I bambini rom schedati e tutti gli altri? Chi li tutela alle frontiere?
La terribile proposta di Maroni della schedatura dei bambini rom a mezzo impronte digitali, che secondo il ministro dell’Interno sarebbe un’ulteriore garanzia per la tutela dei loro diritti e un mezzo per difenderli dai genitori sfruttatori, mi ha fatto venire in mente che, sempre in materia di tutela della sicurezza dei bambini, la nostra normativa per l’identificazione dei minori è a dir poco ridicola.
Al momento dell’iscrizione di un minore sul passaporto di uno dei genitori, per esempio, gli unici dati del bambino che vengono riportati sono il nome, il cognome, il luogo e la data di nascita. Senza fotografia. Lo spazio per la foto c’è, ma questa fino ad una certa età non è obbligatoria.
Pertanto immagino che sia possibile e probabile, che un qualsiasi malintenzionato sul cui passaporto sia registrato un figlio e che voglia effettuare un traffico di bambini possa:
- partendo dall’Italia senza figlio (ovviamente), recarsi in un qualsiasi altro paese, prelevare un bambino dello stesso sesso e apparentemente della stessa età di quello registrato sul suo passaporto e farlo entrare come suo figlio, e al ritorno farne ciò che vuole.
- con lo stesso sistema partire dall’Italia con un figlio non suo ma con le stesse caratteristiche di quello registrato sul suo passaporto. E giunto nel paese di destinazione, farne ciò che vuole.
O no? E’ così facile come sembra o spero, mi auguro, che non sia così?
Ho fatto presente questo una volta a un addetto ai controlli documenti di Fiumicino che mi ha detto: “signora, lei ha ragione, non faccio io le leggi, ma se vuole può mettere le foto dei suoi figli sul passaporto...”.
Certo, solo che io non ho nessuna intenzione di vendere i miei figli, né qualsiasi altro bambino.
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