Domenica 18 novembre si è tenuta nello Zócalo di Città del Messico la terza assemblea della Convenzione Nazionale Democratica, il movimento popolare che fa riferimento alla figura di Andrés Manuel López Obrador e lo riconosce come “presidente legittimo” del Messico fin dalle elezioni del 2 luglio 2006 “vinte” por fraude dal presidente espurio (illegittimo) Felipe Calderón.
In uno zócalo gremito di gente, AMLO, celebrando un anno di “presidenza legittima”, ha tenuto un discorso nel quale oltre a confermare il carattere di movimento partecipativo della Convenzione Nazionale Democratica, della quale egli è il leader indiscusso e amato, parla della costruzione “dal basso e con la gente” di una nuova Repubblica “dove le cose importanti sono la felicità e il benessere del popolo e dove non domini il denaro sulla dignità dei messicani”.
La parte più importante e cruciale del suo discorso è stata comunque quella nella quale ha affrontato il tema dell’energia condannando duramente le intenzioni dell’attuale governo di privatizzare la Pemex, azienda petrolifera di stato.
Manuel Lopez Obrador ha chiamato il popolo messicano a difendere le sue risorse energetiche, svendute dall’attuale governo che agisce esclusivamente nell’interesse del Fondo Monetario Internazionale, ai capitali stranieri.
Toni accesi, senza mezzi termini, che richiamano quelle di altri leader e presidenti latinoamericani che stanno lavorando duramente perchè intere nazioni riconquistino dignità nazionale e padronanza sulle proprie risorse.
Cosa sarebbe stato il Messico senza il fraude? Senza quell’offesa collettiva che ha tolto a migliaia di messicani la possibilità di riacquistare dignità?
Difficile dirlo, un grande paese, un grande popolo che non merita l’attuale governo ma che forse ha bisogno di organizzare le sue forze.
Ed è questo il compito della Convenzione Nazionale Democratica, “in modo pacifico, senza violenza, ma con molta fermezza”.
AMLO per molti rappresenta una speranza, l’uomo della strada che percorre a piedi il paese, con la Costituzione in mano, stato dopo stato, come fece molto prima di lui Benito Juarez, il benemérito de las Américas, detto il “presidente errante” che governò il Messico dal 1858 al 1872, anno della sua morte.
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Il tradimento di mettere nella mani degli stranieri il patrimonio del popolo e della nazione.
Manuel López Obrador ha ricordato al “suo” Messico il presidente Lázaro Cardenas del Río che il 18 marzo 1938 informò il popolo della sua decisione di espropriare le ricchezze petrolifere del suo paese, allora in mano alle compagnie straniere, nazionalizzandole, e in effetti il discorso di AMLO ricorda molto da vicino il testo del messaggio di Lázaro Cardenas con il quale comunicava la sua decisione al popolo.
“Con la cosiddetta riforma energetica, pretendono portare a termine la privatizzazione dell’industria elettrica e quello a cui più ambiscono: appropriarsi del petrolio, che è proprietà del popolo e della nazione”, ha detto Manuel López Obrador.
“Ciò che a loro importa”, ha aggiunto “è vendere sempre più prodotto grezzo all’estero, tralasciando l’esplorazione dei giacimenti petroliferi e in particolare trascurando la raffineria e l’industria petrolchimica. E nello stesso modo stanno facendo con il gas.”
“Il governo espurio ha intrapreso un’offensiva contro la Pemex , dicendo che perde denaro e che non ha risorse né tecnologia a disposizione.”
Questo è falso, afferma AMLO, ricordando che Pemex è l’impresa più redditizia del paese e la seconda compagnia petrolifera con maggior flusso di effettivo nel mondo.
AMLO e la Convenzione Nazionale Democratica hanno pertanto proposto la costituzione di una Commissione Coordinatrice per la Difesa del Petrolio, incaricata di promuovere ed organizzare le campagne pacifiche di difesa della risorsa nazionale dal tentativo dell’attuale governo di svenderla ai capitali esteri. In tal senso, segretari e tecnici del governo legittimo, che procede sempre più incisivamente ma parallelamente a quello di Felipe Calderón, stanno preparando proposte e programmi.
La campagna di informazione nazionale per la difesa del petrolio sarà portata avanti, “paese per paese, rione per rione, quartiere per quartiere, casa per casa” e contemporaneamente verranno approntate azioni di rivolta civile pacifica che impediranno qualsiasi tentativo di riforma in materia energetica. Le azioni dovranno comunque essere sempre caratterizzate da tre principi fondamentali: la non violenza, il non arrecare danni a terzi e la messa in pratica di misure efficaci che abbiano realmente il proposito di mantenere il petrolio sotto il controllo della nazione.
