di Edo Dominici per A Sud
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Nigeria: Delta del Niger, combattimenti proseguono, ma per il governo “conflitto finirà presto”. Mend: Abbiamo fatto esplodere due oleodotti e cinque “flow-station”della Chevron. Eni – 50 mila barili /giorno. Il governatore del Rivers State: “Militanti combattono per una giusta causa”.
Secondo i quotidiani locali, sarebbero più di mille e cinquecento le persone appartenenti a diverse comunità della regione, in gran parte civili, uccise nei primi dieci giorni dell’offensiva dell’esercito nigeriano. È impossibile verificare la situazione nei villaggi della regione, dove ci sarebbe i civili morti e migliaia di rifugiati, poiché l’accesso ai luoghi teatro dell’operazione militare è fortemente limitato. Il Mend nella notte ha fatto saltare due oleodotti e cinque stazioni di pompaggio della Chevron. Scaroni (ENI) “Abbiamo chiesto la force majeure su 50.000 barili" in Nigeria.
Le forze armate della Nigeria hanno reso noto nel fine settimana di aver liberato diversi cittadini filippini in ostaggio dei gruppi ribelli, ma in un comunicato diffuso oggi il Mend ha smentito questa informazione, chiarendo di aver rilasciato tre ostaggi filippini come annunciato in un precedente comunicato.
Nella nota del Mend si legge anche ''Attorno alle 2 di oggi combattenti del Mend hanno distrutto importanti tronconi degli oleodotti. L'impianto della Chevron nel Delta del Niger e' fuori uso. Colpite anche 5 stazioni di pompaggio per bloccare il rifornimento di greggio agli impianti della società petrolifera Chevron”. Le stazioni di pompaggio colpite sono quelle ad Alero Creek, Otunana, Abiteye, Makaraba e Dibi. Nel testo si afferma che questa sarà ora “la modalità standard” delle operazioni del Mend, in risposta alle operazioni delle forze governative nell’area. La notizia trova successive conferme, prima nelle dichiarazioni dell’Amministratore Delegato dell’ENI, Paolo Scaroni, che questa mattina, a margine del G8 Energia ha dichiarato: “Abbiamo chiesto la force majeure su 50.000 barili" in Nigeria, in seguito agli attacchi che hanno riguardato l'area del Delta del Niger. "Per ora sappiamo poco, quello che sappiamo e' che hanno attaccato un impianto Chevron", ha aggiunto Scaroni, spiegando di non poter prevedere l'impatto dell'ultima ondata di attacchi del Mend.
Sempre questa mattina i militari nigeriani hanno confermato gli attacchi agli oleodotti della regione, rivendicati dal Mend in risposta all’offensiva militare contro i militanti.
“Vogliamo informare il pubblico che ... (il leader del Mend) Kingsley Opuye e il suo gruppo di militanti hanno fatto esplodere questa mattina il gasdotto della Chevron a Abiteye. Si tratta di un atto di sabotaggio che non potrà essere perdonato” ha detto il portavoce della Joint Task Force militare nella regione, Col. Rabe Abubakar.
Nella nota il Mend sostiene che i suoi militanti sono rientrati senza colpo ferire nel cosiddetto “campo 5”, che l’esercito aveva riferito di aver conquistato nei giorni scorsi e dove secondo i servizi di sicurezza si nascondeva uno dei leader del Movimento, Government Ekpemukpolo conosciuto come “Tompolo”.
“L’Unità speciale dell’esercito nigeriano (Joint task force, Jtf) – si legge nella nota firmata dal portavoce del Mend, Jomo Gbomo – ha inseguito le ombre nelle ultime due settimane e non ha ottenuto alcun successo militare, noi continueremo con la nostra tattica del gatto con il topo finché non cesserà del tutto l’esportazione di petrolio”.
Intanto il Parlamento nigeriano (la camera bassa) ha votato una mozione che richiede al Presidente Yar’Adua di estendere gli attacchi delle forze speciali dell’esercito (JTF) ai campi del Mend ( che secondo diversi rapporti sono circa 500) in tutti gli Stati del Delta.
Torna a farsi vivo anche il Vice-presidente nigeriano di origine Ijaw, Goodluck Jonathan, le cui dimissioni sono state chieste nei giorni scorsi da diverse personalità di spicco della comunità Ijaw (14 dei 20 milioni di abitanti del delta sono di etnia Ijaw) e dal portavoce del JRC (Join Revolucinary Council) Cynthya White, che coordina l’attività dei gruppi armati. Durante la visita in Nigeria del primo ministro francese Francois Fillon, la seconda carica dello Stato nigeriano, in una dichiarazione all’agenzia di stampa nazionale Nan, ha detto che il conflitto nella regione ricca di petrolio finirà nei prossimi giorni.(?!?). “Il governo – avrebbe dichiarato Jonathan – non ha intenzione di punire nessuno, ma piuttosto integrare le popolazioni della regione per gestire tutti insieme le risorse, che siano essi militanti o giovani”.
Forte invece la presa di posizione del governatore dello Stato del Rivers, Chibuike Rotimi Amaechi, che durante un incontro con gli ambasciatori stranieri e con i governatori degli stati del Delta del Niger ha dichiarato “i militanti combattono per una giusta causa”. “I militanti del Delta del Niger sono stati costretti a impugnare le armi contro lo Stato dai lunghi anni di emarginazione, ingiustizia e dalla mancata attuazione di politiche in materia di sviluppo della regione”.
La confusione delle notizie, vere o presunte tali, regna sovrana. Due soli dati certi: la produzione nigeriana di petrolio, secondo le dichiarazioni dello stesso Ministro del petrolio, è dimezzata, e gli attacchi continuano, con effetti catastrofici sull’intera economia nigeriana. Migliaia di civili innocenti continua a soffrire per gli sconsiderati attacchi della JTF, che cerca di risolvere “manu militari” un problema essenzialmente politico. Che ruolo giochino le potenti ed in fluentissime major petrolifere sul conflitto in corso non è dato sapere.
Altra notizia certa riguarda l’ENI, che in Nigeria potrebbe produrre circa 150 mila barili al giorno, la Società italiana già nei mesi scorsi non riusciva a produrre più di 120-125 mila barili a causa dei danni agli impianti causati dagli attacchi. La scorsa settimana era stata dichiarata la clausola di “force majeure” per 9 mila barili, se sommiamo i 50 mila di questa mattina e facciamo due conti ci accorgiamo che la compagnia petrolifera “guidata” dallo Stato stà perdendo ogni giorno metà della sua produzione prevista... in silenzio, in mezzo a un conflitto. Ma i tanto decantati rapporti dell’Eni con le “comunità locali” ?
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