Moises Naim: una nuova epidemia dilaga per l'Europa
Su l’Espresso un criminale scrive di onestà intellettuale....
C’è una nuova epidemia in giro per l’Europa, con principi di focolai pericolosi anche negli Stati Uniti. In America Latina circa due terzi della regione ne è affetta.
Ce ne informa Moises Naim in un articolo scritto per la sua rubrica “Senza Frontiere” su l’Espresso.
E’ un’epidemia pericolosa soprattutto per gli interessi ai quali egli è sempre stato ossequiente: e cioè quelli degli Stati Uniti e dell’opposizione antichavista nel suo paese, il Venezuela.
Questa epidemia, come si apprende leggendo quanto scrive, sarebbe la sindrome di Stoccolma che si sta propagando per tutta Europa e che avrebbe come caratteristica principale quella di portare cittadini di continenti lontani a solidarizzare con “quelle bande di assassini e sequestratori” che sarebbero le FARC.
Secondo il venezuelano Naim, che ricordiamo (visto che a lui non piace farlo) fu ministro dell’industria di Carlos Andrés Perez al tempo del Caracazo (il massacro, avvenuto a Caracas il 27 febbraio 1989, di circa duemila?, seimila? centomila? dimostranti che protestavano per la dilagante miseria in cui versava il paese a seguito delle privatizzazioni selvagge del governo) ne sono affetti singoli cittadini europei, associazioni, e perfino Oliver Stone e tre membri del congresso Usa che ne avrebbero manifestato i sintomi con l’invio di una lettera a Manuel Marulanda, alias Tirofijo, esprimendo compiacimento per aver fornito la prova in vita di Ingrid Betancourt.
Ed è abile, abilissimo Naim a giocare con le parole, dove si intende “dimostrare compiacimento per aver fornito la prova in vita di Ingrid Betancort”, il suo estro prezzolato gli fa scrivere “le FARC per la prima volta in sette anni, si sono degnate di fornire in alcuni video la conferma di non aver ancora assassinato Ingrid Betancourt e altri ostaggi”. Supponendo così in mala fede che fosse scontato che le FARC avrebbero ucciso la Betancourt, ipotizzando poi che probabilmente lo faranno, e infine mentendo spudoratamente, in quanto da quando la Betancourt è prigioniera delle FARC, di prove di sopravvivenza in video, prima di quella recentissima del dicembre scorso alla quale egli fa riferimento, ne sono state fornite almeno altre due, la prima cinque mesi dopo il sequestro e una seconda nell’ottobre del 2003, ma si sa, alterare i numeri fa sempre un certo effetto.
Leggendo l’articolo di Moises Naim si potrebbe poi addirittura ipotizzare per qualcuno il reato di complicità in traffico internazionale di stupefacenti in quanto secondo l’analista (sic) “la retorica con cui si vorrebbero equiparare le FARC ai movimenti di liberazione nazionale serve solo da facciata a una banda di crudeli mercenari del narcotraffico”.
Segnaliamo allora al perspicace autore dell’articolo che l’ultimo complice in ordine di tempo di questa banda di volgari narcotrafficanti sarebbe addirittura Yves Heller, il portavoce della Croce Rossa Internazionale in Colombia che in una recente intervista rilasciata a Página/12 afferma che in Colombia esiste di fatto una guerra e che “lo Stato si sta scontrando con gruppi armati organizzati che hanno un certo controllo del territorio, che stanno provocando conseguenze umanitarie, che esercitano operazioni militari intense e organizzate, che hanno un comando e un’organizzazione militare. Per questo secondo il CIRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa) in Colombia esiste un conflitto armato interno al quale va applicato il II protocollo di Ginevra”.
Un riconoscimento dunque della condizione di belligeranti delle FARC, contrariamente alla posizione del governo colombiano che continua a identificare la guerriglia come “minaccia terrorista” o “terrorismo in democrazia” o come fa Naim “mercenari del narcotraffico”.
Ma la lista degli infettati dalla sindrome di Stoccolma è lunghissima, in essa troviamo i nomi, oltre ovviamente a quello del presidente del Venezuela Hugo Chávez che probabilmente è già un malato terminale, anche quello di Yolanda Pulecio, la mamma di Ingrid Betancourt che affermò addirittura di fidarsi più delle FARC che di Uribe, e dello stesso marito di Ingrid, Juan Carlos Lecompte, che in più di una occasione ha criticato duramente Uribe, accusandolo addirittura di dialogare molto di più con i paramilitari che con le FARC per la liberazione degli ostaggi.
Ricordiamo a Naim inoltre che i governi di Brasile, Francia, Argentina, Cuba, Ecuador e Svizzera hanno accettato di mediare per la liberazione di Clara Rojas e Consuelo Gonzáles de Perdomo e lo hanno fatto con un gruppo belligerante, riconoscendo loro per questo una valenza politica, e non certo con una banda di mercenari narcotrafficanti.
Alla sindrome di Stoccolma secondo Moises Naim se ne starebbe per aggiungere un’altra e cioè la sindrome di Copenaghen in quanto recentemente nella capitale danese un tribunale chiamato a giudicare un’organizzazione che vendeva partite di magliette con il simbolo delle FARC con la promessa di devolvere alla guerriglia parte del ricavato (che in Europa è reato in quanto le FARC risultano nell’elenco dei gruppi terroristici voluto da Washington e quindi il loro finanziamento proibito) ha invece assolto l’organizzazione non considerando le FARC una banda di terroristi.
Richiama l’onestà intellettuale Moises Naim per affermare che in Colombia “le motivazioni ideologiche a suo tempo addotte da questi fuorilegge non esistono più”. Non c’è bisogno di ricorrere all’onestà intellettuale, ma soltanto a un po’ di cognizione di causa per sapere che in Colombia le motivazioni per le quali esiste una guerra civile da cinquanta anni non sono soltanto ideologiche ma portano il marchio di migliaia di crimini commessi dai paramilitari, in combutta con uno stato più terrorista e narcotrafficante delle stesse FARC, condannato in varie occasioni dalla Corte Interamericana con sede in Costa Rica, per violazione dei diritti umani. Di tutto questo Naim non parla, si limita ad affermare che “la sindrome di Copenaghen nasce da un crudo calcolo politico” e si augura che solo cancellando definitivamente questa versione aggiornata della sindrome di Stoccolma si aprirà la strada per liberare tutti gli altri prigionieri nascosti nella selva colombiana.
Il riferimento a Chávez e alla sua mediazione è esplicito, l’augurio che il presidente Venezuelano si faccia da parte anche ma si illude se pensa che ci potranno essere altri ostaggi liberati senza la sua mediazione.
Le parole di Naim sono niente altro che lo specchio della posizione di Álvaro Uribe e del governo degli Stati Uniti, che solerte nei giorni scorsi ha provveduto ad inviare in Colombia John Walters (DEA) e Jim Stavridis (capo del comando Sud), i quali hanno affermato che il presidente venezuelano è un “sostenitore del narcotraffico” e che rappresenta una “minaccia terroristica” nella regione. Immediatamente è partito il dispaccio per i giornalisti prezzolati, che Moises Naim ha prontamente raccolto. Chissà come si chiama questa malattia di cui sembra siano affetti molti giornalisti della stampa occidentale....chissà come è possibile che l’Espresso occulta che Moises Naim è un responsabile di crimini contro l’umanità e lo fa scrivere come se fosse un osservatore neutrale che può anche permettersi il lusso di giudicare l’onestà intellettuale degli altri.
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