Uribe-CIA e i generali scagnozzi di qua e di là: chiedendo la mia testa e quella di molti altri
di Narciso Isa Conde /MCB Repubblica Dominicana
ABP/17/12/2009
Non è per caso che mi segnalano ancora una volta come “coordinatore e ideologo” del “braccio politico” delle FARC-EP. Il Congresso Costitutivo del Movimento Continentale Bolivariano (MCB) deve averli infastiditi molto. Il Coordinamento Continentale Bolivariano (CCB) è cresciuto nonostante la criminalizzazione subita e si è trasformato in un forte movimento grazie alla volontà di 1200 delegati provenienti da 30 paesi della nostra America, dell’Europa, dell’Australia e del Nord America, anche se ovviamente la maggior parte dei comitati partecipanti giungono dall’America latina e dai Caraibi. Forze rivoluzionarie molto diverse e intellettuali e militanti di gran peso politico e sociale hanno partecipato a questo evento che si è tenuto nei giorni 7, 8 e 9 dicembre a Caracas, dandogli un segno distintivo di qualità e un chiaro senso strategico nelle sue decisioni. Le forze più progressiste, quelle più anti-sistemiche, anti-imperialiste e anti capitaliste si sono unite ancora di più.
L’orrore narco-paramilitare-terrorista guidato da Alvaro Uribe, le basi militari statunitensi nella regione, i golpisti honduregni, la destra e la lumpenoligarchia continentale,il farsante Obama e il suo imperialismo pentagonizzato, sanno molto bene che gli risponderemo con nuove espressioni di resistenza e offensiva di carattere regionale e di vocazione internazionalista. Per questo la loro menzognera campagna mediatica.
Ho coordinato la presidenza Collettiva della CCB dal 2005, ho partecipato attivamente a questo Congresso Costitutivo del MCB e ora mi hanno scelto per coordinarne la presidenza. Da qui tanto accanimento contro di me.
Ci abbaiano contro perché stiamo galoppando e in modo particolare abbaia il “bulldog” di Washington con sede in Colombia, accompagnato dalla CIA e dal Mossad. Gli hanno assegnato compiti criminali da svolgere al di là delle sue frontiere, come fa Israele in Medio Oriente.
Abbaiando accusano che il comandante Iván Márquez (membro del Secretariato dellle FARC-EP) ed io abbiamo deciso di fondare il Coordinamento Continentale Bolivariano – trasformato ora in Movimento – come “braccio politico” internazionale dell’insorgenza colombiana, trasferendo così su di me le stigmatizzazioni e le calunnie anti-FARC e la decisione di annientarmi militarmente come se fossimo in guerra aperta.
La storia è invece molto diversa e la quantità di menzogne annesse non le andremo né a contare né a ribattere adesso, perché questo dossier ha un altro scopo; promettendo, sia chiaro, farlo nel più breve tempo possibile, dopo la pubblicazione di questo articolo.
Le accuse che rimbalzano dall’Ecuador: un’altra manovra per rafforzare la criminalizzazione.
Il lancio di questa vecchia accusa, falsamente viene attribuito al governo ecuadoriano, cercando così di dargli la legittimità di cui è carente, mentre proviene invece direttamente dai rappresentanti dello screditato Stato colombiano.
La “Commissione di Verità e Trasparenza” sul caso Angostura-Sucumbíos (bombardamento e massacro in territorio ecuadoriano dell’accampamento del comandante Raúl Reyes), sebbene sia stata istituita per decisione del presidente Correa, in realtà ha rappresentato una domanda della società civile, autonoma dal governo, che non ha tardato a prendere una sua propria direzione. Intorno a questa commissione gravita l’USAID e nel suo seno hanno esercitato influenza le corrotte e contorte versioni di fattura colombiana.
Il suo rapporto non è stato pubblicato formalmente e non rappresenta la posizione del governo ecuadoriano. Solo alcuni frammenti dello stesso, con evidente mala intenzione, sono stati resi pubblici attraverso i mezzi di comunicazione di destra e le agenzie internazionali della stampa.
La citata Commissione non ha rispettato il tempo fissato per la sua pubblicazione e si è prestata a questa manovra che include elaborazioni dell’intelligence colombiana, della CIA e del Mossad. Il suo presidente Francisco Huerta ha fama di essere un opportunista ed evidentemente insieme ad altri membri della Commissione si è prestato a favorire versioni che sembrano provenire più dal governo colombiano che da quello ecuadoriano. In definitiva ha ingannato il suo proprio Stato.
In quel poco pubblicato in questo rapporto, abbondano le falsità e le mezze verità, anche molto pasticciate. Si tratta di un vero e proprio sgorbio che inizia ad essere contestato nel seno della società ecuadoriana e specialmente dalle persone calunniate.(*)
Tra i passaggi più diffusi ci sono quelli che mi citano e mi accusano, alcuni di essi usati dalle agenzie internazionali e ripresi dai mezzi di comunicazione dominicani.
