L’ esecuzione di Ken Saro Wiwa, poeta e attivista per la difesa dei diritti umani, e di altri otto militanti del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop), da lui fondato nel 1990, avvenuta per mano di un gruppo di paramilitari il 10 novembre 1995, fu decisa dal regime dittatoriale nigeriano di Sani Abacha per reprimere la battaglia che il leader ambientalista da tempo stava portando avanti contro lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e in difesa del popolo Ogoni.
Da Ogoniland, il territorio del Delta del Niger dove questi vivono e dove sorgevano gli impianti della multinazionale anglo-olandese Shell, in 30 anni sono stati estratti 30 miliardi di dollari di petrolio, senza che gli abitanti di quella zona ne traessero alcun beneficio. Anzi,quella zona ha subito nel tempo una devastazione ambientale spaventosa e permanente, restandone definitivamente compromessa, tanto che il Delta del Niger è una delle aree più inquinate del mondo.
La Shell inoltre, per difendere le proprie attività estrattive e il proprio personale presente nella zona, negli anni scorsi ha finanziato ed armato gruppi di paramilitari, nonché la stessa polizia nigeriana, come hanno ammesso anche alcuni suoi funzionari.
Il governo nigeriano, finanziato economicamente e militarmente dalla multinazionale del petrolio ha commesso contro il popolo Ogoni numerose e documentate violazioni dei diritti umani: dalle detenzioni arbitrarie, alle torture, agli omicidi e ai sequestri, come accadde nel caso di Ken Saro Wiwa e dei suoi compagni, barbaramente torturati e infine impiccati dopo un sommario processo in cui senza nessuna prova furono accusati dell’omicidio di 4 Ogoni.
Proprio in questi giorni, ben quattordici anni dopo, si apre a New York il processo contro la Royal Dutch Shell, accusata di complicità con l’allora regime dittatoriale nell’uccisione di Ken Saro Wiwa. Se si confermassero le accuse sarebbe questo uno dei primi casi di condanna per violazione dei diritti umani di una multinazionale.
Si sono dichiarati parte civile il figlio di Ken Saro Wiwa, Ken Wiwa jr, e il fratello Owens Wiwa, che ha denunciato a sua volta la multinazionale per aver subito lui stesso torture, detenzione illegale e infine per essere stato costretto all’esilio.
La Shell ha sempre respinto tutte le accuse, tuttavia dalla morte di Ken Saro Wiwa non è più riuscita ad operare in Nigeria per le fortissime proteste della popolazione.
Oggi la resistenza nella zona del Delta del Niger continua, sebbene in forma diversa: il MEND (Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger) porta avanti, pur se con altri metodi, sicuramente diversi dalla disobbedienza civile dei militanti non-violenti del MOSOP, la legittima battaglia per la liberazione del Delta del Niger, una delle regioni più ricche della Terra e abitata da uno dei popoli più poveri del pianeta.