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La provocazione della Chiesa
Domenica nello Zócalo inoltre sono state denunciate gravi inadempienze relative alla politica di privatizzazione dell’energia, le quali, insieme alle sottrazioni di fondi pubblici da parte del PRI che erano stati destinati alle opere di ingegneria idraulica, hanno causato la recente tragedia dell’inondazione nello stato di Tabasco, irregolarità per le quali è stata presentata denuncia penale contro i responsabili.
La Convenzione Nazionale Democratica si è unita inoltre al nuovo Fronte Nazionale contro la Repressione promosso dalla senatrice Rosario Ibarra de Piedra, ed è stato proprio durante il discorso della senatrice, che è anche Presidente della Commissione dei Diritti Umani in Senato, che ha preso il via quella che da molti è stata definita una vera e propria provocazione da parte della Chiesa messicana. Dalla cattedrale infatti, per ben 1o minuti sono state fatte suonare con vigore le campane in modo tale da coprire del tutto la voce di doña Rosario.
In altre occasioni, nella cattedrale dello Zócalo, contemporaneamente simbolo del potere coloniale ed ecclesiastico, la funzione domenicale era stata sospesa per il contemporaneo svolgersi di altre manifestazioni. In questo particolare periodo invece profonda è la frattura tra i vertici ecclesiastici e il movimento che ruota intorno a Manuel López Obrador. Da un lato perchè le gerarchie ecclesiastiche sono di fatto vicine al PAN, il Partido Acción Nacional attualmente al governo, dall’altro, e questo fa pensare a una sorta di ripicca, per l’uscita nelle sale, il 15 novembre, appena 5 giorni fa, del film Fraude, México 2006 del regista Mandoki. Il film è in realtà un documentario sulle elezioni del 2006 , e nonostante i tentativi di censura, in soli tre giorni di programmazione è stato visto da più di cento mila persone e nel quale si vede il cardinale Norberto Rivera, recentemente indagato dalla giustizia statunitense per la sua protezione a un prete pedofilo, benedicendo alcuni partecipanti a una cena tra i quali l’ex presidente Carlos Salinas de Gortari, (illegittimo, come Felipe Calderón) fautore del liberalismo più sfrenato e delle privatizzazioni e artefice del riavvicinamento con il Vaticano. Questo testimonierebbe in particolare la complicità degli alti vertici della Chiesa Cattolica con i personaggi più discussi della politica del paese e il suo coinvolgimento nel fraude elettorale del 2006.
Molti credono che quella partita dalla Cattedrale domenica in realtà sia stata una provocazione studiata a tavolino, vista anche l’assenza dalla messa del discusso cardinale Norberto Rivera.
Alcuni partecipanti all’Assemblea della CND, un numero esiguo in verità, raccogliendo la provocazione, hanno però fatto irruzione in chiesa chiedendo a gran voce che si rispettasse il discorso della senatrice.
Ne sono nati scontri con alcuni fedeli e la cattedrale è stata chiusa a tempo indeterminato.
Il rivoluzionario discorso, ma forse era proprio questo lo scopo, di Andrés Manuel López Obrador è stato messo in secondo piano, offuscato dal “pericolo anticlericale pejista”. (I pejistas sono i simpatizzanti di AMLO, detto anche El Peje).
Rosario Ibarra de Piedra è stata inoltre accusata dal presidente del Collegio di Avvocati Cattolici, Armando Martínez, di aver incitato alla violenza il gruppo che si è introdotto nella Cattedrale per aver pronunciato queste parole mentre non riusciva più a portare avanti il suo discorso a causa del frastuono delle campane: “non si sa se le campane suonino per gioia o per la presenza di tanta gente nella Convenzione Nazionale Democratica, bisognerebbe fare chiarezza su questo”.
Sebbene la direzione nazionale del PRD, Partido de la Revolución Democrática, di cui AMLO fa parte, si dissocia dal gesto di protesta di alcune persone, non appartenenti al PRD, che hanno fatto irruzione nella cattedrale, fa comunque notare la provocazione partita dalla gerarchia ecclesiastica di far suonare con veemenza le campane per più di 10 minuti durante un discorso pubblico. E’ stata inoltre criticata fortemente la decisione di far chiudere la chiesa a tempo indeterminato.
Quello che è certo è che quelle che si sentono qui suonare per dieci minuti con forza, sulla voce di Rosario Ibarra mentre parla di donne violate e di uomini scomparsi non sono certo le campane della pace, è un suono violento e rabbioso che dimostra soltanto l’arroganza del potere quando dal basso, il potere viene seriamente messo sotto accusa, ma che dimostra altresì la frattura profonda tra il popolo messicano e la Chiesa Cattolica sempre più lontana, sempre più chiusa nelle sue posizioni, sempre più intransigente.
L’appuntamento è per il 18 marzo 2008 in commemorazione del 70° anniversario dell’Espropriazione Petrolifera, sperando che questa volta le campane della cattedrale dello Zócalo siano un po’ più vicine ai messicani e un po’ più lontane dal cielo.
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