Chiedono la mia testa : reiterano il proposito
Ripeto che questo non avviene a caso.
La macchina mediatica alimentata dai centri del potere della tragica alleanza colombiano-statunitense è tornata a rimettersi in moto contro la mia persona e contro altri dirigenti del nascente MCB, chiedendo le loro teste e il carcere.
Nel mio caso ho denunciato e diffuso molte informazioni precisando che il regime di Uribe, con l’appoggio del potere imperialista statunitense, vuole la mia testa, cioè è deciso ad uccidermi.
Ha cercato di farlo nel settembre del 2008 quando l’ex ambasciatore colombiano Juan José Chaux Mosquera (uno dei capi politici del paramilitarismo) e l’addetto militare di questa missione diplomatica, il capitano Manuel Hernández, per ordine di Montoya hanno tramato questo piano criminale con la luce verde dell’ambasciata americana, rappresentata dalla colombiana-statunitense Beatriz Arena.
Alcune settimane fa hanno reiterato il loro terribile proposito.
Lo stesso generale Montoya ambasciatore colombiano in Repubblica Dominicana e la stessa Beatriz Arena, consigliere dell’ambasciata degli Stati Uniti, hanno proposto all’attuale capo della Polizia Nazionale, generale Guillermo Guzmán Fermín, il quale muore dalla voglia di mandarmi all’altro mondo, una forma di “annientarmi”, di farmi scomparire dalla mappa. Questo è stato giustamente denunciato ma prima ne è stato informato il presidente Fernández.
Fino ad ora sono vivo grazie all’ alto costo politico che rappresenterebbe il mio omicidio per il governo attuale, il cui presidente si limita a ripetere i rischi che corro e a promettere garanzie che non mantiene.
Leonel Fernández non ha il coraggio di agire e di mettere al loro posto i colombiani e gli statunitensi che partecipano attivamente a questa congiura, nonostante siano stati già segnalati con nome e cognome.
Al contrario gli sta dando la possibilità di organizzare, mettere a punto e disegnare piani repressivi e di contaminare con le loro mafie narco-paramilitari le strutture dello Stato e la società dominicana.
Operano impunemente in Haití e nella Repubblica Dominicana, vincolati a investimenti provenienti dal narco-lavaggio (più di mille milioni di dollari in totale), a gruppi imprenditoriali mafiosi e ai loro cartelli preferiti.
Leonel Fernández, i politici del PLD che gli ruotano intorno e una parte dei generali che lo appoggiano sono complici e beneficiari tanto di questi affari e di questi metodi sporchi come dell’appoggio politico derivato da quest’associazione a delinquere con i generali e le mafie colombiane. Per questo gli garantisce impunità per le loro malefatte.
Nel mio caso, Leonel e l’attuale capo della Polizia sono stati frenati dalla consapevolezza che entrambi hanno dell’enorme costo politico che rappresenterebbe per loro e per il governo il mio omicidio. Farò in modo che questo sia ogni giorno più grande.
Ciò nonostante, la cupola civile e militare colombiana, strumento degli Stati Uniti nella regione, non ha desistito da questo proposito. Questa nuova campagna criminalizzatrice evidenzia che continuano in questa strada e cerca di aumentare la sua offensiva annunciando misure legali, ordini di cattura e richieste di estradizione come quella contro il compagno venezuelano e presidente del Parlamento latinoamericano , Amilcar Figueroa.
Generali dominicani, compari del generale Montoya
Nel mio caso il pericolo è maggiore perché fanno affidamento nel paese con forti connessioni a livello militare e della Polizia, incluso con l’attuale capo di questa, che si dimena tra il desiderio di contribuire al piano criminale e la coscienza delle sicure implicazioni catastrofiche dello stesso sulla sua “carriera” e sulla sua persona.
Questa “patata” è così calda che scotta. Non si tratta però, rispetto alle citate connessioni, ripeto, soltanto di lui, famoso per la sua durezza e vocazione criminale, meglio conosciuto come il capo dei “chirurghi” e il campione delle fucilazioni illegali. Nel suo caso si può dire “tale padre, tale figlio” ricordando il boom degli omicidi e le torture durante la direzione della polizia da parte di suo padre generale Guzmán Acosta, durante gli anni del terrore di Balaguer.
Ci sono altre connessioni colombiano-dominicane molto pericolose.
Esternamente alle strutture di polizia propriamente dette, a capo dell’Autorità Metropolitana del Trasporto (AMET ma con forti legami con esse), agisce il generale Rafael Bencosme Candelier, forgiato nel crimine e nelle torture, coinvolto in ogni tipo di delinquenza commessa dal potere e associato direttamente alle narco-mafie.
Ex capo del potente Dipartimento di Investigazioni della Polizia Nazionale, Rafael Bencosme Candelier, è socio del suo attuale dirigente, generale Manuel Fructuoso, un altro della sua stessa risma, esperto in torture, prove false, abusi, angherie e associazione mafiosa. Gli antecedenti di ambedue si fanno risalire al lugubre Servizio Segreto (SS) della Polizia Nazionale nei governi di Balaguer, entità responsabile di omicidi e torture da far rabbrividire.
