolo una lettera dove veniva invitato a ritirare il suo articolo “El País contra Chávez, fuego a discreción” pena il pagamento di salatissimi diritti di stampa.
El País accusa Pascual Serrano di aver riprodotto un articolo di Mario Vargas Llosa, accusa completamente falsa in quanto Pascual Serrano nel suo articolo, in rispetto ad ogni normativa vigente ha soltanto riprodotto alcune righe tratte dall’articolo di Vargas Llosa, insieme alle citazioni di altri autori.
In solidarietà a Pascual Serrano e contro la prepotenza e l’arroganza di un grande mezzo di comunicazione, ho deciso di scrivere questa lettera a El País, invitandovi numerosi a fare altrettanto:
A la redacción de El País
cartasdirector@elpais.es
envio estas lineas en solidariedad al periodista Pascual Serrano y contra la arrogancia y prepotencia de ese medio de comunicacíon que se llama El País.
Pascual Serrano es también en Italia un estimado y apreciado periodista y escritor y es gracias a su trabajo serio y detallado que alcanzamos a entender bien el atentado a la libertad y al derecho a la información que puede hacer el periodismo cuando se pone al servicio del poder.
El País, junto con los diarios italianos cómo Liberazione, La Repubblica e Il Corriere della Sera se está destacando por ser la voz europea de la oposición golpista al gobierno democráticamente electo del presidente venezuelano Hugo Chávez.
Pascual Serrano no ha reproducido un artículo de Mario Vargas Llosa sino solamente unas lineas en el contesto de un articulo donde se hacían más citas.... Continua a leggere...
Dalla quarta di copertina:
A quarant'anni dalla morte, una documentata ricerca storiografica per la prima volta tradotta in italiano mette in luce aspetti poco noti e non ancora chiariti riguardo gli ultimi mesi di vita di Ernesto Che Guevara. Dopo il suo arrivo in Bolivia nel novembre 1966, la CIA e l'ambasciata degli Stati Uniti a La Paz fecero di tutto per impedire la vittoria della guerriglia, assumendo il controllo dello Stato, militarizzando la società e reprimendo nel sangue ogni protesta. Ogni sforzo fu fatto per soffocare sul nascere il sogno del Che di "creare due, tre, molti Vietnam", che si prefiggeva di porre fine al sistema di sfruttamento di oppressione imperialista.
La CIA decise di occultare il cadavere del Che, cercò di non far mai pubblicare il suo diario, per portare avanti l'opera di disinformazione e discredito ai danni del guerrillero heróico e dell'intero movimento rivoluzionario mondiale. Di lì a pochi anni, con l’aiuto della stessa CIA e del governo di Washington, in tutto il continente furono organizzati cruenti colpi di stato, dall'Argentina di Videla al Cile di Pinochet, secondo i dettami dell'operazione Condor.
Oggi però, dopo l'elezione in Venezuela di Hugo Chávez nel 1998, molti altri paesi dell'America Latina hanno abbandonato l'obbedienza incondizionata in favore di politiche più attente alla popolazione: anche l'odierna Bolivia di Evo Morales, scelta quarant'anni fa da Ernesto Che Guevara per muovere guerra all'imperialismo degli Stati Uniti, "il più grande nemico dell'Umanità", come affermò nel messaggio alla Tricontinental di quello stesso anno.
pp 184 - € 13,00
Adys Cupull e Froilán González hanno istituito dei corsi dedicati alla vita e all’opera di Che Guevara nelle università di Santiago de Cuba e di Santa Clara. Sono membri della Commissione scrittori e artisti del movimento cubano per la pace e l’autodeterminazione dei popoli, dell’Unione nazionale scrittori e artisti di Cuba dell’Unione dei giornalisti cubani.
November 20,2007
MEMORANDUM CONFIDENCIAL
De: Michael Middleton Steere, US Embassy
Para: Michael Hayden, Director Agencia Central de Inteligencia.
Asunto: Avance de la Fase Terminal de la Operación Tenaza
...
Tomando en consideración los anteriores avances documentales en torno a la Operación Tenaza que coordina Humint en Venezuela según la directiva 3623-g-0217, cumplo en informarle para los fines consiguientes, del status actual de dicha operación, la cual entra en su fase terminal según lo estimado.
En forma resumida, presentamos los diversos escenarios puntualizados en los memoradum anteriores, los cuales en las últimas semanas adquieren nuevos desarrollos:
<!--[if !supportLists]--> 1) <!--[endif]--> Escenario Electoral.
Tal como lo puntualicé en el informe precedente, las tendencias de intenciones de voto se mantienen. Hasta ahora las distintas mediciones realizadas, incluidas las nuestras, le dan al SI una ventaja entre 10 y 13 puntos ( 57 % SI, 44% NO ).Tal estimación porcentual se dan en el marco de una abstención que ronda el 60% de los votantes inscritos.
Nuestros análisis, observan que esta tendencia es irreversible en el corto plazo, es decir, en los próximos quince (15) días no se pueden modificar esos porcentajes de una manera significativa. ... Continua a leggere...
La cultura si crea, si propone e si ripropone, la cultura si inventa.
Spesso si distrugge e a volte si crea, e quando questo accade è magia...
perchè di cultura si vive.
Passa per la tragedia e la morte secondo Cofferati, sindaco di Bologna, l’accettazione, l’integrazione e la legalità di una famiglia di romeni, in cui un bambino di quattro anni ha perso la vita nell’incendio della baracca nella quale viveva.
E così ora Cristinel Draghici, manovale in nero, dovrà paradossalmente essere grato alla morte del suo bambino, Florin 4 anni, perchè con questa si è guadagnato “l’ingresso in società”.
I Draghici “sono brave persone” come dicono i vicini, i bambini andavano tutti a scuola, non vivevano in un campo rom ma in un terreno privato del quale pagavano anche l’affitto, avevano provato ad integrarsi nel vicino quartiere contattando anche gli assistenti sociali della zona, purtroppo il freddo è arrivato prima.
Da un groviglio di fili e cavi allacciati abusivamente alla rete elettrica, che alimentavano stufette e termosifoni per riscaldare la piccola baracca con il tetto in lamiera è partito il cortocircuito che l’ha bruciata, e con essa il piccolo Florin.
Cofferati “spera che l’imprenditore del cantiere dove lavorava il padre del bimbo morto decida di regolarizzare la sua posizione”. Amen.
E’ lecito vivere in una baracca ed è lecito lavorare in nero. Cristinel ha pagato la sua colpa di essere immigrato romeno ed è stato assolto dal volto umano della società italiana.
Non mi va giù.
Non digerisco che nel nome di un partito, quello lanciato in Piazza San Babila a Milano da Silvio Berlusconi e compagnia bella, compaia la parola “popolo”.
A Piazza San Babila, nel cuore della Milano bene, il partito del popolo....
Spero che alla fine lo chiamino Partito della Libertà come era nelle intenzioni originarie del Cavaliere, libertà è una parola che si addice di più al nano di Arcore, in fondo si è preso e ha goduto di molte, moltissime libertà, da quella di farsi le leggi a proprio uso e consumo a quella di ammiccare (e non solo) alla mafia, passando per tantissime altre, tutte costruite, inventate, personalizzate ad hoc per lui, che “crede di essere il re” come dice, adesso che l’idillio è finito, Gianfranco Fini.
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