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Si sono conclusi in Venezuela, a Caracas, il 26 marzo, dichiarata "Giornata Internazionale della Resistenza Armata", gli incontri della Scuola Continentale di Formazione Marxista “Manuel Marulanda”, organizzati dalla Coordinadora Continental Bolivariana (CCB).
Come è noto la Coordinadora Continental Bolivariana, (in via di trasformazione in Movimiento Continental Bolivariano), è un coordinamento latinoamericano che, solidale con le lotte di liberazione delle popolazioni oppresse e vicino ai movimenti sociali, organizzazioni contadine, indigene e sindacali della regione, non ha mai discriminato forme diverse di lotta, a partire da quella armata. Semplicemente, in alcune particolari condizioni di sfruttamento e oppressione si considera che questa sia un diritto inalienabile dei popoli, una “risposta possibile a pressioni sociali ricorrenti e ingiuste” come ha dichiarato lo scrittore e analista politico messicano Carlos Montemayor in questa intervista rilasciata qualche mese fa a chi scrive.
La scuola Continentale di Formazione Marxista Manuel Marulanda vuole essere uno spazio permanente e un momento importante di formazione per quadri di base e quindi per tutti quei rappresentanti sindacali, contadini, difensori dei diritti umani o semplici militanti affinché possano operare e attuare richieste e trasformazioni nella società consapevoli del loro ruolo e della loro missione. Partire dallo studio dei classici del marxismo e delle esperienze rivoluzionarie internazionali, può essere un momento importante di riflessione in questo periodo di crisi del capitalismo e del neoliberismo, ma soprattutto deve essere uno strumento valido per coloro che hanno deciso di fare della politica e della propria militanza un’opportunità per tutta la collettività.
I lavori e gli incontri della scuola sono stati inaugurati il 20 marzo scorso dall’intellettuale marxista argentino Nestor Kohan con una conferenza sul tema “Materialismo, Dialettica, e Filosofia della Prassi”. (Qui una sua intervista in italiano rilasciata alla agenzia ABP)
Carlos Casanueva Troncoso, segretario generale della CCB e dirigente del Partito Comunista del Cile, introducendo i lavori ha salutato la vittoria del FMLN nelle ultime elezioni presidenziali in El Salvador e ha dichiarato che nonostante fosse prevista ai seminari una partecipazione di circa 60 persone, le presenze registrate sono state ben superiori alle 250.
Sono intervenuti apportando contributi importanti nonché la loro personale esperienza di militanti e rivoluzionari, oltre ad Amilcar Figueroa del Parlatino, Paul del Río, presidente del Cuartel San Carlos, Narciso Isa Conde della presidenza collettiva della CCB, anche numerosi delegati e rappresentanti del Partito Comunista del Venezuela, mentre Iñaki Gil de San Vicente de Heuskal Herria, della presidenza collettiva della CCB, non potendo essere presente per motivi di salute al seminario, ha inviato la sua esposizione sul tema: Marx e tutte le forme di lotta, la violenza e l’aspetto militare in Marx.
Le attività della scuola e gli incontri non potevano non essere caratterizzati da un forte appoggio solidario con la lotta dell’insorgenza colombiana delle FARC e grande enfasi è stata data alla figura del leader guerrigliero colombiano deceduto proprio il 26 marzo dell’anno scorso, Manuel Marulanda, alias Tirofijo.
Lo stesso tema della vigenza della lotta armata e della sua legittimità, che accesi dibattiti e opinioni controverse suscita anche nel nostro continente, è stato indubbiamente centrale a quasi tutti i seminari ed è stato l’argomento principale del foro conclusivo sulla “combinazione di tutte le forme di lotta e la violenza in Carlo Marx” tenutosi simbolicamente nel Cuartel San Carlos, centro di detenzione e tortura soprattutto negli anni ’70 ma in uso fino a tutto il 1994 (vi fu rinchiuso nel 1992 anche Hugo Chávez).
Gli incontri si sono conclusi con un corteo autorizzato dal municipio Libertador verso la piazza Marulanda dove un busto del guerrigliero è stato inaugurato lo scorso mese di ottobre.
Al riguardo ha segnalato Narciso Isa Conde che questa commemorazione è stata possibile nell’ambito dello spazio dell’autonomia di alcune organizzazioni del potere popolare e che “una cosa sono le relazioni tra gli stati e un’altra l’esercizio del diritto dei popoli all’interno di tali stati”.
Percorsi diversi caratterizzano il Venezuela di oggi, sempre sospeso tra passato e presente ma sempre più deciso a partire dalla base, in un percorso che trova riscontro anche nelle istituzioni, a ridare dignità al popolo. Perchè no? Partendo anche da quei simboli che nel bene o nel male hanno segnato la cultura di una intera regione.
E così mentre si accoglie una scuola di pensiero marxista che legittimi il diritto dei popoli all’insorgenza (diritto riconosciuto come inalienabile in altre diverse situazioni geopolitiche) o si innalzano busti a Manuel Marulanda o a Che Guevara o a Emiliano Zapata, viene rimossa la statua di Cristoforo Colombo dal parco del “Calvario”.
E non si tratta di “riscrivere” la storia come la miopia tutta eurocentrica di Rocco Cotroneo vorrebbe far credere ai lettori del Corriere della Sera, ma semplicemente di restituire centralità alla consapevolezza della realtà storica latinoamericana e quindi di viverla finalmente da protagonisti e non da soggiogati, in un percorso che vuole essere più sociale che storico, più culturale che politico.
Non si tratta di un “richiamo alle origini indigene del Venezuela, evidente nei tratti somatici del suo comandante” come sottolinea il Cotroneo con una punta di razzismo, ma della rivalutazione delle figure eroiche continentali che fino a questo momento sono state oscurate e nascoste dall’iconografia occidentale dominante.
E se finalmente il 12 ottobre legittimamente potrà essere chiamata “Giornata della resistenza indigena”, allora salutiamo con la simpatia che nutriamo da sempre per tutti i popoli oppressi, il 26 marzo “Giornata Internazionale della Resistenza Armata”.