Ambedie hanno diretto l’operazione di polizia nella quale ho rischiato di perdere la vita a settembre dello scorso anno. Lo stesso capo della polizia, Guzmán Fermín, ha ammesso in riservatezza la partecipazione di Bencosme Candelier in questa operazione, cercando di evadere proprie responsabilità e di segnare la distanza con lui per i contrasti che li dividono. Bencosme gli altri generali sono coinvolti nel massacro di Paya, prodotto delle lotte tra le mafie colombiano-domenicane, realizzato per appropriarsi di un enorme carico di cocaina e di una ingente somma di danaro che ancora non sono stati recuperati.
I tre, per vie diverse hanno adesso una relazione “carnale” con Montoya. Sono i suoi compari in tutto e per tutto.
Montoya , come capo dell’esercito colombiano ha visitato clandestinamente il paese prima di essere ambasciatore e tra le sue missioni c’era quella di preparare il piano per uccidermi, missione che è rimasta a carico di Chaux Mosquera e Beatriz Arena. Il generale Freddy Padilla de León, attuale capo dell’esercito colombiano, ha seguito i preparativi e dopo una settimana in incognito è apparso annunciando un accordo di “cooperazione strategica” tra ambedue le forze armate.
In entrambe le occasioni il generale dominicano Ramón Aquino García, allora Segretario delle Forze Armate Dominicane e ora capo della Direzione Nazionale di Investigazioni (DNI) , vincolata alla CIA, si è prestato a favorire questi propositi, impegnandosi inoltre a “investigare” sui “vincoli” dominicani con l’insorgenza colombiana.
Aquino García si è alleato con il generalato mafioso colombiano ed è stato decorato due volte: ufficialmente ed extraufficialmente. In quest’ ultimo caso gli è stato consegnato come prova di “amicizia” e “riconoscimento” il fucile del comandate fariano Martín Caballero, caduto in combattimento qualche anno fa.
Una vecchio legame con le mafie civili e militari colombiane ha avuto il Contralmirante Ventura Bayonet, ex capo della Direzione Nazionale del Controllo degli Stupefacenti (DNCD) e della Marina di Guerra, dove costituì gli “squadroni della morte”, fece fortuna e successivamente organizò il sicariato militare all’interno delle Forze Armate. Oggi è sottosegretario di questa istituzione nonostante le evidenze che lo vedono coinvolto nel massacro di Paya, nella protezione dei voli carichi di droga, nel traffico per mare della cocaina e nel contrabbando di alcolici.
Ed egli è uno di quelli che è stato a favore del mio omicidio.
Va precisato che una parte dei capi della scorta presidenziale, tra i quali il generale Florentino y Florentino (socio del cartello Quirino e oggi capo del corpo di sicurezza della frontiera) e il proprio Aquino García hanno usato questa posizione per catapultarsi alle alte gerarchie delle Forze Armate e stabilire relazioni di complicità e associazione con le mafie civili e militari colombiane. Entrambe queste persone sono state ministri delle Forze Armate.
Tutti questi generali delle Forze Armate e della Polizia Nazionale sono compari dei generali colombiani, protetti da Leonel Fernández e pedine chiave nel processo di accelerazione nella conversione dello Stato Dominicano in “narco stato”, ciò che ha reso più facile e veloce per lui arricchirsi insieme agli alti gerarchi civili e militari del governo attuale.
Nessuno spazio alla paura
Questo quadro di degrado criminale non solo favorisce la trama delittuosa contro di me, ma soprattutto minaccia, se non si risponde ad esso con fermezza e coraggio, di consolidare (favorito dalla recente controriforma costituzionale) uno Stato narco-corporativo, espressione del potere dei vecchi e dei nuovi ricchi, che privatizza tutto il patrimonio nazionale ed è accompagnato da una forte impronta fascistoide mascherata da democrazia rappresentativa.
Rispetto a così infauste prospettive non è consentito avere paura spaventarsi, ma dobbiamo indignarsi, ribellarsi, e combatterle prima che sia troppo tardi. Denunciare la loro illegittimità e illegalità e mobilitare il paese per sventarle, ricostruendo lo Stato per mezzo di un processo costituente.
La paura deve essere vinta e allontanata. La nostra società è stanca di tanta criminalità di Stato associata alla delinquenza comune. Dobbiamo avere il coraggio di sfidarla fino a sconfiggerla definitivamente. La partecipazione del popolo a questa lotta di trascendentale importanza è l’unica cosa che garantisca la vittoria dell’onestà e della giustizia collettiva.
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(*) L' Associazione dei genitori e familiari delle vittime di Sucumbíos ha espresso le stesse opinioni rispetto alla citata Commissione nel corso del loro viaggio in Ecuador, realizzato immediatamente dopo aver partecipato al Congresso del MCB di Caracas. Leggi qui.
traduzione di Annalisa Melandri
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