Ricevo da parte di Marisa Masucci la petizione in italiano e qui in spagnolo da inoltrare alle autorità peruviane in difesa dei diritti dei prigionieir politici, violati pesantemente con la recente approvazione da parte del governo della nuova legge che regola le condizioni carcerarie.
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Negli ultimi tempi si sta verificando in Perù una serie di eventi che, con il pretesto della lotta al terrorismo, stanno rendendo sempre più difficile la condizione dei prigionieri politici, mediante un irrigidimento delle leggi e il ritorno a condizioni di detenzione che, con il crollo della dittatura fujimorista e dopo il lavoro effettuato dalla Commissione della Verità e Riconciliazione, sembravano dovere essere superate definitivamente. A ciò contribuisce senza dubbio la campagna di demonizzazione dei prigionieri ed degli ex-prigionieri politici realizzata dalla maggior parte dei mezzi di comunicazione, mediante la quale si diffonde la preoccupazione che la loro liberazione possa contribuire ad ingrossare le fila dell’insorgenza armata, nonostante ad oggi non esista alcuna evidenza dell’incorporazione nei gruppi armati attualmente operanti di ex prigionieri politici che hanno ottenuto la libertà.
Nelle scorse settimane è stata approvata una legge che prevede l’abolizione dei benefici penitenziari, grazie ai quali era possibile, attraverso la realizzazione di attività di studio e di lavoro condotte in carcere, ottenere la libertà dopo avere scontato i tre quarti della pena. Bisogna sottolineare che si tratta di persone che si trovano in condizioni di detenzione dai primi anni novanta, con condanne che oscillano tra i 15 e i 30 anni di reclusione.
Il 13 ottobre scorso, inoltre, 36 prigionieri politici, appartenenti a Sendero Luminoso, al Movimiento Revolucionario Túpac Amaru ed ai nazionalisti, che avevano richiesto un miglioramento delle condizioni carcerarie dopo le ultime restrizioni nell’erogazione di servizi minimi (acqua, luce, alimenti e cure mediche), sono stati trasferiti dal carcere Miguel Castro Castro di Lima ad altri istituti di detenzione, tra cui quello di massima sicurezza di Piedras Gordas (costruito per detenuti di alta pericolosità e in cui vige un sistema penitenziario molto duro) e quello di Cañete, ubicato a diverse centinaia di chilometri dalla capitale. A questo si aggiunge che viene loro negata la possibilità di lavorare e di studiare, con il pretesto che tali attività non sono più necessarie, essendo stati aboliti i benefici penitenziari. Tutto ciò, oltre ad allontanarli dalle loro famiglie, rendendo di fatto impossibile ricevere le visite settimanali a cui in teoria hanno diritto, li priva di diritti fondamentali per la persona umana, quali l’accesso alla cultura e all’attività lavorativa.
A rendere ancora più inaccettabile questo trattamento, che ha tutto il sapore di una vendetta a danno di indifesi, ci sono le notizie riguardanti le condizioni di detenzione dell’ex presidente della repubblica del Perù, Alberto Kenya Fujimori, condannato per crimini di lesa umanità (torture, sparizioni di persone, esecuzioni extragiudiziarie), che viene ripreso mentre passeggia fuori dall’edificio penitenziario dove dovrebbe trovarsi recluso e nel quale gli viene permesso di ricevere visite giornaliere senza alcuna limitazione di orario, trasformando di fatto il suo luogo di detenzione in un centro di coordinamento politico. Di fronte a tali evidenze le autorità penitenziarie si sono giustificate considerandole parte del programma per il suo reinserimento nella società civile.
Appare doveroso manifestare indignazione nei confronti di tutto questo, chiedendo, oltre a una uguaglianza dei trattamenti per tutti i cittadini peruviani, la reintroduzione dei benefici penitenziari, la garanzia di condizioni di vita accettabili all’interno delle carceri e il ritorno dei 36 prigionieri politici nel carcere da cui sono stati trasferiti.
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PETIZIONE ALLE AUTORITA’ PERUVIANE IN DIFESA DEI DIRITTI DEI PRIGIONIERI POLITICI
Al Sig. Presidente della Repubblica del Perù – Alan García Pérez
Jirón de la Unión s/n cuadra 1
Lima
Al Sig. Ministro della Giustizia del Perù – Aurelio Pastor
Carlos Tenaud cuadra 3 s/n
Miraflores , Lima 18
apastor@minjus.gob.pe
Al Sig. Direttore dell’INPE (Istituto Nazionale Penitenziario) - Jorge León Ballén
Jirón Carabaya N° 456 – Lima
Stimati Signori,
Apprendo con preoccupazione che negli ultimi tempi si stanno verificando eventi di cui sono vittima i prigionieri politici peruviani. Dopo l’entrata in vigore della legge che li priva della possibilità di godere dei benefici penitenziari, 36 di loro, dopo avere richiesto un miglioramento delle condizioni carcerarie minime (diminuzione delle restrizioni nell’erogazione di acqua, luce, alimenti e cure mediche), sono stati trasferiti improvvisamente dal carcere di Lima Miguel Castro Castro a quello di massima sicurezza di Piedras Gordas e ad altri istituiti penitenziari lontani da Lima. So inoltre che, dopo l’abolizione dei benefici penitenziari, si è verificato un irrigidimento delle condizioni di detenzione, come il divieto di dedicarsi ad attività di studio e di lavoro.
Allo stesso tempo vengo a conoscenza del fatto che l’ex presidente della Repubblica, Alberto Kenya Fujimori, condannato per crimini di lesa umanità, ha libero accesso all’esterno dell’edificio penitenziario in cui dovrebbe trovarsi recluso e riceve quotidianamente visite senza limiti di orari.
So che la costituzione del Perù considera diritto fondamentale della persona l’uguaglianza di fronte alla legge e ritengo che la cultura, il lavoro, la salute e l’alimentazione siano diritti inalienabili della persona umana.
Ritengo infine che una società giusta debba considerare la detenzione non una vendetta ma una via per il reinserimento nella società civile e mi augurio che l’irrigidimento delle condizioni di detenzione dei prigionieri politici e la disparità di trattamento tra i cittadini della Repubblica non allontanino il Perù da un cammino di riconciliazione che gli permetterebbe di sanare ferite profonde.
Chiedo quindi la reintroduzione dei benefici penitenziari e il ritorno dei 36 detenuti politici al carcere di Castro Castro , oltre alla garanzia di condizioni di vita accettabili all’interno delle carceri peruviane.
Nella certezza di ottenere il vostro interessamento su quanto sopra esposto, trattandosi di giustizia e di umanità, ringraziando, porgo distinti saluti
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