Un dimostrante mangia erba di fornte ad un casco blu dell'ONU durante le recenti proteste contro il carovita (AP Photo/Ariana Cubillos)
5 morti e decine di feriti. Questo è il saldo delle proteste avvenute a partire dalla fine di marzo ad Haiti contro l’alto costo della vita, in uno dei paesi più poveri dell’America Latina e dei Caraibi, dove l’80 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e dove oggi, a differenza di 20 anni fa, quando si produceva il 95 % del riso consumato, se ne importa l’80% dagli Stati Uniti.
Proteste però anche contro i circa 9000 militari della Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti (MINUSTAH), che dal 2004, cioè da quando il presidente Aristide in seguito ad un colpo di stato è stato costretto a rifugiarsi Sud Africa, presidiano il paese.
Militari accusati più volte dalla popolazione locale di aver compiuto, restando tuttavia impuniti, crimini che vanno dalle violenze sessuali alle torture.
Ed è proprio uno dei caschi blu dell’ONU di nazionalità nigeriana, una delle cinque vittime dei disordini, che, iniziati nel sud del paese, si sono ben presto diffusi in tutto lo stato.
Medici senza Frontiere rende noto che, a Port au Prince, molti dei feriti assistiti negli ospedali riportavano ferite da arma da fuoco. La situazione inoltre si è aggravata e complicata ulteriormente per lo sciopero dei camionisti contro l’aumento del prezzo del carburante che aveva paralizzato il traffico cittadino, rendendo difficoltoso il trasporto dei feriti negli ospedali.
I manifestanti più vicini al vecchio presidente Aristide ne chiedono il ritorno, nonostante le elezioni del 2006 abbiano confermato la presidenza di René Préval, sostenitore dello stesso Aristide, che ha vinto con il 51, 15% dei voti.
A causa dei disordini e della situazione di crescente tensione nel paese, il senato haitiano ha ritirato quasi all’unanimità la fiducia al primo ministro Jacques Edouard Alexis.
Préval ha predisposto intanto un piano di emergenza volto alla riduzione drastica del prezzo del riso, che in una settimana era passato da 35 dollari a 70 dollari il sacco, affermando in un discorso rivolto alla popolazione, che il paese “sta pagando le conseguenza di politiche sbagliate applicate da oltre 20 anni ad Haiti”.
Intanto è sempre più sotto esame il ruolo svolto dal MINUSTAH, composto per circa il 40% da effettivi provenienti da paesi latinoamericani con governi di sinistra o progressisti ( Brasile, Uruguay, Argentina e Cile).
Sembrerebbe, come denuncia anche il Premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel, che nel primo anno della missione ONU siano morte 1200 persone per episodi di violenze. In altri due episodi, i caschi blu avrebbero sparato sulla popolazione disarmata nei quartieri più poveri di Port au Prince provocando decine di morti.
Adesso, dopo la riduzione del prezzo del riso, la situazione sembra essere tornata tranquilla.
Fino a quando?
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