L'incoronazione di Carlo Magno - Raffello Sanzio Musei Vaticani
La cena organizzata dalla principessa Nicoletta Odescalchi mercoledì 4 febbraio nello storico palazzo di piazza Santi Apostoli a Roma, è passata quasi in sordina se non fosse perchè tra gli invitati c’era anche Silvio Berlusconi accompagnato dalla sua ombra per eccellenza, l’onnipresente Gianni Letta, il ciambellano, come lo ha definito per l’occasione La Repubblica.
Tuttavia è affrettato scrivere come fa il quotidiano romano, che questa riunione non avrà “alcun rilievo né conseguenze nella vita degli italiani”.
A palazzo Odescalchi infatti era presente tutta l’aristocrazia nera, storicamente legata al Vaticano e all’Opus Dei. Non poteva mancare tra gli invitati anche Maria Angiolillo, vedova di quel Renato Angiolillo, fondatore in odor di P2 del quotidiano Il Tempo, del quale Letta è stato direttore per ben 15 anni, succedendo allo stesso Renato.
I nobili presenti alla cena, i vari Ruspoli, Massimo, Torlonia, Borghese, Pacelli, Colonna, Orsini, sono gli stessi personaggi che nel settembre del 2000 si incontrarono nella Basilica di San Lorenzo in Lucina per la cerimonia di beatificazione del loro papa-re, Pio IX . Uniti a loro nella fedeltà a colui che fino alla morte si definì un “prigioniero dello stato Italiano”, ma che era invece il simbolo dell’assolutismo e dell’arroganza del potere temporale della Chiesa, c’erano in quell’occasione, come se non fosse abbastanza, anche gli esponenti di Militia Christi e del Centro Culturale Lepanto, le più reazionarie frange dell’estremismo cattolico, spesso legate alla destra più radicale.
Sicuramente anche l’insofferente Berlusconi, premier-re si sente attualmente prigioniero dello Stato. E la cena alla quale ha partecipato deve avergli portato buoni consigli se appena terminata, ha dichiarato che si stava “lavorando per intervenire” a un giornalista che gli chiedeva cosa avesse intenzione di fare sulla vicenda Englaro.
A palazzo Odescalchi invece, quella sera probabilmente si è deciso molto di più della linea da tenere nel caso Englaro.
L’aristocrazia nera, una volta beatificato il papa-re, ha trovato un premier-re da ungere a dovere. E sul corpo di Eluana il terreno adatto dove misurare il rapporto di forza con il capo dello Stato, cioè con il presidente della Repubblica, dove ripristinare vecchi giochi di potere e dove rispolverare antiche “questioni romane” probabilmente non ancora del tutto risolte.
Un braccio di ferro volto non solo a dimostrare che è possibile governare il paese senza fare ricorso alla Costituzione e senza i limiti imposti dalla divisione dei tre poteri dello Stato (l premier – re ha deciso infatti di incarnarli tutti), ma volto anche a riconfermare quel potere temporale della Chiesa sullo Stato Italiano al quale in quel di Oltretevere non hanno mai rinunciato del tutto.
Eluana è morta prima del previsto. Prima che l'accanimento integralista su quello che restava del suo corpo prendesse definitivamente la forma di un colpo di stato (Vaticano?).
A chi crede possiamo dire che ci ha pensato il buon dio, non appena gli è stata data la possibilità di farlo interrompendo la somministrazione di sostanze che la tenevano in vita (non nel mio nome, deve essersi detto questa volta...)
A tutti gli altri diciamo che probabilmente il premier-re e il papa-re non si fermeranno qui.