Que viva la revolucion (senza accenti) a Radio3Mondo
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Ho seguito ieri mattina la trasmissione Radio 3 Mondo. Sorvolando sul titolo (Que viva la revolucion (faticoso mettere gli accenti?)...basta che sia degli altri), ho trovato banale, quasi puerile l’esordio con la registrazione del discorso di Chávez all’ONU in cui egli chiama Bush “diablo”. Ci sarebbe stato tanto da dire per iniziare il discorso, con tutto ciò che sta dicendo e facendo Chávez (fatti che cambieranno la storia e che i miei figli probabilmente studieranno a scuola, ma forse per Gian Antonio Stella Chávez sui libri di storia verrà citato solo per aver dato del diavolo a Bush...).
A un certo momento Stefanini viene invitato da Stella a rispondere a un ascoltatore che dice testualmente: “dei paesi come l’Argentina, il Brasile e il Venezuela che sono assolutamente ricchissimi per lo sfruttamento delle proprie risorse sono oggi ancora in mano a poteri che fanno i propri interessi...perchè un Chávez che c’era 25 anni fa in Venezuela...”, ma egli (Stefanini), inciampando nell’italiano, per la foga di rispondere all’intervento precedente di Gennaro Carotenuto in merito alla notizia dell’annuncio di Mantega di entrare a far parte del Banco del Sur, lo ignora completamente.
Nessuno quindi spiega all’ascoltatore che questi paesi forse sono ricchissimi di risorse ma non sono assolutamente ricchissimi in quanto sono sempre stati sfruttati da quei poteri a cui lui confusamente fa riferimento, e nessuno gli ha detto che Chávez è stato eletto presidente nel 1998 e non 25 anni fa. Ebbene secondo Maurizio Stefanini, sarebbe un fatto inconciliabile, ma veramente inconcepibile, che mentre Mantega andava a dare l’ok per il Banco del Sur a Caracas, Lula “il suo capo” firmava accordi con Bush per l’etanolo. E dove starebbe scritto che i paesi aderenti al Banco del Sur non devono più fare affari con gli Stati Uniti? E’ possibile nell’ottica commerciale mondiale per un paese, un qualsiasi paese grande o piccolo, staterello o grande nazione, non fare affari con gli Stati Uniti? O non averci a che fare come importatori, esportatori, partner o investitori? Io non sono esperta di geopolitica come Stefanini ma una tale possibilità non riesco proprio a concepirla. E ancora, gli Stati Uniti non si esauriranno certo con Bush, cosa dovrebbero fare secondo Stefanini i paesi latinoamericani, sospendere ogni tipo di accordo con gli USA fino a nuove elezioni? E perchè non chiama le cose con il loro nome invece di strumentalizzarle, cito testualmente: “il Brasile dal punto di vista dell’atteggiamento della finanza internazionale (FMI e BM) ha interessi analoghi a quelli del Venezuela, quindi si allea con Chávez, dal punto di vista del rapporto dei paesi produttori di petrolio e paesi consumatori ha interessi analoghi a quelli degli Stati Uniti, non di Chávez quindi si allea con gli Stati Uniti”. Perchè un accordo economico o un accordo finanziario devono diventare “alleanze” nel senso di come le intende Stefanini? Un accordo economico è un accordo economico e non vuol significare un’alleanza di due paesi contro un’altro e così per un accordo finanziario. Perchè entrare a far parte del Banco del Sur sarebbe così in contrasto con un accordo per l’etanolo con gli Stati Uniti? Questa mi sembra sinceramente una visione geopolitica troppo semplicistica e strumentale. Continua : “il problema poi generale dell’integrazione latinoamericana è che certamente esistono poi questi movimenti storici” (e quali sarebbero nel caso in oggetto?) “che ogni tanto ritornano ma ci sono poi anche delle differenze di interessi concreti che poi saltano fuori e che saltano fuori anche adesso perchè appunto c’è questa rissa che da mesi che divide due governi entrambi di sinistra uruguayano e argentino per la storia di una cartiera uruguayana...” e che c’entra questo? Solo Stefanini lo sa, a meno che non voglia strumentalizzare anche un dissidio interno a due paesi per mettere in dubbio l’aspirazione all’unità latinoamericana. Si è fatta l’Unione Europea con 27 paesi diversissimi fra loro e in disaccordo spesso su tutto, ora i problemi per la cartiera per Stefanini sembra che rendano anche solo l’aspirazione all’unità latinoamericana impensabile. E meno male che all’ascoltatore risponde Caracciolo il quale però non si capisce perchè parli di “regime di Chavez” eapertamente si contraddice, infatti dice : “quello che caratterizza in particolare oggi il regime di Chávez è il fatto di teorizzare in qualche misura e anche praticare un rapporto diretto fra capo e popolo”. Ma come si concilia questo presunto rapporto diretto con la democrazia partecipativa che è scritta nella costituzione del Venezuela?
Concludo qui, non vado oltre perchè credo che questo basti a rendere l’idea su che livello venga condotto un dibattito di geopolitica quando il continente in questione è il SudAmerica.
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